Un caso umano di influenza aviaria H5N1 è stato confermato in Inghilterra, mentre negli Stati Uniti è emersa la variante altamente patogena H5N9. Il rischio per la popolazione generale resta basso, ma aumentano le misure di biosicurezza negli allevamenti
Post di VET33
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Roma, 31 gennaio - Influenza aviaria, cresce l'allarme: alle preoccupazioni USA dopo la rilevazione, in un allevamento di anatre in California, di una variante del virus, la H5N9, molto più patogena di H5N1, anche le autorità sanitarie europee alzano il livello dell'attenzione. A lanciare l'ultimo alert sono…Continua a leggere #allarme #documento #ecdc #efsa #influenzaaviaria #raccomandazioni #saluteanimale #saluteumana
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Influenza aviaria negli Usa, Cattoli: “Subito avviati monitoraggi sia in Europa che in Italia, cittadini stiano tranquilli” Il caso recente in Missouri ha acceso nuovamente l'attenzione sul virus e sulle possibili trasmissioni interumane di A(H5N1). Qual è la situazione al di qua dell'oceano? Su One Health l'intervista esclusiva a Giovanni Cattoli, Direttore Sanitario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che fa parte della Rete degli Istituti Zooprofilattici Italiani. «In Italia il riconoscimento di un selvatico positivo è avvenuto in Veneto e, appena qualche giorno fa, anche un focolaio in un allevamento di tacchini. A livello comunitario invece parliamo di stati del Nord Europa, ma anche Francia e, recentemente, Austria, sempre per quanto riguarda gli uccelli selvatici. Dobbiamo preoccuparci? In generale no ma dobbiamo rimanere sempre attenti e vigilare cercando di capire e rilevare eventuali casi il prima possibile. Ogni anno sappiamo che c'è la possibilità che arrivi il virus, soprattutto in concomitanza delle stagioni influenzali che riguardano l’aviaria e che coincidono con l'arrivo degli uccelli migratori, fra settembre e ottobre, e che varia a seconda delle condizioni climatiche. Dunque, attiviamo una rete di sorveglianza sia nei selvatici che nei domestici per rilevare il più precocemente possibile l'eventuale ingresso nel territorio» https://lnkd.in/eTh_th3e
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Con il termine influenza aviaria si definisce una infezione virale che si verifica principalmente negli uccelli. A sottolinearlo è l’Iss in un focus dedicato
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USA, PRIMO DECESSO UMANO DA INFLUENZA AVIARIA E’ stato registrato negli USA il primo decesso umano attribuito all'influenza aviaria, una notizia che accende i riflettori su una malattia spesso confinata al regno animale, ma con potenziali rischi per la salute umana. Che Cos'è l'Aviaria? L'#influenza #aviaria è una malattia virale causata da ceppi influenzali appartenenti al tipo A, che colpisce principalmente gli uccelli. Tra questi, il sottotipo #H5N1 è uno dei più noti per la sua alta patogenicità e la capacità di causare epidemie devastanti tra gli animali. Anche altri sottotipi, come H7N9 e H5N8, sono stati associati a focolai negli ultimi anni. Come si Trasmette? Il virus si diffonde tra gli uccelli attraverso il contatto diretto con secrezioni infette (saliva, feci o secrezioni nasali) o tramite contaminazione ambientale, ad esempio mangimi, acqua o superfici contaminate. Il passaggio all'uomo è raro ma può avvenire tramite contatto diretto con uccelli infetti o con le loro secrezioni, oppure manipolando carni crude o poco cotte di volatili infetti. Personale addetto alla #macellazione o alla gestione degli #allevamenti di pollame sono quindi più esposti al contagio, sebbene si ricordi che al momento i casi umani rimangono isolati: il rischio di trasmissione da uomo a uomo è comunque una delle principali preoccupazioni per gli esperti. Quali Sono i Rischi per l'Uomo? L’infezione da influenza aviaria nell'uomo può variare da forme lievi (febbre, tosse) a gravi (polmonite, insufficienza respiratoria e morte). Le Aree Più Colpite Negli ultimi anni, i focolai più gravi si sono verificati in Asia e in Africa: queste regioni, caratterizzate da allevamenti intensivi e stretto contatto tra uomo e animale, favoriscono la diffusione del virus. Tuttavia, l'Europa e le Americhe non sono immuni, con casi segnalati tra gli uccelli selvatici e da allevamento. Aviaria e alimenti, come gestire il pericolo? Finora non è emersa alcuna prova che qualcuno abbia contratto il virus attraverso il consumo di carne infetta cotta adeguatamente. La FAO e l'OMS hanno pertanto comunicato che le carni di pollame sono sicure per il consumo umano se cotte adeguatamente (raggiungendo almeno 70°C), anche nelle aree con focolai di influenza aviaria. Tuttavia, gli uccelli malati o morti non devono entrare nella catena alimentare. Le raccomandazioni principali per la gestione del virus negli alimenti includono: -Evitare di consumare carne, sangue o uova crude nelle aree con focolai. Mantenere rigorose pratiche igieniche, come separare carne cruda e cotta e lavare mani e utensili dopo la manipolazione. - Cuocere carne e uova completamente per eliminare il virus. La vaccinazione del pollame è indicata come misura di controllo strategico per limitare la diffusione del virus e ridurre i rischi per i consumatori.
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Da quando le mucche si "ammalano" di influenza aviaria? Tecnicamente è possibile ed è ciò che è avvenuto negli Stati Uniti. E' certamente un fenomeno insolito e per questo deve essere attentamente monitorato. Ancora più rare sono le infezioni da animale a uomo. Tutto quello che c'è da sapere, senza allarmismi (l'aviaria la conosciamo da decenni), lo racconto qui per Fondazione Umberto Veronesi ETS #aviaria #H5N1 #influenza
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𝐈𝐧𝐟𝐥𝐮𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐯𝐢𝐚𝐫𝐢𝐚, 𝐖𝐡𝐨: 𝐩𝐚𝐧𝐝𝐞𝐦𝐢𝐚 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚𝐥𝐞 𝐳𝐨𝐨𝐧𝐨𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐠𝐥𝐨𝐛𝐚𝐥𝐞 La variante A/H5N1 dell'influenza aviaria è diventata una #pandemia animale zoonotica globale, e il rischio che questo #virus possa propagarsi fino all'uomo suscita preoccupazione. https://lnkd.in/d6Py2eWq #dica33 #aggiornamenti #focus #influenzaviaria #pandemiaanimale #zoonotica
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Malattia emorragica epizootica (EHD) – Condizioni per l’introduzione dei capi sensibili dalla Francia. L'allevamento francese dei ruminanti sta attualmente attraversando tre distinte epizoozie dovute a tre nuovi virus della famiglia Orbivirus trasmessi da vettori (Culicoides). Durante l’estate del 2023, è arrivato un nuovo ceppo del virus della febbre catarrale degli ovini (BTV 8 – Francia 2023) insieme al virus della malattia emorragica epizootica (Epizootic hemorrhagic disease virus - EHVD) che è apparso nel settore sud-occidentale della Francia continentale. Più recentemente, la Francia è stata colpita dall'estate del 2024 dal sierotipo 3 della febbre catarrale degli ovini arrivato dal nord e dall'est della Francia. Il virus della malattia emorragica epizootica (EHVD), in particolare, è stato introdotto nello stesso periodo in Sardegna, Sicilia e nel sud della Spagna per poi diffondersi nel resto della Spagna e in Portogallo prima di raggiungere i Pirenei nel settembre 2023 e diffondersi principalmente nel sud-ovest della Francia. Dopo una pausa invernale, la diffusione del EHDV è ripresa verso il nord e l'est della Francia. La malattia emorragica epizootica è biologicamente simile alla febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue), ma colpisce soprattutto i bovini, con sintomi simili alla febbre catarrale degli ovini. Pecore, capre e cammelli possono essere infettati senza sviluppare sintomi, mentre l’impatto sui cervi europei rimane incerto. Un vaccino specifico contro l’attuale sierotipo (sierotipo 8 MHE) è stato appena immesso sul mercato e lo Stato francese ha messo in atto una strategia di vaccinazione per limitarne la diffusione della malattia. Le normative UE classificano gli MHE nelle categorie D ed E, il che implica monitoraggio, segnalazione e restrizioni agli spostamenti a livello europeo per gli allevatori. In considerazione della situazione epidemiologica in Francia per quanto riguarda l’EHD e considerata la necessità di mantenere attivi i canali commerciali di animali vivi tra l’Italia e la Francia, data la dipendenza del nostro Paese con l'allevamento bovino d'oltralpe, il Ministero della salute, con la nota 0033605-15/11/2024-DGSAF-MDS-P - di seguito riportata - ha integrate le condizioni sanitarie applicabili agli scambi tra la Francia e l'Italia di bovini, ovini e caprini provenienti dalle zone regolamentate per quanto riguarda la malattia emorragica epizootica e destinati all'allevamento o all'ingrasso.
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Uccelli selvatici, pollame, mucche da latte, influenza aviaria... ma che sta succedendo negli Stati Uniti? Nelle scorse ore sono accaduti due fatti molto importanti: 1) In Louisiana è stato documentato il primo caso grave di influenza aviaria (H5N1) in un uomo 2) La California ha dichiarato lo stato di emergenza per un'epidemia di influenza aviaria nei bovini da latte Proviamo a fare un po' di chiarezza: H5N1 è un virus che causa l'influenza aviaria negli volatili. Si tratta di un agente patogeno che conosciamo bene perché circola da oltre 30 anni Saltuariamente H5N1 può infettare l'uomo per contatto diretto con animali infetti. Quando però accade la gravità della malattia è notevole e la mortalità molto elevata Nel marzo 2024 H5N1 si è evoluto al punto tale da riuscire ad infettare i capi di allevamento bovino, in particolare le mucche da latte. In questi animali l'infezione è blanda ma il virus viene rilasciato nel latte (grazie alla pastorizzazione il virus viene eliminato). Come nel caso dei volatili, il contagio dalle mucche è possibile. Non a caso sono diversi gli allevatori che hanno sviluppato la malattia (51 i casi registrati ad oggi). Fortunatamente l'infezione ha portato solo a sintomi di lieve entità L'uomo che si trova oggi in condizioni critiche è un anziano, con pregresse patologie, presumibilmente si è infettato a causa del contatto con uccelli malati o morti nel proprio pollaio domestico Questi sono i fatti. Il rischio di infezione da H5N1 per la popolazione generale è attualmente considerato basso per l'incapacità del virus di passare da uomo a uomo. Oggi più che mai è però fondamentale il contenimento del virus nel bestiame. Le mutazioni osservate nel virus aumentano le preoccupazioni per un eventuale salto evolutivo che ne faciliti la trasmissione da uomo a uomo. Più che parlare di malattie misteriose del Congo (con tutta probabilità si è trattato di malaria, morbillo e malnutrizione), sono queste le notizie che bisognerebbe divulgare con chiarezza... #h5n1 #influenza #aviaria
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🔬🐄 Scoperta cruciale nel mondo della ricerca scientifica: un recettore chiave per il virus dell'influenza aviaria è stato individuato nelle mammelle delle bovine. 🧪🦠 Mentre il virus H5N1 preoccupa negli Stati Uniti, i laboratori BSL-3 programmano di infettare le vacche per comprendere meglio la minaccia che il virus rappresenta. 👩🔬 I risultati potrebbero aprire la strada a nuove strategie di prevenzione e controllo dell'epidemia che sta colpendo le mandrie negli Stati Uniti e minaccia di diffondersi globalmente. Leggi l'articolo completo per scoprire come la ricerca scientifica sta affrontando questa sfida e quali sono le prospettive per il futuro. 👇
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La segnalazione di infezioni di #influenza #aviaria proveniente dagli #USA ci ricorda per l'ennesima volta che la salute umana, quella animale e quella dell’ambiente sono legati indissolubilmente e che solo la sanità pubblica può mettere in campo sistemi di sorveglianza e di risposta efficaci, tenendo a bada anche inutili allarmismi. Tutto è iniziato a marzo, quando è stato identificato negli #USA un ceppo di #influenza #aviaria ad alta patogenicità, H5N1 (2.3.4 4b), in alcuni bovini da latte. Si tratta di un ceppo che ha iniziato a diffondersi nel 2020 con gli uccelli migratori in molte parti dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa causando estese morie di uccelli. Nel 2021 gli stessi virus sono passati nel Nord America e nel 2022 nel Sud America. Il documento congiunto FAO World Health Organization di aprile 2024 segnala che nel frattempo è aumentata la frequenza di segnalazioni di infezioni in animali marini e terrestri diversi dagli uccelli: negli Stati Uniti sono state riscontrate infezioni in capre e mucche da latte e il ceppo H5N1 (2.3.4 4b) è stato identificato nella maggior parte dei casi. Infine, di nuovo in USA, l’evento più clamoroso per la sua numerosità: casi di infezioni da H5N1 in #bovini da #latte appartenenti a 67 diversi allevamenti in 9 diversi Stati ed elevate concentrazioni virali (anche maggiori rispetto a quanto riscontrato nell’apparato respiratorio) sono state rilevate nel latte prodotto. La buona notizia è che ancora non sembra che i virus siano in grado di trasmettersi per contagio diretto da un animale all’altro. Per ora, la risposta di sanità pubblica negli USA si è concentrata sulla limitazione dei contagi tra le mandrie di bovini e sulla sorveglianza dei lavoratori esposti ad animali infetti. Le valutazioni del rischio di infezione per la popolazione generale effettuate da OMS, CDC ed ECDC indicano un rischio molto basso. L’eventuale presenza di virus nel latte bovino è eliminata dalla pastorizzazione, per cui non ci sono motivi di allarme sanitario per le persone. Ne scrive su Scienza in rete Stefania Salmaso, epidemiologa, già direttrice del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità. https://lnkd.in/dxG2q5yg
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