Post di WINclusion

In questo mese dedicato all'orgoglio queer sentiamo la necessità di ribadire con forza un principio che ci sta talmente tanto a cuore che lo abbiamo inserito tra i nostri valori: quello del rispetto. Il rispetto ci guida nel nostro modo di relazionarci al domicilio delle persone che supportiamo, tra i corridoi di un ospedale, nei nostri uffici, nelle interlocuzioni con clienti e fornitori. Il rispetto per noi non ha un solo verso: lo agiamo e lo richiediamo, perché crediamo che solo in questo modo possa creare un modo migliore di relazionarsi. Il rispetto non ha barriere: riteniamo che non possa mancare mai, in nessuna interazione, indipendentemente da tutti i tipi di orientamento che colorano le persone con cui entriamo in relazione. Ci occupiamo di #salute, abbiamo a cuore le differenze e le vogliamo esaltare, perché solo in questo modo possiamo generare valore. #pridemonth #respect #corporate

Obiettivo raggiunto quello del corso del 22 maggio “#Donne, femminicidi e #famigliearcobaleno: come informare senza discriminare”, organizzato da #OdG Lazio e #GruppoGedi a Roma. «Quali sono gli errori più frequenti nella narrazione sui femminicidi e come potremmo evitarli? Come possiamo contrastare la violenza mediatica contro le donne? Quali #stereotipi minano la rappresentazione giornalistica delle famiglie omogenitoriali e delle persone LGBTQIA+? Immaginiamo un #giornalismo sempre più rispettoso, in sintonia con le evoluzioni linguistiche delle diverse forme familiari, che abbracci le migliori pratiche di Diversity & Inclusion. Ascoltiamo le voci di chi vive in prima persona un'esperienza di marginalità per informare senza discriminare e promuovere una cultura del rispetto».  Saluti istituzionali di Maurizio Molinari, direttore di LaRepubblica; Andrea Galdi, direttore di Gedi Visual; Stefano Ferrante, segretario Associazione Stampa Romana; Giulio Pozzetti, direzione Risorse Umane di Manzoni. Relatori: - Laura Pertici, La Repubblica; la giornalista Giulia Lisi, Associazione GiULiA Giornaliste e membro della cabina di regia dell'Osservatorio indipendente sui media contro la violenza nel linguaggio sulle donne; Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno; Noemi Zienna, Manzoni; Pasquale Quaranta, diversity Editor Gruppo Gedi. Già negli interventi ascoltati qualche mese fa presso il Consiglio Regionale dell'Ordine, come in questo nuovo corso (parte di una formazione più ampia pensata da Gedi), ci è sembrato che #ricerca e #dibattito professionale siano ormai ben indirizzati tanto da non cadere più in errori di cosiddetta cancel culture (boicottaggio di personaggi/atteggiamenti da inquadrarsi in epoche e contesti diversi), ed eventuali eccessi volti alla ricerca di ‘fantasmi’ nella lingua parlata. L’angolo di osservazione sembra essere quello giusto: saper raccontare una realtà in divenire o una realtà sempre esistita ma per troppo tempo taciuta. Il percorso per i diritti è un percorso che va riconoscendo di volta in volta evoluzioni sociali e minoranze misconosciute. L’ignoranza, soprattutto ‘colpevole’, è bandita, una ricetta semplice: in caso di dubbi riguardo ciò che si va raccontando l’atteggiamento è quello del porsi in ascolto e chiedere (a chi ne sa di più, ai diretti/e interessati/e…). Bene tenere in mente alcuni autori che hanno ragionato sul tema della parola che racconti il cammino dei diritti: Paul B. Preciado, Michela Murgia; ma anche straordinari romanzieri come Jeffrey Eugenides, Aldo Busi, Walter Siti…

Come può la cultura aiutarci a contrastare le discriminazioni? 🫱🏻🫲🏿  Lo scopriremo attraverso la nuova rubrica “La Cultura - A difesa delle differenze".    Attraverso film, libri, opere d’arte e musica, esploreremo il ruolo della cultura come potente strumento per educare al rispetto delle differenze e promuovere l’inclusione. 🎬 Il primo film che abbiamo scelto è "The Color Purple".  Un film del 1985 diretto da Steven Spielberg, con protagonista Whoopi Goldberg. Questo capolavoro cinematografico affronta temi come la violenza domestica, gli abusi sessuali e il razzismo, mettendo in luce il coraggio e la resilienza delle donne afroamericane nel primo Novecento. "The Color Purple" è una testimonianza potente di lotta e speranza, un invito a riflettere sulle difficoltà e la forza delle donne che hanno vissuto queste esperienze. Con questa rubrica, vogliamo celebrare la diversità attraverso storie che ci insegnano il valore del rispetto e della comprensione reciproca.     Continua a seguirci per scoprire quali altre opere hanno affrontato questi temi. #Cultura #Diversità #Inclusione #Rispetto #Educazione #Antidiscriminazione 

E’ proprio vero. Si inzia con le parole, le battute, il paternalismo… Le #parole possono essere il primo elemento di #violenza e di #potere, ma possono essere anche uno strumento di #cambiamento. Grazie NoiD Telecom per questo lavoro! #paritadigenere #genergap #violenzadigenere

DI STEREOTIPI DI GENERE - PARTE 2 Alcuni stereotipi di genere diventano parte del linguaggio comune, senza che ce ne rendiamo effettivamente conto. In questo periodo vi presto più attenzione e me ne accorgo più spesso. "Quella donna a capo di un'azienda ha le palle!" Tradotto: "Quella donna a capo di un'azienda è determinata e competente". "Lei è proprio una donna con i controcoglioni" Tradotto: "Lei è proprio una donna forte e capace". Questi due esempi, piuttosto diffusi, veicolano il messaggio che una donna è forte quando presenta attributi maschili. E che l'uomo, per essere considerato tale, deve enfatizzare tali attributi. "A casa loro è lui che fa il mammo". Tradotto: "A casa loro è il papà che si occupa dei bambini". In questo esempio la caratteristica dei "nuovi padri", più dediti all'accudimento, viene definita partendo dal ruolo genitoriale femminile. Senza ignorare o negare le fisiologiche e biologiche differenze (cromosomiche e ormonali), non è utile usare generalizzazioni stereotipate per definire ruoli, caratteristiche, personalità. Meglio allenarci e impegnarci a vedere le persone per quello che sono, nella loro unicità, senza cadere nell'appiattimento degli stereotipi, che in men che non si dica diventano pregiudizi. Qual è il vostro pensiero a riguardo? Quali altri stereotipi di genere osservate? #stereotipi #pregiudizi #stereotipidigenere #connessioneinterpersonale

🔺🔻Linguaggio e potere. Abbiamo passato anni ad analizzare e criticare il modo in cui i media davano le notizie riguardanti i femminicidi, evidenziando la mancanza di consapevolezza rispetto al fenomeno che veniva raccontato sempre come “reazione” a una scelta legittima della donna, alimentando la cultura della violenza. Tutti gli sforzi e le parole spese stanno dando dei frutti; i titoli dei giornali rispetto agli ultimi due femminicidi manifestano una maggiore aderenza al fenomeno, confermando l’importanza dell’impatto che il linguaggio produce sulla realtà. Un piccolo passo nella direzione della civiltà che non deve distrarci dal grande lavoro da fare ogni giorno nella vita privata nei luoghi di lavoro, dove il linguaggio è un potere capace di spostare i rapporti di forza. 🔴Un linguaggio rispettoso della molteplicità umana - donne, persone disabili, neurodivergenti, persone non binarie, LGBTQ+ - redistribuisce l’uguaglianza. Manifestare resistenza nei confronti di un linguaggio più ampio, derubricando la questione al “sono solo parole”, dovrebbe metterci in allarme sullo stato delle nostre radici culturali e spingerci a forzare quelle resistenze. 🔴Forzare le resistenze significa compiere un atto di volontà consapevoli che è un cambiamento che va provocato, non accadrà per magia. Quando in azienda si consumano episodi di molestie, anche se solo verbali, è perché il consenso viene dato come implicito e se non lo si considera necessario, ad esempio per fare un ‘complimento’, la reazione di rifiuto da parte della persona che decide di non subirlo, scatena la collera. Per recidere quelle radici, che coinvolgono ogni persona senza distinzioni, dobbiamo dircelo e lavorare insieme per piantarne di nuove, dandoci delle regole, e dei codici diversi, di comportamento e di linguaggio. All’interno delle aziende è possibile fare un lavoro straordinario in questa direzione, per l’impatto che può avere sulla società nel suo insieme. Motivi per rimandare non ne abbiamo. #inclusione #linguaggioinclusivo #paritàdigenere — #liberǝdiessere è l’hashtag che abbiamo creato per parlare di #violenzadigenere, #gendergap e #discriminazioni, verso le donne e tutte le minoranze. Lo facciamo di mercoledì attraverso il nostro lavoro, puoi seguirlo per trovare tutti i contenuti e usarlo per partecipare alla divulgazione di temi che riguardano il futuro di ogni persona.

🔻🔺Quando lavoravo negli allestimenti teatrali, ricordo l’esperienza con uno scenografo che ci faceva definire con precisione dei dettagli pittorici in quinta non visibili al pubblico. Quando gli chiesi il motivo di tanto accanimento, mi rispose che ciò che non si vede si avverte e il pubblico - qualsiasi pubblico - è molto più sensibile e percettivo di quanto si possa immaginare. Credo che questo episodio di una delle mie tante vite, calzi perfettamente con la distonia proposta in questo messaggio. Aziende e persone qui sono state opportunamente oscurate per il rispetto che nutro nei confronti di quanto stanno facendo concretamente che, però, rischia di risultare indebolito dalle lacune del linguaggio. Parlare di parità di genere rivolgendo i nomi dei ruoli delle donne al maschile, è una di quelle cose che il pubblico avverte, anche senza mettere subito a fuoco l’errore. Amministratrice delegata e Direttrice, sono le scelte grammaticalmente - ed equamente - corrette per declinare queste cariche al femminile; una scelta linguistica che andrebbe a sostenere il faticoso lavoro sulla parità, invece di indebolirlo. Chiunque abbia un progetto su equità, diversità e inclusione deve partire da una riprogettazione del linguaggio; è un lavoro che aiuta a risintonizzare i pensieri e a dare consistenza alle azioni: invertendo il processo si arriva al risultato mostrato nell’immagine. È possibile parlare e spendersi per la parità di genere, tralasciando il linguaggio? #linguaggioinclusivo #diversità #paritàdigenere #comunicazioneinclusiva — Con #linguaggiumani lavoro sul linguaggio dei brand per renderlo chiaro, inclusivo, identitario e difficile da dimenticare.

“Una donna con le palle!” Un’espressione che usiamo spesso, senza darle peso, eppure violenta. Perché? Attribuire caratteristiche maschili a una donna rappresenta una forma di negazione del femminile, una visione del mondo non inclusiva. Come questa, molte locuzioni discriminatorie sono entrate nel linguaggio comune: stereotipi che, attraverso un linguaggio condiviso, rappresentano una sottile e perpetrata forma di #discriminazione. Di questo è importante prendere consapevolezza, per potere attuare un cambiamento. Con il linguaggio rappresentiamo infatti il reale, ma esso ha il potere straordinario di modificarlo. Ad esempio, declinare al maschile un ruolo lavorativo significa allinearsi a una visione del mondo per cui solitamente quel ruolo debba essere svolto da un uomo, e solo eccezionalmente possa essere attribuito ad una donna. Avere cura delle #parole che si usano è essenziale. L’obiettivo di tutti noi dovrebbe essere quello di utilizzare un linguaggio che non escluda o discrimini nessuno sulla base di parametri come identità di genere, orientamento sessuale, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale o disabilità. Un linguaggio che si faccia veicolo di #parità e #rispetto. Anche sul lavoro l’utilizzo di un linguaggio inclusivo è estremamente importante: esso permette di vivere in uno spazio sicuro, promuove un clima di rispetto reciproco, favorisce relazioni significative e la partecipazione attiva di tutti. Quanto influisce il linguaggio sulle nostre azioni? Sui risultati che otteniamo? Sulle relazioni che riusciamo a costruire? Grazie a Paola Barbiero per averci guidato oggi con il suo webinar in riflessioni di così grande valore! L’iniziativa si inserisce all’interno di un percorso di sensibilizzazione promosso dal gruppo #DEI di LyondellBasell Italia, volto a rafforzare la presa di consapevolezza dei comportamenti violenti e l’acquisizione degli strumenti per contrastarli. #LYBProud #DEI #linguaggioinclusivo

#liberǝdiessere #sempre8marzo (anche a ottobre) 📅 Film di ottobre: Woman Talking - il diritto di scegliere (2022, di Sarah Poley, disponibile su Amazon Prime video). Un gruppo di donne di una colonia mennonita, a seguito di gravi e perpetuate violenze subite, si incontra e decide se restare nella comunità o andarsene. Il film è ambientato nel 2010. Questo film purtroppo in Italia non ha avuto grande successo ed è un vero peccato visto la regia, i dialoghi e il cast! Drammatico, potente, crudo: consigliato. 📌 Ogni mercoledì il nostro gruppo di professionisti pubblica post inerenti ai temi della discriminazione, del gender gap e dell’equità con l’hashtag #liberǝdiessere, a questi post si aggiunge la proposta di un film al mese sulla discriminazione femminile. Un film ogni 8 del mese, aspettando l’8 marzo 2025, perché l’attenzione sulla parità di genere deve essere quotidiana e vigile, insomma #sempre8marzo! Se ti è piaciuto il post e sei interessatǝ alle tematiche seguimi, seguici o segui l'hashtag #sempre8marzo o #liberǝdiessere 📽 Ma perché proporre il cinema? Perché i film con le loro visioni ci portano nel passato o nel presente, oppure ci accompagnano in posto lontani, ci fanno sognare, riflettere e ben sperare, ci fanno conoscere altre realtà e (chissà) ci aiutano anche con l’empatia.

☝ Sebbene più volte ci siamo occupatƏ delle innumerevoli frasi sessiste rivolte alle Donne, quest’oggi è necessario soffermarci anche su ciò che viene detto agli uomini. 🙎♂️ Come ad esempio: "Hai perso contro una donna? 🤣" ⚖ E' chiaro che all’interno di una frase di questo tipo, infatti, si sta partendo dal presupposto che una donna sia necessariamente #inferiore all’ uomo soprattutto in relazione a competizioni tipicamente maschili. In realtà gli #stereotipi maschili traggono la stessa origine di quelli rivolti alle donne. Ossia nascono da una #cultura #patriarcale interiorizzata secondo la quale l’#uomo, è superiore alla donna e certi atteggiamenti “femminili” come, ad esempio, piangere o esprimere in modo plateale le proprie #emozioni non sono permessi.😥 👧 👦 Continuare ad educare #bambine e #bambini secondo modelli di #comportamento, #convinzioni, #abitudini quotidiane e atteggiamenti che rimandano ad un modello di posizione di #dominio dell’uomo nei confronti della donna, fa sì che l’uomo passi la vita a cercare conferme esterne alla sua superiorità. ⚠ Ciò produce inevitabilmente anche delle importanti ripercussioni sull’ #identità #maschile, rendendola precaria, oltre che conseguenze sulle #donne. 👉 Sarebbe utile invece riuscire a tramandare nuovi #modelli che diano a ciascunƏ una visione plurale del proprio genere scevra da ogni tentativo di #conformismo agli altri appartenenti al proprio #sesso. Così facendo inizieremo a ridurre la #disparità tra i generi e contribuiremo a costruire una società più libera ed equa! 🙌 #sessismo #femminismo #maschilismo #diversity #inclusion #riflessioni #Synergie68