Ecco il mio nuovo articolo in #rubricasanitaria . Un tema delicato che va trattato con rispetto. Qua trovate il mio punto di vista Vorrei anche il vostro nei commenti. Buona lettura! ⬇️ https://lnkd.in/dqhqSHVH
Post di Martina Benedetti
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L'istinto materno non esiste, lo dice la scienza! Una nuova e necessaria riflessione sulla maternità. L'istinto materno è stato troppo spesso considerato un alibi, per uomini e donne, utile ad associare "felicemente" e inevitabilmente le donne al ruolo di mamma. Sono d'accordo con Silvia De Bernardin: la genitorialità si può desiderare, sicuramente, ma poi si deve imparare, giorno dopo giorno, come pratica responsabile - e condivisa (meglio se con un intero villaggio) - che si inserisce all'interno di vite complesse e multiformi. Tenere insieme tutto (ognuno secondo la propria legittima scala di valori) diventa competenza che, in molti casi, può generare beneficio anche sul lavoro, soprattutto in un contesto in cui il lavoro è comunque relazionale, e quindi di cura, e vita privata e vita professionale non sono facilmente separabili. #maternitá #genitorialitá #competenze #complessitá #cura #relazioni
L'istinto materno non esiste: anche la scienza, ormai, sostiene che la genitorialità - di madri e padri - è qualcosa che si impara in corso d'opera, attraverso pratica ed esperienza, fatte anche di tentativi, inciampi, errori e ripartenze. A ben vedere, è una bellissima notizia, che ci libera tutte e tutti da sentimenti di inadeguatezza, che legittima forme diverse di genitorialità al di là di stereotipi e vecchie narrazioni, che valorizza il "villaggio" come strumento per una genitorialità diffusa e più sostenibile. Che ci ricorda che abbiamo un'occasione preziosa per metterci in discussione e aprirci a nuove versioni di noi stessi. Il tema ha ripercussioni anche nel mondo del lavoro perché ruoli genitoriali finalmente sganciati da ripartizioni nette tra lavoro di cura e lavoro "fuori casa" significano anche nuovi posizionamenti e opportunità professionali per tutte e tutti, a favore di una società più equa e inclusiva. Ne parlo nel nuovo numero di questa settimana di "Ci vuole un villaggio" seguendo un filo rosso fatto di riflessioni, libri e progetti. Si legge qui: https://lnkd.in/d5DNWnvN
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🔸Parlare di giustizia mestruale, oggi, vuol dire garantire alle donne e alle ragazze il diritto alla salute e alla partecipazione alla vita pubblica.
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La maternità sembra essere diventata un campo di battaglia, terreno di scontro tra visioni sempre più inconciliabili. Di qua chi ne magnifica le virtù, idealizzandola. Di là chi ne denuncia i lati oscuri e penalizzanti, rivendicando con orgoglio la scelta di rifiutarla. In mezzo ci sono le madri reali: 10,4 milioni di donne che in Italia vivono con almeno un figlio. Acrobate del quotidiano, che tutte le indagini statistiche ci rivelano in sofferenza: sempre più sole, penalizzate sul lavoro, senza un’adeguata rete di servizi che le sostenga, costrette spesso a sobbarcarsi la cura dei bambini, dei genitori anziani e della casa. Una miniera di saperi e di energie che scompare dietro le quinte, nel fumo delle dispute ideologiche. Alzare il sipario sulle mamme d’Italia appare, invece, doveroso. Anche per sgombrare il campo da un equivoco che giorno dopo giorno diventa più opprimente: quello secondo cui la questione della denatalità sia un affare delle donne, una piaga che discende dal rifiuto egoistico delle giovani di diventare madri. Una visione miope, perché – come non si stanca di ripetere il demografo Alessandro Rosina – omette il ruolo dei padri, mentre la questione del perché ci sono poche nascite andrebbe posta allo stesso modo a donne e uomini. Così avere figli è una scelta ponderata e non scontata, che investe direttamente la capacità del Paese di garantire prospettive di benessere e di opportunità. Spostare lo sguardo dalle decisioni individuali alla cultura collettiva dentro la quale quelle decisioni maturano è, dunque, un’operazione ineludibile. Ne abbiamo scritto Manuela Perrone ed io in Mamme d'Italia, con la prefazione fondamentale di Alessandro Rosina, edizione Il Sole 24 Ore Grazie a Elisa Macellari per la magnifica copertina #mammeditalia già in edicola e dal 10 maggio in libreria
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🔺🔻 Libere di abortire. Orwell avrebbe molto da dire sul teatrino a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi rispetto alla selezione minuziose di parole e concetti. La febbrile disputa sulla parola aborto, avvenuta nel decadente ‘non luogo’, scelto per lo sterile incontro tra sette persone in evidente stato confusionale, ha avuto un esito nefasto per significato e significanti. Si è parlato per giorni dell’attacco all’aborto, parola che rischiava di essere ‘eliminata’, insieme a LGBTQIA+, dal comunicato definitivo di chiusura dei lavori, che racchiude un insieme di impegni presi con una certa vaghezza. Stando alle notizie, la frase «affermare l’importanza di preservare e garantire un accesso effettivo a un’interruzione volontaria di gravidanza sicura e legale - o aborto sicuro e legale» presente nei precedenti comunicati, è sparita per volere del nostro paese. Leggendo i comunicati finali G7 2023 e 2022, però, non si trova traccia di quelle dichiarazioni e di intenti chiari e inequivocabili sul diritto all’aborto, mentre, nel comunicato attuale si parla (anche se poco) della difesa dei diritti LGBTQIA+ e, vista l’aria che tira, è una bella sorpresa. In questa edizione della sempre costosissima - quanto inutile - riunione, forse, si sarebbe dovuto inserire - per la prima volta (?) - un riferimento chiaro al diritto all’aborto che, al contrario di quanto riportato dai giornali, non sembra esserci mai stato. 🔴Nel testo, invece, leggiamo: “In questo contesto, ci impegniamo a promuovere ulteriormente la salute e i diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) completi per tutti e a promuovere la salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale, in particolare per coloro che si trovano in circostanze vulnerabili.” Passano gli anni e il corpo delle donne rimane il campo della discordia, come se fosse possibile impedirci di autodeterminarci su una questione che riguarda unicamente ognuna di noi. Come accade da secoli, continueremo ad abortire, non sarà facile e sicuro, qualcuna si farà male, ma sul nostro corpo decideremo sempre e solo noi. Fatevene una ragione. #linguaggiumani #aborto #dirittiumani — #liberǝdiessere è l’hashtag che abbiamo creato per parlare di #violenzadigenere, #gendergap e #discriminazioni, verso le donne e tutti i gruppi sociali marginalizzati. Lo facciamo di mercoledì attraverso il nostro lavoro, puoi seguire l’hashtag per scoprire i contenuti e usarlo per partecipare alla divulgazione di temi che riguardano il futuro di ogni persona. Chiara Romano Mariella Borghi Danilo Spanu Roberta Zantedeschi Piero Bernardi Alex De Brasi Elisa Minozzi Maria Cristina Andreoni Antonio Nenna Sara Infante Margot Deliperi Greta Piccininni Francesca Garofalo Anna Chiara Narder Alessia Scalas Marcella Loporchio Emanuela Spernazzati Stefania Mellai Giulia Favetti Miranda Santoro Vanessa Manfredi Mauro De Nittis Dora Bugatti Francesca Guglielmi Viviana Neglia Giovanna Coppini ✨ Giordana Camerata Katia Bovani Elena Cosentino
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Gruber sempre le parole giuste
Gruber lei scrive “Oggi dobbiamo tornare a combattere contro un sistema patriarcale che rialza la testa, contro un machismo di ritorno che invade ogni settore della società”. Vede una regressione? «Basta dire che si sta di fatto rimettendo in discussione il diritto all’aborto. Non avrei mai immaginato di dover tornare a difenderlo a neanche mezzo secolo dall’approvazione di una legge di civiltà come la 194». Cosa pensa dei pro-vita nei consultori? «Con le percentuali di medici obiettori di coscienza che abbiamo in Italia - lo sono sei ginecologi su dieci, spesso le donne devono spostarsi in un’altra regione per poter abortire - l’interruzione di gravidanza è di fatto un diritto tutt’altro che garantito. Invece che sanare questa situazione scandalosa, ci si preoccupa di far loro incontrare dei presunti buoni samaritani per far loro il predicozzo e mandarle a casa, o più probabilmente in una clinica privata. Ma prendere in giro le donne non è una buona idea e se ne accorgerà anche Giorgia Meloni». L’intervista di @lakuzzo a Lilli Gruber è su La Stampa e al link in bio #gruber #aborto #meloni #provita
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L'ITALIA OPPRESSIVA E ILLIBERALE Mettiamo che un uomo o una donna abbiano un rapporto extra coniugale con un altro uomo o un'altra donna e che la donna resti incinta. Mettiamo che la famiglia voglia tenere il figlio sebbene non concepito al suo interno. Lo riconosce e lo immette nel suo nucleo familiare. È maternità surrogata? È punibile? No. Eppure, in questo caso, c'è sempre una donna (detta gestante) che accetta di portare avanti una gravidanza per conto di altre persone che diventeranno genitori e fratelli del bambino. Ma non è maternità surrogata perché l’embrione non è creato con gameti di terzi, ma solo con lo spermatozoo di uno. Dunque non è punibile nonostante la legge ideologica 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Si tratta di un divieto incomprensibile, senza alcuna giustificazione che non sia fondamentalista, retriva, ideologica e confessionale. Ma più che altro ipocrita: si vieta la maternità assistita e si favorisce il tradimento coniugale. La famiglia ha senso solo se chiusa dentro se stessa e finalizzata all'autogestione e all'autoprocreazione (cosa che però vale solo per gli altri). La verità invece è che questo è l'ennesimo divieto di un'Italia oppressiva e illiberale dove non si può manifestare, non si può pubblicare, non si può accogliere, non si può più nemmeno festeggiare senza il permesso di autorità prive di autorevolezza. Si vieta tutto, fuorché l'evasione fiscale. E a forza di vietare si favorisce l'eversione. In un regime oppressivo e illiberale ciò che non è espressamente permesso è vietato. In una democrazia ciò che non è espressamente vietato è permesso. Verso un regime oppressivo e illiberale stiamo lentamente andando come altri paesi al mondo. Anche l'Italia sta diventando una anomala democrazia illiberale, se è possibile che una democrazia sia illiberale (dal mio punto di vista se è illiberale non è più una democrazia). Tornano le norme ideologiche. E questo è un segnale inequivocabile che non vede solo chi non lo vuole vedere.
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MADRI BIOLOGICHE E MADRI ADOTTIVE Vi siete mai fermati a immaginare le lunghe discussioni politiche che nel corso della storia hanno portato a concepire la società come la conosciamo oggi? Pensiamo alla nascita della scuola, degli ospedali, alla rivoluzione dei trasporti che ha permesso di costruire lunghe rotaie, che hanno consentito a lunghi treni di sfrecciare vicino alle case. Tutte queste innovazioni hanno avuto origine grazie alle intuizioni di persone idealiste, coraggiose e attente ai bisogni del proprio Paese. Pensate forse che il mondo come lo viviamo oggi sia stato generato da un unico atto, oppure da un'unica idea? No, ovviamente. La società odierna è frutto di aggiustamenti continui e di nuovi atti che l'hanno resa sempre più confacente alle nostre esigenze. Anche la famiglia si trova da alcuni anni al centro di una rivoluzione rispetto alla sua concezione originale. I nuclei famigliari oggi possono essere composti da madri e padri biologici, da figli provenienti da legami precedenti che generano un nucleo famigliare allargato, oppure da genitori e figli adottivi. Ogni nuova forma famigliare produce esigenze nuove, che la legge deve contemplare affinché si mantenga nella società un equilibrio di uguaglianza tra i suoi componenti. E’ proprio per ristabilire un equilibrio sociale che questa settimana il Gran Consiglio Ticinese ha accettato l'iniziativa cantonale promossa da Il Centro, riconoscendo la protezione dal licenziamento, già previsto per le madri biologiche, anche alle madri adottive. L'arrivo di un bambino in una famiglia richiede tempo e adattamento per creare le condizioni ideali per l'inizio di una nuova vita, sia per il bambino, che per la madre e, quindi, per tutta la famiglia. Le esigenze di una nuova famiglia, che accoglie un bambino, sono identiche tra madri biologiche e madri adottive, contrariamente a quanto affermato da una deputata in Gran Consiglio. Le madri biologiche e le madri adottive sono uguali proprio perché uguali sono i compiti alle quali sono chiamate, e uguali sono le esigenze dei bambini che entrano a far parte di queste famiglie. Grazie a questa decisione, il Parlamento ha ribadito un principio fondamentale che risponde alle esigenze di una società che evolve e che non vuole lasciare dietro di sé ombre di legittimità nei suoi cittadini e soprattutto nei suoi bambini. Non ci saranno figli “diversi” perché non ci sono “madri diverse” dinanzi alla legge. Un primo passo a cui forse ne seguiranno altri. Un primo passo necessario. #family #love #ticino #schweiz
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👩👦In occasione della Festa della #Mamma, abbiamo diffuso alcuni dei risultati del nostro Osservatorio #Parents, che indaga i comportamenti e i bisogni dei #genitori con figli tra 0 e 11 anni. Quali sono le principali fonti di preoccupazione per le mamme italiane? #Lavoro: solo 1 mamma su 3 si dichiara pienamente soddisfatta dell'attuale situazione lavorativa. Un'insoddisfazione esacerbata dal forte desiderio delle mamme di affermarsi anche da un punto di vista professionale. #Economia: l'84% delle madri italiane, contro il 77% dei padri, si dice molto o abbastanza preoccupato per il #futuro personale e della propria famiglia, soprattutto a causa della riduzione dei risparmi che colpisce quasi 6 mamme su 10. #Violenzadigenere: il 33% delle mamme teme gli episodi di violenza che coinvolgono le donne, una percentuale superiore a quella dei padri (21%). Gli episodi di violenza, in generale, nella società e i fatti di cronaca riportati dai media turbano il 42% delle mamme. Leggi qui l'articolo pubblicato su Quotidiano Nazionale Network➡️ https://lnkd.in/drywJa-C #Eumetra #marketresearch #knowledgebuilding Matteo Lucchi Jessica Bizzotto Anita Lissona Lead Communication
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OK DI TOTI AGLI ANTIABORTISTI NEI CONSULTORI PUBBLICI DELLA LIGURIA. GIU' LE MANI DAI NOSTRI CORPI. La Liguria apre le porte dei consultori pubblici agli antiabortisti. Quelli che fanno ascoltare il battito del feto alle donne che vogliono interrompere la gravidanza. Siamo disgustate da questa scelta fatta sulla pelle delle donne, ritenute non in grado di decidere nemmeno sul proprio corpo. Una scelta presa a livello nazionale dal Governo Meloni e subito ben accettata in Liguria dalla Giunta Toti. In Francia il diritto di aborto finisce nella Costituzione e il congedo parentale obbligatorio diventa di 6 mesi per ogni genitore. L’UE ha inserito il diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali. E in Italia? Nel 2024 ci ritroviamo ancora una volta a difendere un diritto che esiste da mezzo secolo. Un’ossessione, per la destra. Che continua ad attaccare il diritto d’aborto, perché non lo considera un diritto acquisito. Ma altro che attaccare il diritto d’aborto. La pillola contraccettiva deve essere gratis. Accade in alcune Regioni, dove le giovani non devono spendere 20 euro al mese per avere una vita sessuale libera e consapevole. Ma quando lo abbiamo proposto in Liguria, ci è stato detto di no. Servono concorsi per medici non obiettori. Ma quando lo abbiamo proposto in Liguria, ci è stato detto di no. Servono più posti negli asili nido. Serve più tempo prolungato nelle scuole. Servono lavori stabili e stipendi dignitosi. Serve educazione affettiva nelle scuole. Servono adozioni più semplici. Servono aiuti alle famiglie che vorrebbero un figlio ma non riescono ad averlo, e sono costrette a spendere migliaia di euro con la fecondazione assistita, anche all’estero. Questa destra antiabortista, anche in Liguria, è ipocrita in modo vergognoso. E’ così ipocrita che molte donne che interrompono la gravidanza sono di origine straniera, ma poi ai figli di immigrati nega la cittadinanza. E così ipocrita che poi si scandalizza, davanti alle classi con tanti stranieri. E’ così ipocrita che i bambini e le bambine con un colore della pelle diverso, li lascia annegare nel Mediterraneo.
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𝙇𝙖 𝙜𝙚𝙨𝙩𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙥𝙚𝙧 𝙖𝙡𝙩𝙧𝙞: 𝙪𝙣𝙖 𝙙𝙞𝙨𝙘𝙪𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙚𝙧𝙞𝙩𝙖 𝙥𝙞𝙪̀ 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙡𝙚𝙨𝙨𝙞𝙩𝙖̀. 🟡 1. 𝑳𝒂 𝒇𝒂𝒎𝒊𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒗𝒂 𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒈𝒆𝒏𝒊𝒕𝒐𝒓𝒊. La recente legge italiana che rende la GPA un “reato universale” solleva molte questioni. Una di queste è il pregiudizio contro le coppie omogenitoriali. Si critica la loro possibilità di avere figli, considerandolo fuori dal concetto di “famiglia normale.” Ma essere genitori va oltre il genere: si tratta di amore, cura e responsabilità. Una famiglia non si definisce dalle convenzioni, ma dall’impegno verso i propri figli. 🟡 2. 𝑳𝒆 𝒄𝒐𝒑𝒑𝒊𝒆 𝒆𝒕𝒆𝒓𝒐𝒔𝒆𝒔𝒔𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒆 𝒊𝒍 𝒔𝒊𝒍𝒆𝒏𝒛𝒊𝒐 𝒎𝒆𝒅𝒊𝒂𝒕𝒊𝒄𝒐. Un aspetto poco discusso è che molte coppie eterosessuali ricorrono alla GPA quando la gravidanza rappresenta un rischio per la salute della donna. Queste storie restano nell’ombra, mentre si alimenta una “guerra mediatica” che non riconosce la realtà di queste famiglie. Anche loro rincorrono il sogno di una genitorialità responsabile, e meritano di essere ascoltate. 🟡 3. 𝑰 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒊 𝒏𝒂𝒕𝒊 𝒅𝒂𝒍𝒍𝒂 𝑮𝑷𝑨: 𝒇𝒊𝒈𝒍𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒖𝒕𝒊, 𝒏𝒐𝒏 𝒄𝒂𝒑𝒓𝒊𝒄𝒄𝒊. I bambini nati tramite GPA non sono frutto di un capriccio. Sono un desiderio profondo, un progetto che riempie l’anima. Per molte coppie, soprattutto quelle che affrontano il percorso della PMA, questi figli sono “rincorsi,” desiderati oltre ogni ostacolo. E i bambini, in tutto questo, che colpa hanno? ❌ 𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒖𝒏 𝒓𝒆𝒂𝒕𝒐 𝒖𝒏𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒂𝒍𝒆? Questa legge non solo ignora le complessità etiche, mediche e sociali dietro la GPA, ma rischia di aumentare le discriminazioni verso questi bambini e le loro famiglie. Serve una regolamentazione giusta e consapevole, non divieti che alimentano pregiudizi e disinformazione. Solo così possiamo abbattere le barriere che impediscono a molte persone di diventare genitori.
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