Post di IPOD - Istituto di Psicodramma ad Orientamento Dinamico di Roma

UNO - Tutti gli ippocampi vogliono la pace. Ma quelli dei creativi, dei ricercatori e degli amorosi sono assai allergici anche ai NO ripetuti perché il NO è un lamento continuo su di voi viventi e facenti. E fa male anche alle suore. La distinzione tra Grande e piccolo non conta.Rimedio? Taccuino e penna: prendete nota ogni volta che arriva una nuova criticuzza. Annotate e fatelo notare. Poi vedremo cosa farne. DUE - Se non volete scrivere, usate almeno un numeratore a pulsante di quelli che si usano per contare le persone che entrano in un posto. A ogni NO premete il bottone rosso e vedrete che, mentre IPPO trema, il numero avanza. State facendo la storia. TRE - Se siete di natura generosa e avete un trend cristiano o buddhista usate un altro numeratore per tutte le volte in cui invece voi (simpatici) dite di SI’. Può essere giusto coltivare la pace, l’umorismo e la tolleranza ma bisogna tenere una partita doppia di dare-avere. Come insegna Luciana Segre, la vittima dell’odio può scegliere di non odiare. Ma, secondo me, deve contare. Se non lo fa poi si lamenterà col suo ippocampo e… QUATTRO - Uno dei peggiori inferni che si viene a creare ai danni del povero Ippo avviene nelle coppie in cui il lamento costante e tormentoso di A sul fatto che B (colei o colui che di fatto ha più soldi e successo) non guadagna abbastanza per garantire il benessere economico della coppia. Soprattutto nel campo dell’arte o della libera professione (molto moltissimo meno nel caso del lavoro dipendente in fabbrica o ufficio) il risultato di questa Accusa/Lamento è di sgretolare la salute dell’ippocampo di B che resta bloccato in una situazione mortificata e ferma. Questa dinamica di scoraggiamento del cavalluccio marino ferma i suoi salti di gioia tra le onde, e impedisce sempre di più a B di prendere iniziative nel mondo come faceva prima. Con conseguenti accuse. Un giro perverso. QUATTRO BIS - Un caso che ho risolto discretamente, muovendomi come uno Psico-Poirot, era ambientato in situ in uno stellato ristorante siciliano che produceva le mie riprese per “Fantasmi” su Moreno e Pirandello. Scoprii che l’ippocampo dello chef-padrone risentiva del pesante transfert negativo di una amante che proiettava su di lui la dinamica che aveva vissuto in casa da bambina: la madre casalinga che si accaniva contro il padre idraulico poco ambizioso (e sempre più ridotto a una larva). Per identificazione proiettiva queste STALLE inconsce dell’insaziabile fanciulla (comprami/portami/mettimi in cinta) stavano spegnendo le STELLE del cuoco innamorato e sempre più avvilito e depresso. Caso risolto al buio della famiglia. Da come mi guardò alla fine la moglie del cuoco, compresi che lei aveva capito che io avevo capito. Mi regalò una scatolona di sirene dicendomi che erano di marzaPENE. Dissi grazie ma poi le buttai a mare. Tenni solo la scatola per metterci I microfoni. Foto Vanessa Rusci o Luciana Santioli (?)

Ottavio Rosati

Ottavio Rosati

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