Il nostro Amministratore Delegato, Roberto Lucini, ha risposto così alle domande della giornalista de La Provincia di Como, Serena Brivio, a proposito del momento particolare che la filiera della moda sta attraversando:
"In attesa che passi la tempesta, la via d'uscita è fare squadra.".
Leggi le dichiarazioni integrali nell'articolo.
#CreazioniDigitali#CreŌCenter
Superare la crisi della moda con “gioco di squadra”. La Regione Toscana vara un memorandum in cinque punti per contrastare il momento di difficoltà del comparto.
Tutti i dettagli in questo articolo.
La crisi della filiera moda è arrivata in TV. Ieri sera a Otto e Mezzo (La7), Paolo Pagliaro ne ha fatto l'oggetto della sua celebre rubrica Il Punto, partendo dalla copertina di MFFashion firmata da me e dal collega Matteo Minà
Purtroppo la crisi continua, forse peggiora, e pare che la sua portata non sia ancora stata compresa a livello istituzionale né dalle regioni né dal Ministero che fa capo ad Adolfo Urso
A fine anno conteremo le vittime. Ma bisogna che tutti si diano una mossa, perché il made in Italy è a serio rischio ed è già troppo tardi.
Noi, per quanto possiamo, continueremo a tenere accesi i riflettori su quanto accade in Toscana, Marche, Campania, Veneto, Lombardia, Puglia e in tutte le regioni dove fiorisce - o fioriva - l'artigianato che è alla base di tutto ll fashion e il lusso globale
La7#moda#fashion#supplychain
La protezione del Made in Italy è un dovere di tutti gli ITALIANI, salvaguardare l'artigianalità del Nostro Paese un OBBLIGO per non vedere svanire una parte dell'Arte, quella visione e comprensione della bellezza, l'amore per il Bello e per lo Stile inconfondibile.
Deve partire da tutti: istituzioni, aziende di produzione, scuole di formazione, artigiani, designer, brand, NESSUNO deve sottrarsi al compito della tutela e della trasmissione della conoscenza.
Adottare misure volte a favorire l'acquisto del Made in Italy, avvicinare i consumatori a riacquistare italiano attraverso azioni politiche ad hoc e tassare principalmente le produzioni fuori dal Bel Paese.
Lasciar morire il Made in Italy significa lasciar morire un know-how che ha avuto, nel corso del tempo, risonanza in tutto il mondo.
Cedere l'etichetta Made in Italy a prodotti non identificati, frutti di mero assemblaggio di parti con origini differenti, è una questione che devasta e distrugge completamente l'artigianato italiano.
SCELTE CONSAPEVOLI = DIFESA DEL MADE IN ITALY
Giornalista per: MF Fashion, Vogue, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate. Direttore responsabile italianwinetour.info e italianbeach.club
La crisi della filiera moda è arrivata in TV. Ieri sera a Otto e Mezzo (La7), Paolo Pagliaro ne ha fatto l'oggetto della sua celebre rubrica Il Punto, partendo dalla copertina di MFFashion firmata da me e dal collega Matteo Minà
Purtroppo la crisi continua, forse peggiora, e pare che la sua portata non sia ancora stata compresa a livello istituzionale né dalle regioni né dal Ministero che fa capo ad Adolfo Urso
A fine anno conteremo le vittime. Ma bisogna che tutti si diano una mossa, perché il made in Italy è a serio rischio ed è già troppo tardi.
Noi, per quanto possiamo, continueremo a tenere accesi i riflettori su quanto accade in Toscana, Marche, Campania, Veneto, Lombardia, Puglia e in tutte le regioni dove fiorisce - o fioriva - l'artigianato che è alla base di tutto ll fashion e il lusso globale
La7#moda#fashion#supplychain
❌La moda scende in piazza: il segnale d’allarme che non possiamo ignorare!❌
Il 12 novembre tutte le sigle sindacali del comparto Moda in Toscana hanno indetto una manifestazione, e finalmente qualcosa si muove. Ammetto a malincuore che mi sarei aspettata una mobilitazione nazionale, ma è evidente, ancora una volta, che la Toscana è avanti rispetto al resto dell’Italia.
Questa è una spia rossa, un sintomo grave. Se un settore così iconico come la moda arriva a manifestare, significa che la crisi è più profonda di quanto appaia. Si parla spesso di numeri e dati, si dice che la crisi sia iniziata a settembre, ma dietro a questi numeri ci sono migliaia di persone il cui futuro è legato a questa industria. Ignorare questi segnali è, semplicemente, da irresponsabili.
Il malessere non farà che crescere, soprattutto in regioni complesse come la Campania, dove l’occupazione nel settore moda è stata un pilastro di stabilità sociale, e persino in Toscana, dove molti si sono trasferiti proprio per lavorare in questo ambito.
Non so se le manifestazioni cambieranno qualcosa, ma almeno mostrano al mondo una realtà che non può più restare nascosta. Complimenti, ancora una volta, alla Toscana per il suo coraggio.
#ornellaauzino#pelletteria#madeinitaly#kering#lvmh#Gucci#dior#ysl#fendi#burberry#louisvuitton#chanel#moda#contraffazione#unic#assopellettieri#toscana
Partner at Vencato1986 - Marketing Manager at Lana Italia - Calore Italiano - Founder Purae Italia - Lecturer ITS Cosmo Fashion and Sustainability Manager Valdagno - Member of the municipal council of Valdagno
Grazie ad Andrea Guolo per aver sollevato il tema.
Il settore tessile-moda, un patrimonio di cultura, stile, saper fare e innovazione continua è, per antonomasia, il Made in Italy.
La crisi che sta attraversando vedrà, con buona probabilità, un ulteriore ridimensionamento del comparto che, più di altri, ancora conserva un rapporto alto tra produzione e impiego.
Serve un'azione corale, di sistema, non solo politica o di qualche associazione di categoria.
Serve che si inizi davvero a discutere di una redistribuzione dei profitti, più equa ed etica se vogliamo, e che non veda concentrarsi il tutto solo a valle della filiera dove, con moltiplicatori da 5 a 10, i numeri dei fatturati continuano a lievitare e la ricerca del "risparmio" è spasmodica e continua.
Serve ripensare le filiere, investendo in Europa e formando tecnici e addetti, che oggi più che mai sono necessari e che nel prossimo futuro saranno merce rara, col rischio di veder chiudere aziende per mancanza di personale.
Serve adeguare gli stipendi ai lavoratori del comparto manifatturiero, oggi non attrattivi e non in linea col costo della vita.
Serve far capire a fondo cosa significhi creare, pensare, filare, tessere, disegnare e confezionare.
Serve raccontare la fatica e lo sforzo d'immaginare il futuro perché solo così si percepirà il Valore di un capo, che è parametro diametralmente opposto al Prezzo.
Serve capire che col tessile-abbigliamento se ne và la Storia, la Cultura, la Bellezza di questo Paese.
Keep looking forward!
Giornalista per: MF Fashion, Vogue, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate. Direttore responsabile italianwinetour.info e italianbeach.club
La crisi della filiera moda è arrivata in TV. Ieri sera a Otto e Mezzo (La7), Paolo Pagliaro ne ha fatto l'oggetto della sua celebre rubrica Il Punto, partendo dalla copertina di MFFashion firmata da me e dal collega Matteo Minà
Purtroppo la crisi continua, forse peggiora, e pare che la sua portata non sia ancora stata compresa a livello istituzionale né dalle regioni né dal Ministero che fa capo ad Adolfo Urso
A fine anno conteremo le vittime. Ma bisogna che tutti si diano una mossa, perché il made in Italy è a serio rischio ed è già troppo tardi.
Noi, per quanto possiamo, continueremo a tenere accesi i riflettori su quanto accade in Toscana, Marche, Campania, Veneto, Lombardia, Puglia e in tutte le regioni dove fiorisce - o fioriva - l'artigianato che è alla base di tutto ll fashion e il lusso globale
La7#moda#fashion#supplychain
Modellista Curvy, Made In Italy e specializzata Computer Aided Design Gerber Technology. Collaboro con l'ufficio modelli di aziende produttrici d'abbigliamento. Amo curare linee di capi dedicati alle donne #curvy.
Moda& #inchiesta.
Condivido l'articolo di MFFashion oggi in edicola.
Ringrazio il giornalista Andrea Guolo e il suo collega Matteo Minà.
La coesione e la sensibilizzazione con azioni chiare deve essere nostro dovere esserci affrontandoli insieme.
Giornalista per: MF Fashion, Vogue, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate. Direttore responsabile italianwinetour.info e italianbeach.club
Inchiesta di MFF tra le associazioni della moda e dell’accessorio, che inviano il loro appello al governo per salvare la supply chain. Nell’ottica di far fronte ad almeno un altro semestre negativo, sarà indispensabile risolvere il caso del credito d’imposta, concedere ulteriore cassa integrazione e arrivare a un piano industriale nazionale per il comparto.
Ora la palla passa al Mimit, ma le coperture economiche pare non ci siano.
Intanto continuano le acquisizioni di Pmi da parte di brand o realtà più strutturate, ieri è stata annunciata una doppia operazione da parte di Nice Footwear S.p.a. in Riviera del Brenta. Alla fine questa sarà la via di uscita, ma temo non basterà perché i picchi di lavoro non si possono gestire solo con le integrazioni verticali, e allora avrà vita facile il caporalato....
Su MFFashion il mio servizio a quattro mani come sempre con Matteo Minàhttps://lnkd.in/dcHkwQ55#fashion#modaAdolfo UrsoAssocalzaturificiSistema Moda ItaliaMilano UnicaMICAM MilanoMIPEL ASSOPELLETTIERIUNIC - Concerie ItalianeLineapelleelena salvaneschiFiera Milano SpA
Imprenditrice, giornalista | Mi occupo di industria della moda e delle evoluzioni delle famiglie imprenditoriali | Ho fondato Family Business Forum e ThePlatform | Sono tra i Top100 globali Family Capital Influencers
In una congiuntura che per la moda si sta complicando, sarebbe bene che le rappresentanze del settore agissero con maggior coordinamento e parlassero con una voce sola in modo da far più facilmente comprendere a chi deve decidere quali sono i problemi reali di quella che resta una delle principali economie del Paese.
Che così non sia si è visto in occasione della riunione del tavolo della moda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy il 6 agosto scorso.
Nel primo commento l’articolo di TPF-ThePlatform
😑𝗟'𝗶𝗻𝗰𝗿𝗲𝗱𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮 𝗰𝗮𝗹𝗱𝗮 𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗼' 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝗿𝗲
di Andrea Rattacaso
Finalmente si fa luce sulla vicenda. Sono almeno 10 anni di professione che vedo, alla luce del sole, situazioni assurde sulla piana fiorentina.
In Toscana tutto il lusso lo fanno i cinesi con la maggioranza che non rispetta le regole. Eppure i controlli ci sono. ve lo assicuro. Vi spiego io, grosso modo, come funziona:
1) Ci sta l'azienda di alta moda, che ha le sedi bellissime con i dipendenti super felici e pagati bene. Si tenga presente che tutta questa gente NON è manodopera.
2) Ci stanno aziende in sub-appalto, pulite e regolari, che ufficialmente producono ma in realtà sono scatole vuote. Sono infatti una "tramite", ma per cosa?
3) Per dare il lavoro alle aziende in sub-sub-appalto, non regolari, cinesi, con cui l'azienda principale appaltante (le grandi firme) non entra MAI in contatto.
Queste aziende usano manodopera a basso costo senza nessun rispetto della sicurezza sul lavoro, ne di qualsiasi buon principio di lavoro dignitoso.
ARRIVA IL CONTROLLO. CHE SUCCEDE?
Mega verbale (che non sarà pagato), chiudono tutto, si riorganizzano e riaprono alle stesse condizioni in un altra sede.
Fino a qui, si sapeva. Non capivo però chi fosse quella parte di popolo (alcuni costretti, alcuni opportunisti) che permettesse tutto ciò. Qui l'elenco con gli attori che, SECONDO IL MIO PERSONALE PARERE, ho individuato:
🟥 i poveri operai CINESI, che nemmeno sanno che devono avere un contratto regolare e spesso parlano solo cinese. Anche nel caso di un controllo, cambiano azienda e "padrone" senza nemmeno rendersi conto, perché non c'è alcuna variazione contrattuale, alcun bonifico ufficiale.
🟥 i proprietari ITALIANI dei capannoni industriali che necessitano di investimenti troppo onerosi per essere messi a norma. Sappiamo che la sicurezza è in capo al gestore dell'attività, non al proprietario, per cui affittano e basta.
ATTENZIONE perché tra i proprietari ci sono anche persone molto ricche che hanno decine di immobili. Ecco, è da questo flusso di soldi che bisogna ricostruire chi ci guadagna e chi no.
Le ASL, i VVF, e chiunque controlli, non è che possano fare molto. Possono solo far rispettare la legge e, certamente, con l'organico ridotto, non possono fare ispezioni a tappeto sul territorio per 365 giorni all'anno.
In tutto questo sistema la politica è complice, TUTTA, sia la destra che la sinistra ma, anche qui ATTENZIONE, è anche sotto ricatto.
"Se non ci fate lavorare spostiamo tutto in Transnistria" e quindi, giustamente, gli attori che dirigono il paese (ufficiali, ufficiosi e occulti) stanno ad un gioco a metà tra opportunismo e costrizione.
SOLUZIONE? Io di certo non ce l'ho però una cosa voglio dirla: piuttosto che spendere 2700 € per una borsa di 56 €, perché non pagare 700 € un artigiano che ti fa la borsa anche meglio e con materiali di alta qualità?
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 gen - 'Chiediamo al Governo politiche urgenti per sostenere il commercio di vicinato, essenziale per l'economia e la vita delle comunita', e siamo pronti a collaborare con proposte concrete per arrestare questa crisi'. Cosi' il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, in merito al tavolo Moda che si e' svolto al ministero delle imprese e del Made in Italy, specificando in particolare tre 'proposte per il rilancio del commercio al dettaglio della moda: detassazione per micro imprese della distribuzione commerciale al dettaglio che si insediano in locali sfitti; incentivi ai consumi di moda con una detrazione fiscale per l'acquisto di prodotti di moda sostenibili nei negozi fisici o applicazione di un'aliquota Iva agevolata; riduzione dei costi delle locazioni inclusa una cedolare secca condizionata alla riduzione dei canoni, tramite accordi tra locatore e conduttore'.
Per la vice presidente Marisa Tiberio intervenuta al Tavolo, 'le vendite di moda hanno registrato nel 2024 un calo significativo, aggravato da concorrenza sleale dei colossi del web e spesso da pratiche commerciali disinvolte di alcuni fornitori, che non rispettano il principio dello "stesso mercato, stesse regole". Negli ultimi 5 anni, il dettaglio moda ha perso quasi 20.000 negozi e oltre 15.000 posti di lavoro, con una contrazione del 10% nei consumi familiari destinati all'abbigliamento e calzature. Senza interventi mirati, l'intera filiera del Made in Italy rischia di subire gravi ripercussioni'.
https://lnkd.in/d7VZHTp6