Conad, non solo scaffali dietro al boom del bio una filiera di 62 imprese
La scelta di organizzare anche verticalmente la presenza del big della gdo nel settore emergente dei consumi alimentari degli italiani dietro al lancio di un nuovo “mega brand” con più linee di prodotto
di Vito De Ceglia
Gli italiani a tavola non si risparmiano. Cercano sempre il meglio per ciò che riguarda la propria salute e il benessere fisico. Guardano, ormai assiduamente, le etichette per capire se il prodotto che comprano è sicuro, di qualità, italiano o straniero, se valorizza le produzioni locali, rispetta l’ambiente. Tutti requisiti che un consumatore chiede al prodotto, e che vuole sapere. Non è una questione di prezzo, è un nuovo stile di vita.
Sembra banale ma è probabilmente per questo semplice motivo che il fenomeno del biologico è esploso. Certo, si tratta ancora di un segmento di nicchia, che pesa solo il 3,4% sulle vendite alimentari (era il 2% nel 2013). Ma c’è già chi scommette che l’universo “bio” non è un fuoco di paglia, bensì un trend inarrestabile che presto uscirà dalla nicchia per diventare un prodotto di massa.
I numeri di Assobio, aggiornati a marzo 2017, in parte lo lasciano presagire: il valore delle vendite del largo consumo confezionato è aumentato complessivamente del 19,7%, dopo il già straordinario +20 del 2015, raggiungendo un giro di affari di 1,33 miliardi di euro. Che sale fino a 4,5 miliardi se si considerano anche le voci delle vendite (dirette e online) dei negozi specializzati (900 milioni), ristorazione (350 milioni) ed export (1,8 miliardi).
I numeri dicono anche che 5,2 milioni di famiglie italiane, su un totale di 20,5 milioni di acquirenti, consumano bio almeno una volta alla settimana, rappresentando il 75% degli acquisti. Risulta poi che la crescita delle vendite è sopra la media nei discount (+31,7%) e nelle superette (+23,5%), anche se supermercati (609 milioni, +19,8%) e ipermercati (409 milioni, +16,7%) restano ancora i format preferiti.
È in questo segmento di mercato, cosiddetto “premium” — molto gettonato da consumatori con redditi medio-alti, famiglie e soprattutto da chi mangia frutta e verdura ogni giorno o quasi — che tutte le insegne della grande distribuzione stanno scommettendo: il 22% dei nuovi prodotti allo scaffale è bio. Non solo, l’importanza della categoria è cresciuta tanto che ormai nel 59% dei volantini sono presenti inserzioni sui prodotti biologici (il 21,6% dei quali è stato oggetto di iniziative promozionali).
Tra i big della Gdo, c’è chi ha capito prima il fenomeno. E chi dopo. Conad l’ha cavalcato dal 2000, allestendo scaffali dedicati e lanciando la prima gamma di prodotti a marchio “Il Biologico”. Marchio che dallo scorso settembre è entrato a far parte del nuovo brand “Verso Natura”, la marca che riunisce 4 linee di prodotto: biologico (Bio), vegetariano/vegano (Veg), equosolidale (Equo) e ecologico (Eco). Le referenze di Verso Natura sono complessivamente 245, 192 delle quali bio: dall’ortofrutta al fresco, dalle carni avicole e bovine ai surgelati, al latte fresco a tutto il comparto della drogheria alimentare confezionata.
«Verso Natura è la risposta Conad ai nuovi trend e ai bisogni di coloro che privilegiano scelte consapevoli di consumo: qualità di ciò che si porta in tavola, rispetto dell’ambiente e rispetto dei diritti dei lavoratori. Un mega brand che consente di avere un maggiore impatto anche dal punto di vista della riconoscibilità del punto di vendita», osserva il direttore commerciale di Conad, Francesco Avanzini.
Guardando i numeri di Conad sembra che la strada intrapresa sia quella giusta: in un mercato bio del largo consumo confezionato che vale 1,3 miliardi di euro nella Gdo, i negozi Conad fatturano 140 milioni di euro nei canali iper e super.
Il trend di crescita è doppio (+29%) rispetto al mercato (+16%), con una incidenza del 12,4% sulle vendite totali in Italia. In particolare, la marca Conad nel biologico registra un fatturato di 50 milioni di euro con un’incidenza del 37% sul totale delle vendite. (fonte: Nielsen, Iper + Super).
Dietro il marchio c’è però una filiera che lavora: 62 fornitori, in prevalenza italiani e locali, tutti produttori che rispettano il disciplinare di agricoltura biologica e gli ulteriori “controlli” interni da Conad.
Intanto, dopo anni di crescite a doppia cifra negli altri reparti dei negozi, il biologico ha invertito la marcia anche nei surgelati, in misura consistente e in primis quelli a marchio. «Il surgelato biologico continuerà a crescere nei prossimi mesi grazie allo sviluppo della marca Conad. Sarebbe però sbagliato ritenere questa tendenza salutistica un fenomeno transitorio: le abitudini di acquisto e consumo sono cambiate e il salutistico è diventato un pilastro fondamentale delle abitudini alimentari di domani», conclude Francesco Avanzini.