📍Il recente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato un cambiamento significativo nei rapporti tra il mondo delle Big Tech e la politica americana. La riflessione di Christian Tosolin oggi su #digitalepopolare👇🏻
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Il presidente uscente degli #Usa, Joe #Biden, ha suscitato polemiche con il suo discorso finale, in cui ha messo in guardia contro l'ascesa dell'oligarchia. Questo tema ha trovato eco nell'attuale panorama americano, in particolare con il ritorno alla #CasaBianca di Donald #Trump, sostenuto da alcuni dei magnati delle #BigTech più influenti. Il mio articolo su TAG24 BY UNICUSANO 👇
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Il potere economico delle Big Tech alla corte di Trump. Da sempre disponibili al superamento del sitema democratico, le Big Tech trovano nella presidenza Trump l'opportunità di consolidare definitivamente la loro ascesa al potere. #Musk, #Zuckerberg, #Bezos e #Pichai – ovvero #Tesla, #Facebook, #Amazon e #Google – si schierano accanto a Donald Trump durante la sua cerimonia di insediamento. Una foto diventata virale che sintetizza visivamente il riallineamento delle Big Tech al nuovo potere politico. Qui, i grafici de Il Sole 24 Ore https://lnkd.in/d7TYPU96 Quell’immagine non è solo simbolica: rappresenta una delle più grandi concentrazioni di potere economico della storia, con aziende che dominano i mercati globali e leader con immense ricchezze personali. I numeri associati a quella foto rendono evidente l’enorme peso economico di questo settore, ora convergente verso una presidenza che promette di rivoluzionare lo status quo. #BigTech #Trump #Economia #Digitale #Potere #Tecnologia #Potere #Politica #Governance #Economy #Power #Technology #Presidency #Innovation #DonaldTrump
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𝗖𝗛𝗜 𝗦𝗧𝗔 𝗙𝗘𝗥𝗠𝗢 𝗘 𝗖𝗛𝗜 𝗚𝗔𝗟𝗢𝗣𝗣𝗔 Come il tempo di 𝗦𝗵𝗮𝗸𝗲𝘀𝗽𝗲𝗮𝗿𝗲, anche i mercati avanzano "a passo diverso con diverse persone". E dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni statunitensi, hanno accolto la notizia "al galoppo", almeno inizialmente... 📈📊💵 ➡ Scopri la nostra ultima newsletter all'interno del nostro sito... #Mercati #Economia #VectorWM
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Il sostegno di Bill Ackman a Donald Trump aggiunge un nuovo elemento di complessità alla già tumultuosa campagna elettorale del 2024. La decisione di Ackman di cambiare rotta e sostenere Trump, nonostante le sue precedenti critiche, solleva interrogativi sulle dinamiche interne alla campagna e sui possibili sviluppi futuri. Con un’America divisa e un elettorato indeciso, il supporto di figure influenti come Ackman potrebbe avere un impatto significativo sugli esiti delle elezioni. Resta da vedere come evolveranno gli eventi nei prossimi mesi e quale sarà l’influenza di tali endorsement sui risultati finali. #elezioniusa #billackman #elonmusk #donaldtrump #casabianca #sostegno #politica #trump2024 #imprenditori #tecnologia #hedgefund #comizi #sicurezza #democrazia #analisi #sondaggi #campagnaelettorale #economia #mercati #opinionepubblica https://lnkd.in/dbpsCDhs
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Con la vittoria di oggi di Trump alle elezioni americane, una nuova era di collaborazione tra governo e Big Tech potrebbe diventare realtà. Il crescente intreccio tra politica e potere tecnologico negli Stati Uniti, dove i miliardari della Silicon Valley investono milioni nelle elezioni, sta modellando il futuro del Paese. Da Elon Musk a Jeff Bezos, le scelte di questi "oligarchi digitali" sollevano interrogativi etici su come il potere economico possa influenzare le istituzioni democratiche e le nostre vite quotidiane. Non è una novità che i giganti tecnologici influenzino la politica, ma l'intensità dei loro investimenti oggi è senza precedenti. Elon Musk, ad esempio, ha espresso apertamente il suo sostegno a Trump, promettendo $45 milioni al mese alla causa repubblicana, $ 1 milione al giorno estratto fra i sostenitori del candidato repubblicano. Mentre Bill Gates ha scelto di finanziare Kamala Harris con un contributo di $50 milioni, preoccupato dall’idea di un secondo mandato di Trump. Questo massiccio sostegno economico apre dibattiti sul concetto di "democrazia": i super-ricchi, rappresentanti di una nuova oligarchia tecnologica, possono indirizzare le scelte politiche in base ai propri interessi personali. Ma qual è il limite? Quando la filantropia diventa sostegno politico, rischia di influire su leggi e decisioni pubbliche. L'antitrust, per esempio, potrebbe non toccare quelle aziende che forniscono servizi essenziali al governo, come il cloud per il Pentagono, rendendo ancora più arduo rompere i monopoli. Questa fusione tra potere economico e politico rischia di replicare il modello russo, dove gli oligarchi esercitano un controllo diretto sulle istituzioni. Se questo è il futuro, la domanda resta: è questa la democrazia che vogliamo? Un piccolo approfondimento https://lnkd.in/du2nD9ph
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"America is back, l’America è tornata". È questa la scritta in maiuscolo che appare sul sito ufficiale della Casa Bianca, che annuncia a tutti gli effetti l'arrivo di Trump al governo degli Stati Uniti. Durante la cerimonia di inaugurazione, ci sono stati diversi momenti memorabili: dal braccio alzato di Elon Musk e alle dichiarazioni di Trump sul futuro degli Stati Uniti. Soprattutto il 147esimo presidente degli Stati Uniti ha siglato i primi ordini esecutivi, stabilendo le priorità della sua amministrazione: ha revocato 78 leggi emanate dal predecessore, Joe Biden, ha ritirato gli Usa da accordi internazionali come quelli di Parigi e l’Oms. In totale dovrebbero essere 100 i provvedimenti che il nuovo presidente vorrebbe firmare non appena insediato. La maggior parte dei primi decreti esecutivi è legata all'immigrazione. Le "deportazioni di massa" promesse in campagna elettorale dovrebbero iniziare con un maxi-raid a Chicago per poi ampliarsi ad altre roccaforti democratiche come Los Angeles e New York. L’operazione straordinaria, definita Operation Safeguard, ha come obiettivo rimuovere coloro che sono negli Stati Uniti illegalmente. Il tycoon si è impegnato anche a salvare la popolare app TikTok, che rischiava di non essere più disponibile negli Stati Uniti in seguito all'entrata in vigore del divieto per motivi di sicurezza nazionale. Sospenderà il divieto di TikTok e far slittare la sua entrata in vigore. Sul fronte di Kiev, il nuovo presidente Usa ha assicurato che lavorerà senza sosta per la pace, rinunciando però a dire che risolverà la guerra con la Russia in 24 ore, come ripetuto per mesi. Donald Trump, inoltre, prevede di dichiarare l'emergenza al confine con il Messico Tra i provvedimenti c'è anche la revoca delle direttive dell'amministrazione Biden sulla diversità e l'allentamento dei limiti per le trivellazioni offshore sul territorio federale. La nuova amministrazione dovrà monitorare l'accordo raggiunto fra Israele e Hamas e lavorare a una pace definitiva. #attualità #Trump #insediamento #StatiUniti #Linkedin #torcha
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La vittoria di Trump negli Stati Uniti inaugura una nuova era: l’era dei broligarchi | Natalia Antelava https://lnkd.in/djw7kcxN Non toccherà a Donald Trump stabilire le nuove regole che governeranno le nostre vite, ma ai vari Peter Thiel, Jeff Bezos ed Elon Musk del mondo, i cosiddetti “tech bro” o “broligarchi”. I magnati della Silicon Valley che oggi festeggiano la vittoria di Trump sono riusciti ad acquisire ricchezze senza precedenti evitando abilmente la regolamentazione governativa. L'ultimo, sismico cambiamento politico è una scossa di assestamento di un cambiamento più grande che sta scuotendo il mondo intero. I "broligarchi" della Silicon Valley non si sono limitati ad accaparrarsi ricchezze incalcolabili, ma hanno creato prodotti di cui nessuno di noi può o vuole fare a meno. Così come l'elettricità ha cambiato il nostro modo di mangiare, dormire e lavorare, l'intelligenza artificiale sta trasformando il tessuto stesso della nostra società. Si basa sulle fondamenta gettate dai social media, che hanno già incrinato l'idea stessa di verità, legittimando e amplificando l'antica caratteristica umana di credere a ciò che vogliamo credere nonostante tutte le prove del contrario. Ora, con la crescita del potere e dell'ubiquità dei servizi digitali, cresce anche il potere degli uomini dietro i monopoli che hanno costruito l'architettura digitale delle nostre vite. Questi uomini, che hanno accumulato una ricchezza senza precedenti, saranno ora in grado di tradurla in un potere politico senza precedenti. E l'hanno ottenuto democraticamente. Thiel, ad esempio, afferma da tempo come democrazia e capitalismo siano incompatibili tra loro. Il recente annuncio di Donald Trump di affidare a Elon Musk e all'ex candidato alle presidenziali dei Repubblicani, Vivek Ramaswamy, la guida del nuovo Dipartimento per l'efficienza del governo conferma questa tendenza. Musk e Ramaswamy - ha detto Trump - "spianeranno la strada alla mia amministrazione per smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative in eccesso, tagliare le spese dispendiose e ristrutturare le agenzie federali".
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Benvenuti nell’era in cui le democrazie sono in mano ai tech-bro L’inaugurazione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti ha segnato un punto di svolta non solo nella politica americana, ma anche nel ruolo delle Big Tech nella società globale. All'inaugurazione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, i leader delle principali aziende tecnologiche hanno occupato le prime file, mentre i membri del gabinetto e altri funzionari governativi sono stati collocati nelle file posteriori. X, Meta, TikTok, Amazon, Google, Apple: non stiamo parlando solo degli uomini più ricchi della storia, ma anche dei più potenti e soprattutto influenti. E quello che può sembrare un dettaglio, non lo è: questa disposizione è il simbolo di un’era in cui le aziende tecnologiche non solo sono sbarcate in politica, ma si mettono al servizio di questa. (Non dimentichiamoci che Meta, Amazon, Google, Microsoft, Sam Altman e Tim Cook hanno donato 1 milione di dollari a testa per l’inaugurazione) Di una politica che, tra l’altro, tra i primi ordini esecutivi, si scaglia contro sostenibilità, diversità e inclusione: quelle tematiche che - paradossalmente - sembravano il pilastro di molte di queste aziende. E allora? Le piattaforme delle Big Tech sono diventate le nuove piazze pubbliche, ma il loro potere (da sempre, ma da poco dichiaratamente) non è neutrale: gli algoritmi determinano cosa vediamo, cosa leggiamo e in cosa crediamo. Il controllo delle piattaforme tecnologiche sui flussi di informazione le rende arbitri del dibattito pubblico, delle opinioni, delle elezioni e delle policy con una portata senza precedenti. E questo Trump lo sa bene. Ma soprattutto, le Big Tech rispondono alla logica del profitto. Le loro azioni e decisioni sono guidate non dal bene comune, ma dall’interesse economico di pochi. E quando qualcosa ha un’impatto sulla società così grande, profitto di pochi e bene pubblico difficilmente vanno di pari passo.
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#PIATTAFORME, #POLITICA E #POTERE IN UNA FOTOGRAFIA. Ci sono scatti che fotografano un'epoca, che immortalano "il" cambiamento. E' quanto avvenuto nella cerimonia di insediamento del #47° presidente degli Stati Uniti (Donald Trump) dove la prima fila era occupata dai leader delle Big Tech. Quali? - #X e non poteva essere altrimenti visto l'ingaggio di Elon #Musk - #Meta col la recente rimozione del #fact #checking e il ridimensionamento dei programmi #DEI - Amazon, Google, Apple - e ... #TikTok (ebbene sì, nonostante quanto accaduto domenica e nonostante il braccio di ferro che sta portando alla migrazione degli utenti su #RedNote). Senza dimenticare Sam Altman e Tim Cook che hanno donato 1 milione di dollari a testa per l’inaugurazione. Il sorpasso dei leader delle piattaforme tech su politici e politicanti può dirsi avvenuto? Lo scenario tecnologico è ormai totalmente influenzato dalla politica o si tratta di una contaminazione vicendevole? Quel che è certo è che questo scatto divide tra un "prima" e un "dopo". Il dopo è il futuro prossimo dei prossimi 4 anni con il secondo mandato di Trump. #BigTech #Trump
Benvenuti nell’era in cui le democrazie sono in mano ai tech-bro L’inaugurazione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti ha segnato un punto di svolta non solo nella politica americana, ma anche nel ruolo delle Big Tech nella società globale. All'inaugurazione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, i leader delle principali aziende tecnologiche hanno occupato le prime file, mentre i membri del gabinetto e altri funzionari governativi sono stati collocati nelle file posteriori. X, Meta, TikTok, Amazon, Google, Apple: non stiamo parlando solo degli uomini più ricchi della storia, ma anche dei più potenti e soprattutto influenti. E quello che può sembrare un dettaglio, non lo è: questa disposizione è il simbolo di un’era in cui le aziende tecnologiche non solo sono sbarcate in politica, ma si mettono al servizio di questa. (Non dimentichiamoci che Meta, Amazon, Google, Microsoft, Sam Altman e Tim Cook hanno donato 1 milione di dollari a testa per l’inaugurazione) Di una politica che, tra l’altro, tra i primi ordini esecutivi, si scaglia contro sostenibilità, diversità e inclusione: quelle tematiche che - paradossalmente - sembravano il pilastro di molte di queste aziende. E allora? Le piattaforme delle Big Tech sono diventate le nuove piazze pubbliche, ma il loro potere (da sempre, ma da poco dichiaratamente) non è neutrale: gli algoritmi determinano cosa vediamo, cosa leggiamo e in cosa crediamo. Il controllo delle piattaforme tecnologiche sui flussi di informazione le rende arbitri del dibattito pubblico, delle opinioni, delle elezioni e delle policy con una portata senza precedenti. E questo Trump lo sa bene. Ma soprattutto, le Big Tech rispondono alla logica del profitto. Le loro azioni e decisioni sono guidate non dal bene comune, ma dall’interesse economico di pochi. E quando qualcosa ha un’impatto sulla società così grande, profitto di pochi e bene pubblico difficilmente vanno di pari passo.
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I Ceo della Silicon Valley sfilano alla corte di Trump. Nella sua residenza in Florida si parla di politica, tecnologia, economia. C’è il trittico di top manager e imprenditori più storicamente vicino al Partito Democratico: Jeff Bezos, Tim Cook, Mark Zuckerberg. Insomma, tutti in fila a Mar-a-Lago. In nome di business e interesse nazionale, i custodi della tecnologia chiave mettono sotto terra i conflitti del primo mandato di The Donald per mantenere l’America impero. A tutti fanno gola le politiche economico-finanziarie di Trump, che promette grandi tagli fiscali e una spinta agli investimenti volto a far proseguire l'alazata borsistica che nel 2024 ha visto, spinto dall’intelligenza artificiale, il boom dell’indice S&P500. Sperano anche che avere un rapporto costruttivo con la nuova amministrazione tamponi le esuberanze di molti membri del movimento Maga (Make America Great Again), che ha costruito sinergie con la sinistra del Partito Democratico sul tema della regolamentazione e della lotta antitrust al Big Tech. Leggi l'articolo di Andrea Muratore su insideover.com. #trump #musk #zuckerberg #maga #economy #usa #index #bigtech
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