Da Trieste parte una nuova terapia genica per curare il cuore dopo l'infarto

Da Trieste parte una nuova terapia genica per curare il cuore dopo l'infarto


La ricerca firmata dall'Icgeb e dalla Scuola Sant'Anna di Pisa pubblicata oggi sulla rivista Nature. Un farmaco trasferito nel tessuto di un cuore di maiale ha stimolato al rigenerazione dell'organo infartuato e il recupero quasi completo della sua funzionalità

Il mio articolo per Il Piccolo (9 maggio 2019)

Una ricerca “made in Trieste” in collaborazione con la Scuola Sant'Anna di Pisa ha scoperto il principio terapeutico per rigenerare il tessuto del cuore danneggiato dopo un infarto guadagnandosi la pubblicazione sul sito della rivista Nature, da ieri sera in advance online publication, a cui seguirà la pubblicazione sulla rivista cartacea a metà del mese di maggio. Si tratta del primo studio che dimostra a livello mondiale che si può stimolare la rigenerazione cardiaca dopo l’infarto con dei piccoli farmaci genetici che rimettono in moto la proliferazione delle cellule cardiache e lo fa per la prima volta in un animale di grossa taglia come il maiale che ha un cuore molto simile a quello umano dal punto di vista anatomico e fisiologico, rendendo dunque più facile trasferire in futuro questi risultati sull'uomo. 

Il team di ricercatori guidati da Mauro Giacca Direttore dell’Icgeb - International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, Gianfranco Sinagra Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell'Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, e Fabio Recchia della Scuola di Sant’Anna di Pisa ha infatti portato al recupero quasi completo, a un mese dall’infarto, delle funzionalità del cuore di maiale stimolando la rigenerazione delle cellule cardiache sopravvissute al danno grazie alla somministrazione di un farmaco genetico, un piccolo RNA, chiamato microRNA-199. Il problema con cui gli scienziati si confrontano è legato all’incapacità del cuore di riparare i danni che subisce: dopo un infarto, l’unica possibilità di riparazione è la formazione di una cicatrice, che a lungo andare compromette la funzione cardiaca. “Dopo tanti tentativi infruttuosi negli ultimi 15 anni - commenta Giacca - in cui un po’ in tutto il mondo ci si era accaniti a pensare che l’unica maniera per rigenerare il cuore fosse quello di utilizzare le cellule staminali, per la prima volta abbiamo compreso come sia possibile riparare il cuore di un animale di grossa taglia stimolando direttamente le proprietà delle cellule cardiache sopravvissute al danno”. “La nostra intuizione, già un po’ di anni fa, è stata quella di focalizzarci sulle cellule di cuore che sopravvivono dopo un infarto per stimolarle a moltiplicarsi e quindi a proliferare”. 

Gli scienziati hanno trasferito nel cuore di maiale colpito dall'infarto sequenze di informazione genetica chiamate micro-Rna che, come dei registi molecolari, regolano l'espressione di altri geni. La sequenza che hanno utilizzato, indicata con la sigla microRNA-199, è stata trasferita nel tessuto del cuore a bordo di un virus reso inoffensivo e utilizzato come navetta. Arrivata a destinazione, ha stimolato la rigenerazione del cuore nel maiale, portando al recupero quasi completo della sua funzionalità un mese dopo l'infarto. La ricerca a cui hanno collaborato anche la Fondazione Monasterio di Pisa, dove è stato fisicamente condotto l’esperimento sugli animali, e la School of Cardiovascular Medicine & Sciences del King's College London è stata possibile grazie ad un finanziamento di 600 mila euro del Ministero della Salute mentre la parte più grossa, 2,5 milioni di euro distribuiti su tre anni e di cui questo è il primo, sono stati ottenuti dallo stesso Giacca vincendo un ERC, prestigioso finanziamento della Commissione Europea. “Ci vorrà un po’ di tempo prima di poter iniziare la sperimentazione clinica utilizzando questa nuova terapia - spiegano Giacca e Recchia - Il trattamento finora è stato condotto con un virus modificato, ma ciò non consente di controllare in maniera precisa il dosaggio. Dobbiamo imparare - concludono -a somministrare l'Rna come se fosse un farmaco sintetico. Sappiamo che è possibile, perché abbiamo già visto che funziona nei topi”. 

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Lorenza Masè

Altre pagine consultate