Il mio Festival di Sanremo
"L’altro ricordo è un mattino, in classe, subito dopo il Festival di Sanremo.
E bisogna immergersi nel momento e ricordare davvero come eravamo: alle otto di quel mattino di febbraio, nello stanzone a pianoterra, appena arrivati dal buio nebbioso là fuori con i nostri cappotti di loden, mentre noi ragazzine c’infilavamo il grembiule nero e le cartelle rigonfie ancora ingombravano i passaggi tra i banchi.
Aveva vinto la quindicenne Gigliola Cinquetti, che entusiasmava i padri. A noi però non era piaciuta; nei pochi attimi strappati a Zito, con le nostre critiche sancivamo che era l’ultimo sprazzo di un’Italia più vecchia e perbenista, quella dei nostri genitori.
A noi era piaciuto invece quel bel ragazzone col ciuffo che, proprio quella sera, aveva mal di gola e aveva osato presentarsi sul palco in playback. E chi se ne importava se non aveva cantato sul serio?
Una lacrima sul viso era sì melodica, però non accontentava padri e madri con assurde rinunce.
E ci eravamo incantati anche davanti a Gene Pitney. L’epoca yé-yé era decollata." ( Come cambia lo sguardo - Gli inganni del Sessantotto pubblicazione marzo 2019)