Interessante pronuncia della Consulta sui piani di rientro dai disavanzi del SSR, coordinamento della finanza pubblica e leale collaborazione. Regione aveva usato fondi del SSR per finalità non sanitarie (in assenza, in quel momento, di norme di armonizzazione contabile e utilizzo dei flussi di cassa da parte delle regioni). Nell’ambito del piano di rientro del disavanzo del SSR, ed anche al fine di ripristinare liquidità di cassa agli enti sanitari (nel contesto che aveva portato anche alle anticipazioni di liquidità), Governo e Regione stipulano un accordo teso a restituire, in dieci anni, fino al 2026, le risorse sottratte alla gestione sanitaria regionale (Regione opera un trasferimento di risorse dai conti della gestione ordinaria ai conti della gestione sanitaria). Nel 2023, invece, Regione, senza accordo con il Governo (violazione principio di leale collaborazione) differisce termine di restituzione somme al 2032, in violazione del piano di rientro stipulato sulla base di una specifica norma di legge statale (violazione principio fondamentale di coordinamento finanza pubblica). Consulta ammette possibilità di un accordo postumo fra Stato e Regione
Post di Donato Centrone
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🔔Strutture private accreditate con il SSR: l'ottenimento di somme non dovute (extra budget) comporta l’insorgere di responsabilità erariale risarcitoria-Corte dei Conti, Sez., I App., 15 ottobre 2024, n. 233. "Deve essere confermata la sentenza di primo grado che ha riconosciuto la sussistenza del rapporto di servizio in capo alla Casa di Cura convenuta, al fine del radicamento della giurisdizione erariale, ritenendo che, sulla base delle disposizioni vigenti, apparisse evidente come i privati “accreditati” presso il SSR (diversamente da quelli “autorizzati”) fossero veri e propri uffici dell’amministrazione (incaricati di pubblico servizio), come desumibile dall’art. 8-bis del d.lgs. 502 del 1992. In particolare, detti operatori non sarebbero dei semplici fornitori di prestazioni, in un ambito puramente contrattualistico, ma sarebbero inseriti in un sistema complesso pubblico-privato, qualificato dal raggiungimento di fini di interesse generale e di particolare rilevanza costituzionale, quale il diritto alla salute, per cui su tali soggetti graverebbero obblighi di partecipazione e di cooperazione nella definizione della stessa pianificazione e programmazione del volume delle attività. E’ stato pertanto concluso come il rispetto del conseguente tetto di spesa rappresenti un dovere di servizio, da ritenersi violato qualora avvengano sovraprestazioni non previamente autorizzate e se ne ottenga il pagamento al di fuori delle ordinarie procedure amministrative o contenziose (in modo da consentire all’amministrazione di verificarne la debenza e di inserire nella propria programmazione le maggiori pretese della struttura accreditata), specie con l’utilizzo doloso di strumenti che determinano un pagamento non programmato ed estemporaneo".
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⚕️Secondo i calcoli della Fondazione GIMBE effettuati sulla Legge di Bilancio per la sanità mancano € 19 miliardi da qui al 2030. La Fondazione ha evidenziato come la crescita del Fondo Sanitario Nazionale sia nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto alla tutela della salute. Soprattutto emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese. 🌪️ Inoltre il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato oltre 10 mesi fa non ha coperture, né la manovra se ne preoccupa. Insufficienti anche le misure di contrasto alla povertà nella quale versano 5,7 milioni di persone. D'altro canto aumenta la spesa per la difesa: 40 miliardi di euro in 3 anni, 13 in più solo per le armi, sostiene la rete Sbilanciamoci. Alla luce di tutto questo non so come sia possibile continuare a dire che è necessario investire nel settore militare quando le necessità del paese sono ben altre.
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Tu pagheresti sei milioni di euro in più all'anno per un servizio peggiore di quello che già avevi? Esistono realtà sanitarie private specializzate nel supportare in modo virtuoso ed economicamente efficiente il Sistema Sanitario laddove, per ragioni che sarebbe troppo lungo indagare ora, non può assolvere in completa autonomia alle sue funzioni. Escludendo questi player dalla partita della sanità, come accaduto in Regione Lombardia, si è costretti a rivolgersi a singoli Liberi Professionisti o confidare nell'impegno di lavoro straordinario del personale dipendente. Questa soluzione è un incubo logistico per i direttori di struttura, dipendendo di fatto dalle singole disponibilità dei singoli professionisti, senza garanzie di copertura di attori super partes. Infine, non prevedendo un accordo quadro di ampio respiro, è soggetta ad ampie fluttuazioni nei costi, dettate dalle mutevoli condizioni di mercato. Il risultato netto è descritto nell'articolo in calce.
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È quanto emerge dai dati provvisori del Sistema di Garanzia 2023 per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza i cosiddetti LEA.
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LISTE D’ATTESA e RISCHI PER I PAZIENTI!! Oggi ho accompagnato un amico ad un ospedale privato convenzionato per prenotare una visita oculistica ( problemi di offuscamento della vista in un occhio riconducibile ad una cataratta su cui intervenire): prima disponibilità 2026. Due anni cui va sommato un anno di lista d’attesa per l’intervento (557.000 interventi eseguiti lo scorso anno). Quindi per la risoluzione del suo problema il mio amico dovrà aspettare 3 ANNI!!! Il ritardo nel tempo per l’intervento ha conseguenze anche gravi: perdita progressiva della vista e un peggioramento delle strutture interne dell’occhio con un conseguente minor recupero. Bisogna rimettere miliardi di euro nel SSN altro che ponte sullo stretto. La salute è più preziosa rispetto al ridurre di pochi minuti l’attraversamento dello stretto di Sicilia. Se in cassa non ci sono soldi si prendono laddove andrebbero spesi male. Già si sta annunciando una nuova finanziaria a lacrime e sangue perché non ci sono risorse. Un governo composto da incapaci che non vuole impegnarsi nella ricerca di fondi per il SSN !!!!
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È quanto emerge dai dati provvisori del Sistema di Garanzia 2023 per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza i cosiddetti LEA.
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MEDICI DI FAMIGLIA E CASE COMUNITA' SPOKE. Il medico di base da libero professionista, convenzionato al Sistema Sanitario nazionale e con specifici obblighi, diventerebbe dipendente del SSN, lavorando presso le case di comunità. L idea è migliorare l offerta per i cittadini a livello territoriale. MA SIAMO COSÌ SICURI CHE QUESTA PROPOSTA SIA INTELLIGENTE?? Nell’idea del ministero, i medici di famiglia dovranno essere il primo riferimento dei cittadini rispetto alle richieste di salute. Un modo anche per decomprimere gli ospedali e soprattutto i pronto soccorso. SPOGLIAMO LA CHIESA PER VESTIRE LA SACRESTIA? Vorrei ricordare che il problema è la mancanza di medici. Ecco il perché della mia metafora "religiosa". Entro il 2026 le Case Comunità dovrebbero essere 1350 ma a giugno 24 se ne contano attive 413. I luoghi dove sorgeranno le stesse sicuramente NON saranno nei piccoli paesi di montagna abitati prettamente da anziani ma nelle città! Quindi cosa stiamo facendo??? Dobbiamo leggere le ordinanze di alcuni sindaci, tipo quello di BELCASTRO in provincia di CATANZARO?? "Non ammalatevi", l'ordinanza del sindaco di Belcastro. Il Pronto soccorso dista 45 km e la Guardia medica funziona a singhiozzo. I cittadini non possono contare, a causa delle carenze del servizio sul territorio, su un'assistenza sanitaria adeguata ed il sindaco emette un'ordinanza con cui «vieta» di ammalarsi. https://lnkd.in/duSDPzz5
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LA SANITÀ È AL COLLASSO, BASTA PRIVATI. VOGLIAMO UNA SANITÀ PUBBLICA E DIFFUSA. Dopo nove anni di Toti in Liguria, la sanità è al collasso. 229 milioni di buco di bilancio, privatizzazione sfrenata, personale scarso e in burnout, liste d’attesa interminabili e ospedali fantasma: questo è il ritratto disastroso della sanità regionale. E l’ennesimo ritratto del fallimento del centrodestra. Il modello di sanità in Liguria ha coccolato il privato (che ha ricevuto fondi su fondi, per dare le prestazioni tagliate nel pubblico) invece di sostenere gli ospedali e la medicina territoriale. Sul territorio la sanità pubblica è praticamente sparita, visto che è sempre più difficile trovare medici e pediatri fuori dalle città più abitate. Così come è sparito il numero verde per il Cup, che è diventato un numero a pagamento. E anche gli ospedali non sono arrivati: né l’Ospedale degli Erzelli né il Felettino di La Spezia. Vogliamo parlare delle liste d’attesa? Il programma Restart della Regione doveva abbatterle. E invece. Non solo gli esami continuano a essere prescritti con un ritardo inammissibile, ma la Regione non ha mai fatto una verifica sull’efficienza del servizio. Alisa ha fallito. Un carrozzone da 400 milioni all’anno che doveva fare da cabina di regia della sanità regionale è stato solo uno spreco di risorse. Il sistema sanitario ligure si è dimenticato delle persone. Sia dei pazienti, che non riescono ad accedere alle cure; sia dei professionisti del settore, che vengono spinti a turni massacranti per coprire i vuoti lasciati da chi ha preferito spostarsi nel privato. E nel frattempo, sono sempre di più le persone che rinunciano a curarsi del tutto. E aumenta il personale che va in pensione prima, o che si trasferisce in altre regioni o all’estero. Vogliamo una Regione che creda nella sanità pubblica. Che favorisca le esigenze dei territori, che dialoghi con l’università per potenziare le specializzazioni necessarie. La sanità pubblica è la base per stare bene, non una palla al piede. La sanità che vogliamo si prende cura della gente, non monetizza i problemi di salute.
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La crisi (e gli interessi) dei medici di famiglia di Milena Gabanelli e Simona Ravizza - Corriere della Sera -28 Oct 2024 L’assistenza territoriale è in crisi ma non cambia nulla. Carte, riunioni e video permettono di capire il perchè i vertici di categoria puntano sulle visite a pagamento L’assistenza territoriale che ruota intorno ai medici di famiglia è in crisi da tempo, ma non cambia nulla. I vertici di categoria puntano sulle visite a pagamento. L’assistenza territoriale che ruota intorno alla figura del medico di medicina generale (Mmg) da anni mostra voragini, ma non cambia nulla. Per capire il perché è necessario rispondere ad alcune domande. Quali sono gli interessi della Fimmg, che riunisce il 63% dei professionisti iscritti al sindacato? Che cosa c’entra il medico di famiglia, da cui ciascun paziente deve transitare per ogni necessità di salute, con la società Simg, guidata per oltre 30 anni dall’ematologo fiorentino Claudio Cricelli, già presidente dell’azienda Millennium, che vende i software ai medici di base? Che cosa c’entra con l’enpam, la più grande cassa pensionistica privata d’italia, con un patrimonio di 25 miliardi di euro? E perché in campo adesso è entrata Legacoop, la più antica associazione delle cooperative italiane? Dataroom è in grado di ricostruire attraverso riunioni, video e documenti inediti in che modo queste sigle sono tutte unite come un sol uomo da interessi comuni. Il medico di base, erroneamente considerato una figura di serie B fin dalla formazione post laurea (retribuita meno della metà delle Scuole di specializzazione), negli anni ha visto svilire la propria professionalità fino a ritrovarsi perlopiù un prescrittore di visite, esami, farmaci. Ora l’obiettivo dei vertici della categoria è quello di riorganizzarsi per fornire prestazioni a pagamento. Quando tutto inizia A maggio 2021 viene inviato a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): sono messi a budget 2 miliardi di euro per la costruzione di 1.038 Case della Comunità. Si tratta di strutture pubbliche attrezzate di punto prelievi, macchinari diagnostici per gli esami, e un team multidisciplinare che comprende il medico di famiglia, per offrire assistenza ai cittadini tutti i giorni, dalle 8 alle 20. Lo scopo è alleggerire i pronto soccorso e potenziare l’assistenza sul territorio, i cui limiti ormai sono sempre più evidenti. Lo dimostra la riunione del 22 settembre 2021 della commissione Salute che fa capo alla Conferenza delle Regioni.Gli assessori alla Sanità firmano un documento: «La pandemia da Sarscov-2 ha evidenziato ulteriormente che il profilo giuridico del medico di medicina generale e i loro contratti collettivi nazionali non sono idonei ad affrontare il cambiamento in atto, anche pensando alla gestione delle multi cronicità, aumento delle fragilità, programmazione dell’assistenza domiciliare, ecc.».È il riconoscimento ufficiale del problema (…) Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali
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ALLE PAROLE DELL'ASSESSORE FABI sulla inutilità di molti CAU e alla loro rivalutazione fanno seguito quelle del Presidente De Pascale che cerca di correggere il tiro per non accelerare un processo , quello dei CAU dispendioso e poco utile. L'assessore Fabi aveva incentrato il suo intervento sulle aggregazioni dei Medici di medicina generale del territorio e sugli Ospedali. Alcuni Cau- dice Fabi- potrebbero essere punti di riferimento per le aggregazioni dei medici di medicina generale ( per forza purtroppo li dove sono stati realizzati). Pensare di creare una Sanità con medici di medicina generale a tempo pieno (salvo casi particolari ) a me pare pura demagogia.Infatti i tre difetti fondamentali del SSN sono : 1- la sanità ormai e' diventata un puzzle. Ciascuna area sanitaria va per conto suo e non ci sono collegamenti e organizzazione rapida. Per fare un esempio la diagnostica di un paziente oncologico all'esordio puo' impiegare mesi e la qualità del percorso lascia spesso a desiderare per la sua completezza. 2- il rispetto della privacy e' ormai una chimera perché nel costruire le strutture nessuno ha pensato a questo aspetto e rispetto anche in Emilia Romagna. 3- le liste di attesa per i casi urgenti di diagnostica sono diventate una vergogna. Pensare che la soluzione sarebbero semplice: premiare economicamente chi ha voglia di lavorare anche oltre il tempo contrattuale e valorizzare il merito. Ma per valorizzare il merito occorre saperlo vedere, non essere affetti da cecità merituale come molto spesso succede. Per i magistrati e' stata scelta la formula dell'estrazione a sorte, facciamolo anche per i Direttori Generali presenti sulle liste gia' in essere.
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