🏅 Olimpiadi finite, tutti già carichi per Los Angeles 2028. Anche i personal trainer. Ma vi siete mai chiesti come lavorano? Noi sì, e ci siamo fatti raccontare tutto dal nostro esperto in materia: Alessandro Gandini, commercialista partner. Se vuoi scoprire di più, trovi il link al video nel primo commento. #Fiscozen #Team #Commercialista #Paris2024 #personaltrainer
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Questo contributo sottolinea come la figura dello Psicologo (!!) dello Sport non si ferma alla performance, ma cura ogni aspetto della vita psicologica dell’atleta, aiutandola/o a essere pienamente soddisfatta/o della propria esperienza sportiva, nel contesto di una vita altrettanto soddisfacente! #psicologiadellosport #psicologodellosport #sport #olimpiadi
Gli atleti olimpici, con le loro prestazioni sportive "da supereroi", non "sono macchine che devono solo funzionare, separando le performance dall'individuo. Ci sono le emozioni, i sentimenti, i vissuti. Quello della macchina, non solo riferito agli sportivi, è un paradigma molto diffuso ma completamente sbagliato, perché non si può separare la prestazione da quello che noi siamo come persone, dai nostri vissuti.” Il residente CNOP David Lazzari, ha commentato così la storia storia della ginnasta Simone Biles che alle Olimpiadi di Tokyo aveva abbandonato la competizione per prendersi cura della sua salute mentale e ora, a Parigi 2024, si è presentata in splendida forma. Il disagio psicologico ha riguardato tantissimi sportivi, che ne hanno parlato apertamente, spiegando anche come li hanno affrontati. Un fatto importante perché ha dimostrato che, anche persone che nella vita hanno raggiunto risultati significativi, che si sono impegnati molto riuscendo, possono avere problemi di questo tipo. Si è reso evidente come, affrontandoli, spesso i disagi si risolvono. Anzi, si esce da questi percorsi a volte più consapevoli e più forti di prima. Un esempio importante che dimostra come con impegno e consapevolezza si riesce ad uscire da situazioni di difficoltà. Per approfondire 👇 https://lnkd.in/ej87H648
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Riassunto di queste #olimpiadi2024 ? Possiamo definirle così... #GIOCHIOLIMPICI
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Si sono concluse le Olimpiadi, un momento di sport che travalica i confini della competizione per parlarci di giustizia, di diritti, di inclusione (a riguardo la foto mostra quello che Basquait è Warhol avrebbero voluto dalle Olimpiadi del 1982, Los Angeles, la storia si ripete). Al di là di tutte le questioni (partecipazione, acqua contaminata, cromosomi, arbitri, riprese video, …) quello che noto è che agli atleti serve sempre di più crescere come persone. Quando raggiungono l’eccellenza il loro equilibrio mentale diventa importante quanto l’allenamento fisico. Lo vedo dalle esagerazioni nel celebrare il punto realizzato o sè stessi, nella difficoltà a capire come ci si senta dopo una prestazione, … L’allenatore non può fare tutto (preparatore, genitore, psicologo, …) o almeno non tutti ci riescono. Non sarebbe nemmeno il loro lavoro (il loro compito è ottenere il successo nel breve termine). Serve qualcuno che sappia orientare gli atleti a essere persone migliori, a mostrargli la loro crescita. L’allenatore non può dimenticarsi di vincere ma vincere non è tutto. Anche quest’anno continuerò a parlare a sportivi e studenti e proverò a far vedere cosa intendo per colmare quel gap di obiettivi che porta i bravi atleti a essere anche persone migliori. #sport #olimpiadi #arte #coach
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Il VALORE DELLA SCONFITTA ( o quello che chiamano gli altri sconfitta o insegnamento) #Olimpiadi di #Paris2004 è una spedizione abbastanza fortunata quella organizzata dal CONI a Parigi. So che questo meraviglierà più di qualcuno, ma sono i numeri a dirlo: manca solo un oro per eguagliare il medagliere di Tokyo. Evidentemente non siamo abituati a parlare di statistica e i numeri non sono il nostro mestiere, ma questa è un'ottima Olimpiade per l'Italia. Eppure guardate ai social o alla tv. Si sente parlare di preparazione sbagliata per l'atletica e risultati sotto le attese nel nuoto, nel ciclismo e nella scherma. Perdere con la Francia è un dramma per il volley come anche con il Giappone nel fioretto Perché non ricordare, invece, l'equilibrismo di #Ganna nella prova crono di ciclismo, il fantastico quinto posto di #MarcelJacobs nella finale più veloce della storia dei 100 metri - tutti i finalisti sotto i 10 secondi - e ancor di più l'esaltante quarto posto di #NadiaBattocletti nei 5000? Parlo di un quarto posto "esaltante" per la capacità atletica calata nella normalità della propria equilibrata dimensione personale, nella femminilità e nella forza espressa da questa fuoriclasse! Potevamo immaginare risultati simili solo 5 anni fa? Guardiamo troppo alle nostre attese e non ai numeri e ai tempi registrati. La verità, come ha commentato nel suo recente post, Giorgio Chiellini è che nello sport: Capita di perdere molte più volte di quanto si vinca. Questa è la convinzione che dovremmo far nostra per poter meglio lavorare, cercare di migliorarci sempre, essere motivati nel risultato, guardare a noi prima di tutto. Sbagliamo ragazzi, ma questo non ci deve disorientare dal nostro vero obiettivo: Essere padroni delle nostre performance Questo fa la differenza a lavoro come nello sport. Cosa ne pensate?
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IL SESSISMO NON è NEGLI OCCHI DI CHI GUARDA. Le Olimpiadi di Parigi si erano ripromesse di essere le prime Olimpiadi improntate alla #genderequity. Quindi nessuno di noi può, adesso, nascondere la propria delusione. Oggi in occasione della nostra rubrica #liberədiessere ne hanno parlato anche Giovanna Coppini ✨e Marcella Loporchio Io riprendo un altro episodio, per continuare a discutere di cosa non va, non tanto nell'organizzazione dei giochi olimpici, quanto in tutto ciò che li circonda e permea, che si chiama cultura e società. Parliamo, in questo caso, della lotta delle atlete statunitensi contro le divise sessiste, troppo succinte e scomode. Immagina di competere alle Olimpiadi, con tutte le ansie e le tensioni del caso, ma invece di concentrarti sulla tua performance, devi preoccuparti che le tue zone intime non siano visibili. Prima delle #Olimpiadi di Parigi 2024, le atlete statunitensi hanno sollevato proteste contro le divise presentate da Nike "disegnate da maschi che hanno terminato la stoffa", come le ha definite Lauren Fleshman, campionessa di atletica leggera. "Le divise devono supportare la prestazione, non esporre le atlete", ha detto. "Le atlete professioniste dovrebbero essere in grado di competere senza dedicare spazio cerebrale alla costante vigilanza del pube o alla ginnastica mentale di avere in mostra ogni parte vulnerabile del proprio corpo. I kit delle donne dovrebbero essere al servizio della prestazione, mentale e fisica". Altre due notizie per un quadro completo: 1) Nel 2021 la nazionale tedesca di ginnastica artistica si presentò alle Olimpiadi di Tokyo con tute lunghe per protestare contro la sessualizzazione del corpo delle atlete. 2) Sempre nel 2021 le giocatrici norvegesi di beach handball furono multate per non aver indossato il bikini ma una divisa più coprente. Esplorando gli articoli in inglese degli ultimi anni è un grosso tema su cui riflettere... Io vi lascio gli articoli nei commenti, insieme a tanti punti interrogativi. ____________________________________________________________ Ogni mercoledì parliamo di #Diversity #Equity e #Inclusion nella Community di #LinkedIn. Puoi seguire l’hashtag per trovare i contenuti. Siamo Roberta Marchiori Chiara Romano Mariella Borghi Danilo Spanu Roberta Zantedeschi Alex De Brasi Elisa Minozzi Maria Cristina Andreoni Antonio Nenna Sara Infante Margot Delìperi Miranda Santoro Francesca Garofalo Anna Chiara Narder Alessia Scalas Marcella Loporchio 📌Emanuela Spernazzati Vanessa Manfredi Mauro De Nittis Dora Bugatti Francesca Guglielmi Viviana Neglia Giovanna Coppini ✨ Giordana Camerata Katia Bovani Ilaria Piva Elena Cosentino ed io.
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Da leggere per capire il valore di un percorso sportivo e di vita e il valore della relazione tra allenatore e atleta. #CoachLoner #SportEVita #Sport4LIfe
«Quando sono sul ring, oltre al mio battito, sento solo la sua voce. Io non mi fido mai, e in mister Nino ho trovato quello sguardo, qualcosa che ci avvicina al livello umano. Prima, nessuno aveva mai provato a modellarmi, ma solo a contenermi». La poesia che si genera quando l'anima dello sport incontra l'anima della vita. Articolo di Tommaso Giagni per L'Espresso. #Sport4Life #MetodoSport4Life #LoSportAllenaAllaVita #BuonePratiche #MentalCoach #LifeSportTrainer #LongLifeTraining #TuttiFuoriClasse #SportEMente #RelationProSport #SportEVita #AllenatoreUmanista #RiccardoSpadoni #StefanoMassari #CristianoPravadelli #PaoloLoner #Sport4LifeEdizioni #BuonePraticheSportEVita
La battaglia di Lucia Elen Ayari: sul ring di Librino per fare a pugni con i pregiudizi. Sognando le Olimpiadi
lespresso.it
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Technical Writer of BOOK: VanGELO Assoluto. at #VanGELOassoluto BY SalvatoreVICIDOMINI🔴{Dep.109596 (CC BY-NC-SA 4.0)}🔴
《⚡️#OLIMPIADI⚡️》 Tutto quanto riguarda le olimpiadi correnti in #Parigi sembra una perfetta riproduzione delle singolarità dell' #Europa o meglio della #EU e relativi #popoli. Partendo da un #tifo in diversi casi oltremodo scorretto e passando a.. ..#giurie quanto meno problematiche, ..pessima #comunicazione degli eventi caratterizzanti la #cerimonia di apertura, ..pessima interpretazione degli eventi caratterizzanti la cerimonia di apertura, ..rilevante ignoranza in termini di #storia e #filosofia, ..pessima comunicazione lanciata sui #media degli addetti ai lavori, ..pessima comunicazione lanciata sui media dal #pubblico dei non addetti ai lavori, ..regole di #inclusione invocate da tutti tranne quando si toccano i propri interessi personali e/o nazionali, ..regole di inclusione invocate da tutti ma palesemente contro ogni regola biologica e altresì palesemente non condivisa dai comitati olimpici in documenti ufficiali pre-evento, ..da vari & eventuali altri elementi che mai dovrebbero rientrare nelle Cinque Circonferenze. Cinque Circonferenze che appaiono, ora più che mai, come i cappi di una auto-segregazione nazionalistica e divisiva che non dovrebbero caratterizzare il continente Europa ed annessa EU, e che invece dovrebbe rappresentare il motore di ri-unione delle realtà umane globali di questo #pianeta, dopo la violenta fase divisiva della #Pandemia prima e degli assurdi #conflitti poi. Invece no. Pertanto credo sia tutto pronto per l'ascesa di nuovi livelli di #totalitarismo, ove noi europei non temiamo confronto con alcuno!!
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In vista delle #Olimpiadi consiglio la lettura di questo articolo Aspenia online. I Giochi di Parigi 2024 sono infatti un’occasione per riflettere sull’ interazione tra #sport e #politica internazionale, considerando le criticità del presente https://lnkd.in/dDRsVcKM
Le Olimpiadi, specchio del mondo in cui viviamo
https://aspeniaonline.it
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Proveremo a fare qualcosa che appare sempre più complesso in un Paese come il nostro, malato di politichese e polemichese. E cioè soppesare il più che lusinghiero bilancio dell’Italia alle Olimpiadi di Parigi non per trarne conclusioni di carattere politico o addirittura ideologico ma ragionando su quanto le 40 medaglie conquistate - con due ori in più rispetto all’identico totale di Tokyo 2021 - rappresentino la prova di una continua evoluzione della nostra società. Oltre il comunque sano confronto con le altre Nazioni, è interessante l’autoanalisi. Ha ragione il presidente del Coni Giovanni Malagó a sottolineare la multidisciplinarietà dell’Italia, capace di vincere tante medaglie e soprattutto in sport molto diversi fra loro. Ci sono Paesi che raccolgono tantissimo in poche discipline, il che è comunque lusinghiero, ma testimonia una minore diffusione dello sport in quanto tale. La super specializzazione, insomma, alle Olimpiadi finisce per non pagare perché il mondo continua a progredire anche in angoli un tempo di fatto sconosciuti al grande sport. Siamo cresciuti in un’Italia che faceva pochissimo sport, innamorata persa del calcio e sentimentalmente molto legata al ciclismo. Era un’Italia che di medaglie in alcune edizioni dei giochi degli anni Settanta rischiò di non vincerne proprio. Fu necessario l’arrivo dei rutilanti anni Ottanta e dei Giochi resi immensamente meno competitivi dai boicottaggi dei due blocchi per rimetterci in carreggiata. Soprattutto, cominciammo a fare sport di massa, a regolare la nostra alimentazione, a rendere scientifico l’approccio delle nostre nuove generazioni all’attività fisica e a professionalizzare quella di vertice. Per capire di che cosa stiamo scrivendo è fondamentale osservare il dato del “peso” femminile nel medagliere italiano. Abbiamo vinto di più con le ragazze, come da anni sono le ragazze a sostenere il nostro sci alpino ai massimi livelli e non va mai dimenticato che prima della stagione d’oro e della Sinnermania furono le straordinarie ragazze della generazione Schiavone-Pennetta-Vinci-Errani (vi dice qualcosa?) a tenere in vita il nostro Tennis e a proiettarlo in una dimensione sconosciuta. Nell’affermazione olimpica delle ragazze italiane c’è un Paese che funziona meglio rispetto a prima. Concretamente più equilibrato fra i sessi, il che non significa che non esista un tema di gender gap come abbiamo avuto modo di sottolineare un’infinità di volte. Però le cose vanno meglio di venti o trent’anni fa. Con buona pace di chi vede sempre e solo il marcio. Non è nostra volontà intervenire oggi nel dibattito scatenato involontariamente dalle azzurre del Volley, ma ci sia permesso ricordare un elemento fondamentale: parliamo di atlete e atleti italiani. Il loro colore è l’azzurro. Lottano, vincono (e talvolta perdono) per l’azzurro, con l’azzurro indosso. Del bianco, del nero, del luogo di nascita non ci interessa nulla. Sono italiani. La Ragione
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Proveremo a fare qualcosa che appare sempre più complesso in un Paese come il nostro, malato di politichese e polemichese. E cioè soppesare il più che lusinghiero bilancio dell’Italia alle Olimpiadi di Parigi non per trarne conclusioni di carattere politico o addirittura ideologico ma ragionando su quanto le 40 medaglie conquistate - con due ori in più rispetto all’identico totale di Tokyo 2021 - rappresentino la prova di una continua evoluzione della nostra società. Oltre il comunque sano confronto con le altre Nazioni, è interessante l’autoanalisi. Ha ragione il presidente del Coni Giovanni Malagó a sottolineare la multidisciplinarietà dell’Italia, capace di vincere tante medaglie e soprattutto in sport molto diversi fra loro. Ci sono Paesi che raccolgono tantissimo in poche discipline, il che è comunque lusinghiero, ma testimonia una minore diffusione dello sport in quanto tale. La super specializzazione, insomma, alle Olimpiadi finisce per non pagare perché il mondo continua a progredire anche in angoli un tempo di fatto sconosciuti al grande sport. Siamo cresciuti in un’Italia che faceva pochissimo sport, innamorata persa del calcio e sentimentalmente molto legata al ciclismo. Era un’Italia che di medaglie in alcune edizioni dei giochi degli anni Settanta rischiò di non vincerne proprio. Fu necessario l’arrivo dei rutilanti anni Ottanta e dei Giochi resi immensamente meno competitivi dai boicottaggi dei due blocchi per rimetterci in carreggiata. Soprattutto, cominciammo a fare sport di massa, a regolare la nostra alimentazione, a rendere scientifico l’approccio delle nostre nuove generazioni all’attività fisica e a professionalizzare quella di vertice. Per capire di che cosa stiamo scrivendo è fondamentale osservare il dato del “peso” femminile nel medagliere italiano. Abbiamo vinto di più con le ragazze, come da anni sono le ragazze a sostenere il nostro sci alpino ai massimi livelli e non va mai dimenticato che prima della stagione d’oro e della Sinnermania furono le straordinarie ragazze della generazione Schiavone-Pennetta-Vinci-Errani (vi dice qualcosa?) a tenere in vita il nostro Tennis e a proiettarlo in una dimensione sconosciuta. Nell’affermazione olimpica delle ragazze italiane c’è un Paese che funziona meglio rispetto a prima. Concretamente più equilibrato fra i sessi, il che non significa che non esista un tema di gender gap come abbiamo avuto modo di sottolineare un’infinità di volte. Però le cose vanno meglio di venti o trent’anni fa. Con buona pace di chi vede sempre e solo il marcio. Non è nostra volontà intervenire oggi nel dibattito scatenato involontariamente dalle azzurre del Volley, ma ci sia permesso ricordare un elemento fondamentale: parliamo di atlete e atleti italiani. Il loro colore è l’azzurro. Lottano, vincono (e talvolta perdono) per l’azzurro, con l’azzurro indosso. Del bianco, del nero, del luogo di nascita non ci interessa nulla. Sono italiani. di Fulvio Giuliani #Italvolley #Donne #Italia #Paris2024
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