Brand new stupid thing
Francesco Quistelli scrive un articolo sui 5 fattori che bloccano il fundraising. tra questi, due mi sembrano cruciali:
"Team sottodimensionati, team troppo junior, bassa attrattività economica dei compensi, cultura interna relativa al fundraising assente o scarsa".
E anche:
“Meglio un nuovo donatore oggi, che un vecchio donatore domani”. Questo sembra essere un virus subdolo che attanaglia molte onp: gli sforzi di acquisizione spesso sono molto più rilevanti di quelli di gestione della relazione con il donatore."
A tutto questo ne aggiungo un sesto: i fundraiser senior hanno conosciuto momenti d'oro, o almeno d'argento, della raccolta fondi. Dopo il periodo buio successivo al 2008 i nuovi venuti del fundraising sembrano sostenere che la flessione, la crisi, siano dipesi da chi c'era prima, solo per una concomitanza temporale, o perchè non hanno saputo annullarne gli effetti.
Annullarli? Ebbene, stati, mercati, corporation, economisti: nessuno ha saputo reggere questo colpo, ed anzi in molti casi è stata questa esperienza, questo lavoro sul dato, giorno per giorno, che hanno permesso che una difficile crisi non fosse una catastrofe per tante onlus.
E' da questi fundraiser che deve ricominciare il lavoro. Chi oggi, in una frenesia di innovazione, pensa che spostare tutto sul digitale, rivedere filiere, cambiare tematiche, rifare grafiche, sia la soluzione di tutto, sta sostenendo implicitamente che tutto quello che ha portato le onlus ai loro migliori risultati fosse sbagliato, solo perchè non ha retto al colpo di una crisi internazionale pluriennale nella quale siamo ancora sentendo gli effetti, e chissà per quanto ancora ne risentiremo.
Innovare va bene. Ma no, non è la panacea di tutti i mali. E capire cosa non innovare è importante tanto quanto il farlo.