Mercoledì!! Forse un mercoledì un po' diverso, visto che domani è Ferragosto, ma comunque sempre mercoledì. Esce la newsletter di OrientareOggi. 🔥 Nonostante il caldo torrido, ci siamo presi un momento di riflessione. Riflettere: una parola che contiene in sé l'azione. Significa rallentare, osservare e ascoltare ciò che abbiamo vissuto a livello intellettuale, emotivo e concreto. Un ciclo di apprendimento, per dirla con Kolb, prevede sempre una fase in cui si attiva il pensiero accomodante, quel processo che ci porta a distillare l'esperienza. Il risultato? Un centrifugato di saggezza personale, che ci permette di ricavare principi orientativi utili per affrontare nuove situazioni. Ricordiamoci però che il nuovo richiede un adattamento continuo, a volte minimo, altre estremo. La vita è un processo di design in costante evoluzione, che richiede modellamento. Su questo scriverò un articolo. ✍️ In questo numero: 🌟 Sara Marchiori continua il suo approfondimento sul vocabolario dell'orientamento. Approfittando di queste "Olimpiadi social", dove il pettegolezzo ha dimostrato ancora una volta la sua forza di coesione sociale (rimando a Yuval Noah Harari: "La cooperazione sociale è la nostra chiave della sopravvivenza e della riproduzione. Non basta sapere dove sono i leoni o i bisonti, ma è fondamentale conoscere chi, nel gruppo, odia chi, chi dorme con chi, chi è onesto e chi è un imbroglione..."), Sara si chiede: "Quali sono gli elementi che in questo momento storico definiscono il disegno di società che stiamo costruendo?" 🛠 Massimo Ravasi ci offre un’analisi sulla distinzione tra attività ed esperienza, parole spesso usate come sinonimi ma che hanno significati profondamente diversi. Questi concetti guidano concretamente la progettazione e lo sviluppo di idee con un obiettivo preciso: offrire un'opportunità di generazione, di nascita. "Colgo l’occasione per evidenziare una distinzione importante tra due parole spesso utilizzate come sinonimi, ma che hanno significati profondamente diversi..." 🔔 Novità in arrivo! A partire da settembre, OrientareOggi avrà delle importanti novità. Crediamo nel valore dell'Orientamento e, proprio per questo, abbiamo teorizzato il concetto di Intelligenza Orientativa. Se sei interessato, scrivici, visita il nostro sito e iscriviti alla newsletter. È il nostro strumento per scambiare, donare e arricchire ciò che siamo. https://lnkd.in/dTryKWPd #Orientamento #Apprendimento #CrescitaPersonale #Ferragosto #Kolb #IntelligenzaOrientativa #OrientareOggi
Post di Massimo Ravasi
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Ascoltare: il gesto più altruista che ci sia Dobbiamo imparare ad ascoltare i giovani. Perché pochi (davvero) li ascoltano. Siamo tutti troppo indaffarati o troppo distratti. Molti di loro sono ancorati ad una irriducibile solitudine, la condizione esistenziale di molti, troppi giovani che vivono con noi. Alla ricerca di uno spazio di ascolto. Insegnanti, madri, padri, mogli, mariti abbiamo bene in mente l’importanza dell’ascoltare, il gesto più altruista che ci sia. Con il passare del tempo tendiamo a dimenticare quanto i nostri giovani (18-20 anni) siano stati toccati dall’isolamento del Covid. Una forma di isolamento che, in molti casi, è entrato dentro di loro e si è tradotto in fatica di far sentire le proprie emozioni. Perché l’ascolto è anche dei silenzi: spesso urlano più delle parole. Pensando ai nostri giovani, faticano a uscire da una solitudine che è anche un guscio protettivo. Così facendo però faticano ad appassionarsi alla vita. Ma proprio in momenti come questi, che troviamo più marcati nelle giovani generazioni, dobbiamo voler creare incontri che possono cambiare la vita. Un insegnante che riesce a trasmettere non solo ciò che ha studiato ma ciò che è diventato grazie a ciò che ha studiato può creare uno squarcio di entusiasmo. E lo stesso accadrà a chiunque si sentirà ascoltato.
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LA GENERAZIONE Z È DESTINATA ALLA ROVINA? I ragazzi delle nuove generazioni, quelli nati dopo il 1997 vanno motivati in modo completamente diverso rispetto ai loro colleghi più “anziani”. 💼 Chiamatemi cinico, ma questa è una generazione che ha visto comportamenti abominevoli dai propri genitori e zii. 🤔 Tra questi, persone che vivono con i genitori fino a 50 anni o oltre, altre che non sanno nemmeno cuocere una bistecca – e non perché sono vegani – e chi a casa non sa fare proprio nulla. Oltre a questi cattivi esempi, la cosiddetta Generazione Z è nativa digitale 📱 e quindi la maggior parte di loro ha da sempre un dispositivo in mano. Sono stati travolti dall’avvento dei social network di ultima generazione, capitanati oggi da Instagram e TikTok. Questi social hanno abituato i giovani a un ciclo di gratificazione istantanea: compiono un’azione e arrivano subito visualizzazioni, Like e commenti, che portano mini scariche di dopamina. 🎯 Ma che cos’è davvero questa dopamina? 💡 Alcuni la definiscono erroneamente “l’ormone della felicità”, ma non è del tutto corretto, anche se gioca un ruolo cruciale nel sistema di ricompensa del cervello. È un neurotrasmettitore che influisce su motivazione, piacere e desiderio di ripetere attività che il cervello associa a una ricompensa. In pratica, la dopamina è più associata all’anticipazione della ricompensa e alla motivazione a ottenere qualcosa piuttosto che alla felicità stessa. L’ormone più direttamente legato alla felicità è la serotonina. 🧠 Il problema? Il ciclo della serotonina è virtuoso e prevede gratificazione duratura dopo uno sforzo intenso. Fai una sessione estenuante in palestra, completi una lunga corsa o un lavoro molto impegnativo e ottieni una sensazione di benessere duratura. 💪 Le scariche di dopamina derivate dai social, invece, abituano molti ragazzi a credere che possono ottenere un benessere paragonabile a quello della serotonina con piccoli gesti. Quindi, perché sacrificarsi e affrontare fatiche per un grande premio domani, se posso avere subito tante piccole scariche di gioia? 🎉 E quindi, come possiamo motivare questi ragazzi? 🎓 Prima di tutto, dobbiamo capire che hanno menti formidabili e un potenziale infinito. E se vogliamo avere successo imprenditoriale, dobbiamo reclutarne e motivarne il più possibile! Il segreto? Avere ascendente su di loro. L’unico modo che ho trovato è forzare il sistema: diventare protagonisti degli stessi social network che loro frequentano, offrendo contenuti di valore in contrapposizione alla monnezza che affolla quei lidi. 💥 E come si fa? Ne scriverò nel post di domani 😀 E tu cosa ne pensi di quanto scritto finora? Sei d’accordo con i miei ragionamenti? 💬 #generazionez #motivazione #dopamina #serotonina #newmedia
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Giovani: una sfida collettiva per noi adulti Viviamo in una realtà iperconnessa, ma spesso segnata da una profonda solitudine. In questo contesto, le nuove generazioni sembrano affrontare una crisi di senso che va oltre le difficoltà tipiche della crescita. Questo vuoto non è solo emotivo, ma anche relazionale, riflessivo ed etico, e ci sfida a ripensare il nostro ruolo di adulti, educatori e genitori! 💭 Adolescenza come specchio L’adolescenza, più che un semplice passaggio, diventa il momento in cui emergono le carenze delle fasi precedenti. I ragazzi, incapaci di esprimere il loro disagio con le parole, ricorrono spesso a comportamenti autodistruttivi o dannosi, nel tentativo di rendere visibile un dolore che non riescono a nominare. 🌱 Un mondo in cerca di significato Le cause di questo malessere sono molteplici: dalla pressione sociale all'isolamento, dall'iperconnessione alla difficoltà di gestire la frustrazione. Ma al cuore del problema c’è una carenza di senso: uno spazio interiore, relazionale e valoriale che sembra mancare, lasciando i giovani senza punti di riferimento chiari. 👩🏫 Dal sé all’altro Costruire l’identità non può essere un percorso egocentrico. Occorre ritrovare il valore della comunità e dell’impegno verso il bene comune, aiutando i giovani a superare una visione esclusivamente individualistica. Un’eccessiva attenzione all’Io porta infatti a fragilità che limitano la capacità di affrontare le complessità della vita. ✨ Guardare oltre Per rispondere a questa sfida non basta il supporto psicologico: è necessario esplorare anche il pensiero filosofico e spirituale. In queste discipline si trovano le chiavi per costruire una visione educativa più ampia, capace di dare profondità e direzione al percorso di crescita delle nuove generazioni. La domanda è chiara: come possiamo offrire un senso a chi sta crescendo? Forse il primo passo è uscire dall’urgenza del momento presente e guardare al futuro con consapevolezza, ricercando un orizzonte più ampio per noi stessi e per i nostri figli. Ripartiamo da qui, insieme. Come adulti, come comunità, come esseri umani 🌟
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Oggi vi proponiamo una #riflessione. Abbiamo deciso di lavorare nell'ambiente dell'educazione dei più #giovani, dando focus al contesto sportivo. Questo implica varie dinamiche, tra cui il #confronto costante con metodi educativi di genitori sempre diversi e di diverse zone del nord Italia. Da ciò viene naturale che, a volte, l'educazione che i #genitori hanno deciso di trasmettere ai figli cozzi con le linee guida che abbiamo dato ai nostri animatori. Nonostante il nostro piano sia frutto di studi e di ricerca della soluzione migliore per tutti. Cosa succede? Un mezzo disastro, ogni volta. Ci è capitata un'osservazione, da parte di un gruppo di genitori, che criticavano aspramente il fatto che un nostro team leader avesse posto come regola l'aspettare che tutti fossero seduti per iniziare a pranzare. In ufficio nel momento in cui ci è arrivata la segnalazione ci siamo presi un momento per discuterne insieme. Possibile che variazioni, anche minime, nei metodi educativi possano scatenare critiche accese? Oppure, possibile che tutti noi in azienda, appartenenti alla stessa generazione, condividiamo questo metodo e che, per i bambini e genitori di oggi, sia percepito come un'imposizione? Siamo ben consapevoli di come i metodi educativi siano in continua #evoluzione, è il bello del nostro lavoro, e di come si tenda a rivedere le strategie passate, ed è per questo che ci teniamo ad instaurare un dialogo (costruttivo!) con le famiglie. Crediamo che il confronto e la #comunicazione aperta siano essenziali per migliorare continuamente i nostri approcci educativi e garantire un ambiente sereno e positivo per tutti i bambini. A Junior Camp siamo convinti che solo attraverso la #collaborazione e il rispetto reciproco possiamo creare un’esperienza educativa arricchente e armoniosa per i nostri giovani. Voi cosa ne pensate?
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"Il Futuro è dei Ragazzi: Gentilezza, Empatia e Valori per una Generazione Straordinaria" Mercoledì scorso si è concluso il primo modulo del percorso presso le scuole medie De Amicis di Milano, e che dire: lavorare con i ragazzi è un’esperienza meravigliosa! Oltre il 90% dei ragazzi non ha parlato di oggetti materiali quando gli abbiamo chiesto cosa li rende felici. La loro risposta? Condividere momenti con famiglia e amici. Il nostro Percorso per la Generazione del Futuro™ è qui per aiutarli a coltivare questa purezza e costruire una società più consapevole e gentile. Vederli parlare, ascoltarli e aiutarli a esplorare le loro emozioni è qualcosa di straordinario. Trasmettere valori come gentilezza, felicità, empatia e rispetto non ha prezzo. Come scriviamo nella prima slide del percorso: "Voi siete il futuro, e il futuro è vostro." Nessuno può frapporsi tra i ragazzi e il loro cammino verso il domani. È solo l’inizio, ma il cambiamento è già tangibile. Anche chi sembra più "duro" o distante si dimostra pronto ad ascoltare e a riflettere. Abbiamo impressi nei nostri occhi gli sguardi attenti di ragazzi/e durante le lezioni. Alcuni di loro, delusi per il rinvio di una parte del programma, hanno chiesto: "Prof, Prof….ma questo argomento lo recuperiamo, vero?" Quando abbiamo parlato di felicità, le loro risposte ci hanno colpito per la loro genuinità. Hanno detto che felicità significa stare con gli amici, fare un pigiama party, guardare un film con i genitori o giocare insieme. Ho detto: "Continuate così, non fatevi travolgere dall'idea della felicità superficiale." Con i ragazzi siamo diretti e sinceri: evitiamo di usare termini come "cringe" o "shippare", perché quello è il loro mondo. Tuttavia, attraverso il dialogo aperto, imparano a distinguere il virtuale dal reale e a coltivare piccole azioni di gentilezza nella quotidianità. Ho letto frasi come: "Oggi ho raccolto una carta da terra," o "Ho regalato un gioco a mio cugino perché è solo e non ha fratelli." Lavorare con loro è straordinario. Sempre più scuole ci stanno contattando dopo il nostro annuncio del 13 novembre. Questo ci dà una responsabilità e una motivazione ancora più grande: possiamo fare di più e dobbiamo fare di più. Ora, vi lasciamo con la stessa domanda che posta ai ragazzi: "Che cos'è per voi la felicità?" E vi assegniamo lo stesso compito: 1. Scrivete tre momenti recenti in cui vi siete sentiti felici. 2. Sceglietene uno e descrivete: - Perché vi ha reso felici? - Cosa potete fare per provare quella sensazione più spesso? 📌 Rimanete sintonizzati per scoprire come continuiamo a ispirare i ragazzi della scuola e dell’università a costruire un futuro migliore! 𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨, 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐞𝐝 𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 "𝐏𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐂𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐞 𝐕𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐆𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨™" targato The Gentle Academy™ è qui per scuole e università! 📩 Sei una scuola o università e vuoi saperne di più? Contattaci subito!
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Oggi ricominciano le scuole, sempre sia lodato settembre. Dopo 14 settimane di interruzione per le vacanze estive, in cui accediamo al livello pro del Tetris di impegni quotidiani e ci inventiamo soluzioni originali e alternative per sopravvivere e non essere accusati di abbandono di minore, ingaggiando nonni, nonne, baby sitter, amici, cugini, parenti, vicini di casa con un’età minima da essere almeno in grado di preparare una pasta a pranzo e fare in modo che non ci siano spargimenti di sangue (o che questi stessi siano limitati e in ogni caso non fatali), finalmente da domani si ritorna sui banchi. Ho due desideri per questo nuovo anno scolastico. Il primo, che venga compreso e valorizzato di più il ruolo dell’istruzione nelle vite dei nostri figli e delle nostre figlie, e delle persone in generale. Quando sento l’affermazione “la scuola non è un parcheggio” mi arrabbio: il divano con la tv accesa o lo smartphone con Youtube in mano non sono un parcheggio. La scuola arriva dove le famiglie non riescono, educa con strumenti potenti che non tutti i genitori hanno, è fatta di insegnanti formati e formanti, che riescono a trasmettere messaggi e concetti fondamentali in tempi e modi corretti, cosa che non è sempre possibile a casa. Se devo parcheggiare le mie figlie da qualche parte, nelle 9 ore in cui noi siamo al lavoro, è proprio in un luogo del genere che voglio farlo. E poi, ci spero ogni anno: che venga riconosciuta l’importanza dell’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole italiane. Invece di creare e proporre assurde linee guida sul rispetto della donna (?) o sulla cultura della patria (??), sarebbe importante creare dei programmi scolastici dove si insegni e si sviluppi la cultura e la conoscenza delle emozioni, la consapevolezza e il rispetto delle differenze, il superamento degli stereotipi: è proprio da qui che si può iniziare a pensare a un futuro meno spaventoso del presente in cui stiamo vivendo adesso. #liberǝdiessere #scuola #genitori #educazione #liberǝdiessere è l’hashtag che abbiamo creato per parlare di ogni tipo di discriminazione, gender gap e violenza (di genere). Ne parliamo il mercoledì con i nostri post, le nostre idee e riflessioni. Puoi seguire l’hashtag per trovare i nostri contenuti! Maria Cristina Andreoni Antonio Nenna Margot Delìperi Sara Infante Katia Bovani Vanessa Manfredi Alessia Scalas
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𝗤𝘂𝗮𝗹 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼❓👀 Sin da piccoli i bambini sono tanto impregnati di sogni quanto "influenzati" da contesti e mode ma con la luce negli occhi idealizzano il #futuro nel quale indossano la divisa da pompiere, il camice del veterinario o il casco dell' astronauta. Non sono mossi dalle aspettative economiche ma semplicemente affascinati da chi, con l' esempio, ispira una #passione che dentro aspetta solo di esplodere. 🔥 Cosa #faremo o cosa #saremo è una domanda che ci siamo posti tutti in tempi di #scelte, quando era il momento di intraprendere un percorso per concretizzare un desiderio che da solo non sfama nè la pancia nè la soddisfazione di sè da un punto di vista Umano e Professionale. Uno cruciale è quello della scelta dell' indirizzo Scolastico che dirotta i ragazzi in quel futuro. A gennaio si apriranno le danze con gli 𝙊𝙥𝙚𝙣 𝘿𝙖𝙮, un' occasione in cui le Scuole spalancano le porte e si vestono a festa per illustrare l' 𝙊𝙛𝙛𝙚𝙧𝙩𝙖 𝙁𝙤𝙧𝙢𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖 agli Studenti in ingresso. E non ci facciamo mancare niente per accogliere l' Utenza, offrire il servizio migliore con il classico finale: "Vi aspettiamo‼" Da sempre l' #Orientamento è oggetto di dibattito e persiste la convinzione che a 13/14 anni sia prematuro avere le idee chiare sull'indirizzo da optare col rischio di fare una scelta sbagliata, del conseguente abbandono o di una inversione di rotta. Tempo, denaro, impegno, risorse da rivedere! Quanti di noi a quell' età abbiamo deciso che un bisturi o spazzola e phon sarebbero stati i nostri attrezzi da #lavoro? Se è andata bene, è forse solo fortuna di averci azzeccato? In merito si è recentemente espresso 𝙀𝙣𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙂𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙤 (Insegnante e Scrittore) la cui analisi vi invito a leggere nel link allegato. Conclusione: ❞𝗡𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝗹’𝗢𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼 𝘁𝗮𝗿𝗱𝗶❞. 𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲̀ 𝗺𝗮𝗴𝗮𝗿𝗶 𝗹❜ 𝗲𝘁𝗮̀ 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗺𝗮 𝗮𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘁𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘂̀❗ Dopo un' analisi da cui emerge il paragone con altre realtà nel mondo e l' esempio dell' indecisione tra dolce o salato, tra la difesa o il centrocampo in una partita, capire quale sia la Scuola giusta è la parte più ostica. Nell' età in cui si sta ancora costruendo la propria #identità non è chiara la percezione delle proprie attitudini e interessi. Non è una vasta gamma di possibilità che manca ma un lungo lavoro di conoscenza di sé e di autoconsapevolezza. Utile giocare d' anticipo affiancando i ragazzi con Figure Professionali che danno una mano in questo labirinto e forniscono una mappa nella scoperta di talenti e propensioni. Abbiamo voglia di dire che #Educare significa "portar fuori!" Il tutto si riassume in una sola parola: 𝘼𝙨𝙘𝙤𝙡𝙩𝙤! E questo, molto spesso manca! ...come il portiere in campo! 🥅 #Orientamento
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I giovani e la necessità di riscoprire il vero valore della vita, riappropriandosi del loro tempo, della loro spontaneità e soprattutto della loro vulnerabilità. Il tempo scorre veloce e le nuove generazioni non riescono ad assaporare il vero valore della vita. Soffermiamoci solo un attimo e poniamo la nostra attenzione sui giovani, con l’obiettivo di riuscire a carpire le molteplici sfaccettature e particolarità che spesso non notiamo oppure ignoriamo. Oggi non è semplice ritagliarsi uno spazio nella società, non è semplice essere accettati per quello che si è, l’apparenza ha di gran lunga soppiantato l’essenza, e spesso i giovanissimi si ritrovano spiazzati, impauriti, consapevoli di vivere in un limbo, troppi piccoli per alcuni aspetti, troppo grandi per altri. In quell’età incerta in cui le aspettative della famiglia spesso confliggono con l’idea che i giovani hanno di sé e dell’ideale che vogliono realizzare, precaria diventa la conquista di una propria identità, che si forma, da un lato, a partire dai riconoscimenti ottenuti e, dall’altro, dai successi nei primi passi compiuti in vista delle mete che si vogliono raggiungere. Genitori e figli, spesso hanno un rapporto confliggente, non riescono a comunicare fra loro ed i giovanissimi vedono limitata la loro “libertà personale. Viene meno il diritto dei figli di essere diversi da come i genitori li vorrebbero e così si finisce per vivere una vita senza colori, all’impronta della produttività e del raggiungimento di risultati, perdendo di vista il vero valore che ogni persona possiede e che dovrebbe custodire gelosamente. I genitori, onnipresenti e iperattivi, vogliono plasmare i loro figli, pretendendo da loro uno sforzo immane, predisponendoli spesso alla perfezione e isolandoli dai loro amici e coetanei. L’identità è commisurata all’efficienza e alla produttività e non esistono compromessi. Questo però genera una profonda frustrazione perché gli educandi devono avere del tempo per poter crescere e soprattutto del tempo per maturare, prendendo coscienza delle loro inclinazioni e soprattutto della loro più intima personalità. Il pensiero di molti giovani pone l’accento sul cinismo dei propri coetanei, su quella smania di arrivare che non permette loro di godersi la bellezza della vita, sul dinamismo e sugli innumerevoli impegni che connotano la loro esistenza. L’affermazione, il successo, spesso è confusa con il denaro, il potere, felicità a tutti i costi mentre dovrebbe essere la capacità di fare succedere le cose. Allora ecco il ruolo dei genitori, capaci di essere guide, nel ristabilire gli equilibri perduti, indirizzando il cammino nella giusta direzione, così da comprendere che il tempo è un dono prezioso ed è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per assaporare la nostra esistenza, custodendo gelosamente ricordi, immagini, emozioni, attimi indelebili.
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L'età anagrafica spesso non corrisponde a quella che percepiamo interiormente: possiamo sentirci più giovani, più vecchi o addirittura sospesi fuori dal tempo. Questo accade perché la crescita non è uniforme ma avviene "a zone", come una pianta che si sviluppa in modo diverso a seconda della luce che riceve. Possiamo essere emotivamente adolescenti ma professionalmente maturi, o viceversa. La vera crescita non è determinata dall'anagrafe ma dalla coltivazione: ci sviluppiamo nelle aree a cui dedichiamo attenzione, cura e impegno. È un processo che richiede un delicato equilibrio tra flessibilità e stabilità, permettendo alla realtà di trasformarci senza perdere la nostra essenza. La sfida sta nel mantenere la freschezza dell'infanzia senza essere infantili, la maturità senza invecchiare precocemente. Le parti di noi che rimangono "in ombra" e crescono meno rappresentano il nostro potenziale di sviluppo futuro. È fondamentale riconoscere che il nostro tempo interno dialoga costantemente con quello esterno, che scorre indipendentemente dalla nostra volontà. Mantenere vivo questo dialogo ci permette di conservare gli aspetti più preziosi di ogni fase della vita: la tenerezza dell'infanzia, il coraggio dell'adolescenza e la saggezza dell'età adulta, senza trasformarli in rimpianti o autorecriminazioni. La ricchezza dell'esistenza sta proprio nel custodire dentro di noi tutte le età, permettendo al tempo di "stagionarci" e "insaporirci" come un buon vino, continuando a crescere nelle diverse "zone" illuminate dalle stagioni della vita. Il programma di mindful self-compassion. Iscrizione in very early bird. Link in bio #CrescitaPersonale #EtàPercepita #SviluppoInteriore #ConsapevolezzaDelTempo #EquilibrioInteriore #MaturitàEmotiva #PsicologiaPositiva #BenesserePersonale #SviluppoUmano #TempoInteriore #AutoConsapevolezza #CrescitaContinua #EvoluzionePsicologica #VitaInteriore #EtàDellAnima
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Segui @will_ita, lo spazio per i curiosi del mondo Negli ultimi dieci anni, i rapporti di amicizia vissuti di persona si stanno facendo sempre più rari. La 2013 al 2022, la percentuale di italiani che dichiara di vedere nel tempo libero i proprio amici almeno una volta a settimana è scesa dal 67% al 57%, e così coloro che li vedono più di una volta a settimana, che sono scesi dal 46% al 35%. Una tendenza che ha subito un’accelerazione durante la pandemia di Covid-19, ma che era in corso già da prima. Il calo riguarda tutte le fasce d’età, anche se in modo diverso. Tra gli adolescenti (14-19 anni), la quota di chi incontra gli amici più di una volta a settimana è diminuita del 15%, mentre tra i post-adolescenti (20-34 anni) la riduzione è stata del 9%. E non sono solo i giovani a sentire l’impatto di questo cambiamento: tra gli over 65, la percentuale di coloro che vedono gli amici almeno una volta a settimana è scesa dal 52% al 41%. Questa rarefazione nei rapporti vissuti di persona va di pari passo anche con un lieve peggioramento nella percezione della qualità delle relazioni. Tra gli under 35, ad esempio, è diminuita la percentuale di chi si dichiara molto soddisfatto delle proprie amicizie (dal 35% al 33%) o abbastanza soddisfatto (dal 57% al 55%), mentre è aumentata quella di chi si sente poco soddisfatto (dal 7% al 9%) o per niente soddisfatto (dall’1% al 2%). Ma non è tutto negativo. Un dato incoraggiante è la diminuzione della quota di italiani che dichiara di non avere amici su cui poter contare, passata dal 28% al 25%. Forse le nostre amicizie stanno cambiando: viviamo meno momenti insieme fisicamente, ma ciò non significa che non le percepiamo come reali. #amici #amicizie #cambiamento #weekend
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Formatrice ed Orientatrice senior
7 mesiGrazie della condivisione