Creatività o povertà d'animo? Negli ultimi tempi, sembra che la creatività venga spesso confusa con l'eccesso, portando molti a inseguire l'originalità a tutti i costi, anche a scapito della sostanza. La semplicità e l'autenticità, che una volta erano al centro dei valori, stanno lasciando spazio a una corsa forsennata per distinguersi, per "sgomitare" e ottenere una fetta di pubblico, spesso a breve termine. Qualche giorno fa, ho visto un video di un locale che propone cocktail particolari. Non farò nomi, né entrerò nei dettagli, ma mi sono chiesta: Perché? Perché rischiare di apparire ridicoli per una moda che verrà presto dimenticata? Ovviamente, sono a favore dell'innovazione e dell'uso della creatività in qualsiasi contesto, purché rimanga autentica e non diventi una parodia di se stessa. Essere creativi non significa dover per forza sconvolgere le regole o seguire ogni tendenza, ma a mio parere, immergersi nel proprio sé e tirare fuori ciò che vive dentro e ha bisogno di essere espresso. La vera sfida oggi è riuscire a innovare mantenendo i piedi per terra, puntando su una notorietà che duri nel tempo e che non si fondi esclusivamente su trovate temporanee o provocazioni vuote. È un aspetto che vedete anche voi in questo periodo storico? #creatività #esagerazione #innovazione #semplicità #esplorazionedisè #assistentevirtuale #pensieroimpopolare #SegretariaVirtuale #sociaediamarketing #Marketing #socialmediamanager
Post di Stefania Grudina
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Le linee guida ci orientano, ma possono anche diventare una gabbia. 📌 Nella vita e nel lavoro, seguiamo principi che ci aiutano a restare sulla giusta strada. Eppure, a volte, questi stessi principi possono impedirci di vedere nuovi orizzonti. È facile affezionarsi a idee, processi o aspetti del nostro brand, fino al punto che diventano dei limiti. 🌐 In un’epoca in cui tutti producono contenuti, ma pochi si prendono davvero il tempo per ascoltare, non possiamo più permetterci di restare rigidi. La chiave è nella flessibilità e nella voglia di sperimentare. Questo non significa abbandonare chi siamo, anzi. La nostra identità non è fatta solo di un logo, di colori o di idee fisse: è fatta dei nostri valori. ✨ Sono i valori che ci guidano, mentre il resto può e deve evolvere. Perché è proprio quando ci diamo il permesso di esplorare, di cambiare e di adattarci, che scopriamo nuove potenzialità. ❓E tu, ti sei mai trovato/a a dover "rompere" una tua linea guida per evolvere? #branding #flessibilità #cambiamento #valori #identità #evoluzione #innovazione
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Io, lei, l’armadio. Il mio cane, 𝘑𝘢𝘤𝘬𝘪𝘦, non smette di stimolarmi riflessioni. Quando sto per uscire (benedetto inverno), vado in camera da letto e apro l’armadio per prendere la giacca. L’apertura dell’anta genera un suono capace di teletrasportarla in un batter di ciglia vicino ai miei piedi. Anta -> uscita. Un riflesso pavloviano capace di farla passare da uno stato di inerzia ad uno di eccitazione istantanea. E noi? Sentiamo gli 𝘡𝘡 𝘛𝘰𝘱 (La Grange, suggerisco), l’amigdala ci fa venire la pelle d’oca, l’ippocampo ci fa rivivere la brama di asfalto, mandiamo tutto a quel paese e prendiamo la moto… sempre che non ci siano call o riunioni imminenti. Sappiamo che gli stimoli sensoriali sono direttamente collegati al sistema limbico e sono capaci di influenzare le nostre decisioni senza nemmeno rendercene conto. 𝗜 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗻𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼. Una scarpa in negozio, con un buon profumo floreale, attiva la “memoria involontaria” - stupenda definizione di 𝘔𝘢𝘳𝘤𝘦𝘭 𝘗𝘳𝘰𝘶𝘴𝘵 - e modifica le nostre percezioni, aumentando le conversioni. Musica o armadio? La raffinata istantanea di Pino Coduti mi richiama al senso di responsabilità ma… Odio dover fare certe scelte. Ci sono trigger che collegano direttamente alla tua offerta? ___ Mi occupo di strategie di #branding, costruisco identità distinte unendo analisi e immaginazione. Se non ci conosciamo, iniziamo da qui: 👤 Francesco Turriani Racconto storie passate, presenti e future in INGIGNI | Agenzia di digital marketing #brandstrategy
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Forse dirò una cosa impopolare. Penso che una delle forze più potenti e spesso sottovalutate nel personal brand sia l'umiltà. L'umiltà di analizzarsi per fare meglio. Di mettersi in discussione e soprattutto in gioco. Di imparare costantemente e di non sentirsi mai arrivati. Di non guardare con giudizio le competitor. Di vedere il successo dei colleghi come il risultato di impegno e investimenti. Di mettersi in ascolto del pubblico per offrire un servizio che aiuti davvero le persone. Di porsi con gentilezza e positività. Di contribuire alle conversazioni con gioia. Di non avere pretese nè aspettative. Perchè se no, non c'è strategia di brand che tenga. #personalbranding
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Questa cosa che i brand si scrivono è piaciuta e ci sono già diverse persone che hanno prenotato il proprio banco alla Scuola Holden per capire meglio come scrivere, o riscrivere, il branding contemporaneo. Ché per troppo tempo abbiamo usato a sproposito la parola storytelling nel nostro mestiere, poi siamo passati allo storydoing perché siamo gente che si affeziona alle etichette e non abbiamo tempo da perdere. E qui invece serve tempo, per l'esattezza servono sei fine settimana in presenza dentro il tempio della scrittura, perché i brand prima di tutto si scrivono, sono fatti di storie e racconti che solo in minima parte stanno dentro la pubblicità. Il nostro mondo va a braccetto con quello economico, ma il capitale narrativo è qualcosa che non ha nulla a che fare con quello finanziario. Eppure vale lo stesso, produce valore tanto quanto, ha regole e assiomi che sanno come risuonare con intere comunità, non appena comprende che i contesti sono più profittevoli dei mercati. Altrettanto scivolosi, ma decisamente più gratificanti se s'impara a coglierne le segnaletiche più rilevanti. Stiamo per iniziare un viaggio oltre le Colonne d'Ercole, per esplorare il mondo della comunicazione di marca, com'è, come dovrebbe essere, come sarà. Se ci sono domande, ci vediamo mercoledì prossimo alle 13 in diretta streaming per una sessione aperta, lascio nel primo commento il link per la registrazione, altrimenti spero di vederti in aula.
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𝗣𝗮𝗻𝗲, 𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ Se c’è una cosa che rende Pane, amore e fantasia una citazione sempre calzante, è il concetto che 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗶𝘁𝘂𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗲, 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝗶𝗮, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗻𝘁𝗶𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗽𝗮𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗹𝗲 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲. La 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ dovrebbe avere un po’ questa funzione: 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗶 𝗼𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗿𝗶𝘃𝗲𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗮̀, per esempio. Come il lievito nel pane, dovrebbe essere l’ingrediente invisibile ma fondamentale che permette a ogni idea di crescere, svilupparsi e assumere la forma più adatta per farla diventare potente. In comunicazione, senza creatività un logo rimarrebbe un insieme di linee, una brochure non sarebbe altro che una lista di informazioni e una campagna di comunicazione un semplice banner sul web. Un pizzico di magia può invece trasformarli in un’esperienza memorabile! Come fare? Non abbiamo trovato la ricetta, ma abbiamo tante domande... E l’𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲? Quello che fa vibrare i cuori e suscita emozioni è certo essenziale per chi lavora e respira quotidianamente il terzo settore, ma cinicamente non parliamo di questo. Parliamo invece, in senso figurato, di 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗹𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗽𝗼𝘀𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗮: le buone e belle idee devono poi essere concrete e avere la forza di rispondere a bisogni reali, altrimenti diventano un esercizio fine a se stesso.
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I brand dovrebbero lasciare in pace le proprie imperfezioni. C’è una cosa che i brand proprio non sopportano: apparire imperfetti. Troppo rischioso. Meglio perfezionarsi fino a scomparire, ripulire ogni difetto, ogni sbavatura. E così, via a campagne impeccabili, slogan che sembrano usciti da un corso di mindfulness e identità così levigate da diventare anonime. Ma ammettiamolo: chi ha voglia di parlare con un automa? Le persone sono attratte da ciò che è vero, autentico, umano, credibile, non da ciò che sembra artefatto. Eppure, i marchi continuano a combattere le proprie sbavature come se fossero il nemico pubblico numero uno. “Basta con il botox” e le identità di plastica: ci piacciono i brand con cicatrici che raccontano storie vere. Che non hanno paura di sfidare le convenzioni. Quindi, cari brand, fateci un favore: rilassatevi. Non c’è bisogno di dimostrare sempre qualcosa, né di aumentare continuamente il gap con la realtà. Un consiglio spassionato: lasciate in pace le imperfezioni. Sono loro a fare il lavoro sporco di rendervi umani.
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📊 Obiettivi chiavi e misurabili. 🔗 Analisi delle associazioni implicite. 🎯 Nuova Brand Identity scientificamente costruita. Abbiamo approfondito questi e ulteriori punti chiave nell'articolo di Carefin24 Magazine dedicato al #Neuropositioning. Elena Sabattini illustra come una strategia di posizionamento del brand possa essere costruita su solide basi scientifiche, grazie all'uso di tecnologie avanzate come EEG e Eye Tracker. Questi strumenti permettono di comprendere con precisione come il brand viene realmente percepito dal pubblico. Tale approccio fornisce insight più attendibili, consentendo di sviluppare strategie che creano connessioni emotive e cognitive più forti con i consumatori. Il risultato è un'evoluzione significativa nel #branding, capace di generare legami più autentici e duraturi con il target. Vuoi approfondire? Link all'articolo completo qui 👉🏼 https://lnkd.in/dhjE4iqW
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FARE UNA #COLLEZIONE #PERFETTA PER I #GIOVANI E #CONSEGNARLA IN # 🦾 30 GIORNI? In questa newsletter di Tertium - Creatività Tecnologie e Persone c'è tutto quello che credo che serva sapere per reimpostare e ricostruire il sistema #moda. Un sistema moda #integrato e #veloce. Tremendamente integrato e tremendamente veloce. "I giovani, che fa cool chiamare #GenZ, sono da sempre gli interlocutori della moda. Non solo, anzi, per i volumi che generano oggi ma per tre motivi: - rappresentano la giovinezza, la cosa che tutti cercano - saranno i clienti di domani - sono, definizione di Francesco Morace, i "nuclei generazionali" che per loro natura contaminano le generazioni meno giovani. Non mi credete? e quando sentite "è un marchio vecchio".. quanto pensate possa ancora reggere nelle vendite? quando sentire "a noi giovani non piace" che oscuro brivido vi percorre la schiena. No giovani, no party then. Non credo di stupire nessuno quindi se dico che i giovani sono gli interlocutori principali, coloro i quali definiscono l'essenza stessa della moda. Ora: come si intercettano nel modello interpretativo (chiamato da noi cosi in contrapposizione al modello partecipativo cui ambiamo)? Ci sono tre stadi: 1) Qualcuno prova a "leggerli" e ad "osservarli".. un merchandiser o un designer.. guarda da lontano quel mondo e prova a capirlo. 2) Prova a generare delle proposte interpretando ciò che ha visto. 3) Lo propone ai giovani stessi per i feedback. Questo percorso è senza dubbio complesso. Vediamone i limiti nel medesimo ordine 1A) chi li osserva ne ha le competenze? per cogliere le essenze sociologiche non solo le derivate stilistiche. 1B) interpretare ora ha ancora valore fra 18 mesi (tempo medio di attraversamento della collezione dal pensiero al negozio? 2) le proposte generate sono in linea? colgono la realtà? 3A) i feedback dei giovani riesco ad averli? hanno interesse a darceli? o sono feedback ancora una volta mediati da qualcun altro? 3B) e se li avessi che ci farei? totally useless.. Quindi? Quindi stiamo gestendo il primo (a mio avviso) problema di generazione di prospettiva della moda in modo così goffo e unprofessional? certo. Perché i problemi si risolvono se siamo in grado di farlo, se no si fà finta.. e se vi dicessimo che invece ora possiamo ribaltare lo schema operativo e renderlo perfettamente fitting al problema? Non rispondiamo alla complessità del quesito con la semplificazione ma aumentando la nostra capacità elaborativa. Allora vi propongo un percorso nuovo - uno eh.. noi ne abbiamo ipotizzati almeno tre diversi con valore aggiunto differente -." Se vuoi leggerlo iscriviti alla newsletter di Tertium - Creatività Tecnologie e Persone o scrivici info@tertiumretail.com ;-)
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Le emozioni non sono solo bianche o nere; ognuno di noi contiene dentro di sé un caleidoscopio di sfumature uniche. E se ci consentissimo di esplorarle una a una? È questo l’invito che rivolgiamo a ciascuno di voi con #ShadesOfYou, la nuova campagna multichannel realizzata da #Unobravo per celebrare il #MentalHealthAwarenessMonth. In un mondo dominato dalla cultura della performance, nascondere i propri reali stati d’animo appare sempre più frequente. Farlo, però, può contribuire ad alimentare i preconcetti che circondano il #BenessereMentale, spingendo le persone a rincorrere un concetto di felicità assoluta, a tinta unita e poco verosimile. Esplorare e celebrare la nostra ricchezza emotiva è il primo passo per conoscerci meglio e valorizzare la nostra unicità. E, per esortarvi a farlo, abbiamo pensato a un’experience unica nel suo genere. 📍 Non perdetevi l’appuntamento a Milano, in piazza Tre Torri, domenica 2 Giugno, 13.00 - 22.00. Pronti a raccontarci di che colori sono le vostre emozioni?
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Per il capitolo della comunicazione nel libro "il modello partecipativo nella #moda" c'è un importante passaggio dal CRM al P(erson)RM grazie alla #AI. A chi chiedere una riflessione opportuna se non alla carissima Carolina Mirandola? Carolina mi risponde con una riflessione molto interessante e con un finale bellissimo che condivido qui: "Passare da “Conosco il cliente” a “Conosco la persona”, significa ripensare le relazioni tra azienda e consumatore, ponendo al centro autenticità, empatia e valori condivisi. Questo cambiamento non è solo un'opportunità, ma una necessità per costruire legami duraturi e significativi in un mondo in continua evoluzione". Grazie mille!
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