Quesito referendario 5:

Quesito referendario 5:

Il 12 giugno 2022 gli italiani saranno chiamati alle urne, oltre che per l'elezione dei nuovi sindaci ed il rinnovo delle amministrazioni comunali di 978 Comuni, ad esprimere la propria preferenza su cinque quesiti referendari. In questo e nei prossimi articoli si cercherà di far chiarezza su quali effetti comporteranno l'abrogazione delle norme in caso di vittoria del SI', distinguendo ogni singolo quesito referendario. Va ricordato che per la validità del referendum abrogativo, l’art.75 della Costituzione stabilisce che la proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.

Nei precedenti articoli abbiamo ben descritto quali saranno gli effetti della vittoria del SI' nel Referendum n. 1, nel Referendum n. 2, nel Referendum n. 3 e nel Referendum n. 4. In questo articolo ci si occuperà del Referendum n. 5, contraddistinto con la scheda di colore Verde.

Ebbene, il Referendum n. 5 si occupa anch'esso del CSM ed in particolare andrà a modificare le modalità di nomina dei membri togati. Nell'articolo precedente si è già avuto modo di descrivere cos'è il CSM e come è composto: i membri togati sono magistrati, scelti dai magistrati, rappresentanti della magistratura tutta. Un magistrato che voglia candidarsi a far parte del CSM deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme e, pertanto, nei fatti deve avere il sostegno di una delle correnti. Tra le più note vi sono Magistratura indipendente, Unicost e Area.

Le correnti non sono altro che “partiti” dei magistrati, con linee di pensiero unitarie e che influenzano le decisioni prese dall’organo. Secondo quanto riportato nel cosiddetto “caso Palamara”, i partiti dei magistrati interverrebbero per favorire l’assegnazione di incarichi ai suoi componenti, deciderebbero trasferimenti e nuove destinazioni. Al di là della veridicità dei fatti si cui non si intende soffermarsi ne esprimere opinioni positive o negative, in caso di vittoria del SI' verrebbe abrogato l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo, infatti, impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il consenso delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Con la vittoria del SI' tornerebbe in vigore la legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Solo all'esito della votazione si poteva conoscere i membri rappresentanti della magistratura al CSM.

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Avv. Francesco Garbetta

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