ATROFIA MUSCOLARE SPINALE (SMA): SCREENING NEONATALE E NUOVE POSSIBILITA’ DI TRATTAMENTO – INTERVISTA AL PROFESSOR EUGENIO MARIA MERCURI

ATROFIA MUSCOLARE SPINALE (SMA): SCREENING NEONATALE E NUOVE POSSIBILITA’ DI TRATTAMENTO – INTERVISTA AL PROFESSOR EUGENIO MARIA MERCURI

Il professor Eugenio Maria Mercuri, fra i massimi esperti internazionali di malattie neuromuscolari pediatriche, nonché direttore della Neuropsichiatria dell’Irccs Policlinico Universitario Gemelli di Roma ha tenuto una Lectio Magistralis su invito della Direzione Scientifica del Burlo, sottolineando l’importanza dello screening neonatale per il trattamento dell’Atrofia Muscolare Spinale (Sma), malattia genetica che colpisce circa un neonato ogni 10mila ed è la principale causa genetica di morte infantile.

All’Irccs Materno Infantile “Burlo Garofolo” da alcuni mesi è possibile, in via sperimentale, effettuare lo screening neonatale (come servizio aggiuntivo e gratuito, extra Lea) della Sma il che rende il Friuli Venezia Giulia la dodicesima regione italiana a offrire questa possibilità.

Professor Mercuri, qual è l’importanza dello screening neonatale della Sma?

Lo screening è fondamentale per poter trattare i bambini prima della comparsa dei segni della Sma. Sulla base dell’esperienza sviluppata in questi ultimi anni, possiamo dire che i bambini la cui Sma è stata individuata mediante lo screening neonatale e che, quindi, sono stati trattati molto precocemente, hanno uno sviluppo, sovrapponibile a quello dei loro coetanei non affetti da Sma almeno nei primi anni di vita (per gli anni successivi non ci sono dati perché i trattamenti sono stati sviluppati relativamente di recente a partire dall’ottobre 2017, ndr). 

Quali sono le possibilità di trattamento?

Dal punto di vista terapeutico non ci sono tante malattie in neurologia, soprattutto malattie rare pediatriche, che, come nel caso della Sma, hanno a disposizione ben tre farmaci. Forse possiamo dire che questo è un vero esempio di disease modifing terapy ovvero di una terapia che riesce a modificare veramente la storia naturale della malattia. Nello specifico si tratta di tre farmaci diversi. Il primo è una terapia genica che sostituisce il gene andando alla radice del problema e che finora è stata usata solo per bambini molto piccoli, fino a 13 chili di peso, e nei primi anni di vita. Gli altri due, invece, sono farmaci utilizzati in studi clinici, ma anche nella vita reale, in tutti i tipi di Atrofia Muscolare Spinale e a tutte l’età (anche negli adulti) che vanno ad agire sullo splicing dell’Rnm2: uno è un oligonucleotide, il primo farmaco per la Sma a essere stato approvato, l’altro è una piccola molecola che si assume per via orale e che ha il vantaggio di essere potenzialmente meno invasiva delle altre.

Ci sono possibilità di trattamento della Sma dei nascituri già in gravidanza?

Nel mio intervento al Burlo ho portato un esempio di trattamento di una donna in gravidanza con la molecola da assumere oralmente, sapendo che il nascituro era affetto da Sma, ma si tratta di un singolo caso, di un’innovazione il cui potenziale non è ancora stato esplorato. Il bambino in questione, che adesso ha più di due anni, è stato seguito ufficialmente fino ai sei mesi e comunque monitorato anche in seguito e per quanto riguarda i primi anni di vita gli effetti della Sma sono stati annullati. Come nel caso dei tanti bambini trattati prima della comparsa dei segni, dobbiamo essere cauti e vedere come andranno le cose via via che crescono.

Che differenza c’è nel trattamento dei bambini in cui la malattia è individuata prima della comparsa dei segni (attraverso lo screening) e quelli in cui la malattia è individuata con la comparsa dei segni?

Nei bambini che manifestano i segni (già alla nascita o nel momento del trattamento) significa che i motoneuroni, che sono le cellule che noi dobbiamo preservare, sono già affetti e, quindi, noi possiamo solo cercare di evitare che la malattia si aggravi, mentre se riusciamo a individuare la malattia prima che compaiano i segni (o quando sono ancora minimi) possiamo far sì che lo sviluppo dei piccoli pazienti sia molto più simile a quello dei loro coetanei non colpiti dalla Sma.

L’individuazione precoce è possibile solo attraverso lo screening neonatale che, però, in Italia non è disponibile ovunque…

Sì. Purtroppo in Italia non abbiamo una legge nazionale al riguardo. Ci sono solo iniziative regionali che sono anche diverse da regione a regione. Le prime regioni a portare avanti lo screening pilota sono state Lazio e Toscana nel 2019. Oggi, tuttavia, ci sono tante altre regioni in cui è possibile effettuare lo screening, fra le quali la gran parte delle regioni più popolose, ma rimane il fatto che, in mancanza di una normativa nazionale, ci sono ancora diverse regioni in cui i bambini nascono senza avere la possibilità di vedere riconosciuta precocemente la malattia. Per quei bambini, dunque, la malattia sarà evidente solo con la comparsa dei segni e, quindi, l’efficacia dei trattamenti, che ovviamente sono comunque disponibili su tutto il territorio nazionale, sarà decisamente minore.

Si può in qualche maniera quantificare la capacità dei farmaci attualmente disponibili di migliorare la vita di chi è affetto da Sma?

L’efficacia dei farmaci è molto variabile ed è strettamente connessa alla gravità della Sma da cui un soggetto è colpito (la Sma di tipo 1 è la forma più grave, ma ne esistono di meno gravi) e soprattutto alla fase in cui si trova la malattia.  Quello che noi vediamo è che anche nei casi in cui c’è una storia di malattia più lunga, laddove prima della disponibilità dei trattamenti ogni qualche tempo c’era un progressivo peggioramento della malattia, oggi grazie ai trattamenti si può arrivare a una sostanziale stabilizzazione della malattia, bloccandone il peggioramento.

Sebbene, poi, la casistica al momento sia ancora limitata nei numeri e nei tempi, abbiamo evidenza che se la malattia è individuata prima della comparsa dei segni o in fase molto iniziale, grazie alle terapie oggi disponibili gli effetti della Sma possono essere annullati del tutto o, comunque, ridotti grandemente. Per questo se a livello nazionale, grazie allo screening, riuscissimo a trattare la Sma prima della comparsa dei segni, fra dieci anni le conseguenze di questa malattia sarebbero completamente diverse da quanto accade oggi. Avremmo persone con segni piccoli e potremmo far sì che questa malattia diventasse a poco a poco sempre più lieve e sempre meno invalidante.

Se l’efficacia dello screening è così evidente, perché non si arriva ancora a una sua diffusione a livello nazionale?

Perché nonostante siano tutti teoricamente d’accordo, si è deciso di far passare lo screening all’interno di un progetto più ampio che richiede più tempo, invece di avviare, come è stato fatto in altri Paesi europei e delle Americhe, un progetto specifico per la Sma che potesse partire subito.

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