Secondo il 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato il 6 dicembre dal Censis, il numero degli studenti con disabilità iscritti nelle scuole italiane è quasi raddoppiato, passando da circa 187.000 nell’anno scolastico 2007/2008 a oltre 300.000 negli anni recenti.
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📊 Inclusione scolastica: i numeri in Italia Nell’anno scolastico 2022/2023, gli alunni con disabilità nelle scuole italiane sono quasi 338mila, pari al 4,1% del totale, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Questo dato evidenzia una crescita significativa che richiede interventi sempre più mirati. 👩🏫 Sebbene il rapporto alunno/insegnante sia migliorato a 1,6, uno su tre insegnanti di sostegno non ha una formazione specifica, e il 12% viene assegnato in ritardo. Inoltre, il 60% degli alunni con disabilità cambia docente ogni anno, ostacolando la continuità didattica, e il 9% lo cambia addirittura durante l’anno scolastico. Questa mancanza di continuità non fa che aggiungere difficoltà a un percorso scolastico già complesso per molti giovani con disabilità. 👦 Le problematiche più comuni sono la disabilità intellettiva, che colpisce il 37% degli studenti con disabilità, seguita dai disturbi dello sviluppo psicologico (32%) e dell’apprendimento. Più del 39% degli alunni presenta più di una tipologia di disabilità, una condizione che rende ancora più complessa la gestione didattica e sociale all’interno delle scuole. 📈 Anche se il numero di insegnanti di sostegno è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente, resta ancora molto da fare, soprattutto per garantire una formazione adeguata agli insegnanti e per migliorare l’accesso al sostegno nelle scuole del Nord, dove il 42% degli insegnanti di sostegno proviene da liste curricolari, senza formazione specifica. 💡 È fondamentale investire nella formazione e nella continuità didattica per creare un ambiente in cui ogni studente possa crescere senza interruzioni e con il supporto necessario. Il percorso verso una scuola realmente inclusiva è ancora lungo, ma i dati mostrano una maggiore consapevolezza e un piccolo ma importante progresso che non deve fermarsi qui. Fonte: ilsole24ore #progettogioia #Inclusione #Educazione
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"Eravamo trentaquattro quelli della terza E": IL MITO DELLE CLASSI POLLAIO IN ITALIA Contrariamente a quanto si possa pensare, le classi italiane sono tra le meno affollate tra i principali Paesi del mondo. Nel corso degli ultimi decenni, l’aumento del numero di #insegnanti da un lato e la riduzione della popolazione studentesca dall’altro ha portato l’Italia a posizionarsi sotto la media #OCSE sia per numero di #studenti per #classe che per numero di studenti per insegnante. L’aumento nel numero degli insegnanti è proseguito anche negli ultimi anni. In quest’ultimo periodo l’aumento è stato particolarmente forte per gli insegnanti di sostegno (+80,5% rispetto all’anno scolastico 2014/2015) e il numero di studenti con disabilità per insegnante di sostegno è sceso ormai sotto la soglia fissata come obiettivo nel 2007. Tuttavia, questa categoria risente della media di contratti precari e di un’insufficiente formazione specifica. Per saperne di più: https://lnkd.in/dedRNdcp Alessio Capacci
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L’annosa questione dei docenti di sostegno. Nell’arco di 15 anni il numero di alunni con disabilità iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado è quasi raddoppiato, passando dai circa 187.000 dell’anno scolastico 2007/2008 agli oltre 300.000 degli ultimi anni. Parallelamente si registra un incremento ancora più sostenuto dei docenti di sostegno. Tra il 2007/2008 e il 2023/2024 nelle sole scuole statali sono aumentati da 89.357 a 235.134 (+163,1%). Sono ormai un quarto di tutto il corpo docente (il 24,4%). Ma nell’ultimo anno scolastico il 58,0% era precario. Secondo una indagine del Censis, per il 53,3% dei dirigenti scolastici in molti casi i docenti di sostegno non hanno una preparazione adeguata. Per il 95,3% la formazione del docente di sostegno dovrebbe essere mirata almeno per alcune tipologie di disabilità. Vista la crescente presenza nelle scuole di studenti con bisogni educativi speciali (il 7,9% della popolazione studentesca), per il 98,7% dei presidi è necessaria una formazione specifica di tutto il corpo docente. #58Censis
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Negli ultimi anni il numero di insegnanti di sostegno (IdS) in Italia è cresciuto molto di più del numero di alunni con disabilità. Infatti, quasi un docente su quattro della scuola italiana è un IdS, con un aumento del 163% tra gli anni scolastici 2003/2004 e 2022/2023, quando hanno sfiorato i 218.000. Colpisce inoltre la marcata differenza nel numero di IdS per regione. Questi docenti sono infatti molto più numerosi al Centro (0,75 per alunno con disabilità) e al Sud (0,74) rispetto al Nord (0,63). In cima alla classifica c’è il Molise, con 1 insegnante per ogni studente con disabilità, e in fondo il Veneto, con un 1 insegnante ogni 2 studenti. Tuttavia, se i numeri sono alti, la qualità sembra scarseggiare: quasi il 30% degli IdS non ha frequentato il relativo corso di specializzazione e il 59% è precario. Nei Paesi esteri con sistemi simili al nostro, le figure analoghe sono molto meno numerose. Forse converrebbe avere meno IdS ma più qualificati, stabili e coordinati con gli altri docenti, per garantire un’inclusione più efficace. 🔎 Per approfondire leggi la nostra nota: https://bit.ly/OCPI_IdS #OCPI #Scuola #Italia #Docenti #Insegnanti #Sostegno #Istruzione
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Almeno 30.000 giovani della Campania a rischio esclusione scolastica Nella figura allegata è riportata la percentuale di studenti con DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) nelle scuole, suddivisa per regione. La Campania registra un dato preoccupante: solo l'1,8% contro una media nazionale del 5,5%. (Dati del Ministero dell'Istruzione) Questo valore, già di per sé sottostimato, risente dei bassi livelli di diagnosi nelle regioni meridionali, in particolare in Campania e Calabria. Cosa significa tutto questo? Considerando che la popolazione scolastica della Campania conta circa 800.000 giovani, si può stimare che almeno 30.000 di loro siano con DSA senza esserne consapevoli. Questi ragazzi affrontano quotidianamente difficoltà nel memorizzare, scrivere, leggere e fare calcoli, convincendosi di essere meno capaci degli altri. Questo senso di inadeguatezza si riflette anche sui loro genitori, fratelli, nonni e familiari, coinvolgendo indirettamente oltre 100.000 persone che vivono con preoccupazione e frustrazione. Le statistiche indicano inoltre che molti di questi 30.000 giovani, sentendosi esclusi e abbandonati, finiscono per intraprendere percorsi di devianza o sviluppare psicopatologie. E come affrontiamo questo problema? Spesso con la figura dello psicologo scolastico, un intervento tardivo che non risolve la radice del problema o peggio rappresenta una sorte di assoluzione delle istituzioni verso il problema. Di chi è la responsabilità? Sarebbe facile attribuire la colpa ai tempi che viviamo, al sistema scolastico o a generiche condizioni sociali. Tuttavia, una parte consistente di questa responsabilità ricade sui Comuni, a cominciare da quello di Napoli. È infatti compito delle amministrazioni comunali attivare screening nelle scuole elementari per individuare precocemente i disturbi, sensibilizzare le famiglie e avviare percorsi di logopedia che aiutino i bambini a convivere con il disturbo e a valorizzare le loro potenzialità. Mi chiedo: come fanno il sindaco e gli assessori competenti a convivere con la consapevolezza che, con la loro negligenza, condannano migliaia di bambini e le loro famiglie a una vita di dispiaceri, preoccupazioni e difficoltà? Un appello alla coscienza È il momento di agire e prendersi le proprie responsabilità. Invito chi di dovere a riflettere e a passarsi una mano sulla coscienza. Non è più possibile ignorare una realtà così grave.
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La #scuola dovrebbe essere la priorità nel nostro paese. Ancora prima della sanità, del lavoro, della politica estera, del turismo... Senza una scuola che funziona, non c'è futuro. Eppure la nostra scuola pubblica continua ad andare avanti con un sistema vecchio, farraginoso, per niente flessibile. Un sistema, un carrozzone, che non ha saputo adattarsi al cambiamento della società. E le cui distorsioni ricadono su tutti i bambini, e soprattutto su quelli che hanno una #disabilità. Ogni anno, il copione si ripete: mancano gli insegnanti di sostegno, quelli che ci sono non sono formati, è una lotta per fare i Glo, i Pei, i Pdp. Una lotta tra i genitori e gli insegnanti, i primi che cercano una scuola inclusiva, i secondi che a volte ci provano, ma molto spesso inventano muri che in realtà non hanno senso di esistere. Sono muri incostituzionali. Perché ogni bambino ha diritto ad andare a scuola. Ce lo dice la Costituzione. Ogni giorno ascolto storie di mamme e papà devastati da questi muri, da questi ostacoli che potrebbero essere spazzati via in un attimo, con la giusta forza di volontà. E competenza. Non si cono educatori, non vengono assegnate abbastanza ore di sostegno, non vengono formati gli insegnanti di sostegno in modo adeguato, e i docenti di ruolo scaricano tutto su questi, come se non fosse una loro responsabilità. Per non parlare della formazione di chi insegna alle elementari. Il risultato è una scuola che farebbe molto volentieri a meno della disabilità. Questo va detto. Andrebbe detto ogni maledetto giorno. Il Ministro dell'Istruzione non ha speso una parola in questo senso, non ho sentito nulla per questi bambini. Sento solo parlare di merito e voti, non di inclusione seria e fattibile. E sapete cosa succede? Chi può toglie i figli dal circuito pubblico e li inserisce in quello privato. Chi non può, va avanti e subisce. E i bambini che non hanno disabilità impareranno ad escludere chi ce l'ha. Perché lo hanno imparato a scuola. Se noi come società non ci ribelliamo a questo massacro silenzioso, le generazioni future ne pagheranno le conseguenze. Non si tratta solo dei bambini con disabilità, si tratta di un approccio educativo fuori dal tempo, prettamente nozionistico e per nulla formativo a quella che è la vita, la relazione, lo stare al mondo, confrontarsi con gli altri, allenare il pensiero critico, condividere. Questo articolo ne è l'ennesima prova. Alessandro Chiarini, Presidente CONFAD – Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, lo spiega bene in questa intervista. https://lnkd.in/dzXa3RZj
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L’inclusività non è solo accogliere la diversità visibile, ma abbattere ogni barriera - architettonica, culturale e sociale - che limita l’accesso al diritto di essere parte del tutto.
🌷 Giornalista professionista | parlo e scrivo di #medicina #sanità #inclusione | ✒️ Scrivo nell'interesse dei lettori e dei pazienti | Credo nel giornalismo come servizio pubblico
La #scuola dovrebbe essere la priorità nel nostro paese. Ancora prima della sanità, del lavoro, della politica estera, del turismo... Senza una scuola che funziona, non c'è futuro. Eppure la nostra scuola pubblica continua ad andare avanti con un sistema vecchio, farraginoso, per niente flessibile. Un sistema, un carrozzone, che non ha saputo adattarsi al cambiamento della società. E le cui distorsioni ricadono su tutti i bambini, e soprattutto su quelli che hanno una #disabilità. Ogni anno, il copione si ripete: mancano gli insegnanti di sostegno, quelli che ci sono non sono formati, è una lotta per fare i Glo, i Pei, i Pdp. Una lotta tra i genitori e gli insegnanti, i primi che cercano una scuola inclusiva, i secondi che a volte ci provano, ma molto spesso inventano muri che in realtà non hanno senso di esistere. Sono muri incostituzionali. Perché ogni bambino ha diritto ad andare a scuola. Ce lo dice la Costituzione. Ogni giorno ascolto storie di mamme e papà devastati da questi muri, da questi ostacoli che potrebbero essere spazzati via in un attimo, con la giusta forza di volontà. E competenza. Non ci sono educatori, non vengono assegnate abbastanza ore di sostegno, non vengono formati gli insegnanti di sostegno in modo adeguato, e i docenti di ruolo scaricano tutto su questi, come se non fosse una loro responsabilità. Per non parlare della formazione di chi insegna alle elementari. Il risultato è una scuola che farebbe molto volentieri a meno della disabilità. Questo va detto. Andrebbe detto ogni maledetto giorno. Il Ministro dell'Istruzione non ha speso una parola in questo senso, non ho sentito nulla per questi bambini. Sento solo parlare di merito e voti, non di inclusione seria e fattibile. E sapete cosa succede? Chi può toglie i figli dal circuito pubblico e li inserisce in quello privato. Chi non può, va avanti e subisce. E i bambini che non hanno disabilità impareranno ad escludere chi ce l'ha. Perché lo hanno imparato a scuola. Se noi come società non ci ribelliamo a questo massacro silenzioso, le generazioni future ne pagheranno le conseguenze. Non si tratta solo dei bambini con disabilità, si tratta di un approccio educativo fuori dal tempo, prettamente nozionistico e per nulla formativo a quella che è la vita, la relazione, lo stare al mondo, confrontarsi con gli altri, allenare il pensiero critico, condividere. Questo articolo ne è l'ennesima prova. Alessandro Chiarini, Presidente CONFAD – Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, lo spiega bene a Ivana Barberini in questa intervista per PERSONE, Medicina&Società. https://lnkd.in/dzXa3RZj
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La #scuola dovrebbe essere la priorità nel nostro paese. Ancora prima della sanità, del lavoro, della politica estera, del turismo... Senza una scuola che funziona, non c'è futuro. Eppure la nostra scuola pubblica continua ad andare avanti con un sistema vecchio, farraginoso, per niente flessibile. Un sistema, un carrozzone, che non ha saputo adattarsi al cambiamento della società. E le cui distorsioni ricadono su tutti i bambini, e soprattutto su quelli che hanno una #disabilità. Ogni anno, il copione si ripete: mancano gli insegnanti di sostegno, quelli che ci sono non sono formati, è una lotta per fare i Glo, i Pei, i Pdp. Una lotta tra i genitori e gli insegnanti, i primi che cercano una scuola inclusiva, i secondi che a volte ci provano, ma molto spesso inventano muri che in realtà non hanno senso di esistere. Sono muri incostituzionali. Perché ogni bambino ha diritto ad andare a scuola. Ce lo dice la Costituzione. Ogni giorno ascolto storie di mamme e papà devastati da questi muri, da questi ostacoli che potrebbero essere spazzati via in un attimo, con la giusta forza di volontà. E competenza. Non ci sono educatori, non vengono assegnate abbastanza ore di sostegno, non vengono formati gli insegnanti di sostegno in modo adeguato, e i docenti di ruolo scaricano tutto su questi, come se non fosse una loro responsabilità. Per non parlare della formazione di chi insegna alle elementari. Il risultato è una scuola che farebbe molto volentieri a meno della disabilità. Questo va detto. Andrebbe detto ogni maledetto giorno. Il Ministro dell'Istruzione non ha speso una parola in questo senso, non ho sentito nulla per questi bambini. Sento solo parlare di merito e voti, non di inclusione seria e fattibile. E sapete cosa succede? Chi può toglie i figli dal circuito pubblico e li inserisce in quello privato. Chi non può, va avanti e subisce. E i bambini che non hanno disabilità impareranno ad escludere chi ce l'ha. Perché lo hanno imparato a scuola. Se noi come società non ci ribelliamo a questo massacro silenzioso, le generazioni future ne pagheranno le conseguenze. Non si tratta solo dei bambini con disabilità, si tratta di un approccio educativo fuori dal tempo, prettamente nozionistico e per nulla formativo a quella che è la vita, la relazione, lo stare al mondo, confrontarsi con gli altri, allenare il pensiero critico, condividere. Questo articolo ne è l'ennesima prova. Alessandro Chiarini, Presidente CONFAD – Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità, lo spiega bene a Ivana Barberini in questa intervista per PERSONE, Medicina&Società. https://lnkd.in/dzXa3RZj
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Nel corso degli ultimi decenni, il numero di insegnanti nella scuola pubblica italiana è sensibilmente aumentato. Escluso infatti il periodo compreso tra gli anni Novanta e i primi anni Dieci di questo secolo, il personale docente delle scuole statali è continuamente cresciuto. Se nel 1960 gli insegnanti erano 335.000, nell’ultimo anno scolastico per cui i dati sono disponibili (2022/2023) il dato era di 945.000 unità (+182%). Questo aumento, insieme alla riduzione della popolazione studentesca, ha fatto sì che l’Italia si collocasse al di sotto sia della media OCSE che della media UE per numero di studenti ogni insegnante. Sessant’anni fa, nelle scuole statali italiane lavoravano circa 6 insegnanti ogni 100 studenti; oggi, questo valore è salito oltre i 13 insegnanti. In particolare, negli ultimi anni l’aumento è stato molto marcato per gli insegnanti di sostegno (+80,5% rispetto all’anno scolastico 2014/2015) e il numero di studenti con disabilità per insegnante di sostegno è sceso ormai sotto la soglia fissata come obiettivo nel 2007. Tuttavia, questa categoria risente di una maggior precarietà e di un’insufficiente formazione specifica. 🔎 Per approfondire leggi la nostra nota: https://bit.ly/3RzfY4V #OCPI #Scuola #PA #Insegnanti #Docenti #Personale #DipendentiPubblici #Studenti #Classi #ScuolaPubblica #Contratti #Precariato
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👩🏫 Nessuna politica di contrasto alla povertà educativa può prescindere dal ruolo centrale degli insegnanti nella comunità educante. È anche dall’incontro con buoni insegnanti che dipende il percorso futuro di tante ragazze e ragazzi. ✍️ La continuità didattica degli insegnanti non sempre si realizza, per vari motivi. Dalla carenza di insegnanti in alcune materie e specializzazioni, alla maggiore mobilità che si riscontra nelle scuole svantaggiate o in quelle delle aree interne, la continuità didattica è in molti casi compromessa in scuole e territori svantaggiati. 📌 Leggi l'approfondimento nel report dell'Osservatorio Con i Bambini, curato da openpolis e #conibambini 👇 https://lnkd.in/ddX_ADC9 #insegnanti #bambini #didattica #conibambini
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