Per un dibattito sulla sperimentazione animale che sia informato e permetta società e politica di prendere decisioni consapevoli, la #comunicazione sulla sperimentazione e #ricerca animale ha un ruolo imprescindibile. Un ente che usa gli animali per ricerca o per altri fini scientifici deve saper spiegare perché lo usa, come lo fa, quali specie sceglie, eccetera; perché la comunicazione sia efficace, inoltre, le informazioni devono essere non solo chiare ma anche trasparenti. I siti web di istituzioni, università e altri enti che portano avanti questo tipo di studi sono uno dei punti di accesso principali per queste informazioni. Ma come se la cavano, a livello europeo? Cerca di rispondere a queste domande l'analisi condotta dalla European Animal Research Association (EARA), che ha analizzato i siti web di 908 istituzioni europee. I risultati mostrano che è molta la strada da fare per migliorare la comunicazione trasparente sulla sperimentazione animale, e questo è particolarmente vero per l'Italia. 🔗 https://lnkd.in/dVca5zBh Istituto Mario Negri, Alleanza Contro il Cancro, Farmindustria, Federchimica, Assobiotec, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience SINS, Università degli Studi di Milano, Università di Trento, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi di Ferrara
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Un progetto di #ricerca che prevede l'uso di animali deve garantire standard etici elevati, limitarsi ai casi in cui non esistono alternative scientificamente valide per ottenere il risultato, rispettare il principio delle 3R. Quindi deve seguire un preciso iter di approvazione. È un percorso che parte dall'organo etico-scientifico dell'ente che ne fa richiesta, l'Organismo Preposto al Benessere Animale (OPBA), che deve stilare un parere motivato sulla possibilità di impiegare metodi alternativi, la rilevanza tecnico-scientifica del progetto, il rispetto della normativa e l’adeguata formazione di chi effettuerà le procedure sugli animali. Solo se questo primo parere è positivo si può procedere alla valutazione da parte del Ministero della Salute, che verifica la scelta del campione, se sono previste misure per mitigare eventuali dolore, stress e/o sofferenza degli #animali, le procedure previste e diversi altri aspetti del progetto. Insomma, un processo anche piuttosto lungo (l'intera procedura richiede in media qualche mese) e complesso, per garantire il monitoraggio sull'uso di animali, bilanciando le necessità della ricerca scientifica con il loro benessere
Chi valuta se per un determinato progetto di #ricerca gli animali sono davvero necessari? Che la specie individuata sia la più idonea, che le procedure previste siano davvero necessarie? E ancora che siano usati, e in modo corretto, anestetici e analgesici? Che il numero di animali che si è previsto di usare non siano un numero eccessivo rispetto alle necessità? Per poter svolgere un progetto che preveda lo svolgimento di procedure su animali (vertebrati non umani e cefalopodi) è necessaria una serie di autorizzazioni e l’approvazione del #progetto segue un iter preciso e regolamentato. In Italia, il percorso di autorizzazione parte dall’Organismo Preposto al Benessere Animale (OPBA), una sorta di comitato etico-scientifico interno alle strutture di ricerca che fanno uso di #animali. Questa prima valutazione “interna”, eseguita dall’OPBA dell’ente che fa richiesta di autorizzazione, deve verificare per esempio che non vi sia possibilità di impiegare metodi alternativi, la rilevanza tecnico-scientifica del progetto, il rispetto della normativa e l’adeguata formazione di chi effettuerà le procedure sugli animali. Ripercorriamo i punti principali delle norme europee e italiane che regolamentano il processo di approvazione di un progetto di ricerca che prevede l’uso di animali, per assicurare che la ricerca avvenga nel rispetto degli standard etici più elevati e sia limitata ai casi in cui non esistono alternative scientificamente valide per ottenere il risultato, rispettando il principio delle #3R 🔗 https://lnkd.in/dD9-yGDr (Alleanza Contro il Cancro, Istituto Mario Negri, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience SINS, Federchimica, Farmindustria, Università degli Studi di Milano, Università di Trento, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi di Ferrara, Università Vita-Salute San Raffaele)
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Chi valuta se per un determinato progetto di #ricerca gli animali sono davvero necessari? Che la specie individuata sia la più idonea, che le procedure previste siano davvero necessarie? E ancora che siano usati, e in modo corretto, anestetici e analgesici? Che il numero di animali che si è previsto di usare non siano un numero eccessivo rispetto alle necessità? Per poter svolgere un progetto che preveda lo svolgimento di procedure su animali (vertebrati non umani e cefalopodi) è necessaria una serie di autorizzazioni e l’approvazione del #progetto segue un iter preciso e regolamentato. In Italia, il percorso di autorizzazione parte dall’Organismo Preposto al Benessere Animale (OPBA), una sorta di comitato etico-scientifico interno alle strutture di ricerca che fanno uso di #animali. Questa prima valutazione “interna”, eseguita dall’OPBA dell’ente che fa richiesta di autorizzazione, deve verificare per esempio che non vi sia possibilità di impiegare metodi alternativi, la rilevanza tecnico-scientifica del progetto, il rispetto della normativa e l’adeguata formazione di chi effettuerà le procedure sugli animali. Ripercorriamo i punti principali delle norme europee e italiane che regolamentano il processo di approvazione di un progetto di ricerca che prevede l’uso di animali, per assicurare che la ricerca avvenga nel rispetto degli standard etici più elevati e sia limitata ai casi in cui non esistono alternative scientificamente valide per ottenere il risultato, rispettando il principio delle #3R 🔗 https://lnkd.in/dD9-yGDr (Alleanza Contro il Cancro, Istituto Mario Negri, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience SINS, Federchimica, Farmindustria, Università degli Studi di Milano, Università di Trento, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi di Ferrara, Università Vita-Salute San Raffaele)
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Riportiamo i principali dati relativi all’uso di #animali a fini scientifici in Italia, rilasciati dal Ministero della Salute: si conferma un trend in calo di animali, principalmente usati per la #ricerca di base e per scopi regolatori (gli usi per soddisfare le richieste legislative per la produzione e il mantenimento di sostanze sul mercato). Topi, ratti e il pollame domestico sono le specie più presenti; i primati non umani sono stati 292 e rappresentati in stragrande maggioranza dal macaco cinomologo, principale modello di studio per molte #malattie e disturbi che interessano la nostra specie. 🔍 Nel nostro approfondimento, che segue l'analisi dei primi dati europei, trovate gli elementi più significativi per l'Italia, con grafici interattivi e un focus sulla gravità delle procedure: https://lnkd.in/dmH6Sj6z Istituto Mario Negri, Alleanza Contro il Cancro, Federchimica, Farmindustria, Assobiotec, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience SINS, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli Studi di Ferrara, Università di Trento, Università degli Studi di Milano
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La #ricerca e la sperimentazione animale riguardano molte realtà - e molto differenti tra loro: gli animali sono usati per gli studi di base, per quelli applicati, per i test obbligatori per introdurre e mantenere sostanze sul mercato (non solo farmaci ma anche, per esempio, dispositivi medici o alimenti), e ancora per la produzione di prodotti come gli anticorpi. Né tutte queste categorie di utilizzo degli #animali hanno come destinatario finale la nostra specie. In molti casi, infatti, la sperimentazione è volta al benessere degli animali stessi, alla #veterinaria, all'alimentazione animale, o alla conservazione dell'#ambiente e delle altre specie. Per capire quali campi hanno ancora un maggior bisogni di animali e, in modo indiretto, come progredisce lo sviluppo di metodi alternativi che consentono invece di ridurne e a volte eliminarne la necessità, è necessario guardare ai #dati. Per questa ragione, abbiamo dato uno sguardo a quelli europei relativi alle categorie di utilizzo degli animali nell'UE, riportando anche anche le principali informazioni relative alla gravità delle procedure usate, informazione che permette di stimare a quanto dolore/stress sono sottoposti. 🔗 Qui il nostro approfondimento: https://lnkd.in/dj6MzAqN Istituto Mario Negri, Alleanza Contro il Cancro, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Farmindustria, Federchimica, Assobiotec, Italian Society for Neuroscience SINS, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Ferrara, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Università di Trento
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ANTEPRIMA PUBLICAZIONE SULLA STAMPA: PELINI, VALORIZZARE L'AZIONE DEL FITOCOMPLESSO Concordo con Marinella Trovato presidente di Siste e segretaria generale di Assoerbe, in merito alla messa in guardia dal rischio di una lista nera su alcune specie botaniche ad uso salutistico da parte dell'Europa. Purtroppo le metodiche di valutazione prese in considerazione da parte dell'Agenzia Europea per la sicurezza alimentare efsa non tengono conto del Fitocomplesso delle varie specie botaniche bensì vanno a valutare l'azione genotossica o epatotossica della singola molecola che loro considerano principi attivo senza tenere minimamente in considerazione che un estratto vegetale è una cosa ben diversa da una molecola di sintesi o da una molecole estratta ed usata singolarmente all'interno di un medicinale. Questa mancata considerazione unita alla scarsità di validità scientifica presente nelle relazioni presentate in particolare sui derivati idrossiantraceni per citare l'esempio più eclatante, da parte degli esperti dell'efsa alla commissione europea rischia di portare un grave danno non solo al settore salutistico ma anche al settore della ricerca sulle molecole naturali, inoltre sempre per quanto riguarda i derivati idrossiantraceni i vari studi presentati dall'efsa in vitro non avevano carattere di predittività tossica mi riferisco al test di Ames. Ritengo che si debba informare con una seria divulgazione scientifica la popolazione sulla differenza di valutazione di tossicità di una molecola singola e di un estratto vegetale nel quale deve essere appunto considerato il pool di molecole per intero contenente nella droga cioè nella parte della pianta utilizzato. Spero che questo appello sia raccolto anche dalle università per cercare di ristabilire la veridicità scientifica su questi argomenti che rischiano di aprire la strada se non riportato in seno alla scienza a confusione e alla messa al bando di specie botaniche e ai loro estratti che se presi tarquali non avrebbero alcun effetto dannoso ne per la salute umana ne animale. Paolo Pelini Professione Erbochimico / Naturopata per Animali Consulenza e Ricerca Controllo Qualità e Valutazione Farmacognostica e Fitochimica degli Estratti Vegetali di Piante Officinali, Microalghe e Gemmoderivati e Ricerche Microbiota Piante Officinali Fondatore e Responsabile Scientifico: CCDSSN - Centro di Controllo e Divulgazioni Scientifica sulle Sostanze Naturali https://lnkd.in/gEhGNj3 CV: https://lnkd.in/d9HCpjGe
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ANTEPRIMA PUBLICAZIONE SULLA STAMPA: PELINI, VALORIZZARE L'AZIONE DEL FITOCOMPLESSO Concordo con Marinella Trovato presidente di Siste e segretaria generale di Assoerbe, in merito alla messa in guardia dal rischio di una lista nera su alcune specie botaniche ad uso salutistico da parte dell'Europa. Purtroppo le metodiche di valutazione prese in considerazione da parte dell'Agenzia Europea per la sicurezza alimentare efsa non tengono conto del Fitocomplesso delle varie specie botaniche bensì vanno a valutare l'azione genotossica o epatotossica della singola molecola che loro considerano principi attivo senza tenere minimamente in considerazione che un estratto vegetale è una cosa ben diversa da una molecola di sintesi o da una molecole estratta ed usata singolarmente all'interno di un medicinale. Questa mancata considerazione unita alla scarsità di validità scientifica presente nelle relazioni presentate in particolare sui derivati idrossiantraceni per citare l'esempio più eclatante, da parte degli esperti dell'efsa alla commissione europea rischia di portare un grave danno non solo al settore salutistico ma anche al settore della ricerca sulle molecole naturali, inoltre sempre per quanto riguarda i derivati idrossiantraceni i vari studi presentati dall'efsa in vitro non avevano carattere di predittività tossica mi riferisco al test di Ames. Ritengo che si debba informare con una seria divulgazione scientifica la popolazione sulla differenza di valutazione di tossicità di una molecola singola e di un estratto vegetale nel quale deve essere appunto considerato il pool di molecole per intero contenente nella droga cioè nella parte della pianta utilizzato. Spero che questo appello sia raccolto anche dalle università per cercare di ristabilire la veridicità scientifica su questi argomenti che rischiano di aprire la strada se non riportato in seno alla scienza a confusione e alla messa al bando di specie botaniche e ai loro estratti che se presi tarquali non avrebbero alcun effetto dannoso ne per la salute umana ne animale. Paolo Pelini Professione Erbochimico / Naturopata per Animali Consulenza e Ricerca Controllo Qualità e Valutazione Farmacognostica e Fitochimica degli Estratti Vegetali di Piante Officinali, Microalghe e Gemmoderivati e Ricerche Microbiota Piante Officinali Fondatore e Responsabile Scientifico: CCDSSN - Centro di Controllo e Divulgazioni Scientifica sulle Sostanze Naturali https://lnkd.in/gEhGNj3 CV: https://lnkd.in/d9HCpjGe
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ANTEPRIMA PUBLICAZIONE SULLA STAMPA: PELINI, VALORIZZARE L'AZIONE DEL FITOCOMPLESSO Concordo con Marinella Trovato presidente di Siste e segretaria generale di Assoerbe, in merito alla messa in guardia dal rischio di una lista nera su alcune specie botaniche ad uso salutistico da parte dell'Europa. Purtroppo le metodiche di valutazione prese in considerazione da parte dell'Agenzia Europea per la sicurezza alimentare efsa non tengono conto del Fitocomplesso delle varie specie botaniche bensì vanno a valutare l'azione genotossica o epatotossica della singola molecola che loro considerano principi attivo senza tenere minimamente in considerazione che un estratto vegetale è una cosa ben diversa da una molecola di sintesi o da una molecole estratta ed usata singolarmente all'interno di un medicinale. Questa mancata considerazione unita alla scarsità di validità scientifica presente nelle relazioni presentate in particolare sui derivati idrossiantraceni per citare l'esempio più eclatante, da parte degli esperti dell'efsa alla commissione europea rischia di portare un grave danno non solo al settore salutistico ma anche al settore della ricerca sulle molecole naturali, inoltre sempre per quanto riguarda i derivati idrossiantraceni i vari studi presentati dall'efsa in vitro non avevano carattere di predittività tossica mi riferisco al test di Ames. Ritengo che si debba informare con una seria divulgazione scientifica la popolazione sulla differenza di valutazione di tossicità di una molecola singola e di un estratto vegetale nel quale deve essere appunto considerato il pool di molecole per intero contenente nella droga cioè nella parte della pianta utilizzato. Spero che questo appello sia raccolto anche dalle università per cercare di ristabilire la veridicità scientifica su questi argomenti che rischiano di aprire la strada se non riportato in seno alla scienza a confusione e alla messa al bando di specie botaniche e ai loro estratti che se presi tarquali non avrebbero alcun effetto dannoso ne per la salute umana ne animale. Paolo Pelini Professione Erbochimico / Naturopata per Animali Consulenza e Ricerca Controllo Qualità e Valutazione Farmacognostica e Fitochimica degli Estratti Vegetali di Piante Officinali, Microalghe e Gemmoderivati e Ricerche Microbiota Piante Officinali Fondatore e Responsabile Scientifico: CCDSSN - Centro di Controllo e Divulgazioni Scientifica sulle Sostanze Naturali https://lnkd.in/gEhGNj3 CV: https://lnkd.in/d9HCpjGe
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🌍 Metodi alternativi: dal laboratorio alla regolamentazione🧪 Come vengono sviluppati e validati i metodi alternativi alla sperimentazione animale? Quali sono le sfide per garantirne l’affidabilità e la rilevanza dal punto di vista regolatorio? Per saperne di più leggete la mia intervista realizzata da #Research4Life: https://lnkd.in/dyjTN7cr #AlternativesToAnimalTesting #ResearchInnovation #EURL_ECVAM #JRC #3Rs #SperimentazioneAnimale #Scienza #humanrelevantmodels #research
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Degli animali usati per la ricerca, gran parte è coinvolta in studi dedicati alla #salute umana. Ma “in gran parte” non significa esclusivamente, e molta #ricerca sia di base sia applicata si concentra su etologia, comportamento, benessere e malattie animali. Che l’uso di animali in ricerca non sia a esclusivo beneficio della nostra specie dovrebbe essere intuitivo: per esempio, chi vive con animali da compagnia sa che dovrà ricorrere a vaccini e spesso a farmaci necessari a garantire una buona qualità di vita – vaccini e farmaci che prima di essere messi in commercio devono seguire procedure di controllo proprio come quelli usati per gli umani, e che di conseguenza devono essere testati sugli animali. La medicina #veterinaria per gli animali d’affezione, in particolare, si è sviluppata moltissimo negli ultimi anni, portando a progetti di ricerca molto avanzati nei quali, sempre più, a essere coinvolti sono animali di proprietà affetti da malattia spontanea. Ne sono un esempio i trial di #oncologia veterinaria, condotti soprattutto sui cani: invece di sperimentare una terapia (chemio e radioterapia ma anche, sempre più, immunoterapia) sugli animali di laboratorio, si arruolano cani di proprietà già ammalati spontaneamente di #cancro. L’aumentare delle conoscenze sull’oncologia del cane ha messo in luce molti aspetti di somiglianza con quanto avviene nei tumori umani, almeno per alcuni di essi, e ciò fa sì che gli studi su una specie possano poi rivelarsi utili anche per l’altra. In generale, diversi studi stanno evidenziando come l’aumentare delle conoscenze nel campo veterinario possa poi avere risvolti sostanziali anche per la medicina umana, sia per quanto riguarda per esempio sviluppo, progressione, caratteristiche molecolari e genetiche di un tumore, sia per quanto riguarda le possibili terapie. Ne parliamo con Damiano Stefanello , professore ordinario di Chirurgia Veterinaria all’Università degli Studi di Milano. 🔗 https://lnkd.in/dTs-NaQ9 (Istituto Mario Negri, Alleanza Contro il Cancro, Società Italiana di Farmacologia - SIF, Società Italiana di Tossicologia - SITOX, Italian Society for Neuroscience SINS, Farmindustria, Federchimica, Assobiotec, Università degli Studi di Ferrara, Università di Trento, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
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🗓️ Si terrà domani, 23 gennaio, il webinar “𝐋’𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐯𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐦𝐢𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐥𝐞𝐯𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞: 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐭𝐞𝐜𝐧𝐢𝐜𝐢 𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐫𝐢𝐝𝐢𝐜𝐢” organizzato da Progetto KasTrack. 🗣️ Rinaldo Plebani – partner di Studio Torta – interverrà tra i relatori per illustrare la procedura in uso nel contenzioso civile esaminando alcuni case studies riguardanti la violazione dei diritti del costitutore e soffermandosi su come il metodo di identificazione delle varietà viene scelto e accettato dalle parti. 👉🏻 Per maggiori dettagli: https://lnkd.in/dC3K9cp7 #StudioTorta #webinar #varietàvegetali #identificazionevarietale #piante #tecnologieinnovative #implicazionigiuritiche
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