Confusione di lingue tra gli adulti e il bambino. Il linguaggio della tenerezza e il linguaggio della passione[1]
Sandor Ferenczi
In questa relazione, oltre a rivalutare l’importanza traumatica della realtà esterna, Ferenczi, attraverso una riflessione teorica basata sulle proprie esperienze cliniche, esamina in una nuova prospettiva lo stesso complesso di Edipo, la cui tematica viene affrontata in modo innovativo considerando non solo le fantasie ed il comportamento del bambino nei confronti del genitore, ma anche quelli del genitore nei confronti del figlio, valutando le conseguenze che l’atteggiamento dell’adulto ha sullo sviluppo del complesso di Edipo e sulla sua elaborazione. Il conflitto e le angosce edipiche possono intensificarsi in seguito al comportamento seduttivo del genitore, in particolare quando quest’ultimo fraintende le richieste affettive del proprio figlio. Parlando della relazione tra adulti e figli, Ferenczi distingue un linguaggio della tenerezza e un linguaggio della passione. Nei bambini tracce di amore oggettuale si manifestano solo come richieste di tenerezza. Possono manifestare nei confronti di un genitore atteggiamenti che ricordano la sessualità adulta, ma fondamentalmente sono espressione dei loro bisogni infantili, quali affetto, conforto, sicurezza, protezione, serenità. I bambini giocano a prendere il posto di un genitore, ma solo nella fantasia, nel caso questi vengano scambiati realmente dall’adulto possono vivere un esperienza angosciosa e disorientante. Rispondere al comportamento infantile con un atteggiamento psicologico o fisico di amore passionale, cioè confondere il linguaggio della tenerezza del bambino in una richiesta di amore adulto, espone il bambino a traumi, altrettanto gravi, del maltrattamento o della mancanza d’affetto. Un figlio, quindi, può rivolgersi al genitore con un linguaggio sessuale che imita quello adulto, ma esprime bisogni tenerezza e protezione; il genitore, soprattutto se è disturbato, può fraintendere il suo comportamento scambiandolo per una richiesta d’amore adulto e lasciarsi andare ad atti comportamentali abusanti e traumatici senza valutarne le conseguenze. Questa confusione di lingue è alla radice della seduzione traumatica incestuosa. In questi casi il bambino traumatizzato, fisicamente e psichicamente violato, disorientato e spaventato, trovandosi senza difese, non ha altro rimedio se non quello di identificarsi con il suo aggressore, o detto meglio con l’introiezione dell’aggressore, sottomettendosi a tutti i suoi desideri per assicurarsi una qualche possibilità di sopravvivenza. L’evento traumatico scompare come realtà esterna e da extrapsichico diviene intrapsichico e inconscio. In questo modo viene mantenuta la sensazione di tenerezza su un piano allucinatorio, nonostante il sentimento di colpa dell’adulto venga ugualmente introiettato. Il bambino è contemporaneamente innocente e colpevole e cessa di dare credito ai propri sensi. L’aggressore, da parte sua, spinto dall’esigenza di assolversi, denega i fatti, accrescendo con un atteggiamento di rigidità morale la colpa del bambino. Ferenczi parla di terrorismo della sofferenza come mezzo dell’adulto per legare a sé i bambini: per mantenere un rapporto tale da ricevere tenerezza e sicurezza, il bambino è disposto ad assumersi le colpe degli adulti e divenendo compiacente nei confronti dei loro desideri. Identificandosi con l’aggressore, il figlio manifesta a propria volta una confusione di linguaggi che, permanendo nel tempo, lo può aiutare a divenire egli stesso un adulto perverso o un genitore abusante o un genitore abusante, come testimoniato da tanta esperienza clinica. Ferenczi descrive una particolare scissione che si manifesta nella personalità del bambino abusato. In parte egli regredisce a uno stato infantile distanziandosi e dimenticando ciò che è accaduto per mantenere un buon rapporto col genitore, che continua essere amato nonostante sia stato oggetto di sofferenza. Nello stesso tempo si verifica una progressione traumatica, cioè una parte della personalità si sviluppa in modo precoce, acquisendo caratteristiche di pseudoadultità sul piano emotivo ed intellettuale, che lo portano a farsi carico dei problemi dei suoi genitori fallimentari. La relazione d’oggetto si trasforma in relazione narcisistica. Per illustrare questa scissione, Ferenczi si avvale di una serie di immagini particolari: una che concerne la frammentazione della parte uccisa dalla violenza dello shock, che permette parte “sopravvivendo” di condurre una vita quasi normale, ma con un prezzo mancante e inglobato all’interno della personalità. Sotto l’effetto di shock ripetuti, si possono verificare scissioni multiple, che portano nei casi più gravi all’attomizzazione della personalità. Il trauma in sé non è necessariamente tale, ma lo può diventare se in un secondo tempo viene disconosciuto dalle persone da cui il bambino dipende e soprattutto dalla madre. All’inizio ciò che si verifica è sia l’effetto della sorpresa, sia la ripetizione dei traumi, poi subentrano la noncuranza o trascuratezza emozionale, l’ipocrisia, la colpevolizzazione, il rifiuto, le menzogne che rendono il trauma patogeno.Questi aspetti si ripresentano all’interno della relazione terapeutica. Ferenczi sostiene l’importanza che l’analista difenda la propria autenticità nel rapporto clinico e parla di una frequente ipocrisia del lavoro professionale: Se nella situazione clinica posta in questi termini noi induciamo il paziente a riprodurre anche il trauma, creiamo uno stato di cose insostenibile; non c’è da stupirsi che da ciò non possa nascere niente di diverso e di meglio che la riproduzione del trauma originario. Se viceversa diamo libero adito alla critica, se siamo capaci di riconoscere i nostri errori e di non commetterli più, otteniamo la fiducia del paziente. Questa fiducia è quel certo non so che, grazie a cui si delinea il contrasto tra il presente e l’intollerabile passato traumatogeno, il contrasto indispensabile, dunque, perché il passato possa essere rivissuto, anziché come riproduzione allucinatoria, come ricordo oggettivo.
[1] Relazione presentata al 12° Congresso dell’Associazione psicoanalitica internazionale tenutosi a Wiesbaden nel settembre 1932, op. cit. in Opere, volume quarto (1927 – 1933), ed. Raffaello Cortina Editore, 2002.
Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento Psicoanalitico, Libero Professionista, Torino
3 anniLieta di fare la tua conoscenza Mirco Aharon Ferrari e ti ringrazio per la condivisione
Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento Psicoanalitico, Libero Professionista, Torino
4 anniE' un piacere fare la tua conoscenza e ti ringrazio per la condivisione del tuo interesse per l'argomento Gregorio Loverso
Psicologa Socioculturale ad orientamento Sistemico-Familiare e Relazionale
6 anniVeramente interessante Agneza. Grazie per la condivisione.
Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento Psicoanalitico, Libero Professionista, Torino
6 anniThank you Carmen Heib Mendez Monteneg.
Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento Psicoanalitico, Libero Professionista, Torino
6 anniGrazie Luisa Maria Sguazzi.