Post di Strobilo

Si chiama #ecoansia o #angosciaclimatica (se preferite solastalgia: malessere da ambiente violato) e colpisce soprattutto i più giovani. Che sentono in modo spesso paralizzante il disagio legato ai cambiamenti del #clima e dell’#ambiente. Un neologismo che fotografa bene l’inquietudine per il futuro, il senso di impotenza e frustrazione per il destino della Terra e insieme per il proprio destino.   Mentre gli adulti sembrano essersi fatalisticamente arresi e vedono il problema come qualcosa di forse inevitabile e paradossalmente ancora lontano (con un’immagine molto efficace si preoccupano di più di una spia che si accende in auto che dei problemi dell’ambiente) giovani e giovanissimi arrivano a sviluppare vere e proprie #sindromidepressive. Rimedi? L'#impegnoecologista e un nuovo rapporto con la natura.

Spesso, quando si parla di cambiamenti climatici, i detrattori di tale argomento cercano maldestramente di affermare che l'essere umano è troppo piccolo per causare danni così grandi e che la Natura fa tutto da sé. Più che una teoria alternativa, sembra uno scarico di responsabilità, quasi un lavarsi la coscienza, decolpevolizzando le nostre azioni... magari fosse così... Secondo uno studio pubblicato nel 2023 da Ceballos et al. sull'autorevole rivista scientifica PNAS è emerso qualcosa di grave ed allarmante: le nostre attività "stanno cambiando la traiettoria globale dell'evoluzione e distruggendo le condizioni che rendono possibile la vita umana". Eh sì, siamo tra i principali artefici della cosiddetta "sesta estinzione", accelerando incredibilmente dei fenomeni che, in condizioni naturali, impiegherebbero tempi estremamente più lunghi. Qualche numero può forse rendere meglio l'idea: negli ultimi 500 anni abbiamo causato danni tali da portare all'estinzione di 73 diversi generi di vertebrati - generi, non specie, queste sono molte di più! -, mantenendo un ritmo di circa 35 volte superiore rispetto a quello naturale. In soldoni, questi generi avrebbero dovuto impiegare circa 18mila anni per estinguersi (ricordiamoci che la Vita ha sempre un inizio e una fine), non 5 secoli. Un ritmo di estinzione mai osservato nell'ultimo mezzo miliardo di anni! Di sesta estinzione ne ha ampiamente parlato nel suo omonimo saggio, pubblicato nel 2014 e vincitore del Premio Pulitzer, la giornalista scientifica Elizabeth Kolbert, la quale afferma che "sostenere che l'evento di estinzione in atto potrebbe essere evitato se solo le persone si interessassero di più e fossero disposte a fare maggiori sacrifici non è sbagliato, nient'affatto; eppure, una simile posizione non coglie il nocciolo della questione. Non conta poi tanto se le persone si preoccupano o meno. Quello che conta davvero è che le persone cambiano il mondo". Insomma, come abili giardinieri stiamo potando - talvolta capitozzando - l'albero della Vita, tagliando interi rami evolutivi. Dobbiamo renderci conto che le conseguenze delle nostre azioni possono subire un'inversione di tendenza, ma dobbiamo smetterla di essere passivi e fatalisti nei confronti di mutamenti che, purtroppo, si fanno più evidenti ad ogni giorno che passa. (Testo di Andrea Bonifazi) #science #scienzenaturali #scienze #naturalscience #nature #naturestyle #naturalist #naturalista #naturalistas #natura #naturalistlife #wild #wildlifephotography #ecologia #ecology #divulgazione #divulgazionescientifica #divulgation #didatticaambientale #cenèdivulgatori #andreabonifazi #sestaestinzione

🌳 Le nostre peggiori paure si stanno realizzando: 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐮𝐧𝐚 “𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚”, viviamo rinchiusi in cubicoli, automobili e palazzi, trascorriamo solo l'1-5% del nostro tempo all'aperto, nel 2007 parole come "ghianda" e "ranuncolo" sono state rimosse dall'Oxford Children’s Dictionary, sostituite da "banda larga" e "taglia e incolla", il numero dei morti per disperazione (alcolismo, droghe, depressione) è in crescita, così come le allergie e l’obesità. Il nostro clima e la nostra #biodiversità sono in grave pericolo e mai come in questo periodo di pandemia planetaria la natura è scomparsa dal nostro orizzonte e l'aria si è fatta pesante. Non possiamo ignorare che l’essere umano ha vissuto per migliaia di anni nella #natura, evolvendosi in equilibrio con essa, e negli ultimi due secoli, a causa dell’urbanizzazione forzata (entro il 2050 circa il 68% degli esseri umani vivrà in aree urbane), è stato rotto un rapporto millenario che ha prodotto condizioni di #stress e squilibri rilevanti nel nostro organismo 🌍 Si parla di “estinzione dell’esperienza”, “solastalgia”, “solitudine da specie”, “sindrome da deficit di natura”. Insomma, stiamo male, e le nostre menti hanno bisogno della #natura come di una medicina. Ben ce lo fa capire Lucy Jones, scrittrice e giornalista di scienza e natura, nel suo libro "𝐋𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚". ➡️ Scopri il libro: https://shorturl.at/ijmBJ #AriaAperta #Libro #Specie #Scienza

Investire in #prevenzione per noi è #naturale . Prenderci cura del circostante anche. Se però l'argomento non ti interessa, se gli argomenti della #scienza non ti coinvolgono o se non vuoi proiettare nel #futuro i tuoi pensieri, fallo per #egoismo , perché prevenire, anche in termini di #costi , conviene sempre. Investire in prevenzione non significa infatti solo essere eticamente migliori, socialmente più impegnati o #ambientalisti attivi. Non significa nemmeno per forza essere più buoni o empatici nei confronti del #pianeta o delle #generazioni future. A volte, semplicemente, significa essere più furbi, lungimiranti, preparati al prossimo futuro. Se già lo fai, magari per gli altri, per etica, dovere morale, bontà d'animo, bene....se non lo fai ancora fallo per te stesso. Ogni contributo è importante, a prescindere ormai dalla motivazione. Go forward, verso un futuro comune a tutti. #worldearthday #cuidosiprendecura

Gli eventi estremi sono sempre più frequenti, ma come possiamo affrontarli in modo efficace? La proposta di un intervento in otto tappe suggerisce un approccio integrato che combina aspetti fisici e sociali, con un forte coinvolgimento delle comunità locali. Leggi di più nell'articolo di Coordinate di Paolo Perulli. #EquilibriMag #EquilibriMagazine #Equilibri #rivista #svilupposostenibile #sostenibilità #magazine #coordinate #adattamento #interdisciplinarità #crisiclimatica

A partire dalla fine del secolo scorso, abbiamo vissuto un esodo profondo, talvolta impercettibile e tuttavia drammatico, verso il mondo dell'«io» che ha generato una nuova visione dell'uomo e della donna come individui isolati, immessi in un vuoto relazionale, quasi si trattasse di una condizione di normalità. Luigi Zoja (…) ha parlato di «morte del prossimo» a proposito della crisi dei rapporti umani e sociali. Mattia Ferraresi (…) ha scritto che il nostro mondo è quello «delle pubblicità profilate, dei pasti monoporzione, del selfie, della condizione di single come stato sommamente desiderabile», un mondo, insomma, dove a regnare è la solitudine. Siamo di fronte a «qualcosa di più complicato e oscuro di una propensione sociale: è lo stato esistenziale dell'uomo contemporaneo». Solitudine come condizione normale ma allo stesso tempo come epidemia: basti pensare alle malattie mentali o alle tante difficoltà relazionali ed esistenziali dei più giovani. L'emersione della solitudine come patologia non rappresenta altro che l'approdo estremo di una vita tutta centrata sull'«io». «Non possiamo restare in questa situazione, perché il mondo degli uomini sta diventando sempre più freddo e i venti sempre più sferzanti e taglienti. Abbiamo bisogno di un poco più di Noi e un po' meno di Io, se dobbiamo districarci tra alcune delle sfide che il secolo attuale ha in serbo ancora per noi». Lo slittamento dal «noi» all'«io» ha portato a una desertificazione della vita che persiste persino nei momenti difficili dell'esistenza. La fragilità, la vecchiaia, l'impoverimento mettono in luce come in queste condizioni l'«io» non basta. Chiediamoci per esempio cosa voglia dire essere bambini o adolescenti in un vuoto di relazioni. La nostra è una società che non solo non fa posto ai giovani ma neppure ha un futuro da proporre loro.

DAVVERO VOGLIAMO PARLARE DI CHI “VINCE” o CHI “PERDE” ?!?! Con tutti questi morti e tutto ciò che succede pensiamo davvero che qualcuno abbia “VINTO” ??? Chiedo umilmente di lasciar stare per un momento: - simpatia o meno per Travaglio - schieramento politico - pensiero ideologico - motivi culturali, religiosi o altro… Guardando ciò che sta succedendo nel mondo, • vogliamo davvero pensare che ci sia “un occidente” e “un’altra parte” ? • vogliamo davvero essere così ciechi da non vedere che siamo UN’INTERA UMANITÀ (unica e, INEVITABILMENTE, unita nelle perdite che ci sono state o che VERRANNO) che su questa rotta MORIRÀ? • vogliamo davvero pensare che la crisi climatica, la fame, la sete, le malattie, ecc… non bastavano, tanto da doverci anche ammazzare tra noi ? 🙏 VI PREGO, VI PREGO, VI PREGO: 🙏 🌹 R I F L E T T E T E - R I F L E T T I A M O🌹 #Sostenibilità #Sustainability #Innovazione #Innovation #Empatia #Empathy #Motivazione #Motivation #Umanità #Humanity

Tutto ciò che ruota attorno alla salute mentale è pieno di falsi miti e ovviamente non potevano mancare quelli attorno all'eco-ansia. Ecco quelli che ho sentito più spesso in questi 3 anni di studio delle emozioni climatiche: 1) e’ una nuova malattia: FALSO: Moltissimi studiosi non la ritengono una malattia, ma una emozione razionale di fronte a un problema reale: il cambiamento climatico. 2) e’ una trovata pubblicitaria: FALSO: Le eco-emozioni sono oggetto della ricerca scientifica da più di 20 anni in tutto il mondo. 3) roba da giovani d’oggi: FALSO: A provare eco-ansia sono anche persone adulte, anziani e scienziati. Tutti hanno in comune la preoccupazione per il futuro del pianeta e delle future generazioni. 4) la provano solo gli ambientalisti: FALSO: Il pianeta è la casa di tutti e quindi ciascuno di noi può provare delle emozioni per esso. Esistono tante forme di attivismo. Quale di questi hai sentito almeno una volta? #psicologiaitalia #ecoansia #cambiamentoclimatico #salutementale

Come sarà il futuro? Che cosa ci troveremo ad affrontare? La preoccupazione per il futuro del pianeta inizia a far parte anche dei dialoghi e dei contenuti dei colloqui di psicoterapia https://lnkd.in/dbXDD4-h #CambiamentoClimatico #ClimateChange #Ecoansia #Psicoterapia

Città più verdi = maggiore benessere (e salute) dei cittadini. Perché è così difficile passare all'azione? Matilda van den Bosch durante l'incontro organizzato da #ForestamiAcademy ha fornito le risposte emerse dalle sue interessanti ricerche: 1. bias cognitivi: la conoscenza non è tanto condivisa quanto sarebbe necessario, soprattutto tra politici e decisori che preferiscono interventi rapidi e di risonanza. 2. linguaggi e approcci differenti tra settori, che ancora limitano la comprensione reciproca e la collaborazione. 3. messaggi poco bilanciati: perché salire sugli alberi è un pericolo per i bambini e stare ore davanti a uno schermo no? cosa è davvero più rischioso? 4. interessi economici divergenti (naturalmente). Non vi salta all'occhio quanto poco si lavori sui primi 3 aspetti? Narrazione, comunicazione ed educazione sono tanto imprescindibili, quanto trascurati. Sono quelli che interessano a me :) Forestami https://lnkd.in/erkwwjyg