Un’indagine del 2024, condotta BHAVE converting data into future presso la popolazione italiana, rivela che il 39% degli italiani ritiene i servizi pubblici meno efficienti di quelli privati. Per le visite specialistiche, il 46% degli intervistati attende mesi, con un ulteriore 16% che aspetta almeno un anno. Il 36,5% delle famiglie a basso reddito e 44,2% di quelli con reddito medio-basso rinunciano alle cure. Le principali problematiche che affliggono il SSN identificate dal Patient Access Think Tank (PATT) riguardano un utilizzo inappropriato dei servizi sanitari (ricorso frequente al pronto soccorso per problemi non urgenti, visite mediche ed esami diagnostici non necessarie, uso improprio di farmaci, come l’automedicazione o l’interruzione prematura delle terapie prescritte), una comunicazione inefficace con i cittadini a cui si va ad aggiungere la carenza di personale sanitario, di adeguate risorse economiche dedicate alla sanità pubblica e un’organizzazione ospedale territorio (come dei reparti all’interno dell’ospedale) migliorabile. https://lnkd.in/efr4SGcd
Post di Patient Access THINK TANK
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L’indagine rivela che gli italiani sono sempre più attenti nella gestione della loro salute, ma che non per tutti il personale sanitario risponde adeguatamente alle esigenze e soprattutto il Sistema sanitario nazionale sembra non stare al passo con le richieste dei cittadini. La survey inoltre mostra una spaccatura tra gli italiani per quanto riguarda la percezione della competenza dei medici e del lavoro delle industria farmaceutiche. L'articolo di #QuotidianoSanità #salute #listediattesa #ssn
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Farmaci innovativi e diritto alle cure: l’appello FADOI - Cittadinanzattiva per eliminare le disuguaglianze territoriali In Italia, l’accesso ai farmaci innovativi dovrebbe essere un diritto equo e garantito, ma purtroppo le disparità regionali rischiano di comprometterlo. In una lettera congiunta inviata ad AIFA, FADOI e Cittadinanzattiva denunciano un problema cruciale: in alcune Regioni, la prescrizione di farmaci innovativi è riservata solo a specialisti di branca, come cardiologi o nefrologi, ignorando le indicazioni nazionali che coinvolgono anche gli internisti. Perché è importante? • Liste di attesa più lunghe: Riservare la prescrizione ai soli specialisti aumenta i tempi per i pazienti, rallentando l’accesso alle terapie. • Disuguaglianze regionali: Non tutte le Regioni hanno lo stesso numero di specialisti, creando forti disparità territoriali. • Un’occasione persa per la medicina interna: Gli internisti, grazie alla loro capillarità sul territorio e alle competenze trasversali, potrebbero garantire un accesso più rapido alle cure. La proposta di FADOI e Cittadinanzattiva: · Coinvolgere gli internisti come prescrittori su tutto il territorio nazionale, in linea con le indicazioni AIFA. · Sensibilizzare le Regioni a eliminare le restrizioni non conformi, per garantire il principio costituzionale di uguaglianza nell’accesso alla salute. La salute non può essere una questione di confini regionali. È essenziale che tutte le parti in gioco collaborino per garantire cure efficaci e tempestive a chi ne ha bisogno. Leggi il comunicato: https://lnkd.in/e3EGPvPm #Sanità #FarmaciInnovativi #Equità #FADOI #Cittadinanzattiva #AIFA #MedicinaInterna
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Problema: - Quasi 9 italiani su 10 insoddisfatti del SSN; - Principali problemi: tempi di attesa (prime visite, esami, interventi), difficoltà a trovare specialisti, medici non sempre competenti; - Quasi 8 italiani su 10 critici sulla qualità del SSN regionale (9 su 10 se si guarda a quello nazionale); - Oltre metà degli italiani (6 su 10) si sente in buona salute; - Solo 2 italiani su 10 pensano che sia meglio investire nel privato; - 6 italiani su 10 ritengono che gli investimenti delle aziende farmaceutiche migliorino la qualità della vita; - 54% degli italiani pensa che le case farmaceutiche si arricchiscano a spese della salute. Conclusione: gli italiani criticano il SSN ma non vogliono passare ad un sistema privatizzato. Quale potrebbe essere un giusto compromesso?
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CONSUMO DI FARMACI: POLITERAPIE E COMORBIDITA' NELL'ANZIANO Il 75% degli over 65 presenta due o più patologie, mentre la comorbidità colpisce la quasi totalità degli ultraottantenni. La diretta conseguenza è l'utilizzo di un elevato numero di farmaci, tanto che un anziano su tre ne assume 10 o più al giorno, ma non sempre tutti necessari e spesso causa di interazioni farmacologiche. Diventa necessaio spezzare il monopolio dell'industria farmaceutica sull'informazione dei medicinali con un duplice obiettivo: veicolare verso gli operatori sanitari quelle informazioni scientifiche indispensabili al loro migliore utilizzo e portare i cittadini verso un uso più appropriato dei medicinali. Dai dati del Rapporto AlFA sull'uso dei farmaci negli anziani, risulta che nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione ultrasessantacinquenne ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con lievi differenze tra aree geografiche, con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino. In questo scenario, la polifarmacoterapia, definita come l'utilizzo contemporaneo di più medicinali (in letteratura si considera l'esposizione a 5 o più farmaci contemporaneamente), è un problema di salute pubblica, perché come noto è associata a una riduzione dell'aderenza terapeutica, nonché a un aumento del rischio di interazioni tra farmaci. Per affrontare il problema è importante considerare: le interazioni tra farmaci e rischio iatrogeno; inappropriatezza clinica; aderenza terapeutica; cascata prescrittiva; problemi di applicazione delle linee guida; riconciliazione-revisione terapeutica e deprescribing; coinvolgimento attivo del paziente, del caregiver e dei familiari nelle decisioni. Andando oltre la vessazione dei medici di famiglia prescrittori di continuità terapeutica, l'obiettivo dovrebbe focalizzarsi sulla salute del paziente al di là del mero principio di risparmio sulla spesa farmaceutica; fare considerazioni su ciò che è davvero utile e necessario per la salute dei pazienti prevede una corretta informazione per abbattere i ricoveri ospedalieri causati da reazioni avverse ai farmaci, considerando l'equilibrio tra rischi e benefici che cambia con l'età secondo evidenze scientifiche. Fonte 👇🏻
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#sospianocronicita# Il Piano Cronicità e’ necessario ma non prevede risorse finanziarie. Obiettivi: 1)Migliorare l’assistenza ai pz cronici 2) coordinamento per prevenirne l’insorgenza 3)rendere più efficaci i servizi sanitari assicurando equità di accesso 4)ridurre le diseguaglianze sociali 5)indirizzare la gestione della cronicità verso un sistema che realizzi una progressiva transizione in un modello di rete che valorizzi sia il ruolo specialistico, sia tutti gli attori della assistenza primaria. Tutto questo, però, dovrà essere realizzato senza finanziamenti,infatti si provvede all’attuazione dell’accordo “nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”,proposito encomiabilmente virtuoso,ma poco rispettoso del principio di realtà. La complessa architettura del nuovo “master plan” per le cronicità dedica un ampio spazio anche alle farmacie territoriali, che dovranno essere anche centri di prevenzione, educazione e supporto continuo ai malati cronici sul territorio. Gli obiettivi sono quelli di: 1) promuovere il coinvolgimento delle farmacie(comunità e rurali) per rispondere ai bisogni di salute e di cura del paziente cronico nella comunità di riferimento mediante interventi di educazione, prevenzione e promozione della salute, di counseling al paziente e al caregiver promossi con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e lo specialista secondo protocolli condivisi, in accordo con quanto previsto nel quadro normativo di riferimento. 2) sistemi sinergici di collaborazione con i professionisti sanitari per una tempestiva ed efficiente presa in carico dei pazienti affetti da patologie croniche sulla base della complessità clinica e del bisogno di salute, al fine di assicurare una corretta assunzione della terapia medica prescritta e una efficace aderenza ai trattamenti a lungo termine, anche al fine di potenziare le attività di farmacovigilanza, in coerenza con la Raccomandazione per la riconciliazione della terapia farmacologica. 3)percorso di accesso personalizzato anche mediante interventi di educazione, prevenzione e promozione della salute. 4)è previsto anche un contributo in materia di miglioramento dell’aderenza terapeutica nei pazienti cronici, con il rafforzamento del ruolo del farmacista nelle attività di controllo delle interazioni farmacologiche, nonché un maggiore impiego della telemedicina per la presa in carico dei pazienti cronici, e un ruolo attivo nel favorire l’accesso ai farmaci attraverso servizi di dispensazione e consegna domiciliare.
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Il Dipartimento della programmazione del Ministero della Salute ha pubblicato la #Relazione 2022 sul monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (#LEA). Solo 13 Regioni hanno superato la soglia di sufficienza in tutte le macro aree, evidenziando una situazione critica per il nostro Sistema Sanitario Nazionale (#SSN). 📊 Tra gli 88 indicatori analizzati, alcuni commenti chiave emergono dalla Fondazione GIMBE: le performance di quasi la metà delle Regioni sono peggiorate rispetto al 2021, amplificando il gap Nord-Sud. In questo contesto, diventa cruciale garantire un'#uguaglianza nell'accesso alle #cure. 🗣️ Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, avverte che senza una definizione chiara dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (#LEP), l'autonomia differenziata potrebbe aggravare ulteriormente le #disuguaglianze #sanitarie. Umberto Nocco | Corinna Montana Lampo | Cristina Suzzani | Alessia Rapuano | Tommaso La Vecchia | Tecniche Nuove Healthcare | Tecniche Nuove Spa
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🚨 Attenzione: la #prescrizione medica potrebbe farvela il #farmacista 🚨 Unimpresa Sanità lancia un allarme: affidare prescrizioni mediche e #analisicliniche alle #farmacie potrebbe mettere a rischio la #qualità e la sicurezza delle #cure. Marco Massarenti, consigliere nazionale, avverte: le farmacie non sono equipaggiate come i #centrimedici specializzati e questo potrebbe causare gravi complicazioni nei trattamenti dei #pazienti. 🩺 L'approccio corretto? Investire nel #welfare, migliorare le condizioni dei #ProfessionistiSanitari e garantire un accesso equo a tutti i servizi di #Salute e sociali. La nostra salute merita il meglio! 🔍 Leggi di più sulle nostre posizioni e come stiamo lavorando per un #sistemasanitarionazionale più sicuro ed equo. Per un futuro in cui nessuno venga lasciato indietro! Qui il comunicato stampa ufficiale: https://lnkd.in/dtH8z5Gn #unimpresa #sanità #salutepubblica #prescrizionimediche #politichesanitarie 👉 Condividi il messaggio se anche tu credi in un sistema sanitario accessibile e sicuro per tutti!
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I contenuti principali del Decreto-legge sui “tempi di attesa” delle visite specialistiche erano già noti. Le ultime modifiche – afferma il dr. ANDREA FRASOLDATI, Presidente Eletto AME e Direttore Struttura Complessa Endocrinologia AUSL Reggio Emilia – riguardano elementi giuridico-amministrativi, in particolare il ruolo dei governi regionali. "Apprezzo l'incremento della spesa per il personale, ma le difficoltà nel reclutamento di #medici e #infermieri restano un problema serio. Come Presidente Eletto di un’associazione con oltre 2500 endocrinologi, vorrei evidenziare che le liste di attesa non si risolvono solo con nuove visite. Serve un governo della domanda secondo il principio dell’appropriatezza clinica. Molte visite sono ridondanti e potrebbero essere sostituite da teleconsulti o protocolli condivisi. Dobbiamo promuovere un’alleanza medico-paziente per un utilizzo corretto delle risorse, rifacendoci ai principi della campagna Choosing Wisely. Ogni indagine o visita prescritta sottrae risorse ad altri pazienti. In conclusione, spero che le #aziendesanitarie trovino il giusto equilibrio in questa fase di carenza di personale. Risolvere i tempi di attesa richiede un intervento sulla domanda, distinguendo tra visite necessarie e quelle sostituibili con contatti alternativi. Il diritto alla salute ci unisce tutti”.
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Tra tempi di attesa insostenibili e difficoltà a sottoporsi a visite specialistiche valutate adeguate, gli italiani si dicono insoddisfatti del Servizio Sanitario Nazionale: quasi 9 su 10 ritengono che il principale problema è legato ai tempi di attesa per una prima visita (per 88% degli italiani si aspetta troppo), per esami diagnostici specifici o per esami di controllo (85%) e per le liste d’attesa per eventuali interventi chirurgici (84%). Inoltre, quasi 7 italiani su 10 considera difficile reperire uno specialista, mentre 5 su 10 lamentano di non riuscire a trovare sempre medici competenti. Il 49% ripone piena fiducia nel SSN, mentre il 51% non si fida. Quasi 8 italiani su 10 sono critici sulla qualità del sistema sanitario regionale, che salgano a 9 su 10 se si guarda a quello nazionale. Quale dato positivo oltre metà degli italiani si sente in buona salute.
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L'articolo di Luca Borzani mette in evidenza una problematica crescente nel sistema sanitario italiano: oltre 4,5 milioni di italiani, pari al 7,6% della popolazione, hanno rinunciato alle cure mediche nel 2023 a causa dell'inaccessibilità del servizio sanitario pubblico e dei costi elevati della sanità privata. Questa situazione è aggravata dai tempi di attesa inaccettabili per esami e visite specialistiche e dalla frammentazione dei sistemi sanitari regionali, che combinati con la fragilità economica, compromettono il diritto costituzionale alla salute. In questo contesto emergono le diseguaglianze sociali e territoriali, che non solo influenzano l'insorgenza delle malattie ma anche gli esiti e le possibilità di cura. La Liguria, ad esempio, ha visto circa 100.000 persone rinunciare alle cure nel 2023, pari al 7,8% della popolazione, con un aumento significativo rispetto al 2019. Il problema è ulteriormente complicato dall'invecchiamento progressivo della popolazione e dall'aumento delle malattie croniche, che aumentano la domanda di salute mentre il sistema sanitario si concentra principalmente sugli ospedali. Un aspetto importante da considerare è che, oltre al servizio sanitario pubblico e alla sanità privata, esiste una terza opzione di cui molti cittadini si avvalgono: la sanità privata accreditata. Questa forma di assistenza offre una soluzione intermedia, permettendo ai cittadini di accedere a molti servizi medici con tempi di attesa più brevi rispetto al pubblico, ma con costi comunque inferiori rispetto alla sanità completamente privata. Siamo in accordo che il ragionamento possa articolarsi su una rivalutazione della sanità pubblica. È necessario ripensare il sistema sanitario pubblico affinché torni ad essere centrale e accessibile a tutti, valorizzando le risorse esistenti e garantendo che i cittadini non debbano rinunciare alle cure a causa di difficoltà economiche. La rivalutazione della sanità pubblica deve passare attraverso una mobilitazione culturale e una rinnovata attenzione alla persona, superando la mera logica dell'aziendalizzazione e riconoscendo il diritto alla salute come un diritto centrale di cittadinanza. Per garantire un accesso equo e universale ai servizi sanitari, è fondamentale riformare e potenziare la sanità pubblica, integrandola con le risorse della sanità privata accreditata, affinché tutti i cittadini possano usufruire di cure adeguate e tempestive, indipendentemente dalle loro condizioni economiche.
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