CRESCITA E SALARI: IL DIVARIO. Il divario tra la #crescita degli #stipendi e l’aumento del #costodellavita continua a essere una questione critica per l’#Italia. Secondo i dati dell’#Ocse, i #salari reali nel nostro Paese sono rimasti quasi invariati negli ultimi due decenni, mentre il costo della vita è aumentato, erodendo il #potere d’acquisto dei #lavoratori italiani. La base è la #protezione: solo così è possibile garantire la #sicurezzafinanziaria di #famiglie e #imprese #consulenza #futuro #risparmi #investimenti #tutele #protection #pianificazionefinanziaria
Post di Francesco Servadio
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L’occupazione in Italia cresce a livelli record. Ma il grande problema restano i salari. Nonostante il rallentamento della spinta inflazionistica, il nostro Paese è quello che ha registrato il maggior calo dei salari reali – quelli parametrati al costo della vita – tra le maggiori economie dell’Ocse. Che vuol dire, in pratica, perdita del potere d’acquisto per i lavoratori italiani.
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Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie. Poi ci si domanda perché i giovani emigrano all'estero e in Italia nascono pochi bambini....! https://lnkd.in/dDuzEC47
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l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto ✅️👇
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"L’Italia è stata l’unica tra le economie avanzate ad avere registrato un calo degli #stipendi reali tra il 1990 e il 2020: -2,9%. Successivamente, le cose sono andate di male in peggio: alla fine del 2022, un altro -7,5% rispetto a prima della #pandemia. I lavoratori italiani perdono #poterediacquisto da diversi decenni e non s’intravede all’orizzonte alcuna svolta positiva, malgrado l’aumento della #occupazione ai massimi storici. Il calo degli stipendi è stato sempre spiegato perlopiù dalla bassa crescita della #produttività del #lavoro. E’ vero fino ad un certo punto. E’ vero anche il contrario. Per dirla con una battuta inglese, 'paga noccioline e avrai scimmie a lavorare per te'. La bassa #occupazione, specie al Sud, si deve anche all’incapacità delle imprese di pagare i #lavoratori con #retribuzioni eque. Il lavoro non è appetibile; in particolare, molte donne non trovano conveniente rinunciare ad occuparsi della #famiglia per prendere quattro lire al mese. Alzate gli stipendi! E così che funziona il #mercato. I #prezzi determinano l’equilibrio tra #domanda e #offerta. Fa parte della mentalità italiana pensare che debbano adeguarsi solamente i lavoratori alle condizioni del #mercato, non anche gli imprenditori. In altre parole, si punta solo al calo degli stipendi per assumere. Quando c’è carenza di lavoratori, invece, non si suppone che debba accadere il contrario. E anche questo #pregiudizio è figlio delle basse dimensioni aziendali. Manca una #mentalità dinamica e si frigna anche troppo. Non stupiamoci se restiamo in fondo alle classifiche internazionali per tasso di #occupazione, #innovazione e #crescita."
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RETRIBUZIONI INADEGUATE. Non è una questione solo di produttività e fiscale. É il sistema paese che non innova, che non crea nuove produzioni, incapace di riorganizzarsi per liberare capacità inespresse, é il ritardo accumulato negli investimenti, la mancanza di dinamismo imprenditoriale che preferisce la rendita ad assumersi il rischio del cambiamento. In questo contesto il lavoro è evidentemente penalizzato invece di essere premiato per stimolare la crescita. Le imprese, in gran parte mature perché incapaci di diversificare e di rinnovarsi, cercano il profitto a scapito dei lavoratori sottopagati mostrando una visione miope perché l’innovazione con gli aumenti salariali stimolando la domanda interna crea le condizioni di crescita degli stessi profitti. É il mercato interno che va sostenuto attraverso l’aumento della capacità di spesa di chi lavora; ma anche il settore delle imprese maggiormente orientate alle esportazioni non dovrebbe imporre risparmi sul costo del lavoro quando il Made in Italy è vincente sul piano della qualità che aumenta il valore aggiunto dei fattori produttivi. Vi sono quindi fattori generali su cui agire perché non si può attendere solo che migliori la finanza pubblica, ma quando? #Stipendi #Lavoro #Sviluppo #Profitti #Governo #Confindustria
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L’Italia è il Paese che a causa dell’inflazione ha registrato “il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’Ocse“. Peggio ancora, “nel primo trimestre del 2024 i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia“. A registrare il poco invidiabile primato è la nota Paese dedicata all’Italia all’interno del rapporto dell’Ocse sulle Prospettive dell’occupazione nel 2024, presentato martedì.
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Perché l'Italia ha il problema dei redditi bassi. Negli ultimi 30 anni il potere di acquisto dei lavoratori è addirittura sceso del 3%, contro una crescita media a livello europeo del 33% Ma cosa c'è dietro? l’Istat stima che nel 2021 l'economia sommersa (lavori in nero) più attività illegali sia stata pari a 192 miliardi, pari al 10,5% del Pil.
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OCSE: CROLLO DEI SALARI ITALIANI. Ocse: I #salari in Italia scendono quasi del 7% (mentre in Portogallo crescono del 5.5% e la media europea è +1,5%). Il nosto Paese è #terzultimo posto, tra i 38 Paesi oggetto dell' indagine E siamo #ultimi nell’Eurozona per crescita dei salari reali dall’ultimo trimestre del 2019 al primo del 2024. Ovviamente stiamo parlando del post Covid, ma i salari sono cresciuti quasi dappertutto. Invece in Italia sono crollati. Paolo Annoni su ItaliaOggi ci ricorda con questo articolo che più si scende nelle fasce di reddito, più la perdita di potere d’acquisto peggiora. E afferma che "La deflazione salariale italiana fa comodo all’Europa nella misura in cui contribuisce a creare le condizioni o per un taglio dei tassi o per la fine della loro salita." Parole che fanno riflettere certo. E numeri che fanno paura. In parole semplici quel salario dura sempre meno. E magari contestualmente si fa sempre più fatica a riscuoterlo dal datore di lavoro. E il posto di lavoro finisce forse anche s rischio. Non ho i numeri aggiornati. Però credo che la crescita delle procedure di sovraindebitamento e del piano del consumatore continuerà. (e magari anche delle liquidazioni giudiziali e controllate). #Ocse #salari #covid #UnioneEuropea #inflazione #pianodelconsumatore #liquidazionecontrollata #liquidazionegiudiziale #OCC
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L’Italia è il Paese che a causa dell’inflazione ha registrato “il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’Ocse“. Peggio ancora, “nel primo trimestre del 2024 i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia“.
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... come dire... un bel "problemino" strutturale sulle spalle di tutti gli italiani... Dal Corriere della Sera La rincorsa prezzi-salari — che innescherebbe una preoccupante spirale inflattiva che ricorda tanto gli anni della «scala mobile» — è da evitare, certo. L’Italia però è inviluppata da anni in una storia di salari troppo bassi, come plasticamente evidenziato da questa classifica dell’Ocse su dati Eurostat che vede i redditi medi italiani sotto ai livelli degli anni ’90 (vedi tabella in alto). D’altronde c’è una vasta area di povertà fatta di chi non ha un contratto fisso, spesso finisce travolto — è il caso dei giovani — nel girone dantesco dei tirocini. L’Inps, registrò l’allora presidente Pasquale Tridico, ritiene che questa area sia composta da «due milioni di lavoratori», fatta anche di contratti stagionali nel turismo e nei servizi in cui la dimensione del «nero» non è irrilevante e le cornici contrattuali scavalcate da illegalità e difese malamente dai pochi controlli. Il salario reale: la discesa inesorabile dal 1990 La vera misura di quanto guadagnano le persone è quello che in economia si chiama salario reale, cioè il salario rapportato ai prezzi. Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra le grandi economie il Paese in cui i salari reali sono diminuiti di più. Meno 7,3% solo nel 2022 rispetto al 2021, anno in cui la crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie. Paghiamo anni di redditi al palo bloccati (anche) da una produttività stagnante e il conto si scarica pure su chi un lavoro lo ha. Il problema è che si tratta di una tara storica. Come agire sul potere d’acquisto per alleviare le difficoltà di chi «vive sotto i 35 mila euro all’anno» però è oggetto di dibattito da sempre
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