CASALINGHE PER SCELTA... DEGLI ALTRI!
"Purtroppo, non posso accettare questa offerta di lavoro, ho una famiglia da gestire, mio marito lavora e il resto della mia famiglia vive fuori regione".
"Mi piacerebbe molto fare quel lavoro ma non mi conviene, guadagnerei meno di ciò che costerebbe una babysitter per mio figlio".
"A casa mi sembra di impazzire ma purtroppo, gli impegni familiari, rendono incompatibile il fatto che io possa trovare un lavoro".
Solo tre frasi per riassumere le situazioni che mi si presentano quotidianamente sul lavoro. Frasi che sono uno scorcio di realtà, sicuramente triste, difficile e con delle dinamiche da decifrare.
Due sono i tratti comuni in queste frasi: chi le pronuncia e la causa segnalata. Sono tutte donne che, per via della gestione familiare, rinunciano a cercare un lavoro. Le "casalinghe per scelta", non loro ovviamente ma di un sistema di cose, di fatti e di valori che tende a penalizzare le mamme nel mondo del lavoro. "In Italia, le donne inattive tra i 30 e i 69 anni sono oltre 7 milioni" lo dice l'Ansa (Fonte: https://bit.ly/3VIiUwi).
Inattive, ossia talmente rassegnate all'idea di non trovare un impiego per loro sostenibile che rinunciano a cercarlo. Donne inattive, sembra quasi un ossimoro, perché effettivamente di queste donne si potrebbe dire molto ma non che siano inattive. Forse però, sempre per quel sistema "di cose, di fatti e di valori" le attività che contano sono altre.
Consigliati da LinkedIn
Una situazione che non ci dovrebbe lasciare indifferenti. Secondo un'analisi ISTAT (trovate qui l'articolo: https://www.istat.it/donne-uomini/bloc-2b.html) "Più sono i figli, maggiore è il divario nei tassi d'occupazione femminile e maschile". Sempre la stessa fonte rimarca che "un aspetto importante della conciliazione fra gli impegni di lavoro e la famiglia è il lavoro part-time. Tuttavia, questa tipologia non è presente in modo uniforme tra le donne e gli uomini: nell'Ue nel 2019, il 30 % delle donne occupate lavora part-time, contro il l' 8 % degli uomini".
Questo dato innesca una serie di domande, come ad esempio "perché la gestione familiare ricade spesso sulla donna?" o "perché l'uomo, spesso, non sente il dovere della rinuncia?".
La risposta alla maggior parte di queste domande risiede, molto probabilmente, in un retaggio culturale, in abitudini che forse, più che abitudini sono ormai vezzi.
Sarebbe però anche lecito porsi una domanda un po' più trasversale, che valga per tutti, "perché devo rinunciare al lavoro per la famiglia?" oppure "cosa rende la famiglia un limite?".
Sulla risposta a queste due domande ci rifletto da mesi. La logica mi porterebbe a pensare che non c'è senso di colpa da legare alla nascita di una famiglia, i fatti... mi fanno presumere altro: stiamo forse perdendo del capitale umano?
--
7 mesiNon potevi spiegarlo meglio Giorgia.!!
Receptionist presso Gestisport - Oggiono
1 annoA Gennaio 2022 la società Sportiva presso cui lavoravo FALLISCE! Tutti a casa, compresa me, cinquantenne con un figlio non ancora maggiorenne (quindi non automunito). Mando curriculum e candidature a destra e a manca ma un Part Time TE LO SCORDI! E poi si richiedono troppe competenze (Inglese fluente, possibilmente anche il Tedesco/Spagnolo/Francese) e disponibilità a flessibilità orarie... ma come si può pretendere da noi donne di occuparci della casa, della famiglia, del lavoro e di TUTTE le altre incombenze? Scuola, colloqui, dottore, commercialista, un aiuto ai nonni...e a noi CHI CI AIUTA? Mi piacerebbe sdoppiarmi ma se sono al lavoro non posso essere da un'altra parte a fare altro...
Consulente Sicurezza sul Lavoro | Jr HR | appassionata di comunicazione e divulgazione scientifica | sprono le persone a prendersi cura della propria salute |
1 annoAnche il gap salariale incide sulla decisione delle donne di rimanere a casa a prendersi cura della famiglia. Se fosse la donna a guadagnare di più, e se il rettaggio culturale lo permettesse, vedremo sicuramente più maschi fare i casalinghi.