Il Mezzogiorno e la sua narrazione.
Per potere analizzare l’attuale contesto e il suo sviluppo, credo sia importante capire quale possa essere una giusta narrazione che così come riporta la Treccani si intende “una forma di comunicazione argomentata tesa a conquistare consensi attraverso una esposizione che valorizzi ed enfatizzi la qualità del valori di cui si è portatori, delle azioni che si sono compiute e si ha in programma di compiere e degli obiettivi da raggiungere”.
Fatta questa dovuta premessa e tenuto conto che oggi il Sud è sempre più al centro di questo tipo di comunicazione, forse occorre valutare con più attenzione i dati economici e l’efficacia delle misure adottate a sostegno del suo sviluppo.
Partiamo dall’economia che indubbiamente ha registrato una interessante tendenza di sviluppo del PIL in questi ultimi anni che in qualche modo ha ridotto il divario con il resto del paese ma che proprio per questo rischia di rallentare la sua rincorsa se non efficacemente sostenuta.
Ma da qui a considerare il Mezzogiorno locomotiva del paese nella narrazione in corso mi sembra un attimino azzardato anche perché il 2025 si presenta ancora molto incerto.
Allora occorre intervenire su quelli che sono i sistemi di sviluppo del territorio, quindi le infrastrutture e la crescita economica legata al mondo produttivo che al di là del fenomeno del turismo rappresentano le vere leve capaci di influire su un certo tipo di stabilità.
Per le infrastrutture indubbiamente il PNR costituisce più che una speranza per la realizzazione di quelle opere attese da anni anche se problematiche legate ai tempi di esecuzione necessitano della massima attenzione.
E qui si potrebbe pensare ad una integrazione con i fondi di coesione utilizzando però anche per questi lo stretto metodo degli obiettivi da raggiungere.
Per il sistema delle imprese il meccanismo è più complesso e non basta solo rallegrarsi dell’aumento della occupazione perché essa, da sola, non produce aumento della competitività e sviluppo in una area del paese come il mezzogiorno, dove determinati squilibri storici pesano ancora, e non poco, sulla crescita de tessuto imprenditoriale.
Certo, l’impegno da parte del governo a sostenere questo processo si è materializzato con la creazione delle ZES unica attraverso la quale è possibile accedere ad una serie di incentivi unitamente allo snellimento di alcuni procedimenti burocratici, ma dalla altra parte si è indebolito l’intero sistema delle imprese, non prorogando la decontribuzione portando di fatto ad un aumento del costo del lavoro del 30% assolutamente non sostenibile.
Consigliati da LinkedIn
E qui occorre fare chiarezza in quanto la “narrazione” dice che è stata solo ridotta al 25%. il che è vero, ma solo per i nuovi assunti e limitatamente alle piccole e medie imprese oltretutto con una riduzione a scalare già dal 2026.
Quindi da un lato si dà e dall’altro si toglie con un sistema compensativo che, come al solito, è totalmente sfavorevole.
Quindi tornando al concetto di “narrazione” dobbiamo stare con i piedi per terra perché c'è il rischio che in tutti noi si formi la consapevolezza che, come si suole dire, “abbiamo svoltato” e questo non per una visione pessimistica delle cose ma proprio per evitare che si abbassi la guardia nel momento in cui al contrario la si debba tenere la più alta possibile.
Come Mezzogiorno, guardiamo sempre di più all’ Europa e proprio in questo momento in cui abbiamo l’ex ministro Fitto a gestire ingenti risorse economiche destinate a compensare gli squilibri territoriali esistenti in vari paesi europei e al quale certo non sfuggono quelli relativi all’Italia non solo ma anche non trascurando il fatto che la Presidenza del Consiglio abbia mantenuto per se la delega per il Sud.
Se riusciremo ad unire tutte le forze in campo sarà probabile che si possa arrivare ad una “narrazione” più veritiera.
Past president Confindustria Campania
GTE gruppo tecnico Europa Confindustria.