Il surriscaldamento del pianeta continua e la politica lo favorisce
I cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti. Non è più semplicemente un discorso da “signora mia, non ci sono più le mezze stagioni”, degno di un duetto tra Franca Valeri e Gino Branieri in un qualche sabato sera televisivo italiano degli anni Sessanta. Possiamo constatarlo ogni giorno, ogni ora, ogni istante. La temperatura del pianeta sta salendo, gli inverni non sono più freddi e le estati sembrano quelle di una colonia britannica che fa da sfondo a un romanzo di Joseph Conrad. Il governo statunitense ha riaperto le miniere di carbone per costruire centrali elettriche che contribuiranno a far salire il tasso di anidride carbonica in barba a tutti i trattati internazionali sul controllo delle emissioni della stessa. La Russia di Vladimir Putin si appresta ad approfittare dello scioglimento dei ghiacci polari per riaprire lucrose rotte marine chiuse sin da quando i vichinghi facevano crescere la vite in Groenlandia e attende di poter coltivare intensamente la tundra siberiana. L’Australia è ormai lo scenario di un b-movie del genere catastrofico, arsa in un perenne incendio da estate australe che la rende speculare al film L’Ultima spiaggia, citato anche da Murakami Haruki nel suo romanzo 1Q84, in cui lo stesso continente, invece, diventava l’ultima zona vivibile del pianeta dopo una guerra nucleare.