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𝐈𝐥 𝐟𝐞𝐧𝐨𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐭-𝐭𝐢𝐦𝐞 𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨. Un’analisi molto interessante del Forum Disuguaglianze e Diversità evidenzia che circa il 50% dei lavoratori interessati da questa forma contrattuale, 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐚 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐫𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐚. Una percentuale impressionante, dove, ancora una volta, il genere femminile risulta il più penalizzato, con il 16,5% delle lavoratrici complessivamente impiegate a trovarsi in questa difficile situazione. L’analisi testimonia inoltre che le imprese che scelgono tale approccio, sono anche quelle meno attente alla qualità del loro operato, con evidenti impatti negativi sull’ambiente interno ed esterno alle aziende stesso. Il commento di Francesco Impellizzeri, Senior Director di WeHunt: “Come Head Hunter e consulenti operanti su tutto il territorio nazionale, abbiamo il dovere di promuovere una maggiore tutela contrattuale, accogliendo le giuste richieste e aspettative dei dipendenti, incentivandone l’ascolto da parte dei datori di lavoro. Un ambiente professionale più equilibrato e caratterizzato da una flessibilità concordata tra le parti nel rispetto degli obiettivi aziendali, porterà estremi benefici in termini di calo delle dimissioni e fidelizzazione da parte dei dipendenti oltre che di qualità dell’output e incremento dei risultati aziendali”. #Personealcentro #WeHunt #HeadHunting 

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In Italia, più della metà dei 4 milioni e 203 mila lavoratori e lavoratrici part-time rilevati dall'Istat nel 2022 non ha scelto questa forma contrattuale, ma l'ha accettata o subita per necessità o per assenza di altre possibilità. Questi lavoratori si trovano quindi in una condizione di part-time involontario. Secondo il Report del Forum Disuguaglianze e Diversità, le più colpite dal part-time involontario sono le donne, che rappresentano già circa i tre quarti delle persone occupate a tempo parziale, ma il 16,5% delle donne occupate subisce il part-time involontario contro il 5,6% degli uomini. Il rapporto rivela inoltre che in 8 imprese su 10 l'incidenza delle donne in part-time sul totale dei dipendenti è oltre il 50%. Lo studio evidenzia anche che il 12% delle imprese usa il part-time in modo strutturale, con oltre il 70% dei dipendenti a tempo parziale, e queste imprese tendono ad essere meno attente alla qualità del lavoro. Il fenomeno del part-time involontario è particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, tra le persone straniere, tra chi possiede un basso titolo di studio e tra le persone con un impiego a tempo determinato. Questa situazione solleva preoccupazioni significative sulla qualità del lavoro e l'equità di genere nel mercato del lavoro italiano. L'analisi del Forum Disuguaglianze e Diversità mette in luce una realtà lavorativa dove il part-time involontario non è una scelta, ma una costrizione che colpisce soprattutto le donne, aggravando le disuguaglianze di genere e la precarietà lavorativa. Il rapporto propone interventi urgenti per migliorare la situazione, tra cui una maggiore tutela contrattuale e incentivi per la trasformazione dei contratti da part-time a tempo pieno, nonché un rafforzamento dei controlli contro gli abusi contrattuali. #lavoro #contratto #parttime #settimanacorta #settimanabreve

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Ormai da moltissimo tempo in molteplici paesi viene introdotta la settimana corta!

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