La vera felicità non si compra, si coltiva.
Riconoscere l'insoddisfazione come motore del consumo è il primo passo per liberarci.
La sfida è trasformare questa consapevolezza in scelte consapevoli, ridefinendo il benessere oltre il possesso materiale. Solo così possiamo aspirare a una società più sostenibile e appagante
Formazione aziendale di eccellenza come PERFORMANCE COACHING e PUBLIC SPEAKING a livello individuale.Tutto questo è deducibile al 100% dalle tasse (compresi i costi vivi) solo per aziende con dipendenti e quindi è GRATIS
LA GENTE FELICE NON CONSUMA
Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo.
Io sono quello che vi vende tutta quella merda.
Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai.
Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta, ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento.
Quando, a forza di risparmi, voi riuscirete a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Sarò già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il Glamour è il paese dove non si arriva mai.
Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova.
C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente.
Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma.
Frédéric Beigbeder, 'Lire 26900'
Ben detto!
Quando siamo in grado di analizzare con consapevolezza ciò che ci viene proposto con insistenza , allora possiamo dire di saper scegliere . Solo allora “ consumiamo “ ciò che ci occorre e l’inquinamento vero a tutti i livelli oltre a non prodursi oltre misura , è contenuta . Questo è il vero CAMBIAMENTO e salto di qualità che è necessario anzi , urgente da attuare in questo momento .
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LA GENTE FELICE NON CONSUMA
Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo.
Io sono quello che vi vende tutta quella merda.
Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai.
Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta, ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento.
Quando, a forza di risparmi, voi riuscirete a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Sarò già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il Glamour è il paese dove non si arriva mai.
Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova.
C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente.
Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma.
Frédéric Beigbeder, 'Lire 26900'
(FORSE) ci siamo fatti prendere un po' troppo la mano questa volta 🫣
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Lezioni di marketing direttamente da Stranger Things, The Marketing Lab.
E per chiudere in bellezza, come offerta di lavoro della settimana abbiamo scelto quella di Caffeina | Ideas Never Sleep. , che cerca un Account Supervisor!
#linkedin#creator#digitalmarketing#notizie
Non perderti la nuova #campagna di Fiido. Dura poco più di 3 minuti e fidati se ti dico che ti lascerà forti sensazioni ed emozioni. 🥺
Consiglio: guardala prima, e poi continua a leggere.
Questo spot non è solo un prodotto di #comunicazione: è una rappresentazione concreta di come una #strategia di #marca ben costruita possa tradursi in un’esperienza emotiva, autentica e misurabile.
La scelta di ambientare la storia in un contesto intimo, reale e universale - la connessione tra un nipote e un nonno - riflette una comprensione profonda del contesto attuale. Proprio ieri in un bel post, Raffaele Giasi parlava di come la vita scorre sempre più veloce, e in questo contesto il tempo diventa un bene raro. Lo spot, in questo, fa davvero riflettere e pone l’accento sul valore della presenza, intercettando un bisogno collettivo di autenticità e rallentamento.
Il #brand dimostra di conoscere le persone, non solo come consumatori, ma come esseri umani con aspirazioni e fragilità. La rappresentazione del legame tra generazioni non è casuale: attinge alla memoria collettiva e alla tensione verso il recupero dei legami familiari, facendo leva su emozioni primarie come l’affetto e il senso di appartenenza.
La Brand Value Promise emerge in modo netto e distintivo. Non si parla solo di un prodotto o di un servizio, ma di un valore intangibile: il tempo condiviso e il calore umano come il più grande lusso contemporaneo. La promessa non è dichiarata, ma vissuta attraverso la narrazione: è qui che il posizionamento strategico si traduce in un messaggio universale, capace di risuonare con chiunque.
La narrativa non è solo commovente, ma intenzionalmente costruita per guidare chi guarda attraverso una trasformazione emotiva. Dal viaggio del nipote al momento clou nella stanza d’ospedale, ogni scena è pensata per rendere tangibile la promessa del brand. La scacchiera e il maglione natalizio non sono meri dettagli scenici: diventano simboli concreti della promessa di connessione e calore.
Ogni punto di contatto è stato studiato per amplificare l’impatto del messaggio. Dalla scelta del formato visivo, che privilegia l’autenticità e il coinvolgimento, alla distribuzione strategica del contenuto sui canali più rilevanti per il target, fino alla misurazione dell’impatto emotivo e delle azioni generate dallo spot. Qui, la fase finale non si limita a raccontare, ma chiude il cerchio attivando la promessa nel mercato.
Questo spot dimostra che una strategia di marca completa, dal livello strategico fino alla realizzazione tattica, può creare un ponte reale tra il brand e le persone. È un esempio di come la comunicazione, quando costruita su fondamenta solide, non si limita a vendere, ma cambia le percezioni, tocca il cuore e costruisce valore a lungo termine.
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Brand: Fiido.
Campagna: "Tutto nelle nostre mani".
Pubblicazione: Italia, dicembre 2024.
Agenzia: Jack and Rov.
Risolvo problemi da oltre 30 anni | Fondatore della prima Agenzia per il Controllo di Gestione in Farmacia | Consulente e Formatore | Prof a contratto Dip. Farmacia UNIBO | Scrivimi per sapere cosa posso fare per te 👆🏼
CEO & Founder di Adeptus | Consulenza strategica per privati, famiglie e imprese | Soluzioni personalizzate per risultati concreti | Trasparenza e leadership al tuo servizio
“Milano da bere” è spesso ricordata come l’emblema degli anni ‘80, un periodo di apparente opulenza e successo per molti.
La pubblicità di Ramazzotti catturava perfettamente l’atmosfera di una città vibrante, dove la moda, gli affari e la vita notturna si intrecciavano in un mix irresistibile di glamour e ambizione.
Tuttavia, dietro questa patina di eleganza e benessere, non tutti vivono quel decennio come una vera età dell’oro. Mentre alcuni prosperavano, grazie all’industria e alla finanza in crescita, molti altri si trovavano ai margini di questa opulenza, in un’Italia che ancora faceva i conti con diseguaglianze sociali e tensioni politiche.
In fondo, quegli anni erano davvero così “belli” per tutti? Forse no. Mentre Milano brillava, c’era anche un lato meno visibile, fatto di precarietà e disillusioni.
La “Milano da bere” era, più che altro, una narrazione di successo per alcuni, mentre per altri rimaneva solo un sogno distante. Il fascino e la nostalgia che oggi circondano quell’epoca sono reali, ma come spesso accade, sono anche il riflesso di una realtà un pò più complessa e contraddittoria.
#MilanoDaBere#Ramazzotti#PubblicitàIconica#Anni80#StoriaDelMarketing#MadeInItaly#CulturaPop#StileItaliano#MarketingVintage#NostalgiaAnni80#StoriaDiMilano#OpulenzaEffimera#BrandingSuccess#Comunicazione
⚰️ Funzioni virtuali, tombe geolocalizzate, urne biodegradabili, storytelling digitale del caro estinto: la morte è una cosa seria o sono robe dell'altro mondo? L'indagine su La Stampa#attualità#costume#lifestyle#morte#funerali
Brand Strategist | Mi occupo di strategie di branding fondamentali al posizionamento e differenziazione del marchio con un focus specifico nel settore Luxury
Come serie tv tra cui "Stranger Things" utilizzino la nostalgia come strategia di branding.
Vi sembrerà pazzesco, lo so, ma le strategie di branding sono OVUNQUE.
Oggi vorrei analizzare una serie tv molto amata dal pubblico:"Stranger Things", appunto, notissima serie Netflix a tema fantasy- horror la cui protagonista Undici, possiede un dono speciale
Mentre guardate questa serie potrebbe capitarvi di essere assaliti dalla nostalgia, ma di che cosa?
In una parola TUTTO
Dalle ambientazioni, alle musiche passando per le acconciature, le bibite e persino il filtro video.
Tutto urla a gran voce quanto fossero belli gli anni 80 (certo a parte l'ambientazione fantasy-horror, comunque molto anni 80 come horror)
Ho già detto anni 80?
Molti brand, oggi, utilizzano la nostalgia nello stesso identico modo. Brand come The Coca-Cola Company ad esempio sotto Natale, con il suo colore rosso, quella punta di rosso specifico oppure Barilla Group col il suo slogan "dove c'è Barilla, c'è casa" qui però c'è associata anche la strategia del nido familiare.
Tornando a Stranger Things, cosa fa la serie?
Crea un legame emotivo: Il richiamo agli anni '80 fa scattare una connessione emotiva in chi ha vissuto quell'epoca, ma non solo. Anche le nuove generazioni trovano affascinante l'estetica retrò, perché è stata resa #cool.
Utilizza riferimenti culturali: I giochi da tavolo come @Dungeons & Dragons, i walkman, i poster dei film cult e le sale giochi non sono semplici oggetti di scena. Sono simboli che evocano ricordi ed emozioni specifiche, trasformandoli in punti di connessione con il pubblico.
Racconta una storia universale: La nostalgia è un mezzo per raccontare storie che parlano di amicizia, avventura e crescita, valori che trascendono le generazioni.
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Domanda per il pubblico: Qual è il brand che vi fa tornare bambini ogni volta che lo vedete?
Marketing Espresso mi sembra ne avessi parlato anche tu, se non ricordo male.
#Branding#Marketing#Nostalgia#StrangerThings#Anni80
La Grande Illusione: Quando tutti sono Re, nessuno lo è davvero
Eccoci qui, nel grande circo digitale del ventunesimo secolo, dove ogni giullare si proclama re e ogni saltimbanco si corona imperatore. LinkedIn, un tempo nobile agorà dei professionisti, è diventato il palcoscenico di una farsa tragicomica che farebbe impallidire persino il più audace dei pubblicitari.
Ma parliamoci chiaro, con quella brutale franchezza che ha sempre caratterizzato la pubblicità che vale: cosa c'è di più patetico di un'agenzia che si autoproclama "king of digital" o "regina del social marketing"? È come se il mendicante all'angolo della strada si presentasse come il Re Sole di Versailles. La vera regalità non ha bisogno di proclami, è nell'essenza delle azioni.
I social media hanno creato un mondo dove l'apparenza ha divorato la sostanza, dove il personal branding ha sostituito il personal doing. È la dittatura del sembrare sulla tirannia dell'essere. Ma attenzione! La pubblicità non è mai stata l'arte di vendere fumo - è l'arte di trasformare i sogni in realtà. E questi sedicenti re stanno vendendo solo fumo, tanto fumo, troppo fumo.
LinkedIn è diventato un Instagram in giacca e cravatta, dove il "mi piace" professionale si è trasformato in una valuta più inflazionata dell'ego dei suoi utilizzatori. Post motivazionali copia-incollati, foto di convention con pose studiate, certificazioni esibite come medaglie di guerra in una battaglia mai combattuta. È uno spettacolo desolante!
Ma la verità è che il re è nudo. E non parlo solo di un re, ma di un'intera corte di monarchi autoproclamati che popolano questo teatro dell'assurdo digitale. Le vere eccellenze, quelle che hanno costruito imperi della comunicazione, non hanno mai avuto bisogno di gridare la propria grandezza dai tetti dei social media. La loro opera parlava, parla e parlerà sempre per loro.
La pubblicità è sempre stata l'arte di far sognare il pubblico, non di narcotizzarlo con l'autocompiacimento. È il tempo di una rivoluzione, non per ghigliottinare questi re di carta, ma per restaurare la nobiltà del nostro mestiere. Perché, ricordatevelo, nella vera pubblicità non esistono re: esistono solo artigiani appassionati che ogni giorno plasmano idee per cambiare il mondo.
E se proprio volete una corona, costruitela con il sudore e i risultati. Perché alla fine, anche le più belle parole del mondo non sono che un alfabeto in disordine se non sono sostenute dai fatti.
“Firmato: Un vecchio art director che ancora crede nella magia delle idee vere.”
Journalist, activist and researcher. Founder and President of info.nodes. Main area of interest: digital rights, freedom & social justice, transparency & anti-corruption.
Cayce Pollard soffre di una particolare forma allergica che si manifesta con violenti attacchi di panico quando si trova di fronte a un logo o a un marchio commerciale.
Questa peculiare fobia rende la sua vita molto complicata in un mondo in cui la pubblicità è praticamente onnipresente, ma proprio grazie a questo disturbo ha potuto sviluppare delle capacità che l’hanno resa una delle consulenti di marketing più ricercate (e pagate) al mondo.
"Cayce, protagonista del romanzo Pattern Recognition, pubblicato vent'anni fa da William Gibson, vive e si muove all’interno di una società distopica e di un mondo dai confini fluidi se non quasi inesistenti, poiché “tutta l'esperienza è stata ridotta, tramite le mani spettrali del marketing, a variazioni di prezzo sullo stesso prodotto”.
L’identità non è più definita da caratteristiche geografiche o culturali, ma dal brand che si indossa. Se la profezia sulla fine delle identità nazionali si è purtroppo dimostrata errata, la mano spettrale - e sicuramente invisibile - del marketing ha invece effettivamente afferrato le redini della nostra società.
Siamo tutti e tutte circondati - o per meglio dire, accerchiati - da loghi e marchi commerciali, da messaggi e slogan pubblicitari, da brand che definiscono la nostra appartenenza a un gruppo sociale o a un altro.
Ognuno dovrebbe avere il controllo su ciò che vuole o non vuole vedere, eppure questo principio, tanto semplice quanto banale, viene costantemente messo in discussione dalle pubblicità che affollano gli spazi pubblici delle nostre città: enormi cartelloni riempiono i muri di vie e piazze, dei palazzi in costruzione, i ponteggi per le ristrutturazioni, i mezzi pubblici, addirittura chiese e basiliche.
Non c'è centimetro quadrato delle nostre città che si salvi dall’aggressione dei messaggi pubblicitari".
Nel nuovo numero di MARLA, il primo del 2025, racconto di come alcuni collettivi di artisti e attivisti in tutto il mondo stiano cercando di sovvertire l'immaginario promosso dalle grandi corporation, attraverso atti di ribellione creativa nelle strade e nelle piazze delle nostre città.
MARLA 1.25 - "Sovvertire l'immaginario": https://lnkd.in/d-mmZuz5