Rinascere dal fango

Rinascere dal fango

Come gli orchi della saga di Tolkien, una ventina di bronzetti sono venuti alla luce dal terreno fangoso di San Casciano ai Bagni (Siena), rinascendo ad una nuova vita e, al contrario degli orchi tolkeniani che di bello avevano ben poco, questi manufatti oggi ci regalano la possibilità di ammirare una nuova bellezza.  

Perché possiamo parlare di una nuova vita per questi bronzetti?

Un manufatto artistico inizia la sua esistenza quando è nella mente dell’artista – momento intangibile e di cui non si può avere traccia-, per poi concretizzarsi nella sua materialità. L’opera segue, quindi, una sua personalissima vita: a casa di qualche magnate per poi essere musealizzata oppure sotto i fanghi di qualche antica città in un momentaneo oblio. Ed ecco che, quando viene scoperta di nuovo, ricomincia la sua vita, in un’altra epoca.

L’opera d’arte, però, mantiene sulla sua materia i segni della sua storia, al pari delle nostre rughe e cicatrici.

L’analisi della materia decripta questi segni e li rende comprensibili, indicandoci il viaggio che l’opera d’arte ha fatto fino ai giorni nostri. L’archeometria è lo studio della vita di un manufatto attraverso la sua materia, dal momento della sua creazione ai giorni nostri. Questa indagine può avvenire con svariati metodi e tecniche che ricadono nella diagnostica dei Beni Culturali.

Il fango ha protetto queste statue per secoli grazie a condizioni ambientali che hanno permesso al metallo di preservarsi; ora che il fango ce le ha restituite, sarà nostro compito conservarle per altrettanto tempo, sperando che queste opere – con la loro straordinaria storia alle spalle -non preferiscano poi il fango alle nostre possibilità di analizzarle, conservarle e valorizzarle.


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Ad oggi si constata che la diagnostica fa ancora molta fatica ad essere integrata nella routine italiana, poiché i diagnosti sono stati esclusi dal recente concorso per funzionari tecnici del MiC. L’ultimo concorso per diagnosti c’è stato nel 1998, mentre nel resto d’Europa la conservazione scientifica e l’archeometria sono diventate parte integrante del lavoro tra storici dell’arte, archeologi e restauratori.

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