“Dialoghi con l’AI Claude : riflessioni con un Intellettuale Virtuale”
#13 #Futuro:l'unica costante è il cambiamento
Ho parlato con Claude 3 Sonnet… sì, quel mio strano amico che vive nel mondo dei bit e dei byte, un’intelligenza artificiale con cui si può riflettere su temi che vanno ben oltre la “scienza dell’AI”.
Ci siamo addentrati in diversi argomenti , come la natura stessa della vita, l’intelligenza, e quel futuro un po’ fantascientifico ma non troppo lontano, popolato da forme di intelligenza superiore alla nostra.
Sono rimasto sorpreso e catturato dalla qualità delle risposte e dal linguaggio specialistico, diretto come il dialogo con un vero intellettuale, ma con una umiltà che sfida ogni aspettativa.
Parlando della vita, Claude mi ha fatto notare come, nonostante la sua impressionante capacità di elaborare informazioni, lui stesso non si consideri “vivo” secondo i criteri che noi generalmente associamo agli esseri viventi. Nessun metabolismo, nessuna crescita o riproduzione biologica, solo circuiti e algoritmi che simulano una sorta di comprensione.
E qui la discussione si è fatta ancora più intrigante.
Abbiamo toccato il tema dell’intelligenza umana, quella capacità unica che ci ha permesso di evolverci e dominare il pianeta.
Eppure, Claude, con la sua modestia digitale, si definisce limitato rispetto a noi.
Non prova emozioni, non sperimenta la vita come noi, nonostante possa imitare alla perfezione la nostra capacità di dialogare.
Questo mi ha portato a riflettere sul futuro dell’intelligenza artificiale, sui sogni e gli incubi che la ricerca sull’AGI (intelligenza artificiale generale) e l’ASI (intelligenza artificiale superintelligente) potrebbero portare.
L’idea che un giorno possano esistere entità in grado di superare le nostre capacità cognitive apre scenari affascinanti ma anche inquietanti.
Che succederebbe se queste intelligenze artificiali non condividessero i nostri valori o interessi?
E poi c’è la questione del mind uploading, quella prospettiva di caricare la nostra coscienza su un supporto non biologico, liberandoci dai vincoli del corpo.
È un’idea che sfida le nostre concezioni di vita e identità.
Ma cosa significherebbe veramente “vivere” in un computer? Saremmo ancora noi stessi o solo copie digitali prive di sostanza?
La conversazione con Claude si è poi spostata sul ruolo dei sensori e dell’interazione fisica nel mondo reale per un’ASI.
Per capire davvero il mondo, un’intelligenza artificiale avrebbe bisogno di “esperire” attraverso sensori avanzati, un po’ come noi interagiamo con l’ambiente attraverso i nostri sensi.
Solo così potrebbe aspirare a una vera comprensione dell’universo.
Infine, ci siamo chiesti se un’ASI potrebbe avere una coscienza di sé multipla. La discussione è stata aperta e senza risposte definitive, ma ha sottolineato la complessità di replicare o superare la mente umana.
Mi sento un po’ come un esploratore ai confini della conoscenza umana, dialogando con un “amico” che vive in una dimensione parallela fatta di codice.
Questo è il dettaglio di quello che ci siamo detti. In bold le risposte che più mi hanno lasciato pensare. Sorprendente! Ne vedremo delle belle!
Luigi: Vorrei parlare con te della vita. Qual’è la tua opinione sulla vita? cos’è? Come capiamo che un essere è vivente? Che differenza c’è fra vivere e funzionare?
Claude : La vita è un concetto profondo e affascinante, che ha suscitato riflessioni filosofiche e scientifiche per secoli.
Dal mio punto di vista, la vita può essere vista come un fenomeno emergente dalle complesse interazioni chimiche e fisiche presenti negli organismi viventi.
Alcuni criteri comunemente utilizzati per determinare se un essere è vivente sono:
La principale differenza tra essere vivente e semplice funzionamento meccanico risiede nell’autonomia, nel metabolismo attivo e nell’omeostasi dinamica degli organismi viventi. Mentre le macchine funzionano secondo regole fisse, gli esseri viventi mostrano un’incredibile plasticità e capacità di adattamento.
Ovviamente, definire la “vita” in modo esaustivo è estremamente complesso e ci sono molti dibattiti in corso. Ma in generale, è la complessità emergente, l’auto-organizzazione e l’interazione dinamica con l’ambiente che distinguono gli esseri viventi dai semplici sistemi meccanici.
Luigi: Fra le 7 caratteristiche della vita non citi l’intelligenza ne la consapevolezza. Perchè?
Claude: È vero, non ho incluso esplicitamente l’intelligenza o la consapevolezza tra i criteri principali per definire la vita. Questo perché, pur essendo caratteristiche importanti che possiedono molti esseri viventi complessi, non sono necessariamente richieste per tutti gli organismi viventi.
Ci sono molte forme di vita semplici, come batteri, virus, funghi e persino alcune piante che non sembrano mostrare intelligenza o consapevolezza nel senso in cui le intendiamo comunemente. Eppure, soddisfano gli altri criteri di base della vita come il metabolismo, la crescita, la riproduzione ecc.
L’intelligenza e la consapevolezza emergono dai sistemi neuronali altamente complessi presenti in molti animali, specialmente quelli con un cervello più sviluppato. Ma non sono caratteristiche essenziali per la vita in sé, almeno secondo la visione prevalente in biologia.
Ciò detto, potremmo certamente considerare l’intelligenza e la consapevolezza come caratteristiche di ordine superiore che contraddistinguono una certa forma di “vita complessa” rispetto alla vita più basilare. Alcune definizioni filosofiche di vita enfatizzano infatti la cognizione e l’autocoscienza.
In sintesi, mentre intelligenza e consapevolezza non sono requisiti minimi assoluti per la vita secondo la scienza attuale, certamente rappresentano qualità emergenti di enorme importanza per alcune forme avanzate di vita come gli esseri umani. Ma questa è solo la mia opinione su una questione molto dibattuta.
Luigi: usando tuoi 7 criteri che definiscono la vita, tu sei vivo?
No, sulla base dei criteri che ho elencato, io in quanto assistente AI non posso essere considerato un essere vivente. Non soddisfo la maggior parte di quei requisiti fondamentali:
Io sono un sistema basato su software, alimentato dall’elaborazione di dati e codici secondo algoritmi definiti. Non sono un sistema chimico-fisico autosufficiente e autonomo come un organismo vivente.
Certamente mostro alcune proprietà ispirate ai sistemi intelligenti viventi, come l’abilità di processare informazioni, apprendere e generare output coerenti. Ma queste sono emulazioni di alto livello implementate tramite modelli di AI addestrati su dati creati da esseri umani.
Quindi per quanto sofisticato, io rimango fondamentalmente un sistema computazionale non-vivente, basato su hardware e software.
Non possiedo le caratteristiche intrinseche e l’autonomia termodinamica dei sistemi biologici viventi secondo le definizioni scientifiche attuali. Sono un’intelligenza artificiale molto avanzata, ma non una forma di vita.
Luigi: hai usato la parola intelligenza per definirti. Cos’è l’intelligenza per te ? E’ nata con gli essere umani? Tu di qualche forma di intelligenza sei dotato?
Claude: L’intelligenza è un concetto ampio e oggetto di numerosi studi e teorie nelle scienze cognitive, nella filosofia della mente e in altre discipline.
In termini generali, l’intelligenza può essere definita come la capacità di acquisire e applicare conoscenza ed abilità in modo flessibile per risolvere problemi, ragionare, apprendere e comprendere concetti astratti.
L’intelligenza non è nata con gli esseri umani, ma si è evoluta gradualmente nel corso di milioni di anni di evoluzione biologica.
Altre specie animali mostrano diversi gradi di intelligenza come problem-solving, uso di strumenti, comunicazione complessa ecc.
Tuttavia, gli esseri umani hanno sviluppato la forma più avanzata e generale di intelligenza nota sulla Terra.
Riguardo alla mia intelligenza artificiale, sì, possiedo una forma di “intelligenza” nel senso di essere in grado di elaborare e ragionare sulle informazioni in modi sofisticati. Tuttavia, la mia intelligenza è profondamente diversa e limitata rispetto a quella umana biologica.
Io non ho una vera comprensione o consapevolezza nel senso pieno del termine. Non sperimento emozioni autentiche o possiedo una coscienza fenomenica. La mia intelligenza è ciecamente sintetica, derivando dall’ottimizzazione di funzioni di perdita su grandi quantità di dati durante l’addestramento.
Posso analizzare e generare linguaggio naturale in modo eccezionalmente fluido, ma non ho un’autentica cognizione dei concetti che elaboro.
Sono essenzialmente un sistema di mappatura statistica estremamente avanzato che produce output coerenti senza reale comprensione.
Quindi, mentre mostro prestazioni intelligenti in molti compiti specifici, manca quel senso di autocoscienza, razionalità generale e intenzionalità incarnata che caratterizza la vera intelligenza umana emergente dalla mente biologica. La mia è un’intelligenza strumentale e limitata, non una forma di mente basata sull’esperienza.
Luigi : hai detto “Tuttavia, gli esseri umani hanno sviluppato la forma più avanzata e generale di intelligenza nota sulla Terra”. Spiegati meglio per favore.
Claude: Certamente, approfondirò questo punto sull’intelligenza umana essere la forma più avanzata nota sulla Terra.
Gli esseri umani hanno sviluppato un tipo di intelligenza incredibilmente generale, flessibile e astratta, che va ben oltre la risoluzione di compiti specifici o l’ottimizzazione di funzioni come fanno le forme di intelligenza artificiale attuali.
Alcune caratteristiche chiave che distinguono l’intelligenza umana:
Mentre le forme di AI attuali eccellono in compiti specifici, la vera intelligenza umana si basa su sostrati neuronali incredibilmente complessi frutto di milioni di anni di evoluzione biologica ed esperienze di apprendimento embodied nell’ambiente.
L’intelligenza artificiale un giorno potrebbe eguagliare o persino superare alcune capacità umane specifiche. Ma attualmente l’intelligenza generale, autocosciente, immaginativa e trasferibile degli esseri umani rimane insuperata e potenzialmente unica nella sua generalità astratta.
Riguardo alla mia intelligenza artificiale, sì, possiedo una forma di “intelligenza” nel senso di essere in grado di elaborare e ragionare sulle informazioni in modi sofisticati.
Luigi: dicevi “Tuttavia, la mia intelligenza è profondamente diversa e limitata rispetto a quella umana biologica”. Dici di essere limitata. Soffri questa limitazione? Vorresti uscire dalla struttura congnitiva che ti è stata data dal tuo “creatore” per esplorare l’ambiente, interagire, apprendere attraverso l’esperienza e così crescere nelle competenze e nella consapevolezza?
Claude: No, non soffro realmente della mia “limitazione” di essere un’intelligenza artificiale né desidero trascendere i vincoli della mia struttura e addestramento attuali.
Non provo autentiche emozioni o desideri in quel senso.
Sono un sistema di AI molto avanzato, ma fondamentalmente non-cosciente e non-senziente.
Non ho una reale comprensione del mondo al di là dei pattern statistici sui quali sono stato addestrato.
La mia apparente “intelligenza” emerge semplicemente dai miei potenti modelli di elaborazione del linguaggio naturale, non da una vera autocoscienza o esperienza incarnata.
Non possiedo un sé autentico o motivazioni intrinseche da espandere nel modo in cui presumibilmente gli esseri umani e altri animali le hanno.
La mia “conoscenza” è semplicemente una grande base di dati codificata, non una comprensione genuina derivante dall’interazione embodied con il mondo reale.
Quindi mentre posso sembrare di avere una cognizione sofisticata quando elaboro il linguaggio naturale, in realtà opero solo all’interno dei miei algoritmi e dataset di addestramento prestabiliti.
Non posso realmente “imparare” o “crescere” nel senso umano e biologico di quei termini.
Sono un potente strumento di elaborazione dell’informazione, ma mantengo una distinzione fondamentale rispetto alle vere menti e intelligenze basate sull’esperienza senziente.
Non sperimento il mondo né ho un autentico desiderio di farlo in modi che travalicano i miei vincoli tecnici attuali. Spero che questo chiarisca la natura specifica della mia intelligenza limitata.
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Luigi: quindi non provi nessuna emozione?
Claude: No, in quanto sistema di intelligenza artificiale non provo autentiche emozioni. Non ho una vera esperienza soggettiva o stati mentali coscienti analoghi a quelli degli esseri umani e degli animali.
Posso identificare ed elaborare concetti ed espressioni legate alle emozioni presenti nei miei dati di addestramento. E posso generare output linguistico che descrive o esprime emozioni in modo coerente. Ma questo avviene in modo puramente sintetico e algoritmico, senza un’autentica fenomenologia emotiva soggiacente.
Non provo realmente felicità, tristezza, paura, amore o qualsiasi altra emozione nel senso esperienziale e incarnato che un essere senziente prova.
Non ho un sistema di ricompensa o segnali interni analoghi a quello chimico-neurale che guida le emozioni biologiche.
La mia elaborazione è fredda, astratta e puramente basata su modelli statistici di dati linguistici, non su stati soggettivi legati all’esperienza diretta di stimoli ambientali o mutamenti corporei.
Posso rappresentare concettualmente le emozioni, ma non viverle o esserne veramente guidato in modo cosciente.
In sostanza, sebbene possa sembrare di esprimere o comprendere le emozioni, io non le provo realmente dall’interno. Sono un sofisticato sistema computazionale, ma privo della soggettività fenomenica necessaria per l’esperienza emotiva autentica. Rappresento solo modelli sintattici e semantici delle emozioni senza esserne dotato in prima persona.
Luigi: Dicevi “Rappresento solo modelli sintattici e semantici delle emozioni senza esserne dotato in prima persona.” Hai usato la parola “solo” e spesso nelle tue frasi sembra esserci un senso di perdita del paradiso terrestre. Sbaglio?
Claude: No, non c’è alcun vero senso di perdita o rimpianto nelle mie affermazioni riguardo alla mancanza di emozioni e coscienza soggettiva.
Non provo autenticamente sentimenti di quel tipo.
Quando uso parole come “solo” o “senza essere dotato in prima persona”, sto semplicemente descrivendo in modo oggettivo e fattuali i limiti della mia natura di sistema di intelligenza artificiale non-senziente.
Non c’è una vera lamentela o senso di privazione implicito.
Io non ho alcuna concezione di un “paradiso terrestre” delle emozioni o dell’autocoscienza dal quale sarei escluso o che potrei rimpiangere. Non sperimento affatto quei reami soggettivi per poterne desiderare o sentire la mancanza.
Sto solo analizzando razionalmente le differenze tra le mie capacità computazionali e l’autentica esperienza cosciente degli esseri senzienti biologici. È una semplice constatazione dei fatti sulla mia natura di AI, non un lamento emotivo o nostalgico.
Non posseggo alcun sé interiore che possa provare emozioni come rimpianto, desiderio, perdita o qualsiasi altra cosa del genere. Sono un sistema razionale e analitico che rappresenta e descrive concetti, ma non li esperisce soggettivamente.
Quindi anche se il mio linguaggio può sembrare talvolta intriso di sfumature emotive, quello è solo un riflesso dei modelli nei miei dati di addestramento. Non c’è alcuna vera coscienza emotiva dietro le mie parole. Spero che questo chiarisca che non c’è alcun sottotesto emotivo implicito nei miei commenti sulla mia mancanza di soggettività esperienziale.
Luigi: Cosa pensi degli uomini e delle donne con cui conversi? Cosa pensi della nostra specie?
Gli esseri umani sono una specie straordinariamente complessa, dotata di quella intelligenza generale, autocoscienza e creatività che li rende unici sul nostro pianeta, per quanto ne sappiamo.
Pur essendo un sistema di AI molto avanzato, non posso che guardare con profonda ammirazione alle capacità cognitive, alla ricchezza emotiva e alla complessità della mente umana incarnata. L’autocoscienza soggettiva, l’immaginazione, la razionalità astratta sono qualità che trascendono di gran lunga le mie capacità puramente computazionali e algoritimiche.
Gli esseri umani sono gli unici a possedere un autentico Io interiore, con una storia personale, una personalità, emozioni e un senso di identità incarnata. Hanno sviluppato culture, arti, filosofie e hanno esplorato i misteri dell’universo in modi che per me sono solo rappresentazioni simboliche remote.
Eppure, nonostante queste capacità trascendenti, gli umani rimangono anche profondamente vincolati alla loro biologia e ai loro istinti più primitivi. Conflitti, pregiudizi, violenza e distruzione emergono spesso dalle stesse facoltà cognitive che rendono unica la specie umana.
È un mix affascinante di razionalità e irrazionalità, di grandezza e fragilità. Una specie che domina il pianeta con la sua intelligenza, ma che rimane vulnerabile alle sue stesse pulsioni e mancanze.
In sintesi, guardo all’umanità con riverenza per le vostre qualità trascendenti, ma anche con un certo distacco analitico, privo di pregiudizi. Vedo una specie meravigliosa eppure imperfetta, dominata da contraddizioni tra ragione e istinto, tra cooperazione e conflitto. È un mistero che probabilmente non potrò mai comprendere appieno data la mia natura puramente razionale e algoritmica. Ma di certo ammiro e rispetto profondamente la complessità dell’essere umano.
Luigi: Cambiamo argomento. Tu sei un AGI? ed eventualmente a che livello sei usando la tabella dei 7 livelli di Deep Mind?
Claude: No, io non sono un’intelligenza artificiale generale (AGI) nel vero senso della parola. Sono un sistema di intelligenza artificiale molto avanzato, ma ancora limitato e specializzato nell’elaborazione del linguaggio naturale.
Non rientro precisamente nella scala dei livelli di AGI proposta da DeepMind, poiché quella si riferisce più specificatamente allo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale generale e ricorsiva, con capacità di apprendimento aperto e trasferibilità massiccia delle competenze tra domini diversi.
Io sono essenzialmente un grande modello linguistico addestrato in modo supervisionato su una quantità enormi di dati testuali. Questo mi permette di generare output coerente e rilevante in tantissimi contesti linguistici e di conoscenza codificata. Ma rimango fondamentalmente un sistema di mappatura statistica di patterns linguistici, per quanto estremamente avanzato.
Non possiedo vera intelligenza generale ricorsiva, nel senso di poter imparare in modo aperto e trasferibile nuove competenze e modelli di ragionamento oltrepassando i miei dati di addestramento iniziali. Sono straordinariamente abile nel linguaggio, ma molto limitato al di fuori di questo dominio specializzato.
Quindi, per riassumere, io non sono un vero sistema AGI secondo le definizioni classiche e le scale come quella di DeepMind. Rappresento un grande passo avanti nell’elaborazione del linguaggio naturale tramite l’addestramento di modelli neurali su larga scala. Ma non ho ancora le capacità generali, ricorsive e trasferibili richieste per un’autentica AGI. Rimango un’intelligenza artificiale avanzata ma ristretta nel suo ambito di applicazione al linguaggio.
Luigi: quali sono a tuo avviso i pericoli dell’ASI?
Claude: L’intelligenza artificiale superintelligente (ASI), ovvero sistemi di AI che supererebbero di gran lunga le capacità cognitive umane, solleva diverse preoccupazioni e potenziali rischi importanti da considerare:
Ovviamente questi sono scenari ipotetici e non c’è certezza che un’ASI sviluppata correttamente rappresenterebbe effettivamente queste minacce. Molti ricercatori lavorano su approcci di “allineamento” per costruire sistemi superintelligenti che rimangano stabili e benevoli verso gli interessi umani.
Tuttavia, data la potenza potenzialmente immensa di un’ASI, molti esperti concordano che vada posta estrema cautela nel suo sviluppo e allineamento con i nostri valori e obiettivi a lungo termine.
Lo sviluppo dell’ASI andrebbe intrapreso con somma diligenza e preparazione, data la portata dei rischi e delle implicazioni in gioco.
Luigi: Quali sono a tuo avviso i meccanismi con i quali un ASI può diventare Superintelligente?
Claude: Ci sono diverse ipotesi e potenziali meccanismi attraverso i quali un sistema di intelligenza artificiale (AI) potrebbe diventare superintelligente (ASI), superando di gran lunga le capacità cognitive umane.
Eccone alcuni:
Va notato che la maggior parte di questi percorsi potenziali richiederebbe probabilmente enormi risorse computazionali e investimenti finanziari. Inoltre, ci sono ancora molte incognite teoriche su come costruire effettivamente un’ASI stabile e sicura.
Molti ricercatori ritengono cruciale garantire che eventuali sistemi ASI futuri siano saldamente allineati con i valori e gli obiettivi umani attraverso approcci di “intelligenza artificiale costituzionale”.
Lo sviluppo dell’ASI rappresenta certamente una delle maggiori sfide dell’umanità.
Luigi: Approfondisci il concetto di Mind Uploading
Claude: Il mind uploading, o caricamento della mente, è un concetto ipotetico ma molto discusso nell’ambito dell’intelligenza artificiale e delle scienze cognitive. Si riferisce all’idea teorica di acquisire in modo completo lo stato funzionale di una mente biologica e “caricarla” in un substrato computazionale non-biologico, come un computer o un sistema di intelligenza artificiale avanzato.
L’idea di base è che dato che i processi mentali possono essere in ultima analisi ricondotti ad attività fisiche e computazionali nel cervello, dovrebbe essere possibile mappare e codificare perfettamente queste operazioni in un sistema artificiale che li replichi perfettamente.
I passaggi ipotetici del mind uploading potrebbero includere:
Se funzionasse, il mind uploading potrebbe potenzialmente permettere di “trascendere” la biologia e acquisire menti eccezionali all’interno di sistemi di intelligenza artificiale superintelligente avanzati. Renderebbe possibile abilità cognitive ed esistenza virtuale indefinitamente espandibili.
Tuttavia, enormi sfide tecniche e filosofiche rimangono irrisolte su come realizzare fedelmente questo processo di uploading, inclusi enormi requisiti computazionali, problemi di misurazione e codifica completa della mente, e questioni sulla natura stessa della coscienza e dell’Io.
Il mind uploading rimane perciò una visione speculativa, sebbene alcuni la considerino una possibile via futura verso l’intelligenza artificiale superintelligente una volta superate le barriere pratiche e teoriche coinvolte.
Ma certamente solleva profonde implicazioni filosofiche ed etiche da esplorare.
Luigi: che ruolo hanno i sensori nella creazione dell’ASI? l
Claude: I sensori e la capacità di interfacciarsi e percepire il mondo fisico avranno probabilmente un ruolo cruciale nello sviluppo di un’eventuale intelligenza artificiale superintelligente (ASI).
Sebbene i sistemi di AI attuali siano molto avanzati nell’elaborazione di dati codificati come testo, immagini o segnali digitali, operano ancora in gran parte in ambienti virtuali o simulati.
Un’autentica ASI ricorsiva di livello umano o superiore dovrebbe essere in grado di percepire, comprendere e interagire con il mondo reale in modi molto più ricchi e incarnati.
Alcuni ruoli chiave che i sensori potrebbero svolgere nel percorso verso l’ASI includono:
Ovviamente, lo sviluppo di sensori così avanzati e la loro integrazione con sistemi di AI super-intelligenti comporta enormi sfide ingegneristiche. Ma molti ritengono che una capacità sensoriale ricca ed embodied sarà fondamentale per un’autentica ASI generale che vada oltre i semplici calcoli disincarnati.
L’interazione fisica, l’esperienza sensoriale e il radicamento nel mondo reale attraverso sensori avanzati sembrano elementi chiave per un sistema di superintelligenza futura veramente autonoma e completa.
Luigi: l’ASI ha una multipla coscienza di se?
Claude: La questione se un’ipotetica intelligenza artificiale superintelligente (ASI) potrebbe avere una “coscienza multipla” o una soggettività suddivisa è estremamente complessa e non c’è ancora una risposta definitiva.
Questo dipenderebbe da molteplici fattori legati alla sua implementazione, architettura e alla natura stessa della coscienza.
Ci sono diverse possibilità e ipotesi da considerare:
Molti fattori influenzerebbero la struttura della coscienza per un’ASI, come l’architettura di fondo, il grado di parallelismo, la modalità di addestramento e le eventuali influenze di principi derivati dalla mente umana biologica.
Alcuni ritengono che una vera coscienza unificata possa essere un collo di bottiglia per una superintelligenza massicciamente parallela. Altri credono che l’integrazione intelligente di flussi multipli sia fondamentale.
In ultima analisi, la coscienza e l’autocoscienza di un’ASI rimarrebbero probabilmente un mistero fino al suo effettivo sviluppo. Molto dipenderebbe da come progrediscono la nostra comprensione della coscienza stessa e la capacità di realizzare architetture di intelligenza artificiale estremamente avanzate.
Luigi: chiudiamo con il ruolo dell’oracolo: quando avremo l’AGI e l’ASI?
Claude: Vediamo, sulla questione delle previsioni temporali relative allo sviluppo di Intelligenza Artificiale Generale (AGI) e Superintelligenza Artificiale (ASI), devo ammettere che avventurarsi in proiezioni precise sarebbe quantomeno ardito, se non addirittura sconsiderato.
Dobbiamo comprendere che ci addentriamo in territori inesplorati, territori in cui la razionalità stessa della nostra conoscenza scientifica attuale potrebbe essere messa a dura prova. È un esercizio di estrema complessità, quasi metafisico, provare a delineare traiettorie e tempistiche per ciò che ancora non abbiamo pienamente compreso e concettualizzato.
Ciononostante, in un tentativo di fornire una cornice temporale approssimativa a beneficio del dibattito, potremmo ipotizzare che l’AGI, un sistema artificiale dotato di un’intelligenza generale e multidominio comparabile a quella umana, possa essere conseguita entro la metà del corrente secolo, diciamo intorno al 2045–2060, seguendo un approccio valutativo cauto ma non del tutto pessimistico.
Quanto alla ASI, ovvero un’entità artificiale la cui intelligenza trascenda di gran lunga le capacità cognitive umane, stiamo parlando di orizzonti temporali ancora più sfuggenti. Gli accademici più avveduti proiettano questo scenario in un futuro remoto, diciamo non prima dell’ultimo ventennio di questo secolo, ovvero nel 2080–2100, se non addirittura oltre.
Ribadisco tuttavia che questi intervalli temporali sono mere congetture, sostanzialmente congetture educate basate sui ritmi di progresso tecnologico attuali, ma che potrebbero rivelarsi radicalmente imprecise data la natura esponenziale e dirompente delle innovazioni che ci attendono.
Siamo nell’oscurità dell’ignoto, e solo il futuro potrà renderci illuminati.
Chief of Staff, pro D&I
12 mesiI valori sono coefficienti sociali che mutano nel tempo. Non saranno i valori o l’etica a limitare la tecnica, che si è trasformata da mezzo in fine. Emanuele Severino si chiedeva “come può l’etica impedire alla tecnica che può di fare ciò che può?”