La fobia più comune in Italia è la paura del buio (nictofobia), ma ora c'è anche quella per le pandemie (panfobia)
La fobia più comune in Italia è la nictofobia (la paura del buio), mentre quella più insolita è la megalofobia (la paura delle cose grandi). E rispetto agli animali, la paura dei ragni (aracnofobia) è la più grande fobia italiana rispetto agli animali, insetti in primis. Ragni, adolescenti, sonno, pioggia e polli sono solo alcuni esempi di ciò che può davvero spaventare le persone in tutto il mondo, abbastanza da far sì che le persone possano soffrire di fobie nei loro confronti. E ora c'è anche la panfobia, la paura delle pandemie. Ma che cos’è una fobia? È una forte paura irrazionale di qualcosa che in realtà rappresenta poca o nessuna minaccia. Le fobie sono un tipo di disturbo d'ansia e le fobie specifiche sono ciò a cui ci riferiamo quando qualcuno ha, per esempio, soffre di un'estrema paura dei polli (alektorophobia). L'ailurofobia è la paura irrazionale e spesso intensa dei gatti. Una persona con ailurofobia può dimostrare ansia estrema quando vede o pensa ai gatti, non importa quanto siano carini. Probabilmente eviterà di visitare amici che hanno gatti o starà lontano da quei colleghi che parlano costantemente di tutto ciò che ha a che fare con i loro animali domestici, dal cibo per gatti all'assicurazione per gatti. Nei casi più gravi, le persone possono persino rifiutarsi di lasciare la propria casa per evitare solo la possibilità di vedere gatti. A parte la paura del gatto nero che attraversa la strada che, invece, rientra tra le leggende su sfortuna e fortuna.
Una società anglosassone di indagini sul web ha collegato ciò che la popolazione mondiale cerca in Rete riguardo alle sue paure (motore di ricerca Google) con dati di assicurazioni sanitarie statunitensi e rapporti di sanità inglesi. Ne ha derivata una sorta di mappa delle fobie nel mondo, che deve essere presa con le molle ma che offre spunto a una riflessione sulle fobie.
Ci aiuta lo psichiatra e psicoanalista Augusto Iossa Fasano (Milano e Pistoia): “In realtà questa ricerca riveste un indubbio interesse sociologico e psichiatrico. Anche se può essere criticabile dal rischio di classificare e di creare sempre nuove categorie diagnostiche medico-psichiatriche che ingannano le persone in generale e i pazienti in particolare, i quali vi si riconoscono, ritenendo che quello sia il problema e reagendo con comportamenti evitanti. La risposta dello specialista consiste sempre più spesso nello psicofarmaco, non solo in fase acuta, ma quasi sempre ‘in cronico’, con danni peggiori della presunta malattia identificata con il suo nome X-fobia. Seguendo un metodo ben più razionale (paradossalmente per far ciò si deve ricorrere all'indagine dell'inconscio) Sigmund Freud pubblicò il caso del piccolo Hans, storia di una fobia infantile. Dei sintomi di panico e angoscia scatenati dai cavalli e dalle carrozze, Freud parlò con il padre del bambino, musicologo suo seguace, senza mai visitare il piccolo. Freud scoprì una serie di particolari significativi della psiche a partire dall'esplorazione della vita della famiglia di Hans, in particolare che la madre era in attesa di una bambina. Lo psicoanalista viennese dedusse che non si trattava di un disturbo patologico infantile ma di una fisiologica fase dello sviluppo mentale e relazionale, pronosticando una crescita normale, cosa che in effetti si verificò”.
E da Freud in poi? “Da allora si sono susseguiti numerosi studi e in Italia è nata la rivista ‘Il piccolo Hans’ che ha pubblicato ben cento numeri ospitando contributi scientifici, filosofici e di critica letteraria o cinematografica, spesso ispirati al famoso caso clinico di Freud. Si è così rafforzata e suffragata l'idea che la fobia sia alla base del cammino di strutturazione della psiche umana, mentre le fobie specifiche ne sono - per così dire - una metonimia che spesso ne intralcia e ne impedisce il funzionamento. La fobia contribuisce a dotare il soggetto, a partire da epoche di vita precoci (2-5 anni), di capacità cognitivo-emotive per ravvisare i pericoli e preservare la propria integrità nel corso di tutta l'esistenza. Ciò in quanto la fobia è l’esito difensivo di uno spostamento della paura o terrore dall’oggetto di passione e desiderio verso un elemento che simbolicamente lo rappresenta con caratteri più accettabili da parte dell’Io o della società. Nel caso del piccolo Hans, Freud scopre che il bambino tra i quattro e i cinque anni accusa una fobia per il cavallo che racchiude la potenza fisica e sessuale del padre di cui è stata confermata la forza generativa (gravidanza della madre, nascita della sorellina).
Negare o ignorare il lavoro della psiche che produce simboli e li assegna a oggetti significativi nello spazio relazionale e sociale sta comportando distorsioni scientifiche e ricadute sugli individui cui è ancora possibile rispondere sul piano terapeutico e consulenziale secondo un orientamento analitico”. Insomma, la fobia più che malattia è sintomo di altro da interpretare, scoprire e seguire per non far sì che diventi attacco di panico. Se qualcuno con una fobia specifica si trova in una situazione stressante relativa alla sua fobia, molto probabilmente sperimenterà i sintomi di un attacco di panico, tra cui battito cardiaco accelerato, iperventilazione, sensazione di caldo e sudore e sensazione di malessere. Mentre può sembrare irrazionale a qualcuno senza fobia, dovremmo tutti essere rispettosi del fatto che le fobie sono veri disturbi d'ansia che spesso causano esperienze spiacevoli per il malato. Le fobie specifiche sono in realtà abbastanza comuni, con circa il 7-10% della popolazione mondiale che soffre di una fobia specifica.
Mentre l'elenco delle fobie specifiche è potenzialmente non esaustivo, dalle ricerche su Google ecco le fobie più frequenti nel mondo.
Il 61,67% di tutti i Paesi del mondo ha riportato l'agorafobia come la fobia più ricercata su Google. L'agorafobia è una fobia sociale comunemente intesa come la paura degli spazi pubblici e delle folle, tuttavia, l'agorafobia è in realtà una condizione più complessa che copre una paura irrazionale di trovarsi in una situazione o in un luogo in cui ci si sente intrappolati, imbarazzati o indifesi, e può anche essere così grave che i malati non possono lasciare le proprie case.
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Al secondo posto, con il 19,17% di tutti i Paesi, la Xenofobia, la paura di estranei o stranieri, la paura di qualcosa di strano o straniero, non solo delle persone.
Quindi, la Claustrofobia (8,33% di tutti i Paesi) che è la paura di spazi ristretti o di essere confinati. Le persone con claustrofobia possono sperimentare qualsiasi cosa, dall'ansia lieve a quella grave, quando si trovano in uno spazio ristretto. L'esperienza più comune è una sensazione o paura di perdere il controllo. Chi soffre di claustrofobia spesso evita spazi ristretti come ascensori, tunnel, treni della metropolitana e bagni pubblici.
Tra le fobie animali, svetta (Italia compresa) l’Aracnofobia (78,33% di tutti i Paesi), la paura dei ragni.
La zoofobia è al secondo posto, con l'11,67%. La zoofobia è una paura irrazionale di tutti gli animali in generale, piuttosto che di qualsiasi animale specifico.
Tra le fobie particolari, la Megalofobia (38,33% di tutti i Paesi) che è la paura di grandi cose, come edifici, statue e veicoli. La megalofobia può anche estendersi a grandi animali come elefanti o balene e grandi spazi aperti come stadi o teatri. Poi, l’Ombrofobia (34,17% di tutti i Paesi), ossia la paura della pioggia ed è la seconda fobia insolita più alta nella classifica. I bambini più piccoli sono noti per soffrire di ombrofobia più degli adulti. Alcuni potrebbero temere le condizioni meteorologiche che accompagnano forti piogge e quindi questa fobia può spesso essere accompagnata da diverse fobie legate al tempo come la paura di fulmini e tuoni, nebbia o inondazioni, e anche la paura di annegare.
La fobia più strana, impronunciabile: l’Hippopotomonstrosesquippedaliophobia (il 9,17% di tutti i Paesi). Si tratta della paura irrazionale delle parole lunghe, è la fobia insolita più comune negli Stati Uniti. È considerata una fobia sociale.
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2 anniEra..adesso e’ quella di prendere il covid