E tu cosa vuoi fare da grande? 👩💻 Trovare la giusta strada professionale non è una scelta affatto semplice. Vuoi fare il medico, lo scienziato, l'astronauta, il marketer, lo sviluppatore? Boh 🤷♀️ Il 57% dei #giovani tra i 15 e i 28 anni ancora non lo sa, mentre il 41% degli over 25 (anche chi è già addentrato nel mondo del lavoro) è dubbioso sulla propria #carriera professionale e vorrebbe dare una "sterzata" (indagine di INAPP (Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) ) Sono tantissimi i lavori che puoi fare ed è forse proprio questo che ci confonde. 💡 (Intanto, vi lasciamo anche il link al post dei nostri amici di Jobtech https://lnkd.in/dThJ_M3Z ) La grande confusione che attanaglia i giovani professionisti deriva probabilmente da: ❌ Un assente orientamento al #lavoro all'interno delle scuole e università; ❌ Una poco chiara valorizzazione dei propri talenti. ❌ La scoperta di una passione o talento "in corso d'opera". E dunque, cosa possiamo fare? Purtroppo, non possiamo provare tutti i lavori prima di scegliere (magari potesse farsi!), per questo bisogna intervenire a monte del problema oppure trovare il modo per "ritornare sulla giusta carreggiata". "Nel 2030 ci saranno lavori che oggi non esistono". E se così fosse, ti fermi e aspetti? La #formazione è la panacea di tutti i mali! Investi nel tuo futuro e nelle tue passioni. Sia esso il primo lavoro che andrai a fare oppure una deviazione nella tua carriera già avviata. Non aver timore di lanciarti in nuove avventure 🚀 Anche tu sei in quel 57%? 👇

Quando hai capito quale fosse davvero la tua strada? 🤔 Per il 57% dei giovani italiani tra i 15 e i 28 anni, questa domanda rimane senza risposta. Se consideriamo solo gli over 25, il 41% ammette di non avere una chiara visione del percorso professionale da intraprendere, una percentuale significativa per chi potrebbe essere già inserito nel mondo del lavoro. Un recente studio di INAPP (Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche) evidenzia come molti ragazzi e molte ragazze si sentano privi e prive di una ‘bussola’, incerti su quale carriera perseguire o quali competenze sviluppare. 🧭 Questa sfida non è solo individuale ma collettiva. È essenziale infatti creare ambienti che supportino i giovani nella scoperta e nella valorizzazione dei loro talenti. L’orientamento professionale gioca un ruolo fondamentale in questo processo, offrendo gli strumenti necessari per trasformare l’incertezza in un percorso più chiaro e lineare. Non resta che domandarci: stiamo facendo abbastanza per supportare i giovani in questo percorso? 🤷

In Italia abbiamo un (serio) problema con l’orientamento al lavoro ❌ Secondo uno studio che abbiamo condotto con l’osservatorio di Factanza Media in collaborazione con Eumetra, il 73% dei giovani tra i 15 e i 28 anni in Italia non ha mai partecipato ad attività di orientamento al lavoro. Più della metà (57%) non ha una visione chiara su quale carriera intraprendere, e solo il 21% di chi sta ancora studiando ha le idee chiare sul proprio futuro professionale. Questa carenza di orientamento porta molti giovani a fare scelte formative non allineate con le proprie attitudini o con le richieste del mercato del lavoro. Ma non solo: mancando un sistema strutturato di orientamento, chi ne paga il prezzo più alto sono soprattutto le fasce deboli della popolazione. Spesso infatti l'orientamento è demandato alle famiglie, che non hanno le competenze adeguate per farlo in modo efficace. Inoltre, il livello di istruzione dei genitori influenza fortemente il percorso dei figli: quando i genitori hanno un basso livello di istruzione, il 24% dei giovani abbandona precocemente gli studi e solo il 10% raggiunge un titolo terziario. Al contrario, se almeno un genitore è laureato, solo il 2% abbandona gli studi e circa il 70% si laurea. E in un Paese con uno dei tassi più alti d’Europa di NEET e dove il disallineamento tra le competenze fornite dal sistema educativo e quelle richieste dalle imprese sono enormi, non possiamo permettercelo. Proprio per questo con Factanza Media abbiamo lanciato il format (Dis)orientati, in cui visitiamo aziende e liberi professionisti per raccontare le professioni tramite chi le vive quotidianamente, in modo da dare ai ragazzi gli strumenti per capire cosa li aspetta e scegliere il proprio futuro con cognizione di causa. Senza gli strumenti giusti, rischiamo di perdere talenti. Perché l’orientamento al lavoro non è solo una questione di consapevolezza personale, ma anche di equità.

🌍 Cosa sogna la Generazione Z? Il settore sanitario è tra i più ambiti dai giovani europei Una recente ricerca commissionata a Ipsos, ci offre spunti di riflessione interessanti sulle aspettative dei giovani nei confronti delle professioni sanitarie. 👩⚕️👨⚕️ Il sondaggio, condotto tra giovani di età compresa tra i 16 e i 20 anni in Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna, rivela che il 75% è ottimista riguardo alle opportunità di lavoro post-studio. In Italia, il dato si attesta al 74%, nonostante il nostro paese registri uno dei tassi di disoccupazione giovanile più alti. 📊 Tuttavia, colpisce notare come un quarto dei giovani europei, non ancora ventenni, si affacci al mondo del lavoro con scetticismo. Questo evidenzia la necessità di iniziative che possano ridurre l'ansia e l'incertezza sul futuro lavorativo delle nuove generazioni. 🔍 La ricerca ci invita a riflettere sull'importanza di sostenere i giovani, offrendo loro maggiori certezze e risorse per affrontare con fiducia il loro percorso professionale, specialmente in settori cruciali come quello sanitario. #GenerazioneFuturo #Lavoro #Salute #Giovani #Ipsos

Negli ultimi tempi, ci si imbatte spesso in affermazioni come "i giovani non hanno più voglia di lavorare". Ma è davvero così? O si tratta di una lettura superficiale di un fenomeno ben più complesso e profondo? Viviamo in un'era in cui l'accesso all'istruzione e, soprattutto, all'informazione è senza precedenti. I giovani di oggi sono meglio informati e più consapevoli dei loro diritti e del valore del proprio lavoro. Non si tratta di mancanza di volontà, ma di una consapevolezza crescente che impedisce loro di accettare condizioni lavorative inadeguate o remunerazioni che non riflettano il loro impegno e le loro competenze. I giovani di oggi non cercano solo un lavoro, ma ambiscono a carriere che offrano vere opportunità di crescita personale e professionale. Essi aspirano a posizioni che non solo riconoscano il loro attuale valore, ma che offrano anche spazi per l'evoluzione delle loro competenze e per il raggiungimento delle loro ambizioni. L'idea che "è sempre stato fatto così" non regge più come giustificazione per pratiche lavorative obsolete o ingiuste. L'era dello sfruttamento sta, fortunatamente, vedendo il suo tramonto, in un mondo dove il costo della vita continua ad aumentare, e dove i giovani aspirano non solo a lavorare, ma a lavorare in condizioni che riconoscano il loro valore e che alimentino le loro aspirazioni. In questo contesto, è fondamentale che le aziende riconoscano l'evoluzione delle aspettative lavorative e si adattino di conseguenza. Offrire condizioni di lavoro eque, vere opportunità di crescita e un ambiente che valorizzi il contributo individuale e supporti le ambizioni dei giovani non è solo una questione di giustizia, ma una strategia vincente per attrarre i talenti di domani. In conclusione, non si tratta di una questione di voglia di lavorare, ma di cercare un lavoro che sia rispettoso delle proprie competenze, del proprio valore e che sostenga le ambizioni personali e professionali. È tempo di abbandonare cliché obsoleti e iniziare a costruire un futuro lavorativo che sia inclusivo, giusto, e ricco di opportunità per tutti.

Smentendo i Miti su GenZ: Una Nuova Prospettiva sui Giovani Lavoratori Recentemente, nella nostra #academy, abbiamo condotto un sondaggio tra i giovani di Sassari, età 17-24 anni, per capire cosa ricercano veramente in un ambiente lavorativo. I risultati sono stati illuminanti e sfidano le percezioni comuni su questa generazione. Spesso si sente dire che i giovani di oggi, soprattutto quelli della #GenZ, sono interessati solo ai guadagni finanziari e mancano di motivazione o desiderio di crescere professionalmente. Tuttavia, le risposte ricevute nel nostro sondaggio dipingono un quadro molto diverso. I giovani hanno espresso un desiderio forte per: - Interesse sincero verso di loro come individui - Rispetto in ambito lavorativo - Un ambiente di lavoro positivo - Opportunità di formazione professionale - Adempimento ai contratti e agli accordi presi - Rapporti umani di qualità sia con la direzione che con i colleghi - Piani di crescita e sviluppo personale e professionale - Possibilità di partecipazione azionaria in azienda, basata su meriti Questi feedback ci mostrano che i giovani lavoratori non sono solo guidati dal desiderio di guadagno, ma cercano un ambiente di lavoro rispettoso, che li valorizzi come #persone e #professionisti, e che offra loro opportunità di #crescita e #apprendimento. È tempo di mettere in discussione i pregiudizi e di iniziare a vedere i giovani lavoratori per ciò che realmente ricercano e valorizzano. Invito tutti, specialmente gli adulti e i leader aziendali, a riflettere su questi risultati e a considerare come le loro aziende possono rispondere a queste esigenze. La GenZ non è un monolito; è un gruppo diversificato con aspirazioni profonde e autentiche. Ascoltare e rispondere a queste voci non solo migliorerà il morale e la produttività, ma contribuirà anche a creare un futuro lavorativo più inclusivo e soddisfacente per tutti. Cosa ne pensi? Ti invito a scrivere le tue riflessioni o eventuali domande nei commenti di questo post

Cosa ci dicono i dati ISTAT su istruzione e occupazione in Italia nel 2023? -Le donne sono più istruite ma significativamente meno occupate degli uomini -i laureati hanno un livello di occupazione più alto dei diplomati- -la percentuale di giovani che si laureano e’ più alta se i genitori sono già laureati - Il divario tra nord, centro e sud esiste ancora ; -il divario è amplificato sui generi in funzione del livello d’istruzione. -i laureati in Italia tra giovani sono meno rispetto alla media europea -Nelle materie STEM, il divario di genere è più ampio e questo amplifica il divario occupazionale. Molte altre informazioni nel report allegato all’articolo ( che consiglio di leggere). C’è ancora tanta strada da fare per una società davvero equa, che garantisca le stesse opportunità indipendentemente dalla famiglia di appartenenza o dal genere, senza considerare tutte le altre diversità che questo report non considera (ma dovrebbe). #Diversita’ #Inclusione #Istruzioneequa

Il tuo futuro dipende da te, ma anche dalla realtà da cui provieni. O meglio, dal livello di #istruzione dei tuoi genitori 🎓 Eh si, lo dice Istat nell’indagine sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali del 2023. Il report mostra un dato importantissimo: quando i genitori hanno un basso livello di istruzione, quasi un quarto dei giovani (24%) abbandona precocemente gli studi e solo poco più del 10% raggiunge il titolo terziario. Al contrario, se almeno un genitore è laureato, solo il 2% abbandona gli studi e circa il 70% raggiunge la laurea. Questa è il concetto di #mobilità #sociale, cioè la possibilità di stare meglio o peggio delle condizioni di partenza della propria famiglia. Se il proprio destino è fortemente legato alle condizioni dei propri genitori, allora una società si definisce socialmente “immobile”. L'istruzione è fondamentale per ridurre la #disuguaglianza e aumentare le opportunità di occupazione e di reddito. Secondo il report ISTAT, infatti, tra i 25-64enni, il tasso di occupazione dei laureati è 11 punti percentuali più alto di quello dei diplomati, in particolare 84,3% i laureati contro il 73,3% dei diplomati. Il gap cresce a ben 15,7 punti tra gli under 35 che hanno conseguito il titolo da uno a tre anni prima. Nel Mezzogiorno, i livelli di istruzione sono decisamente inferiori rispetto al Nord. Solo il 54% delle persone possiede almeno un diploma, rispetto al 65,7% nel Nord. Anche i tassi di occupazione per i più istruiti sono diversi: nel Mezzogiorno, il 71,2% dei laureati trova lavoro, mentre nel Nord la percentuale sale all'86,4%. Il divario territoriale è ancora più evidente tra i giovani laureati, con una differenza di 24,9 punti percentuali nel tasso di occupazione tra il Nord e il Mezzogiorno. Questi dati dimostrano, ancora una volta, che l’istruzione gioca un ruolo fondamentale nella trasmissione della diseguaglianza economica tra generazioni. Investire nell'istruzione significa investire nel nostro futuro. Non farlo significa perpetuare le diseguaglianze economiche. È importante che le istituzioni si impegnino per garantire a tutti l'accesso a un'educazione di qualità, indipendentemente dalle proprie condizioni socio-economiche di partenza. Solo così possiamo ridurre le disuguaglianze e costruire una società più prospera per tutti. Che ne pensate?

I giovani vogliono cambiare il mondo del lavoro? Incuriositi da quali fossero gli obiettivi lavorativi dei ragazzi che frequentano l’Università, abbiamo condotto un sondaggio sulle nostre communities chiedendo loro quale fosse il settore in cui avrebbero piacere di lavorare. È emerso che i settori lavorativi più attrattivi per i giovani universitari sono: 🥇Educazione 🥈Marketing  🥉Sanitario Seguiti da: ✍️Editoria 👠Moda  💼Finanza   Ma come si rende un settore più attraente per i ragazzi? Sicuramente la Gen Z cerca un lavoro stimolante, che offra prospettive di crescita e di carriera, che si basi sulla meritocrazia, sul rispetto delle persone e sull’equilibrio tra vita lavorativa e privata… stipendi competitivi e benefit aziendali non bastano più! 

Per le nuove generazioni la stabilità emotiva, di conseguenza anche quella economica, sta diventando impossibile da raggiungere con le proprie forze. 4 giovani su 10 hanno aspettative negative sul futuro. Secondo Chiara Agostini, ricercatrice del Laboratorio di Percorsi di secondo welfare, i giovani di oggi stanno molto peggio rispetto alle generazioni precedenti. Essi dovrebbero essere i nuovi target delle politiche di welfare. C'è un'urgenza. La scuola non riesce più a garantire lo spazio necessario per sperimentare in un ambiente sicuro e protetto. È errato pensare che i giovani non vogliano imparare o impegnarsi. Questo genere di stereotipi creano barriere insormontabili. Secondo Alessia Barbagli, pedagogista e insegnante, esistono due strategie efficaci per gestire questa questione delicata e urgente che riguarda i giovani: Il primo metodo riguarda il coinvolgimento e l'ascolto attivo. Questo implica un approccio incentrato sul rispetto e la comprensione delle esigenze e dei desideri. L'ascolto attivo permette di comprendere meglio le sfide che i giovani affrontano, in modo tale da formulare risposte e soluzioni più appropriate e mirate. Il secondo metodo consiste nel creare collaborazioni con enti istituzionali e organizzazioni sociali. Queste collaborazioni possono rispondere in modo più efficace ai bisogni sociali e personali dei giovani, fornendo un supporto strutturato e continuativo. Per aumentare le probabilità di successo, è consigliabile adottare entrambi questi approcci. Non è così difficile come potrebbe apparire. Con la giusta volontà e impegno, è possibile creare un ambiente più accogliente e di supporto. Facciamolo insieme. #cedafare #welfare #emmergenzagiovani #scuola #equilibriomentale