Intelligenza Artificiale e Filosofia: Una Nuova Frontiera del Pensiero Contemporaneo L'IA non è solo una questione tecnica, ma anche filosofica: ci costringe a ripensare concetti fondamentali come intelligenza, coscienza ed etica. La filosofia ci aiuta a riflettere su ciò che rende un sistema "intelligente" e se un algoritmo potrà mai sviluppare coscienza o libero arbitrio. 💡 Come ci ricorda John Searle con il suo esperimento della stanza cinese, una macchina può simulare comprensione senza comprenderla davvero. Con l'IA emergono anche questioni etiche cruciali: dall'equità dei dati all'assegnazione della responsabilità quando una macchina prende decisioni critiche. Knowledge Farm, fedele alla sua missione di esplorare il futuro della #conoscenza, sposa questa visione: non si tratta solo di avanzamenti tecnologici, ma di una vera e propria alleanza tra uomo e macchina. Citando il nostro presidente Valter Casini: “L’etica dell’IA deve arricchire il pensiero umano, non sostituirlo.” Leggi l'articolo completo su: https://lnkd.in/diuVTqwJ E tu cosa ne pensi? Scrivici la tua opinione nei commenti! #KnowledgeFarm #AI #Filosofia #Etica
Post di Morris Consulting Europe
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🔍 AI e mente umana: cosa ha da dirci la filosofia? 🧠🤖 📜 "La superiorità delle macchine non ha mai messo in discussione la dignità umana, ma cosa accade quando si tocca la capacità più preziosa: il pensiero?" 💭 Ilaria Passarella, dottoressa magistrale in Filosofia, ha affrontato uno dei temi più affascinanti che collegano la tecnologia e la filosofia. L'articolo scritto esplora la diatriba tra mente umana e intelligenza artificiale. Leggi l'articolo completo sul blog di DevOz #IntelligenzaArtificiale #AI #Filosofia #WebDevelopment #Innovazione #DevOz #Blog
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Analisi semplice ma molto profonda
Per David Gross, premio Nobel per la Fisica, l’Ai può solo avere un ruolo complementare, non genera conoscenza. E può essere controproducente
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La filosofia serve all’AI perché bisogna risolvere la questione fondamentale, che è epistemologica: cosa significa che un sistema “conosce” qualcosa se non ha consapevolezza o intenzionalità? Senza una coscienza che struttura l’esperienza, il “sapere” delle macchine si riduce a pattern statistici, privi di una intenzionalità che possa legare la conoscenza al mondo. Non è la sola cosa che diverge nel rapporto uomo-macchina. La caratteristica principale, a mio avviso, è la separazione del linguaggio dal pensiero, la cesura tra l’aspetto razionale e quello verbale del logos antico, la pronuncia di frasi di senso compiuto da parte dell’IA che non pensa. Tenere in considerazione questo aspetto, libera l’IA dalla costrizione in categorie umane e dall’utilizzo di strumenti concettuali inadatti; al contrario, invita a pensare l’Intelligenza Artificiale come un agente non umano e a individuarne le caratteristiche. https://lnkd.in/dpqrniBa https://lnkd.in/dJ7f45Up
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Sei intelligente come... Per troppo tempo abbiamo pensato che l'intelligenza fosse legata alla capacità "matematica". Un articolo su due aspetti della nostra evoluzione che spesso diamo per scontate e che invece dicono molto di noi come essere umani. #ai #ia #artificialintelligence #intelligenzaartificiale #ethics #etica #ethicalai #storia #evoluzione https://lnkd.in/dKZcUZnb
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Ecco qui il modello teorico di come 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐞̀ 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐦𝐚 𝐢𝐧𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞! Gli autori Lenore Blum e Manuel Blum esplorano il concetto di coscienza artificiale dal punto di vista della scienza teorica del calcolo. Il documento spiega come 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒅𝒆𝒍𝒍𝒐 𝑪𝒐𝒏𝒔𝒄𝒊𝒐𝒖𝒔 𝑻𝒖𝒓𝒊𝒏𝒈 𝑴𝒂𝒄𝒉𝒊𝒏𝒆 (𝑪𝑻𝑴) possa 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐦𝐚 𝐢𝐧𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐮𝐫𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞. La tesi principale è che la coscienza in una macchina potrebbe emergere naturalmente quando questa interagisce con il suo mondo esterno ed interno, elaborando dati tramite sensori e attuatori, e sviluppando un linguaggio interno che gli permette di creare modelli del mondo. Alcuni aspetti fondamentali sono: 📌 La 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐭𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 per l'attenzione conscia e il "broadcast" globale dell'informazione, simile al modo in cui i neuroni competono per essere trasmessi in modelli come il Global Neuronal Workspace. 📌 L'importanza del "𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨" 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞, e come l'evoluzione di questo modello porti alla coscienza soggettiva, compresa la capacità di provare sensazioni come dolore e piacere. 📌 𝐋'𝐚𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 "𝐞𝐬𝐞𝐜𝐮𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐥𝐞" nel modello CTM, in contrapposizione ad altre teorie della coscienza che prevedono un controllo centralizzato, sostenendo che questo permetta una maggiore agilità e 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐢𝐭𝐨. 🤖 𝐋𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐬𝐨, 𝐦𝐚 𝐩𝐢𝐮𝐭𝐭𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐮𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐛𝐞𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐥𝐢𝐦𝐢𝐭𝐚𝐭𝐞, 𝐜𝐫𝐞𝐚 𝐦𝐨𝐝𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐞 𝐬𝐢 𝐚𝐝𝐚𝐭𝐭𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥’𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞 𝐢𝐥 𝐟𝐞𝐞𝐝𝐛𝐚𝐜𝐤. 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐦𝐚 𝐢𝐧𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞, 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐞 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚 𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐞𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. 🧠
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Infatti anche secondo me si continua a chiamare per moda e convenzione ‘intelligenza’ quella che e’ ‘connessione’ logica mentre come dice appunto Papa Francesco - ma non solo Lui - la sensibilità e la coscienza responsabili richiedono non solo una valutazione precisa , ma una piena e consapevole immedesimazione , che le macchine per quanto ci si sforzi di dimostrarlo forse non avranno mai . #ai #intelligenzaartificiale De hecho, también en mi opinión seguimos llamando por moda y convención “inteligencia” lo que es “conexión” lógica mientras que como dice precisamente el Papa Francisco - pero no solo Él - la sensibilidad y la conciencia responsables requieren no solo una evaluación precisa, sino una inadhesmación completa y consciente, que las máquinas por mucho que se esfuerce por demostrarlo quizás nunca tendrán. #ai #inteligencia artificial.
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Come superare la tecnofobia generalizzata? E in che modo il binomio tecnologia e filosofia conduce al progresso e all’innovazione? Ne abbiamo parlato con Maurizio Ferraris, filosofo, scrittore e professore ordinario di Filosofia teoretica presso l'Università degli Studi di Torino. «L’intelligenza artificiale è solo uno strumento in più nel processo di umanizzazione, che può essere usato bene o male, ma resta uno strumento. Cioè un meccanismo, privo di quei processi di volontà, bisogno, intenzionalità che caratterizzano gli organismi». L'intervista di Rita Maria Stanca: https://lnkd.in/dBA-EvDw #innovazione #tecnologia #filosofia #intelligenzaartificiale
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Perché l’IA non dimentica e perché dovrebbe. Solomon Shereshevsky aveva un dono straordinario: non dimenticava mai nulla. Poteva ricordare lunghissime sequenze di numeri anche dopo anni, rivivere ogni istante della sua vita con precisione fotografica, richiamare alla mente ogni volto, ogni suono, ogni sensazione. Eppure, questo dono si rivelò essere una maledizione. Sommerso da un oceano infinito di dettagli, Shereshevsky faticava a formare concetti astratti, a generalizzare, a vedere il quadro d’insieme. La sua mente, intrappolata in un archivio infinito di memorie precise, perdeva la capacità di creare connessioni significative. Questa storia reale ci offre uno spunto di riflessione cruciale nell’era dell’Intelligenza Artificiale. I nostri sistemi IA, progettati per accumulare e preservare ogni dato, ogni interazione, ogni frammento di informazione, non rischiano forse di cadere nella stessa trappola di Shereshevsky? [..] Per evolvere verso sistemi IA veramente intelligenti, dobbiamo quindi ripensare il nostro approccio all’informazione. Abbiamo bisogno di IA che non si limitino ad accumulare dati, ma che sappiano “digerirli”, distillarli, dimenticare selettivamente. Sistemi che, come il nostro cervello, sappiano distinguere l’essenziale dal superfluo, il pattern dal rumore. È una sfida che va oltre la tecnica: tocca la stessa definizione di ciò che consideriamo “intelligenza”. La saggezza non sta nell’accumulo di informazioni, ma nella capacità di vedere connessioni significative, di cogliere l’essenziale, di dimenticare ciò che non serve. Come diceva William James (1842-1910), “L’arte di essere saggi è l’arte di sapere cosa trascurare.” [..] Leggi l’articolo e scopri la bibliografia scientifica su: https://lnkd.in/dejimdcF
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𝐃𝐚 𝐓𝐮𝐫𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐜𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚: 𝐃𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐮𝐭𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭à 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐒𝐢𝐧𝐠𝐨𝐥𝐚𝐫𝐢𝐭à La Macchina di 𝐓𝐮𝐫𝐢𝐧𝐠 è un modello teorico che ha ridefinito il concetto di calcolabilità e posto le basi per l'era moderna dell'informatica. ❓ Può questo paradigma computazionale spiegare fenomeni complessi come la coscienza e il libero arbitrio? Il modello 𝐫𝐂𝐓𝐌 (robot Conscious Turing Machine) sembra offrire una possibile prospettiva. Rappresenta una macchina capace di sviluppare una forma di coscienza artificiale attraverso processi computazionali avanzati. La struttura rCTM è composta da 7 𝐞𝐥𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢: 1️⃣𝐒𝐡𝐨𝐫𝐭 𝐓𝐞𝐫𝐦 𝐌𝐞𝐦𝐨𝐫𝐲 (STM), la memoria cosciente che ospita il contenuto attuale della mente. 2️⃣𝐋𝐨𝐧𝐠 𝐓𝐞𝐫𝐦 𝐌𝐞𝐦𝐨𝐫𝐲 (LTM), i processi in competizione per accedere alla STM 3️⃣𝐔𝐩-𝐓𝐫𝐞𝐞, la struttura che gestisce la competizione tra i processi LTM 4️⃣ 𝐃𝐨𝐰𝐧-𝐓𝐫𝐞𝐞, dedicato a distribuire il contenuto consapevole ai processori 5️⃣ 𝐋𝐢𝐧𝐤𝐬, i collegamenti tra processori e memoria 6️⃣ 𝐈𝐧𝐩𝐮𝐭: dati che alimentano il sistema 7️⃣ 𝐎𝐮𝐭𝐩𝐮𝐭: azioni o risposte elaborate dal sistema L'𝐫𝐂𝐓𝐌 tenta di spiegare come, attraverso questa rete complessa di competizione e interazione, possa emergere una forma di coscienza artificiale. 🙄 Questo approccio solleva un quesito importante: è 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐭𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐚𝐫𝐛𝐢𝐭𝐫𝐢𝐨? Se un sistema segue regole algoritmiche, possiamo parlare di libertà? Questo dilemma è cruciale per chi, come 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝 𝐂𝐡𝐚𝐥𝐦𝐞𝐫𝐬, ha sottolineato il "problema difficile" della coscienza: come si può spiegare l'esperienza soggettiva e la libertà di scelta con processi meccanici? Il pensiero di 𝐄𝐝𝐠𝐚𝐫 𝐌𝐨𝐫𝐢𝐧, in cui la realtà è un sistema complesso in cui ordine e caos coesistono ci viene in aiuto. La coscienza e il libero arbitrio non possono essere interamente spiegati da modelli computazionali lineari e deterministici. Morin ci invita a vedere la libertà come un fenomeno emergente dalla complessità e dall'interazione tra caos e ordine. Il rischio di una visione puramente computazionale della coscienza è confinare la libertà entro i limiti di un sistema determinato. Invece, Morin ci suggerisce che è proprio nel caos, nell'imprevedibilità e nella creatività che troviamo la vera libertà. Un modello deterministico non può catturare l'infinita possibilità della mente umana di immaginare, creare e trascendere. Mentre ci avviciniamo alla singolarità tecnologica, dobbiamo chiederci: può la coscienza essere davvero computabile? Il mistero delle Coscienza e libero arbitrio richiede di abbracciare la complessità e l'incertezza? Forse, la risposta risiede nell'integrazione di modelli computazionali e la visione di una realtà aperta, dove il caos è la chiave per l'evoluzione e l'innovazione. #CoscienzaArtificiale #SingolaritàTecnologica #Turing #LiberoArbitrio #Complessità #AI #rCTM #Innovazione
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Penso sia il momento di una riflessione serena sul significato e le aspettative dell'Intelligenza Artificiale e abbracciare una visione in cui l'IA sia una tipologia di intelligenza differente da quella umana. Possiamo pensare all'IA come a un agente sociale non digitale? Un contributo sulla riflessione sull'IA e sulle sfide che impone.
Vittorio Di Tomaso si interroga sul ruolo della filosofia nella definizione della conoscenza nell'IA. Edoardo Mattei raccoglie la domanda e in questo contributo invita a ripensare i modelli cognitivi e culturali, stimolare la comprensione della complessità e accrescere la consapevolezza umana nel rapporto con l'agency dell'IA. Questo contributo è stato pubblicato anche su MagIA. Magazine Intelligenza Artificiale che ringraziamo per l'accoglienza. https://lnkd.in/dJ7f45Up
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