Post di Piero Dominici

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Awarded title of “Full Professor” (MIUR)| Social Scientist & Systems Thinker | Scientific Director of CHAOS(2011)| UNESCO IPL | IETI Executive President of BoD | WAAS Fellow | WCSA VP | selected expert for JRC Group - EC

Dopo quasi trent’anni di insegnamento… ogni tanto, non posso non tornarci su… Ogni tanto ri-condivido e … non c’è niente da fare: le “cose” più belle, quelle emozionanti (tante), e che danno le soddisfazioni più profonde e autentiche, non finiscono nel curriculum e non si possono “quantificare” né, tanto meno, “misurare” nei loro effetti/implicazioni/ricadute, ancor di più adottando i metodi/gli strumenti di valutazione tradizionali. La meraviglia dell’insegnare è la celebrazione di una “relazione” sempre unica. Ne parlo spesso, anche con Colleghe e Colleghi, docenti sia nell’Università che nella Scuola… 📌 Questa/o professione/mestiere/lavoro/arte/azione/relazione (vocazione) dell’insegnare e dell’educare – perché, prima di tutto, siamo/dovremmo essere “educatori” – pur con tutte le responsabilità, le difficoltà, le complicazioni, le criticità, gli errori e i fallimenti che comporta (si tratta di una relazione complessa) regala, anche e soprattutto, sfide e soddisfazioni (ma anche errori, da cui ripartire, e, talvolta, amarezze) che – ho sempre pensato – pochissimi/e altri lavori/professioni/arti possono regalare/donare nel corso della propria esistenza; e ti coinvolge a tal punto, ti riguarda a tal punto, ti emoziona a tal punto, ti prende a tal punto – ci sei, completamente, “dentro” (💥”dentro” vs “fuori” – ne parlo fin dalla metà degli anni Novanta come di una delle “false dicotomie”) … altro che “osservatore esterno” (principio epistemologico confutato, peraltro, anche dalle cd. scienze esatte) – ; …ti chiama in causa a tal punto che le cose più belle, straordinarie, meravigliose che ti possano capitare – e che, appunto, per intendersi, non sono né quelle che si inseriscono nel curriculum vitae, né tanto meno quelle che vengono “valutate” a più livelli (da organismi funzionali a ben altre logiche) – non le puoi/non le potresti raccontare (forse, soltanto alle Persone amate ed agli Amici più veri e… meno invidiosi), a meno che non si accetti il rischio calcolato (o voluto) di cadere nell’auto-celebrazione/esaltazione più spinta ed evidente. 📌 Dal momento che, anche il racconto/la narrazione più “obiettivo/a” e “modesto/a” di questa relazione impegnativa, faticosa, meravigliosa, unica e imprevedibile, intimamente sistemica, rischia di tramutarsi (e apparire), in ogni caso, non nell’esaltazione e valorizzazione della “relazione” stessa, bensì nel più incredibile e surreale auto-elogio/elogio di sé stessi. 📌 Rischia di tramutarsi, in altre parole, in mera celebrazione di sé stessi, della propria capacità/bravura/sensibilità (?) e delle proprie competenze, proprio perché, al di là delle singole e specifiche personalità di ognuna/o, la “relazione” è sempre, nel bene e nel male, profondamente sistemica. Con tutte le implicazioni e considerazioni che ne potrebbero discendere. 🔥 CONTINUA 🎓➡️ https://lnkd.in/dgGivKKi

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Sebastiano Antonicelli

🌍 Esperto in Politica Estera e Soft Power | Futures Studies & Pensiero Critico | Racconto decisioni strategiche con visione e analisi.

2 mesi

Grazie per aver condiviso queste riflessioni così autentiche e sentite! 🙏 È straordinario come tu abbia descritto l'insegnamento non solo come una professione, ma come una relazione vivente, un'esperienza che ti "chiama dentro" con tutta la tua essenza. La tua osservazione sul rischio di trasformare il racconto di queste emozioni in un'autocelebrazione è incredibilmente lucida. Ma forse, proprio perché è così difficile "misurare" l'impatto di questa relazione, raccontarla diventa ancora più importante. Non per elogiare noi stessi, ma per restituire dignità e profondità a un mestiere che spesso si riduce a numeri o valutazioni superficiali. Secondo te, come possiamo trovare il giusto equilibrio tra il narrare queste esperienze senza cadere in quella "dicotomia" tra modestia e autocelebrazione che giustamente sottolinei?

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