Socrate era contro la scrittura: Diceva che i testi scritti indeboliscono la memoria, e che la vera conoscenza può scaturire soltanto dal dialogo orale. Anche un uomo così saggio può essere vittima del pregiudizio. La scrittura ha rivoluzionato la storia umana, democratizzando l'accesso alla conoscenza e consentendo una vera trasmissione della memoria. Con la scrittura nasce la storia, ciò che viene prima è preistoria. Nel passato recente abbiamo assistito a dibattiti simili su internet e i social network, e oggi sulla AI. Sono tutte rivoluzioni, sempre più rapide, che sicuramente hanno controindicazioni nel breve termine: deficit di attenzione, sovrabbondanza di informazione, fake news. Ma nel medio-lungo termine potenzieranno drammaticamente la nostra capacità di comprendere la realtà. Come la scrittura. Davide C. Maria Giovanna Lanfranchi Antonio Picasso
Post di Francesco Carante
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IL LINGUAGGIO OSCURO Le oscurità linguistiche di chi ha un potere, possono essere volute o meno, ma i motivi per "non parlar chiaro" sono sempre e solo due: si hanno le idee confuse oppure si usa il linguaggio proprio per non comunicare ed escludere l'altro dalla comprensibilità. Ecco un video e un libro che consiglio a tutti... in special modo ai miei amici giuristi e docenti:
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Umbe’, ma che ti ho fatto? Già ho le lacrime perché siamo arrivati inesorabilmente alla 𝟯𝟴𝗲𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝟰𝟬 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗯𝗲𝗻𝗲, in più mi hai costretto a stravolgere la grafica del post per parlarci di hapax, deep structures, eccetera! Tralasciando questi paroloni che usa Eco, passiamo direttamente all’endocarpo (pardon! Il “nocciolo”) del discorso. C’è un equivoco che alberga nell’animo di autori, studiosi e poeti di tutto il mondo: che per essere interessante e originale, un discorso debba essere anche complicato e farcito di tecnicismi o arcaismi. Invece, 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗺𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮, 𝗳𝗮𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗶 𝗽𝘂𝗻𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗼̀ 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶𝗻𝗼𝘀𝗶 𝗲 𝗼𝘀𝘁𝗶𝗰𝗶. Perché costringere il mal capitato lettore a una maratona di decodificazione semantica? La risposta sembra lampante: per fare sfoggio di sterile erudizione! Invece, la lingua ha la funzione di comunicare qualcosa cercando di arrivare a destinazione nel modo più lineare possibile. A mio avviso, quest’uso complicato della lingua in narrativa ha un difetto concettuale: parte dal presupposto che siano gli altri a doverci capire mentre dovremmo essere noi a scrivere tenendo a mente il nostro destinatario. Il buon romanzo – il grande romanzo – lo si riconosce perché a essere complicato è stato il lavoro di chi lo ha scritto. Un lavoro certosino, di sottrazione, che ha per scopo quello di rendere semplice e godibile la lettura. È chi scrive a doversi sporcare le mani, mentre a chi legge dovrebbe rimanere solo il gusto della sorpresa. Quando scriviamo un libro, allora, teniamo a mente 𝗰𝗵𝗶 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗶𝗱𝗲𝗮𝗹𝗲 (il nostro 𝙡𝙚𝙘𝙩𝙤𝙧 𝙞𝙣 𝙛𝙖𝙗𝙪𝙡𝙖, direbbe Eco) e rivolgiamoci a lui con lo scopo di raccontargli una bella storia, senza la pretesa di essere migliori di lui. Il rischio, altrimenti, è di parlarci da soli, di essere autoreferenziali. Finiremo per prendere un granciporro… volevo dire “un granchio”! A cura di Valerio Maria Piozzo
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Siamo avolti, circondati, quasi assediati dalle parole. Ma quanti sono davvero in grado di ripetere ciò che hanno capito dalla lettura? Non è sempre colpa di chi legge, pur in un'epoca di devastante degrado culturale. Spesso anche come noi scriviamo aggiunge complessità e ulteriore confusione. Vediamo insieme allora come scrivere meglio! #scrivere #comprensione #comunicazione https://lnkd.in/edAf-93Q
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I due volumi raccolgono, nella medesima forma grafica in cui essi sono stati pubblicati, tutti gli scritti (ad esclusione delle monografie e di alcuni contributi minimi) che nel corso di quasi quarant’anni l’Autore ha dedicato all’arbitrato. Ordinati per macro-argomenti in varie sezioni ed all’interno di esse in base a criteri concettuali e non necessariamente cronologici, la loro temporale successione consente di constatare più che soltanto il progredire del pensiero di uno studioso dell’arbitrato, l’evoluzione normativa, giurisprudenziale e culturale di una materia che proprio nei decenni occupati dalle riflessioni dell’Autore ha conosciuto particolare intensità.
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#arbitrato - sono lieto di diffondere la informazione sulla pubblicazione degli scritti del professor Briguglio in materia arbitrale
I due volumi raccolgono, nella medesima forma grafica in cui essi sono stati pubblicati, tutti gli scritti (ad esclusione delle monografie e di alcuni contributi minimi) che nel corso di quasi quarant’anni l’Autore ha dedicato all’arbitrato. Ordinati per macro-argomenti in varie sezioni ed all’interno di esse in base a criteri concettuali e non necessariamente cronologici, la loro temporale successione consente di constatare più che soltanto il progredire del pensiero di uno studioso dell’arbitrato, l’evoluzione normativa, giurisprudenziale e culturale di una materia che proprio nei decenni occupati dalle riflessioni dell’Autore ha conosciuto particolare intensità.
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Opinioni: Dieci Libri Fondamentali per la Cultura Umana
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Le 𝟒𝟎 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐛𝐞𝐧𝐞 del maestro 𝐔𝐦𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐄𝐜𝐨 non sono sempre vere e proprie 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑒, quanto spunti di riflessione che ci aiutano, con ironia, a scrivere in modo più consapevole. Più volte abbiamo sottolineato come in 𝐧𝐚𝐫𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚, poi, le eccezioni alle regole siano utili per caratterizzare i personaggi o lo stile di scrittura. Ma ecco la 𝟐𝟔𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐚 che è… proprio una 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑎. Guai a infrangerla! 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥’𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚 𝐮𝐧 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐦𝐚𝐬𝐜𝐡𝐢𝐥𝐞 𝐥’𝐚𝐩𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨𝐟𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐚 𝐦𝐚𝐢 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨. Eh sì, perché gli 𝐚𝐩𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨𝐟𝐢 sono una cosa seria e 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐨𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐯𝐚𝐥𝐢𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐬𝐚𝐫𝐥𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐬𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨. Se proprio vogliamo fare uno sforzo di fantasia e immaginare una situazione in cui possiamo usare in modo errato l’apostrofo (come fa Eco scrivendo «𝐮𝐧’𝐚𝐩𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨𝐟𝐨», ve ne siete accorti, sì?), penso a un biglietto d’amore o una lettera, che decidiamo di riportare nel nostro romanzo, scritta da un personaggio con un basso livello di istruzione, che quindi scriverà tutto in maniera sgrammaticata. L’apostrofo indica 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒐𝒔𝒂 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚, è 𝐫𝐢𝐜𝐮𝐫𝐯𝐨 ed è sempre nello stesso verso (così: ’ ). Si può avere l’𝐞𝐥𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 (𝑢𝑛𝑎 𝑎𝑙𝑡𝑎𝑙𝑒𝑛𝑎 diventa 𝑢𝑛’𝑎𝑙𝑡𝑎𝑙𝑒𝑛𝑎), oppure il 𝐭𝐫𝐨𝐧𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, come in alcuni verbi alla 𝐬𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨 (𝑑𝑎’; 𝑑𝑖’; 𝑓𝑎’), oppure il 𝐭𝐫𝐨𝐧𝐜𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐥𝐥𝐚𝐛𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 (𝑝𝑜’) o la 𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐜𝐢𝐟𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐚𝐭𝐞: ’68, ’73). Adesso e’ tutto chiaro? Vediamo un po chi e’ il primo a scrive un’apostrofo sbagliato! A cura di Valerio Maria Piozzo ° ° ° #umbertoeco #regoleperscriverebene #vivieditorlibri #apostrofo #elisione #troncamento
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Sull’importanza della scrittura manuale… una proposta metodologica che consenta di dare uguale valore alla forma e al contenuto. https://lnkd.in/dtfRRC49
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La storia orale ha più di 60 anni di letteratura e studi. Eppure, continua a essere sottovalutata da alcuni. Questo potrebbe dipendere da una certa pigrizia intellettuale da parte di storici e studiosi? - La documentazione scritta non è l'unica fonte di verità. - La storia orale offre prospettive uniche e personali. - Ignorarla significa perdere ricche sfumature del passato. La domanda è: stiamo perdendo opportunità di conoscenza preziose trascurando la storia orale? Condividete la vostra opinione nei commenti! #StoriaOrale #Conoscenza #Cultura #InnovazioneStorica #ApprendimentoContinua #ProspettiveUniche
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Come Affrontare le paure della scrittura
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SENIOR EMEA Account Executive ♦ SaaS "Maverick" ex Citrix/ Cisco/ Docebo (14K+)
8 mesiottimo spunto Francesco Carante 🧐 Non è lo strumento ma l'utilizzo a farne un Deus Ex Machina o un Armageddon dallo stesso 😇 👹 ...."animus liber" 🕊