Post di Marianna Porcaro

“COSA E CHI IN ME CREA LA “REALTÀ”?” Ognuno di noi, nel quotidiano, si trova più o meno inconsapevolmente immerso nella sua “scenografia interiore” corredata di sensazioni, percezioni, emozioni e pensieri meccanici cui reagisce automaticamente con bramosia o avversione a seconda delle esperienze vissute da se stesso (in questa e “altre vite”) e, per risonanza genetica ed epi~genetica, dai suoi predecessori ed antenati. Sono quelle stesse percezioni, emozioni e pensieri a diventare sensazioni, in superficie prima ed in profondità poi, fino a cristallizzarsi sul corpo anche a livello di sintomi e “malattie”. È proprio attraverso quelle stesse sensazioni, divenute fisiche, che generiamo e proiettiamo all’esterno ciò che è dentro di noi, osannandolo se il copione “ci piace” o rinnegandolo e condannandolo se “non ci piace”. Con le parole di Deepak Chopra: “Siamo tutti maestri nell’uso della proiezione, un meccanismo di autodifesa che ci toglie dall’imbarazzo di doverci guardare dentro”. Allora, come e dove possiamo intervenire per innescare un fenomeno di reale cambiamento? Dentro, poiché è da lì che viene generato lo scenario che vivo ogni giorno, attraverso l’osservazione sincera ed equanime, prima, e trasformazione, poi, delle sensazioni sul corpo, percezioni, emozioni e pensieri dall’interno verso l’esterno e dall’esterno verso l’interno. Se, invece, proviamo o pretendiamo di agire direttamente sull’esterno quando oramai il film interiore ha materializzato, esplicato ed amplificato i suoi effetti, nulla potrà essere cambiato e ieri sarà come l’altro ieri, oggi come ieri e domani come oggi, così di giorno in giorno, di generazione in generazione e di vita in vita. Ed anche se qualcosa esteriormente cambiasse, nemmeno ce ne renderemmo conto perché troppo ipnotizzati a guardare solo là fuori, anziché dentro. E TU, SEI DISPONIBILE E DISPOSTO AD OSSERVARE COSA E CHI C’È DENTRO DI TE? NULLA ESISTE LÀ FUORI, CHE NON SIA GIÀ DENTRO. Ti auguro un’onesta sperimentazione ed auto~osservazione. Giuliano Santucci #osservazioneinterioreelavorosudisé

I corpi non si aggiustano, si curano. Esistiamo nel tempo e nello spazio, mutando, donando senso e creando significati. Essendo un processo, le logiche di osservazione, valutazione e intervento non possono essere meccanicamente lineari ma rispondono all’approccio sistemico e narrativo, in cui emergono funzionamenti non riducibili alla somma delle parti e situati nel trascorrere del tempo.. In questa prospettiva teorica, gli assunti di Mente e Corpo decadono: non siamo computer con dei software, né corpi sulla scena da aggiustare come automi. Il punto di vista più coerente è nell’intercorporeità. Il soggetto è visibile solo all’interno delle relazioni che genera, di cui è parte. La prima distinzione fenomenologica quando si parla di corpo è tra Korper e Leib. Il primo è il corpo anatomico, quello che si studia sui libri; il secondo è il cosiddetto corpo_mondo. Nei processi di cura, lo spazio tra il corpo del curante e del curato diventa un campo, un mondo nuovo. Tale corpo può essere allargato a tutto l’insieme dei curanti. Quel luogo di significato è dove avvengono atti condivisi, ma anche immagini, suoni, idee, proposte e motivazioni. In una prospettiva embodied, tale zona è ricca del vissuto corporeo soggettivo narrato al fine di quel gesto, idea proposta, esercizio, eccetera. Se non è così, la prospettiva rimane soggetto-oggetto dove viene esaltata la tecnica e l’abuso. L’efficienza senza relazione è potere che interviene e non coopera, non condivide ma separa. La salute non è qualità ma simulacro. La cura è un processo morale che richiede la messa in gioco del curante, che deve conoscere sì le tecniche ma soprattutto se stesso, mettendosi in una posizione di crescita continua, senza illudersi di sapere a priori chi è e cosa fa. Questa posizione etica è determinata da una visione di mondo precisa, che è relazionale, sistemica, incarnata – dove il potere è utilizzato per migliorare la qualità di singoli e della comunità. Essere individui non significa essere separati, ma indivisibili. All’aumentare della nostra separazione, aumenta l’idea di avere una mente, di averla separata da un corpo, di avere questa mente chiusa nella scatola cranica e di farla corrispondere al nostro pensiero, in particolar modo quello che crediamo razionale. Questa prospettiva scissa e dissociata è una visione malata e che porta ad azioni, verso noi stessi e gli altri, che non creano nè qualità né salute. La mente è tra di noi, ciascun soggetto ne ha riflesso anche in una sensazione interna, ma è parziale. Dobbiamo provare a trovare cosa osservare insieme, perché abbia senso e significato. Osservare, valutare e agire insieme porta a qualità e salute. Un corpo separato dagli altri è un Korper, è morto. corponarrante.com

“COSA E CHI IN ME CREA LA “REALTÀ”?” Ognuno di noi, nel quotidiano, si trova più o meno inconsapevolmente immerso nel suo “film interiore” corredato di sensazioni, percezioni, emozioni e pensieri meccanici cui reagisce automaticamente con bramosia o avversione a seconda delle esperienze vissute da se stesso (in questa e “altre vite”) e, per risonanza genetica ed epi~genetica, dai suoi predecessori ed antenati. Sono quelle stesse percezioni, emozioni e pensieri a diventare sensazioni, in superficie prima ed in profondità poi, fino a cristallizzarsi sul corpo anche a livello di sintomi e “malattie”. È proprio attraverso quelle stesse sensazioni, divenute fisiche, che generiamo e proiettiamo all’esterno ciò che è dentro di noi, osannandolo se il copione “ci piace” o rinnegandolo e condannandolo se “non ci piace”. Con le parole di Deepak Chopra: “Siamo tutti maestri nell’uso della proiezione, un meccanismo di autodifesa che ci toglie dall’imbarazzo di doverci guardare dentro”. Allora, come e dove possiamo intervenire per innescare un fenomeno di reale cambiamento? Dentro, poiché è da lì che viene generato lo scenario che vivo ogni giorno, attraverso l’osservazione sincera ed equanime, prima, e trasformazione, poi, delle sensazioni sul corpo, percezioni, emozioni e pensieri verso l’esterno e verso l’interno. Se invece proviamo o pretendiamo di agire direttamente sull’esterno quando oramai il film interiore ha materializzato, esplicato ed amplificato i suoi effetti, nulla potrà essere cambiato e ieri sarà come l’altro ieri, oggi come ieri e domani come oggi, così di giorno in giorno, di generazione in generazione e di vita in vita. Ed anche se qualcosa esteriormente cambiasse, nemmeno ce ne renderemmo conto perché troppo ipnotizzati a guardare là fuori, anziché dentro. E TU, SEI DISPONIBILE E DISPOSTO AD OSSERVARE COSA E CHI C’È DENTRO DI TE? NULLA ESISTE LÀ FUORI CHE NON SIA GIÀ DENTRO. Ti auguro un’onesta sperimentazione ed auto~osservazione. Giuliano Santucci Ricercatore Indipendente – Genealogista; Ideatore del Metodo di aiuto all’evoluzione U.S.R.® {Utilizzo Strategico ed armonico delle proprie Risorse} #osservazioneinterioreelavorosudisé #lavitaèrealesoloquandoiosono

GUERRA E APOCALISSE. L'OMBRA DELL'UMANITA' secondo CARL GUSTAV JUNG di Sauro Tronconi Nell'anima umana esiste una dimensione oscura, sovente etichettata come "male", ma che, in realtà, rappresenta un aspetto ineluttabile della nostra psiche. Questa dimensione, che Jung avrebbe definito l'Ombra, non è semplicemente un deposito di caratteristiche negative, ma una parte integrale del Sé. La trasformazione dell'Ombra, e quindi la realizzazione di un equilibrio interiore, può avvenire solo attraverso una profonda consapevolezza di sé. Nei momenti di grande tensione e conflitto, come durante le guerre, assistiamo a un paradosso psicologico: mentre molti si dichiarano sostenitori della pace, altri, spesso inconsapevolmente, anelano alla guerra. Questo desiderio latente, mascherato da proclami di pacifismo, è una manifestazione dell'Ombra collettiva. È come se una parte inconscia della nostra psiche fosse attratta dal caos e dalla distruzione, cercando nel disastro una sorta di risoluzione catartica. Questa dinamica si riflette nel nostro comportamento quotidiano, dove l'attrazione per le notizie catastrofiche e la ricerca di scenari apocalittici sono sintomi di una psiche in lotta con la sua stessa Ombra. L'interesse morboso per il disastro è, in realtà, un riflesso della nostra paura e del nostro desiderio di confrontarci con il lato oscuro della nostra natura. Il coraggio di ammettere l'esistenza di questa spinta oscura dentro di noi è il primo passo verso l'integrazione dell'Ombra. Tuttavia, la maggior parte delle persone preferisce mascherare questi impulsi con l'ipocrisia o con la menzogna a sé stessi, negando così una parte fondamentale della propria umanità. L'integrazione dell'Ombra, secondo Jung, richiede un processo di individuazione, in cui l'individuo deve affrontare e riconoscere tutti gli aspetti della propria psiche, sia quelli luminosi che quelli oscuri. Solo attraverso questa consapevolezza e accettazione possiamo aspirare a una vera trasformazione, evitando di proiettare il nostro male interiore sugli altri e sul mondo. Sauro Tronconi #Jung #guerra #apocalisse #male #consapevolezza #ipocrisia #menzogna

L’arte è un riflesso dell’anima. Ci mostra frammenti di noi stessi che spesso fatichiamo a vedere, momenti sospesi tra realtà e immaginazione. Il quadro di mia sorella Elena Valchera racchiude tutto questo: un frammento di vita intrappolato nel riflesso di una boccia. Guardandolo, mi sono chiesta quante volte ci fermiamo a osservare il nostro riflesso, non nello specchio, ma in ciò che creiamo. L’arte, come il talento, è un linguaggio unico: traduce i nostri sogni, paure, ambizioni, e li rende visibili al mondo. E se il tuo talento fosse uno specchio? Cosa rifletterebbe di te oggi? Come coach, so che ognuno di noi ha un linguaggio unico per esprimere la propria essenza. Non serve essere artisti: basta ascoltare la propria voce interiore e trovare il coraggio di riflettersi nelle proprie azioni. ✨ Il talento che non mostri è un messaggio che il mondo non riceve. ✨ #Talento #Coaching #Riflessioni #ArteComeEspressione

La verità non può essere esclusa, non può essere cambiata, tale è la realtà ultima. Altrimenti, l'illusione cambia costantemente e può essere manipolata, respinta o modificata. Qualsiasi oggetto esterno può essere cambiato o rifiutato. Devi imparare a distinguere la realtà dall'illusione. Gli elementi in movimento e possono essere spostati, possono essere agiti: aria, fuoco, acqua, si muovono e la terra gira su se stessa. Tuttavia, lo spazio non può essere cambiato, non importa quanto duramente tu ci provi. Tuttavia, è sufficiente chiudere gli occhi perché lo spazio esterno scompaia. L'immensità è la madre di tutti gli oggetti in essa, ma tutti questi oggetti di manifestazione sono irreali. Non c'è oggetto in questo mondo che non scompaia se ne neghi l'esistenza. Quando rivolgi la tua attenzione verso l'interno, il corpo scompare. La mentalità è composta solo da pensieri e parole, e quando riposa ed è silenziosa, sogni, dubbi, intelletto e pensieri semplicemente scompaiono. Ciò che rimane è nulla, ma questo nulla deve già essere obsoleto. Infine, rimane solo colui che ha rinunciato a tutto: "Io sono colui che ha trasceso tutto". In questo modo, si può vedere che l'"Io" rimane il testimone, ma alla fine anche questo "Io" deve essere abbandonato in modo che rimanga solo la verità, che è al di là dell'ignoranza e della conoscenza (nota: incoscienza e coscienza). Chiunque sia venuto deve andarsene, che sia un re o un mendicante. D'altra parte, rinunciarvi non è più soggetto a cambiamenti. Chi ha dimenticato tutto esiste per sempre, è l'Io. Tutto è lui ed è in ogni cosa. Se guardi il riflesso di cento cammelli in uno specchio, il peso di quello specchio non si muove nemmeno di un'oncia, perché è solo un riflesso. Allo stesso modo, sebbene il mondo fenomenico sia in Lui (l'Io), non ha alcuna influenza su di esso. Quindi, non appena ti arrendi al tuo Sé interiore, tutti gli oggetti esterni scompaiono, perché sono solo un'illusione. La tua vera natura è intoccabile dall'illusione. La tua nascita trova il suo vero significato solo quando realizzi il Sé. Intelletto, conoscenza e ignoranza sono apparsi in te, il Sé, quindi sei prima di tutto questo, sei il suo creatore. Gli dei Brahma, Vishnu e Shiva devono la loro esistenza solo a te. Nel sonno tutto scompare, ma tu continui a esistere.

"Il sacro non si può comprare". 𝗦𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶 𝗹𝗮 𝘇𝗮𝘃𝗼𝗿𝗿𝗮, 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗲 𝘇𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗶. Più in alto vai, più la materia si fa leggera, più hai la percezione di mondi delicati e sottili. Devi lasciare fuori le grossolanità e un certo genere di pensieri. Alcune sensazioni, un litigio, una guerra, ti contaminano e i tuoi sentimenti sono tirati giù, verso il basso. Invidie e gelosie sono mondi che, se non si riescono a eliminare, almeno si deve cercare di controllare. Paul Valéry ha scritto una pagina di indimenticabile bellezza sulla competizione tra gli uomini: il competitivo ha bisogno dell’altro, da solo non è nessuno. [...] Oggi manca a sempre più gente il contatto diretto con la natura. L’uomo lontano dalla natura s’imbarbarisce e si convince di poter essere senza pudore il delinquente che in potenza è. E quando ostenta la sua distanza dal creato dà libero sfogo al peggio di sé. C’è molto cammino personale da compiere quaggiù per arrivare alla propria meta, soprattutto per noi occidentali, sempre più immersi nel rumore e nella confusione. Credo di essere un po’ monotematico: tutto si riduce sempre alla stessa questione, non riesco ad allontanarmi dal concetto di evoluzione, per cui una bella persona è una persona evoluta. 𝗟’ 𝗮𝗽𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻’𝗲𝘃𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝘀𝗲́ 𝗹𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮. Quando vedi una persona entrare in una stanza, ti accorgi immediatamente del mondo che porta in giro. Ho sempre pensato, da quando ho cominciato ad avere coscienza di me stesso, che l’evoluzione passi attraverso il cambiamento di sé. Si parte dall’analisi e dall’accettazione (o meno) di certi aspetti del carattere. 𝗦𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝗮𝗱𝗮𝗻𝗼 𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗲 𝗹𝗼 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗿 𝗺𝗮𝗹𝗲, 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗿𝗲." Franco 𝘉𝘢𝘵𝘵𝘪𝘢𝘵𝘰 https://lnkd.in/dmWXh-qh #essenza #cambiamento #benessere #accettazione #bellezza #natura

Ci sono modelli di comportamento che ci segnano e insegnano, ma anche aiutano e supportano in tante decisioni e azioni. Condivido con voi questa interessante e stimolante riflessione di Alberto Mascia che trovo anche molto concreta e rivelatrice. #ispirazione #scelte #decisioni #lavoro #comportamento #vita #relazioni #riflessione

Questa celebre frase di #VictorHugo riassume un ideale di saggezza e chiarezza che permea ogni aspetto dell'esistenza umana. Hugo suggerisce che la brevità e la precisione nel modo di esprimersi riflettono una mente ben ordinata e focalizzata. 👉 Questo concetto si estende oltre la sfera linguistica, poiché la precisione nel pensiero è essenziale per guidare azioni e decisioni ponderate nella vita quotidiana. 🎯 La decisione, infine, implica un impegno deciso verso un obiettivo, una volontà di agire con determinazione e fermezza. 🙌 In sintesi, queste tre qualità incarnano un cammino verso la chiarezza, l'efficienza e il successo in ogni aspetto della vita. #ItalCommunications #PressOffice  #AgenziaDiComunicazione #Events #Comunicare #QuotesComunicazione 

La solitudine non è solo l'assenza di persone. È l'assenza di scopo, l'assenza di significato. Quando ti trovi in un mondo dove tutto sembra strano e distante, dove ogni connessione è superficiale e ogni tentativo di comprensione è affrontato con indifferenza, ti rendi conto che la vera solitudine non è essere soli, ma sentirsi soli in un mondo che non ti rende felice, senza senso. [Haruki Murakami] La solitudine e il vuoto del significato La solitudine non è una questione numerica, ma semantica. Murakami coglie l’essenza del problema: non è l’assenza di volti, ma l’assenza di un dialogo autentico a scavare il vuoto. Heidegger parlava di Geworfenheit, l’essere gettati nel mondo, condannati a trovare un senso in un universo che non lo fornisce. Viviamo in un’epoca di iperconnessione, eppure siamo più isolati che mai. Zygmunt Bauman descriveva le relazioni liquide, incapaci di solidificarsi in significati duraturi. La solitudine vera non è stare soli, ma abitare un mondo che ci attraversa senza toccarci, dove ogni parola è un’eco svuotata e ogni sguardo uno specchio opaco. Come si vince questa solitudine? Forse nel recupero di un senso, come suggeriva Viktor Frankl: la ricerca di uno scopo è il solo antidoto al nulla. La solitudine è il deserto, ma nel deserto, talvolta, si incontrano profeti. Stefano Volpe Buona voce a tutti www.stefanovolpe.com