MEDICI DI FAMIGLIA E CASE COMUNITA' SPOKE. Il medico di base da libero professionista, convenzionato al Sistema Sanitario nazionale e con specifici obblighi, diventerebbe dipendente del SSN, lavorando presso le case di comunità. L idea è migliorare l offerta per i cittadini a livello territoriale. MA SIAMO COSÌ SICURI CHE QUESTA PROPOSTA SIA INTELLIGENTE?? Nell’idea del ministero, i medici di famiglia dovranno essere il primo riferimento dei cittadini rispetto alle richieste di salute. Un modo anche per decomprimere gli ospedali e soprattutto i pronto soccorso. SPOGLIAMO LA CHIESA PER VESTIRE LA SACRESTIA? Vorrei ricordare che il problema è la mancanza di medici. Ecco il perché della mia metafora "religiosa". Entro il 2026 le Case Comunità dovrebbero essere 1350 ma a giugno 24 se ne contano attive 413. I luoghi dove sorgeranno le stesse sicuramente NON saranno nei piccoli paesi di montagna abitati prettamente da anziani ma nelle città! Quindi cosa stiamo facendo??? Dobbiamo leggere le ordinanze di alcuni sindaci, tipo quello di BELCASTRO in provincia di CATANZARO?? "Non ammalatevi", l'ordinanza del sindaco di Belcastro. Il Pronto soccorso dista 45 km e la Guardia medica funziona a singhiozzo. I cittadini non possono contare, a causa delle carenze del servizio sul territorio, su un'assistenza sanitaria adeguata ed il sindaco emette un'ordinanza con cui «vieta» di ammalarsi. https://lnkd.in/duSDPzz5
Post di Barbara Castrini
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La Fondazione Gimbe ha presentato giorni fa in Parlamento il suo annuale Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale. Ne esce un quadro sempre più preoccupante, segnato da un lento processo al ribasso della qualità delle prestazioni fornite che dura ormai da più di un decennio. Il dato purtroppo non fa più notizia per lenta assuefazione erassegnazione alla situazione sempre più difficile (in alcune regioni disastrosa) in cui versa la sanità in Italia, salvo qualche soprassalto di indignazione di fronte ai numerosi fatti di cronaca di questi mesi, malasanità e minacce al personale sanitario. Il Rapporto parla a chiare lettere di una erosione dei principi di universalismo, uguaglianza alla base del SSN, in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, non più garantito alle fasce socio economiche più deboli, dagli anziani ai più fragili, e ai troppi bambini in povertà, e più in generale per chi vive nel Mezzogiorno o nelle aree interne o più disagiate. 👇 https://lnkd.in/dQDzcgaW
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Ridurre le liste d’attesa e far tornare la nostra sanità regionale eccellente, questo è il nostro obbiettivo. Si, perché oggi abbiamo ospedali di elevata qualità con personale appassionato e preparato ma non basta. È il sistema nel suo complesso che non funziona, soprattutto a livello territoriale. Vogliamo che il pubblico riprenda le redini del sistema, vogliamo che guidi la programmazione e il controllo, che sia eliminata l’equivalenza tra il pubblico e il privato in una vera logica di sussidiarietà ed integrazione, evitando come avviene oggi che ci si concentri sulle prestazioni più remunerative che non per forza corrispondono ai bisogni di salute delle persone. Queste le motivazioni della grande mobilitazione per la raccolta firme a sostegno del nostro progetto di legge di iniziativa popolare che ho illustrato a Luca Bonzanni per L’eco di Bergamo.
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Pubblico un articolo di Magri Marco sul tema delle potenzialità che deriverebbero dall'aggregazione organizzata, aggiungo anche per percorsi di presa in carico, dei MMG, che condivido anche perchè, nel concreto, le ha realizzate in una logica di collaborazione intelligente con le ASST del territorio dove opera. Ha il pregio di voler riportare il focus sui temi organizzativi che è un punto che spesso ribadisco..... Alcuni condivisibili passaggi: ✔ Ma è anche vero che da questo “presidio” passano la più importanti problematiche del nostro SSN: le liste di attesa, gli affollamenti dei pronti soccorsi, l’appropriatezza, l’assistenza domiciliare, l'integrazione socio sanitaria. ✔ Solo con modelli gestionali nuovi ed innovativi è possibile conservare l’autonomia, chiarezza di obiettivi ma anche motivazione......
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I servizi integrati, in particolare attraverso la rete dell’assistenza territoriale, per soddisfare al meglio il “diverso” bisogno di tutela della salute. Leggiamo questo interessante articolo scritto da una delle maggiori esperte nel campo dell’organizzazione sanitaria Marinella D'Innocenzo
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Il dramma delle lunghe liste d’attesa nel SSN Negli ultimi mesi, ho avuto modo di riflettere su un tema cruciale che colpisce molti di noi: le lunghe liste d’attesa del Servizio Sanitario Nazionale. Recenti indagini condotte da Altroconsumo su oltre 1.100 cittadini hanno svelato un quadro preoccupante. Oltre 950 persone hanno riscontrato difficoltà nel prenotare visite ed esami, spesso costretti a rivolgersi al privato, con conseguenze pesanti per il loro portafoglio e, ancor più grave, per la loro salute. Quali sono i problemi Le attese eccessive, che per 2/3 degli intervistati superano i tempi di urgenza, sono solo la punta dell’iceberg. Molti si trovano a fronteggiare la chiusura delle agende di prenotazione, strutture lontane e difficoltà nel contattare il CUP. Questo porta, in molti casi, a rinunciare a cure fondamentali. Una riflessione sulle soluzioni Di fronte a queste sfide, la scelta di rivolgersi al settore privato può sembrare l'unica via percorribile per ricevere cure in tempi più rapidi. Tuttavia, è fondamentale considerare che il costo di tali servizi può essere un ostacolo significativo per molte famiglie. In questo contesto, le polizze sanitarie e il welfare aziendale emergono come opzioni importanti per alleviare il peso delle liste d’attesa. Questi strumenti possono garantire accesso a prestazioni sanitarie più tempestive e adeguate, contribuendo a ridurre la pressione sul sistema pubblico e offrendo ai cittadini un’alternativa sostenibile. La salute di tutti è una priorità, e una discussione aperta su questi temi è essenziale per trovare soluzioni che possano realmente migliorare l'accesso alle cure.
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SANITÀ. MAZZETTI (FI): CAMPAGNA ILLIBERALE E IDEOLOGICA SUL SISTEMA DEI MEDICI GETTONISTI "SONO PROFESSIONISTI, DA BERTOLASO PAROLE CHE MERAVIGLIANO VISTA LA SUA STORIA" (DIRE) Roma, 30 nov. - "Senza i medici cosiddetti "gettonisti" la situazione della sanità italiana, già complessa, rischierebbe di precipitare, soprattutto nelle aree geografiche già disagiate. È bene aver chiaro che il governo ha adottato, finalmente, dei provvedimenti che porteranno, non subito ma presto, delle migliorie: è il caso dell'abolizione del numero chiuso a Medicina, un risultato eccezionale di apertura e di libertà ottenuto dal Ministro Anna Maria Bernini. Altro andrà fatto: dalle strutture agli stipendi fino alla sicurezza del personale. Nel frattempo, non possiamo fare a meno dei "gettonisti", vittime, ancorché risultati indispensabili per tamponare le falle, di attacchi ideologici. Si tratta di professionisti qualificati che mettono a disposizione della persona, che altrimenti rischierebbe di non poter godere di un suo sacrosanto diritto, la propria esperienza, giustamente dietro compenso, con tasse e costi di assicurazione che gravano sugli autonomi. Suona strano, dunque, che a fare certe accuse sia stato un esponente del Centrodestra come Guido Bertolaso, che in Lombardia ha saputo intervenire sul sistema sanitario, sempre in modo liberale. Per esempio, molti piccoli presidi ospedalieri nelle molte aree montane del Paese possono restare in attività grazie al sistema dei "gettonisti", con progetti di partenariato pubblico-privato. Privarsi in questo momento dei medici libero professionisti sarebbe una scelta miope e controproducente. In un'ottica di più lungo periodo, non ha senso per un sistema sanitario, che deve rispondere alle esigenze di una popolazione che cambia, chiudersi e respingere i liberi professionisti o i privati in generale. Per questo, già nel nuovo codice degli appalti abbiamo spinto per il partenariato pubblico-privato, forma virtuosa e innovativa che andrà preservata anche nei correttivi, garantendo i livelli essenziali di prestazione. Insomma, più che prendersela con questi professionisti, certe Regioni - a partire dalla Toscana dove si continua a sbarrare la porta ai privati per ideologia - dovrebbero fare mea culpa e migliorare le proprie politiche sanitarie. Compito nostro è fornire strumenti e norme sempre più chiare e univoche con i Lep, perché la competenza sulla salute è troppo delicata e deve essere gestita in modo chiaro e liberale, garantendo il diritto alla salute di tutte le persone". Questa la presa di posizione dell'On. Erica Mazzetti, Deputata e responsabile dipartimento lavori pubblici di Forza Italia. (Enu/ Dire)
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Continuiamo a tagliare i finanziamenti alla sanità pubblica per darli a quella privata. I tagli alla sanità e l’impoverimento della medicina territoriale hanno provocato una sempre più estesa mancanza di medici e infermieri nelle strutture pubbliche, e incoraggiato il ricorso a soluzioni più o meno creative per affrontarla: ci sono ospedali che hanno chiamato medici dall’estero, come la Calabria coi medici cubani, e altri, soprattutto al nord, che hanno utilizzato i medici gettonisti forniti da aziende private o cooperative esterne. Tutto quello che non funziona coi medici “gettonisti”. Per tanti ospedali sono indispensabili, ma costano molto più dei medici dipendenti, che sono quindi incentivati a licenziarsi per fare i gettonisti: è un circolo vizioso.
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Dati alla mano, in Campania, il personale del servizio sanitario è fortemente inferiore alla media nazionale: lo rivela il monitoraggio della Fondazione Gimbe, che evidenzia come su ogni mille abitanti possiamo contare solo su 8,5 unità di personale. Il dato va in netto contrasto con ciò che succede nel resto del Paese che vede la media attestarsi sull'11,6. Un primato di cui faremo volentieri a meno come territorio e che conferma le grandi difficoltà con le quali i nostri operatori sono costretti quotidianamente a fare i conti. Un’organizzazione inesistente, una rete territoriale che non c’è, lasciano allo sbaraglio i pazienti ai quali dovrebbe essere garantita tutela sanitaria. Lo abbiamo visto con l’ospedale di Caserta ad inizio settimana, accessi incontrollati al pronto soccorso che mandano in affanno una struttura che non riesce a fare rete con Asl e medici di base. Purtroppo il caso si ripete al Moscati di Aversa e in tutte le grandi strutture ospedaliere della Campania andando ad offuscare le qualità professionali e umane dei nostri medici lasciati soli nel difficile compito di garantire la salute della collettività. #giuseppetamburro #campania #FondazioneGimbe #personalesanitario #difficoltà #sanità #ProntoSoccorso #Caserta #MoscatiAversa #struttureinaffanno
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DL #LISTEATTESA MILANESE AD AVVENIRE: BENE UN DECRETO CHE MIGLIORI SSN MA NON SI ASSOCINO I GETTONISTI ALLE COOPERATIVE Il presidente di Comfcooperative Sanita', Giuseppe Milanese, è intervenuto sulle pagine di Avvenire , analizzando i contenuti della bozza di decreto legge sulle liste d’attesa al vaglio prpssimamente in Consiglio dei Ministri. “Il provvedimento”, scrive Milanese, “rappresenta e riconosce a tal fine una corretta attenzione al sostegno della collaborazione con il privato accreditato oltre a voler bloccare il fenomeno dei #gettonisti. Valutiamo positivamente l'articolo 15 che introduce disposizioni fondamentali per contrastare questo fenomeno, ma non ci trova d’accordo, per la citazione nel testo della norma, dove la parola #cooperativa è associata al fenomeno dei gettonisti. Associare i gettonisti alle cooperative è un’operazione distorsiva. Le nostre cooperative si impegnano a sviluppare modelli che integrino il Servizio Sanitario Nazionale nella risposta ai bisogni dei più fragili, fornendo servizi di qualità e non somministrando manodopera”. Confcooperative Nazionale
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ALLE PAROLE DELL'ASSESSORE FABI sulla inutilità di molti CAU e alla loro rivalutazione fanno seguito quelle del Presidente De Pascale che cerca di correggere il tiro per non accelerare un processo , quello dei CAU dispendioso e poco utile. L'assessore Fabi aveva incentrato il suo intervento sulle aggregazioni dei Medici di medicina generale del territorio e sugli Ospedali. Alcuni Cau- dice Fabi- potrebbero essere punti di riferimento per le aggregazioni dei medici di medicina generale ( per forza purtroppo li dove sono stati realizzati). Pensare di creare una Sanità con medici di medicina generale a tempo pieno (salvo casi particolari ) a me pare pura demagogia.Infatti i tre difetti fondamentali del SSN sono : 1- la sanità ormai e' diventata un puzzle. Ciascuna area sanitaria va per conto suo e non ci sono collegamenti e organizzazione rapida. Per fare un esempio la diagnostica di un paziente oncologico all'esordio puo' impiegare mesi e la qualità del percorso lascia spesso a desiderare per la sua completezza. 2- il rispetto della privacy e' ormai una chimera perché nel costruire le strutture nessuno ha pensato a questo aspetto e rispetto anche in Emilia Romagna. 3- le liste di attesa per i casi urgenti di diagnostica sono diventate una vergogna. Pensare che la soluzione sarebbero semplice: premiare economicamente chi ha voglia di lavorare anche oltre il tempo contrattuale e valorizzare il merito. Ma per valorizzare il merito occorre saperlo vedere, non essere affetti da cecità merituale come molto spesso succede. Per i magistrati e' stata scelta la formula dell'estrazione a sorte, facciamolo anche per i Direttori Generali presenti sulle liste gia' in essere.
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