💡 𝐃𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐮𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞: 𝐥𝐚 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 👩⚖️ Per 1 miliardo di donne e ragazze l’𝘂𝗴𝘂𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘀𝘁𝗮𝗹𝗹𝗼 𝗼 𝗮𝗱𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗿𝗲𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲. Il Segretario Generale delle United Nations António Guterres lo aveva preannunciato in un discorso all'Assemblea generale dello scorso 8 marzo: "I progressi fatti finora nel campo dei diritti delle #donne stanno svanendo sotto i nostri occhi con una rapidità e inesorabilità preoccupanti. La parità di genere è sempre più lontana. Sulla base del percorso attuale, UN Women stima che manchino 300 anni". 📢 Le parole di Guterres sono confermate dall'ultimo rapporto di Equal Measures, che ci dice come più di 850 milioni di donne e ragazze vivano in paesi classificati come “molto poveri” in fatto di uguaglianza di genere, e come siano sottoposte a una serie di restrizioni, ingiustizie e abusi, tra cui gravidanze forzate, matrimoni forzati e infantili e divieti di accesso all’istruzione secondaria. 📊 I dati parlano chiaro: ➡️ Secondo l’ultimo rapporto Equal Measures, più di 850 milioni di donne vivono in paesi classificati come "molto poveri" in termini di uguaglianza di genere. ➡️ Subiscono gravi restrizioni e abusi: gravidanze forzate, matrimoni infantili, divieti di accesso all'istruzione secondaria. 🌍 Anche il rapporto della The World Bank 𝘞𝘰𝘮𝘦𝘯, 𝘉𝘶𝘴𝘪𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘓𝘢𝘸, conferma che la disparità di genere rappresenta una delle ingiustizie più profonde e persistenti nella storia dell'umanità. ❌ Nemmeno il virtuoso Nord Europa è riuscito a raggiungere la valutazione più alta. Secondo il rapporto, entro il 2030 la situazione potrebbe essere peggiore rispetto al 2015, anno in cui furono redatti gli obiettivi delle Nazioni Unite, complici: 🪖i conflitti armati 🌪️l’accelerazione del disastro climatico (che non è neutrale rispetto al genere) 🚫le campagne contro i diritti delle donne 🗳️le minacce alla democrazia 📖 Scopri di più leggendo l’articolo completo di Carlotta Sisti su ELLE Magazine 👉 https://lnkd.in/dmtTkJEp #gendergap #discriminazionedigenere #GammaDonna
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LA LOTTA PER L'UGUAGLIANZA DI GENERE E IL SUO CONTRIBUTO ALLA COSTRUZIONE DI UN MONDO SOSTENIBILE, Francesca Zaza L'eguaglianza tra uomo e donna tra i 17 obiettivi ONU per il 2030 Abstract: la condizione attuale della donna nella società è ancora caratterizzata dalla presenza limitante e pericolosa degli stereotipi e pregiudizi di genere. Gli studi e le ricerche ci raccontano di un orizzonte temporale decisamente lontano e molto complicato da raggiungere; per farlo, sono richiesti cambiamenti sociali e culturali che sono altamente sfidanti e che chiamano alla consapevolezza e all’azione ognuno di noi. Tale è l’importanza del riconoscimento della donna come essere socialmente e produttivamente uguale all’uomo, che l’ONU lo ha inserito nella lista del 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per cambiare il mondo e renderlo più sostenibile per le generazioni future. Keywords: #eguaglianzadigenere #genderequality #gendergap #questionefemminile #femminicidio #violenzadigenere #mondosostenibile #societa #economia #claudiagoldin #premionobeleconomia2023 #sociologia #ONU #agendaonu2030 #francescazaza #ethicasocietasupli #ethicasocietasrivista #ethicasocietas #rivistascientifica #scienzeumane #scienzesociali https://lnkd.in/dHVSbctY
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Il #dato come elemento critico per perseguire #SDG5 ovvero #parita di genere ed #empowerment femminile. Una corretta raccolta dei dati connessa ad una categorizzazione coerente e ad un’analisi con obiettivi chiaro sono le condizioni necessarie affinché uno degli obiettivi dell’ #agenda2030 venga raggiunto. Per saperne di più leggi l articolo di Nonsoloambiente.it ! #diversity #inclusion Caterina Cenci Carola Salvato
Dati e parità di genere possono sembrare argomenti distinti e distanti, ma non secondo le Nazioni Unite che hanno approfondito il tema durante l'ultimo forum mondiale. Leggi l'articolo e gli interventi di Amina J. Mohammed e B. Piedad Urdinola #rubriche #diversity #inclusion https://lnkd.in/dN5bAQtC
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L'intersezionalità è un concetto piuttosto recente ed in continua evoluzione. Citato per la prima volta nel 1989 dall'attivista afroamericana Kimberlé W. Crenshaw, questo termine indica uno strumento per evidenziare le diverse discriminazioni e oppressioni subite da gruppi di persone marginalizzate proprio perché al centro di un'intersezione. Per esempio, una donna nera può subire, nel corso della sua vita, trattamenti sia razzisti che sessisti per via delle sue due caratteristiche inscindibili. Lo stesso vale per una persona con disabilità, appartenente alla comunità LGBTQIA+ o, più in generale, ad una qualsiasi minoranza. Oggi l'attivismo intersezionale coinvolge sempre più ambiti tra cui, ovviamente, quello della lotta contro la crisi climatica. Si tratta di una questione di cui tutti siamo responsabili e tutti ne subiamo gli effetti negativi. Ma, ovviamente, non nella stessa misura. Sono infatti le categorie già ampiamente oppresse a subire le conseguenze peggiori della crisi climatica: poveri, donne, persone non bianche o abitanti del Sud globale stanno già facendo i conti con disastri ambientali senza precedenti (causati per mantenere gli eccessi dell'occidente). Per questo motivo bisogna cominciare a sostenere un ambientalismo che sia intersezionale e che affronti le ingiustizie sociali tanto quanto quelle climatiche. Ne parlo in un articolo per Generazione https://lnkd.in/eMmafkWK
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🎙️Futuro: è così strano riflettere su questo concetto, è il grande assente nella maggior parte delle agende, eppure il diritto delle nuove generazioni a un futuro sostenibile e giusto non è mai stato così rilevante. Ne ho parlato a lungo con Chiara Carla Montà , ricercatrice Bicocca. A settembre si terrà il Summit del futuro, organizzato dall’ONU, cerchiamo di prepararci a immaginare un mondo nuovo, soprattutto per chi vive in condizioni di marginalità e vulnerabilità, come donne e bambine. 🔗 Sapete cosa fare ⬇️
🚼🌎 Garantire un futuro sicuro è un diritto per ogni bambino che, con le recenti crisi globali, appare sempre più minacciato. Con Chiara Carla Montà, ricercatrice di Milano-Bicocca, parliamo delle barriere educative e del Summit del Futuro United Nations Western Europe
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𝟭𝟯𝟬 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙧𝙞𝙩𝙖̀ 𝙙𝙞 𝙜𝙚𝙣𝙚𝙧𝙚: 𝙞𝙡 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤 𝙙𝙞 𝙖𝙜𝙞𝙧𝙚 𝙚̀ 𝙤𝙧𝙖! 📊 Nonostante i progressi compiuti, il divario di genere persiste in molti ambiti. Secondo le stime del World Economic Forum, ci vorranno ancora 130 anni per raggiungere la piena parità tra uomini e donne. Una previsione che deve farci riflettere: non possiamo permetterci di aspettare così a lungo! 🌟 È il momento di agire! Insieme possiamo accelerare questo cambiamento. Ogni singolo passo conta: unisciti a noi per promuovere l'uguaglianza di genere e fare la differenza. 💡 Condividi le tue idee e ispirazioni su come possiamo contribuire a ridurre questo divario! #ParitàDiGenere #Uguaglianza #WorldEconomicForum #EqualPensionDay
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Global gender gap: l’Italia perde 16 posizioni e regredisce sul fronte dell’inclusione economica delle donne, come conferma anche il rapporto WeWorld (scivola dal 63° al 79° posto). L'aumento della partecipazione economica delle donne e il raggiungimento della parità di genere nella leadership, sia nelle imprese che nel governo, sono due leve chiave per affrontare i più ampi divari di genere nelle famiglie, nelle società e nelle economie. Occorrono misure che un tempo potevano sembrare coraggiose ma ora sono assolutamente indispensabili: maggiori congedi parentali e di paternità, la rimodulazione del calendario scolastico, la certificazione della parità di genere e il potenziamento di una educazione civica diffusa nelle scuole. Le azioni collettive passano attraverso progetti territoriali come Female rivolto a tutte le donne. Daniella Todesco
🌍 Ogni anno il World Economic Forum rileva il divario di genere nel mondo valutando 146 Paesi attraverso quattro parametri: opportunità economiche, istruzione, salute ed emancipazione politica (in una scala da 0 a 100). Il Report del 2023 ci dice che: 👉 Nessun Paese raggiunge la piena parità di genere ➡ L'Islanda è al primo posto da 14 anni con un punteggio pari a 91,2 ⬇ L'Italia scivola di ben 16 posti rispetto al 2022: dal 63° al 79° posto, dietro Etiopia, Georgia, Kenya e Uganda All'attuale ritmo di progresso, è stato calcolato che occorreranno: - 131 anni per raggiungere la piena parità - 162 anni per colmare il divario nell'emancipazione politica - 169 anni per il divario nelle opportunità economiche - 16 per il divario di genere nel livello di istruzione Il tempo per colmare il divario nel campo della salute rimane indefinito. 🔗 https://lnkd.in/dXQ3Gf2J Unindustria Servizi & Formazione Treviso Pordenone | UNISEF Giorgia Zanin Sabrina Fantini Smeralda Panichelli
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Nel giorno in cui si ricorda il ruolo chiave della terra, in un mondo che volge lo sguardo verso scelte piú sostenibili ed equalitarie, l'eco gender gap assume un ruolo chiave nella discussione per la #climatejustice. Questo fenomeno indica le esistenti disuguaglianze di genere nell'impatto e nell'accesso alle risorse ambientali, e richiede azioni concrete per essere affrontato. Infatti è essenziale promuovere l'#uguaglianza di genere in modo trasversale, abbattendo le barriere che impediscono alle donne di svolgere un ruolo attivo nella protezione ambientale. Affrontare l'eco gender gap non è solo una questione di giustizia sociale, ma è anche essenziale per garantire un futuro sostenibile, rendendo la diversità la chiave di volta per superare le sfide ambientali che ci attendono. 🤝🌍🌱 #EarthDay #EcoGenderGap #Sostenibilità #GenderParity
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Ridurre le disuguaglianze L'Obiettivo 10 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite pone l'accento sulla necessità di ridurre le #disuguaglianze all'interno e tra i Paesi. Le disparità economiche, sociali e di opportunità rappresentano una sfida globale che richiede soluzioni integrate e inclusive. 🔹 Inclusione economica e sociale: Garantire pari opportunità a tutti, indipendentemente da sesso, razza, etnia, o condizione economica. 🔹 Emigrazione sicura: Promuovere una migrazione ordinata e responsabile, assicurando diritti e opportunità ai migranti. 🔹 Voci emarginate: Valorizzare le comunità vulnerabili e coinvolgerle nel processo decisionale. Lavorare per ridurre le disuguaglianze è fondamentale per costruire una società più equa e sostenibile. Non possiamo piú permetterci di guardare il nostro “orticello”. È ora di iniziare a lavorare concretamente, con le nostre comunità a questi temi. Fonte: https://lnkd.in/dCuCjPc2 #Agenda2030 #Obiettivo10 #Sostenibilità #Inclusione #Equità #Futuro
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Il World Index 2024, pubblicato dalla ChildFund Alliance, dipinge un quadro eloquente sulle disuguaglianze e le violazioni dei diritti umani, con un focus specifico su donne e bambini in 157 nazioni. Questa classifica annuale rappresenta una delle analisi più dettagliate e autorevoli in materia di diritti umani e mette in evidenza sia i progressi che le criticità a livello globale. Un mondo diviso: dove i diritti sono un lusso I dati riportati sono preoccupanti: un bambino su tre e oltre una donna su quattro vivono in contesti dove i diritti umani sono sistematicamente trascurati. Tali numeri mettono in evidenza come, per milioni di persone, l’accesso a condizioni di vita dignitose e alla tutela legale resti un miraggio. Nelle nazioni in fondo alla classifica, la negazione dei diritti fondamentali è una realtà quotidiana, che aggrava ulteriormente le disuguaglianze sociali ed economiche. I Paesi in cui la situazione è più critica, come il Ciad, riflettono l’incapacità delle istituzioni di garantire protezione e uguaglianza. La combinazione di conflitti interni, instabilità politica e povertà estrema rende la lotta per i diritti umani un’impresa quasi impossibile. Questo drammatico scenario si traduce in alti tassi di mortalità infantile, violenza di genere endemica e mancanza di accesso a istruzione e servizi sanitari essenziali. I Paesi al vertice: un esempio di equità e progresso Sul fronte opposto, le nazioni scandinave continuano a distinguersi per il loro impegno verso l’uguaglianza e la protezione dei diritti umani. Svezia, Islanda e Norvegia occupano le prime tre posizioni nel World Index 2024, confermandosi come modelli di riferimento. Questi Paesi hanno implementato politiche avanzate per garantire l’accesso universale all’istruzione, alla sanità e al lavoro, offrendo allo stesso tempo un efficace sistema di protezione sociale. Un elemento chiave del loro successo è la forte parità di genere, sostenuta da leggi che favoriscono l’equilibrio tra vita professionale e familiare, la partecipazione politica delle donne e la lotta contro le discriminazioni. Non sorprende che i bambini in questi Paesi godano di alti livelli di benessere, con accesso a opportunità educative e servizi di supporto che li preparano a un futuro prospero. L’Italia e la sfida per migliorare L’Italia si posiziona al 34° posto, ben lontana dalle prime posizioni e dietro a nazioni come Spagna, Francia e Germania. Nonostante i progressi compiuti, il Paese presenta ancora criticità legate alle disuguaglianze di genere e alla protezione dei minori. Il divario retributivo tra uomini e donne, la scarsa rappresentanza femminile nei ruoli decisionali e l’insufficienza di servizi di sostegno alle famiglie sono tra i principali ostacoli al miglioramento della posizione dell’Italia in classifica. A questo si aggiungono le difficoltà nell’affrontare il fenomeno della violenza domestica, un problema ancora diffuso e spesso
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𝗗𝗮𝗶 𝗚𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗕𝗼𝗻𝗱 𝗮𝗶 𝗚𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿 𝗕𝗼𝗻𝗱. C’è una notizia internazionale che mi ha colpito nei giorni scorsi e che secondo me merita di essere condivisa: l’Islanda sarà la prima nazione al mondo a emettere Green Bond per finanziare le politiche tese a promuovere l'uguaglianza di genere nel paese e garantire migliori condizioni di vita 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 𝗲 𝗹𝗲 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘃𝘂𝗹𝗻𝗲𝗿𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲. Questa azione del governo islandese sembra sia stata la risposta allo sciopero che le donne hanno organizzato nel 2023 per sensibilizzare ulteriormente le istituzioni rispetto ad alcune condizioni che ancora percepivano come preoccupanti (il gap salariale, le violenze domestiche,...) e incentivare così il governo a procedere con il piano di sostenibilità per raggiungere l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, puntando a raggiungere la parità di genere. Nessuno stato sovrano finora ha mai emesso obbligazioni del genere, anzi “di genere”…. e l’Islanda detiene già un altro primato: secondo il Global Gender Gap Report del World Economic Forum nel 2024 ha chiuso circa il 93,5% del suo divario di genere divenendo il primo Paese al mondo in fatto di uguaglianza di genere. Secondo me questo Paese ci sta dando interessanti spunti su come continuare a fare passi concreti verso la gender equality nelle nostre realtà offrendoci esempi di continuo impegno per migliorare e divenendo un modello di ispirazione verso un cambiamento positivo. 𝗘 𝗻𝗼𝗶? 𝗦𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝘀𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝗮 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗶 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗹'𝘂𝗴𝘂𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲?
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