Rapporto tra vita famigliare e il lavoro: questione strategica nella gestione delle imprese
Il 13 maggio ho avuto il piacere di confrontarmi alla Prima edizione degli Stati Generali della Natalità dal titolo “Costruire il presente, pensare al futuro”. Il rapporto tra la vita familiare e il lavoro è un tema che si pone a tutti i livelli economici e sociali. Dobbiamo porci in modo nuovo la questione della conciliazione tra la vita e il lavoro, come una questione strategica per la gestione delle imprese. Ho voluto raccontare anche qui alcune mie riflessioni riprese dall'Avvenire nel numero del 30 maggio 2021.
La questione centrale è cambiare la cultura di management
Il trend di natalità ci parla della fiducia di una società nel suo futuro. Possiamo dire che la nostra denatalità è una conseguenza di due trend concomitanti, entrambi di lungo termine: l’invecchiamento demografico e il calo della propensione a generare figli.
Bisogna affrontare il tema partendo da un profilo socioculturale: nell’arco di tre generazioni abbiamo vissuto un cambiamento psicofisico e culturale senza precedenti. Non solo viviamo più a lungo, ma manteniamo più a lungo le nostre facoltà mentali e fisiche, le nostre capacità di interagire col mondo e attuare i nostri progetti di vita. Le fasi in cui siamo abituati a scandire l’esistenza umana - la giovinezza, la maturità, la vecchiaia - si espandono, si prolungano l’una nell’altra, condizionano di meno le nostre scelte e i nostri comportamenti. Facciamo progetti e ci impegniamo in cambiamenti importanti in età che un tempo si sarebbero considerate molto avanzate. Questo vale anche per le scelte fondamentali della nostra vita come la costituzione di una famiglia, la maternità, la paternità.
L’altra grande questione riguarda il rapporto tra la vita familiare e il lavoro. È un tema che si pone a tutti i livelli economici e sociali, dobbiamo porci in modo nuovo la questione della conciliazione tra la vita e il lavoro, come una questione strategica per la gestione delle imprese. Dobbiamo sostenere la genitorialità, e dobbiamo diffondere i servizi e le facilitazioni per la vita familiare dei nostri collaboratori. Ma non saranno solamente i sostegni economici, una maggiore disponibilità a erogare permessi, o la disponibilità di asili nido e baby sitter (per quanto ovviamente necessari) a rafforzare nei nostri giovani la propensione alla genitorialità. La questione centrale è cambiare la cultura di management, il modo di gestire le nostre aziende, di valutare le persone e gestire le carriere. Dobbiamo considerare la maternità e la paternità come esperienze di vita che rafforzano quelle capacità di discernimento e comportamentali che nelle aziende chiamiamo soft skills. Sviluppare il capitale umano è un interesse primario delle nostre imprese, e richiede che si abbattano le barriere gestionali e culturali che impediscono la conciliazione tra vita e lavoro, che impongono soprattutto alle donne la scelta tra i figli e la carriera. E’ un tema estremamente vasto, che dobbiamo affrontare promuovendo a tutti i livelli non solo le opportunità di affermazione professionale delle donne, ma anche il contributo di diversità del punto di vista femminile.
I tre obiettivi per il ruolo sociale delle aziende
Le imprese si rendono conto della necessità di agire non solo come soggetti economici di mercato, ma anche come soggetti sociali, aggregatori di comunità, hanno oggi una forte consapevolezza del ruolo sociale e possono essere vicine alle famiglie.
Tre obiettivi su cui le imprese possono dare un grande contributo:
a) Il primo è conciliare la vita personale e il lavoro. Rompere le rigidità culturali e organizzative che accrescono le difficoltà familiari e contribuiscono alla denatalità, ostacolando al tempo stesso l’affermazione professionale delle donne e il conseguimento di un’autentica parità dei diritti.
b) Il secondo obiettivo è sostenere le famiglie nell’educazione e nella cura dei figli. Se vogliamo dare un futuro ai nostri figli e rilanciare l’ascensore sociale dobbiamo affrontare questo tema non solo dal lato dell’offerta (il sistema formativo) ma anche della domanda. Se tanti giovani non completano il ciclo degli studi è anche per la difficoltà delle famiglie. Il welfare aziendale è in grado di sostenere le famiglie in tutto il ciclo della cura e dell’educazione, anche promuovendo la cooperazione delle imprese con la scuola e l’università.
c) L’assistenza agli anziani. È la criticità maggiore per le famiglie, e per questo motivo non si può prescindere da questo tema in una politica di sostegno finalizzata a rilanciare la natalità. Il 48% delle famiglie con anziani rinuncia a servizi di assistenza di cui avrebbe bisogno. Le motivazioni sono diverse: per le famiglie con redditi medi e bassi è impossibile sostenere il costo delle prestazioni; ma anche le famiglie di fascia superiore rinunciano, principalmente per l’assenza di un’offerta di assistenza domiciliare qualificata che permetta di mantenere gli anziani nel contesto delle dimensioni affettive che garantiscono la qualità della loro vita. È un vuoto enorme per un Paese di anziani. Un vuoto che le imprese possono contribuire a colmare agendo contemporaneamente sull’offerta, aggregando servizi, e sulla domanda, sostenendo le famiglie.
Analista Antifrode P&C presso Generali Italia & Generali Employee Resource Group - DEI Community.Team editoriale. Presidente Strada per un sogno ONLUS
3 anniIl nido aziendale di Generali a Roma ha accolto entrambi i miei bambini consentendomi dopo le due gravidanze di rientrare al lavoro presto e di farlo in serenità. Essere nello stesso edificio ha permesso di portare avanti l'allattamento e di lavorare tranquilla pensando al mio bene più prezioso custodito in una struttura di qualità. Sono queste le cose che sostengono davvero la natalità e quel bilanciamento lavoro/famiglia basilare per la vita di ciascuno di noi. Le iniziative concrete.
Consulente assicurativo e finanziario presso Generali Italia
3 anniComplimenti dott. Marco Sesana per la Sua visione “illuminata”. Sempre più orgogliosa di far parte della famiglia #Generali !
Key Account Manager Wealth presso Generali Italia
3 anniGentilissimo Ing. Sesana, grazie per il focus sulla cardinalità del cambiamento della cultura di management in relazione al cambiamento in ogni istante presente nella storia umana. “Non sarebbe azzardato sostenere che la scienza moderna sia cominciata quando la gente si abituò all’idea di cambiamenti che cambiano, per esempio all’idea che esiste una accelerazione rispetto al semplice moto”. (Arthur Prior) Mentre cambiano le esigenze del mercato, evolvono i nostri servizi con flessibilità, per continuare a essere #PartnerDiVita. Quanto è vero che chiunque desidera che il proprio #PartnerdiVita sia felice di esserlo, emozione declinata nella possibilità di perseguire i propri obiettivi personali, affettivi, autorealizzativi personali e lavorativi, in piena libertà e in pace di coscienza, generando quel clima sereno e produttivo nell'ambiente familiare e lavorativo.
Grazie per questo contributo. Chi decide oggi seriamente di fondare una famiglia porta in sè una mentalità di crescita, che lo porta a superare le avversità in maniera ottimistica e che lo induce a perseverare e a sforzarsi di risolvere i problemi con creatività e responsabilità, per il bene dei propri figli e della società intera. Questo lo rende più forte e rende più forti le aziende che credono in queste persone.
Manager di zona presso Generali Italia
3 anniBellissimo articolo che regala ampi orizzonti!