Squadra vincente non si nasce ma si diventa, attraverso esperienze condivise e stimoli formativi che sono in grado di alzare l’asticella delle performance personali e di gruppo. I nostri Top Manager delle Vendite e degli Acquisti hanno trascorso una giornata ricca di questi stimoli, anche apparentemente molto lontani dalle solite modalità e dai contesti di riferimento. Dopo aver ascoltato lo straordinario speech di un Testimonial di eccezione, si sono cimentati in prima persona in task specifici che li hanno trasformati nel corso della giornata da manager “ispirati” a manager “ispiratori”. Inspire and Empower è una competenza manageriale in cui Rinascente crede fortemente e su cui investe con convinzione. Con l’aiuto di Polvere di Stelle abbiamo trascorso una giornata intensa e divertente, dando vita a molteplici storie capaci di generare energia e motivazione. Grazie a tutti di essersi lasciati coinvolgere e ispirare!
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Spot Coca Cola San Siro Milan vs Inter 🏟️ Fare degli esperimenti sociali e offrire un'esperienza incredibile ai consumatori può essere un'ottima opportunità per le aziende di coinvolgere il loro pubblico in modo significativo. Questo approccio apre la strada a una serie di vantaggi intriganti. In primo luogo, la capacità di catturare l'attenzione del pubblico attraverso un esperimento sociale coinvolgente è un'opportunità imperdibile. Le persone amano essere sorprese e coinvolte in esperienze inaspettate, e quando un'azienda riesce a offrire qualcosa di straordinario, è probabile che questa esperienza venga condivisa e discussa. In primis con il passa parola e in secondo luogo mediante social media, generando così un'enorme visibilità per il marchio. Inoltre, un'esperienza incredibile è difficile da dimenticare. Quando un consumatore vive un momento indimenticabile, è più propenso a ricordare il marchio o il prodotto associato a quell'esperienza. Ciò può portare a una maggiore fedeltà del cliente nel lungo termine, poiché il consumatore è incline a tornare al marchio che gli ha offerto un'esperienza così positiva. Ma fare degli esperimenti sociali e offrire un'esperienza unica non è solo una questione di generare buzz o fidelizzare i clienti. Questa strategia può anche aiutare un marchio a distinguersi dalla concorrenza. Ovviamente nel caso di Coca-Cola FEMSA non ce ne sarebbe bisogno, ma invece è proprio questo a determinarne la grandezza. In un mercato affollato, è essenziale trovare modi originali per far risaltare il proprio marchio, e niente riesce a farlo meglio di un'esperienza che lascia il segno nella mente dei consumatori. Questa pratica può essere un modo per un marchio di dimostrare i suoi valori e il suo impegno verso i consumatori. Quando un'azienda è disposta a fare uno sforzo extra per creare connessioni significative con il suo pubblico e soddisfare le loro esigenze, dimostra che si preoccupa sinceramente dei suoi clienti e della loro esperienza complessiva. Se vi piacerebbero altri contenuti su esperimenti sociali fatti da aziende lasciate un like. —————— Ciao mi chiamo Francesco Gallelli, sono il fondatore di Cucciola Gioielli e quotidianamente pubblico contenuti sul marketing e sull’imprenditorialità. Seguimi per altri contenuti 💚🤝 #marketing #socialproof #adv #impresa #imprenditore #cocacola #milano #milan
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Costruire un #brand significa creare un mondo nella mente delle persone. Un mondo a cui possono accedere, quando ne sentono il bisogno. Sappiamo che, anche a causa dei migliaia di messaggi a cui la nostra mente è sottoposta ogni giorno, il nostro messaggio deve essere ripetuto. Ancora e ancora. Per il #branding questo prima di tutto significa "ogni dettaglio al suo posto". Questo è il pop up per iscriversi alla newsletter sul sito di Campari. Il titolo ha il #tonodivoce del brand, non è il solito "iscriviti ora". Questo titolo farà vendere più Campari? No, certamente. Però insieme ad altri dettagli, costruisce il mondo. Un mondo in cui ti puoi immergere, sapendo che tutto è coerente. Ancora oggi vedo che le aziende che ci chiedono di lavorare sul loro tono di voce sono quelle che hanno una conoscenza approfondita del valore del brand. Sanno che il #toneofvoice non farà vendere direttamente di più, probabilmente, ma che costruisce, insieme a tutto il resto, un mondo che corrisponde ai desideri delle persone. Il brand e la comunicazione è fatta di dettagli. #campari #comunicazionestrategica #linguaggiostrategico #customerexperience #tov
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Founder Lang&Partners. Headhunting, Coaching, DE&I Advisory, People Sustainability. Linkedin Top Voice
ALESSANDRO MICHELE, UN SEGNALE PER RIPARTIRE Conti economici non proprio brillanti. La crisi reputazionale e le difficoltà nel passare a un modello davvero sostenibile. Le incognita sulla Cina. Il timore per i fatturati dei prossimi mesi. Tutti questi elementi poco positivi hanno portato una certa pressione negli ultimi mesi sul mondo della moda. Pressione che si è trasformata spesso in un reshuffle di direttori creativi e manager a mio parere poco strategico. Cambiare senza una vera visione si è rivelato per molti un boomerang. In questo senso credo che invece la nomina di Alessandro Michele rappresenti l’esempio da cui ripartire. Non un semplice cambio di direzione creativa, ma una scelta fatta con una consapevolezza: la necessità di un team manageriale - rappresentato qui da Venturini - e una direzione creativa capaci di mettere da parte le proprie priorità per valorizzare punti di vista sinergici e condivisi. Propria questa sinergia tra Michele e Bizzarri in Gucci aveva permesso al brand di raggiungere risultati importanti. Oggi credo che questo successo, con tutte le differenze del caso, sia replicabile in Valentino. Ritengo che la condivisione di una visione strategica tra manager e direzione creativa sia una delle strade da percorrere per differenziarsi davvero e fare in modo che i consumatori possano tornare in negozio e trovare un prodotto con una forte connotazione creativa e marketing, che faccia venire voglia di comprarlo. #direzionecreativa #fashion Valentino Gucci Kering #alessandromichele
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Credo sia ormai pacifico a tutti che vendere i nostri valori debba venire prima di vendere i nostri progetti. Sia chiaro: se non abbiamo prodotti/servizi da proporre non ha senso neanche comunicare i nostri valori. Ma nel momento in cui ci mettiamo in gioco il primo comandamento su cui dobbiamo fondare il nostro personal brand, sono indubbiamente i nostri valori. Ecco, ora non ci resta che comprendere quali siano gli aggettivi che descrivono al meglio i valori della nostra persona e del nostro brand.
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La differenza principale tra un #brandambassador e un #influencer risiede nel fatto che il primo si sintonizza su tutte le frequenze del brand, mentre il secondo offre temporaneamente le sue per un po' di visibilità in più.
Il potere degli Ambassador: come generare valore per il Brand mediante credibilità e fiducia. È stato un piacere accogliere e riunire in Piazza Montecitorio le Office Manager e i Relationship Manager delle nostre sedi territoriali, gli Strategic Advisor e gli Ambassador che collaborano con le società del Gruppo Gabetti. L’occasione ci ha permesso di approfondire l'importanza del loro ruolo nello sviluppo del business ma anche nel comunicare efficacemente i valori del Gruppo. Insieme ai Relationship Manager, i Brand Ambassador, figure vicine e conosciute dal pubblico, diventano portavoce autorevoli e punti di riferimento per i clienti di tutte le società del Gruppo.
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Product Marketing Consultant | Mentor at Sprint Factory | Company&Product Strategy - Positioning - Messaging - Go to Market
L'acquisizione di Supreme da parte di Luxottica: un déjà-vu nel mondo del branding? I fatti: 🔸EssilorLuxottica acquisirà Supreme per $1.5 billion 🔸Supreme nel 2020 venne acquisita per $2.1 billion, da VF Corporation 🔸Supreme: Fatturato per l'anno fiscale concluso a marzo 2023: $523,1 milioni (calo di $38,4 milioni rispetto all'anno precedente) 🔸Con VF Corporation non ha raggiunto l'obiettivo di $600 milioni di fatturato Contesto e sfide: Come dimostrano i numeri, per i "Brand Culturali" come Supreme, l'espansione geografica, l'aumento dei punti vendita e la diversificazione delle partnership non sono sufficienti. La vera scommessa è abbracciare il cambiamento di mercato senza diluire il DNA del brand I brand culturali vivono di alti e bassi, (più delle altre attività) seguendo i ritmi delle tendenze e delle subculture che li hanno generati e questo non va molto d'accordo con il modo di ragionare dei grandi gruppi Per EssilorLuxottica, la sfida sarà integrare gli obiettivi di business del gruppo con quelli di marketing di Supreme, evitando di far prevalere obiettivi a breve termine di fatturato, su una strategia di branding a lungo termine. Il ritorno alla nicchia non è necessariamente un fallimento, ma può essere parte integrante del ciclo di vita di questi brand (dovuto a fattori esogeni), rivitalizzandone l'autenticità. Un brand che vive di momenti di hype e che affonda le radici in una sottocultura non può vivere solo di mainstream e crescita esponenziale. Più che su conti e budget, EssilorLuxottica dovrà focalizzarsi sullo stato d'animo, l'atmosfera e l'emozione fondamentale che Supreme incarna. Rinforzare quella narrativa che l'ha resa desiderabile attraverso: contenuti, eventi e partnership La sfida per Supreme, specialmente sotto la nuova proprietà di Luxottica, sarà mantenere e nutrire questo fandom appassionato mentre si espande e evolve. Il delicato equilibrio tra crescita e mantenimento dell'autenticità sarà cruciale per preservare la magia che ha reso Supreme un fenomeno culturale Oggi per Supreme non è sufficiente avere solo clienti. Ha bisogno di ritrovare e riattivare i suoi fan. I fan attendono ogni 'drop', anticipano e discutono i nuovi prodotti, preservando il patrimonio culturale del brand e rendendolo rilevante per i nuovi arrivati. Sono loro il motore principale per monetizzare l'IP di Supreme. EssilorLuxottica sarà in grado di gestire, far crescere e mantenere libero, un brand così lontano da quelli appartenenti al suo gruppo? #positioning #branding
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Creo borse, non scuse | Distruggo il fake 🇮🇹 Vero Made in Italy, niente compromessi👜Co-Founder Artisan Bag Academy 🧳Crea borse di qualità
Sempre gli stessi brand, sempre gli stessi nomi. Avete notato che quando parliamo della situazione attuale, tendiamo a citare sempre gli stessi marchi? Se rifletto sulla filiera italiana, è naturale che mi vengano in mente otto o dieci brand, la maggior parte dei quali appartengono alle due grandi holding: il gruppo Kering e il gruppo LVMH. Facendo un'analisi più approfondita, noto che, attraverso conoscenze dirette o indirette, gran parte del settore è controllato probabilmente da 2 o 3 brand, o meglio, la filiera è composta da aziende che lavorano per questi grandi marchi. Negli anni, mi ha sempre sorpreso che non sia mai stato fatto un censimento della filiera, né da parte delle associazioni né dalla politica. Nessuno si è mai impegnato a censire quante aziende lavorano per un marchio piuttosto che per un altro. Ad esempio, sappiamo quante aziende lavorano o lavoravano per Gucci? Lo stesso vale per Dior, Chanel e così via. Credo che i dati disponibili siano probabilmente limitati alle conoscenze territoriali o alle informazioni delle persone con cui ci relazioniamo. A cosa sarebbe servito censire la filiera? A capire da dove provengono i problemi e quali aziende hanno avuto il maggiore impatto nel corso degli anni, sia sulla trasformazione che sullo sviluppo futuro della filiera. È una questione di numeri e statistiche. Se nella filiera ci sono brand appartenenti ai gruppi più influenti, è naturale pensare che una parte dell’impatto sia dovuto a loro. Come sempre, in un silenzio generale, queste informazioni probabilmente sono già note, perché sarebbe relativamente semplice risalire a tutta la filiera partendo dai fornitori di primo livello di Gucci o del gruppo Kering e LVMH. Tuttavia, questa è un'operazione che non viene fatta, perché alla fine non interessa a nessuno, se non a chi sta subendo le conseguenze di questa situazione. D'altro canto, questo ci rivela una cosa molto importante: la manifattura italiana è ormai relegata a una sorta di colonia produttiva francese. Lo sapevamo da anni, ed è chiaro che chi detiene il potere decisionale, bene o male, decide anche il destino di interi territori, non francesi. La storia di noi figli di un Dio minore Dimmi cosa ne pensi. #ornellaauzino #artisanbagacademy #lafabbricadeisogni #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #sostenibilità #napoli #fabbrica #imprenditoria #borseinpelle #contraffazione #imprenditrice #conceria #unic #assopellettieri
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People&Culture e Communication Specialist - Future of the Work Expert - Employer Branding Specialist- Yoga Teacher
Riprende oggi la nostra rassegna #SafeGoodLife - #People: torniamo a parlare di noi e del nostro super #team! Vuoi scoprire chi è la protagonista del post di oggi??? 👁️🗨️ Dai uno sguardo qui sotto!
#SafeGoodLife - People Oggi vi presentiamo Silvana Paganelli, Purchasing Leader di Trocellen Italia SPA. Silvana è con noi dal 1991 e, all’interno del team degli acquisti, ha conosciuto una crescita professionale che l’ha condotta ad essere la team leader di un gruppo unito e collaborativo. Attenta al dettaglio, la mission di Silvana è quella di gestire le strategie d’acquisto in modo da ottenere la migliore price productivity. E come le piace dire: “Ogni acquisto conta e merita il giusto grado di valutazione !”, un mantra che la guida ogni giorno. Nel suo tempo libero, Silvana ama viaggiare, il sole, il mare e trascorrere del tempo con la famiglia. #Trocellen #TrocellenItaliaSPA
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Cresce il numero di “deputy-ceo” nelle aziende della moda e del lusso. Ma che significato hanno nell’organizzazione aziendale? Sono un primo passo per diventare ceo? E come reagiscono i primi riporti all’introduzione di una figura nuova? Flavio Sciuccati: governance di emanazione giapponese ma attenti alle deleghe. Giovanna Brambilla: un conto è la condivisione creativa, altro quella delle responsabilità manageriali. Il dibattito su queste nuove figure aziendali nell’articolo di Maria Silvia Sacchi https://lnkd.in/dFndqjuD
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Chi non ricorda il successo eccezionale di questo brand nei primi anni 2000? Io ricordo quando in Italia ancora non esisteva lo store ed era tappa fissa dei viaggi all'estero, perchè i loro punti vendita erano un'esperienza che andava decisamente oltre all'acquisto. Quando ancora poco si parlava (e ancora meno si faceva) in termini di shopping experience, Abercrombie aveva saputo creare un brand che era soprattutto un'esperienza. Come dimenticarsi dei bellissimi ragazzi a torso nudo e delle ammiccanti ragazze perfette che ballavano sulle scale semibuie dei punti vendita, mentre si veniva avvolti da musica e iconico profumo del brand. Personalmente ancora oggi mi basta sentire il profumo per ricordare tutto quel mondo. E chi mai avrebbe detto che non sarebbe più piaciuto, che ragazze e ragazzi non sarebbero più stati in coda anche per ore per entrare a far parte di quel mondo? E invece le società evolvono, i valori cambiamo e ciò che era "super cool" può diventare in un attimo espressione estrema dei non-valori di una società. Così la bellezza stereotipata diventa non-inclusività e le parole del fondatore Mike Jeffries «Ci rivolgiamo ai ragazzi fighi, al tipico americano bello, cool, con tanti amici. Facciamo discriminazioni? Certamente. Siamo esclusori? Ovvio» che trasmettevano l'allure di un mondo aspirazionale per milioni di ragazzini, diventano un boomerang mediatico inarrestabile. Quest'articolo ripercorre la salita alle stelle e la rovinosa caduta di Abercrombie, facendo un'attenta analisi delle motivazioni che hanno fatto si che, in solo qualche decennio, avvenisse tutto questo. E chiude con dei dati di fatturato che fanno pensare a una rinascita, che suggerirebbero la riuscita del rebranding. Io resto con il dubbio che in realtà sia stato un rebranding solo parziale, ovvero sia stato percepito tale solo da quelli che nel momento del successo erano proprio il core target e che quindi più che un vero e proprio riposizionamento si tratti piuttosto di un cambio di target, seppure ovviamente nell'ambito di un adeguamento dei valori ai tempi. Sono davvero i ragazzini di oggi, con il loro portato valoriale figlio dei tempi moderni, ad apprezzare il brand, o piuttosto i "vecchi" consumatori, che apprezzano il lavoro di evoluzione, ma continuano ad essere affascinati dalla precedente immagine di marca? Cosa ne pensate?
Che ne è stato del marchio più cool degli Usa e dei suoi modelli a torso nudo? Il caso Abercrombie
repubblica.it
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Retail Store Manager & Chief Customer Officer Mediamarket S.p.A. Tech Village Roma
3 mesiLa bellezza dell’integrazione tra Senior e Junior Experience crea in un contesto dove le Emozioni generano Bisogni un esplosione nella Customer Experience 👏🏻👏🏻👏🏻