Post di Simone Romano

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Regista e Sceneggiatore | Autore di format TV/web | Faccio dello storytelling il mio mestiere

Da poco è arrivata in Italia la terza stagione di The Bear. Carmy Berzatto e il suo team sono messi alla prova come mai prima d’ora, ma la narrazione si muove asimmetrica, sincopata. Non vi è la linearità alla quale il pubblico italiano è abituato. Eppure ciò non disturba affatto. Viaggiamo tra punti di vista dei diversi personaggi, che compongono un racconto corale. Complesso sia in termini di scrittura che tecnici, The Bear è un esempio che lo spettatore è affamato di contenuti nuovi, inusuali, e pure fuori le proprie corde. Dopotutto si parla di cucina. Vediamo lo stress e la pressione del settore culinario senza filtri. E mentre in una puntata siamo alle prese con l'incredibile impresa di ottenere "una stella" al proprio ristorante, che talvolta è fatta di vere e proprie guerre dietro le porte della cucina, nella puntata successiva seguiamo i momenti prima del parto di uno dei personaggi secondari nella sua stanza d'ospedale, nella sua interezza. Veloce e lento, caldo e freddo. Come le pietanze così veniamo maneggiati dalla tecnica di questo esperimento narrativo, capace di cuocere alla perfezione l'interesse di ogni tipo di spettatore. è la versatilità - la stessa che manca a tutte le serie italiane che ho visto fino ad oggi - che trovo in molte delle recenti produzioni FX (come l'incredibile Atlanta di Donald Glover). The Bear dimostra che c'è spazio per l'innovazione nella narrazione televisiva. Le serie italiane potrebbero trarre vantaggio dall’adottare approcci più audaci e creativi, simili a quelli visti qui. Come sarebbe, da noi, la storia di un incredibile Chef che si ritrova a prendere in mano la paninoteca in miseria del defunto fratello ed il suo incredibile tentativo di elevarla a ristorante di successo? Immagino una serie Rai - Cavallo Pazzo - ambientata a Catania, in cui Giuseppe Zeno, Chef stellato, si ritrova a gestire il pub del fratello ucciso dalla mafia, ed a tentare di risanare il debito con la mafia. Cavallo Pazzo è ovviamente il soprannome del fratello, che ha fatto la sua fortuna giocando ai cavalli (L'ironia vuole che il panino più forte abbia lo stesso nome e sia, appunto, a base di carne di cavallo). Cosa manca? Ah, ovviamente c'è una poliziotta, interpretata da Serena Rossi, che vuole catturare il boss e che diventa cliente fissa del locale. Tra i due nasce una storia d'amore pericolosa: il personaggio di Zeno non può rivelare a Serena Rossi che egli è in realtà la chiave per arrestare il mafioso. O forse no, forse possiamo davvero scrivere e produrre qualcosa di diverso, con un format episodico che alterna linee verticali ed orizzontali, cast corale e per metà sconosciuto, che non debba necessariamente essere un poliziesco. Voi che dite? Cosa ne pensate del successo di The Bear in Italia? Come potrebbe questo influenzare la produzione televisiva italiana e le sue future direzioni? 💬🔄 #TheBear #SerieTV #Innovazione #ProduzioneTelevisiva #Rai #Cinema #Televisione #FX #Disney+

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