Rodin e Giacometti a confronto
A Martigny (Svizzera) presso la Fondation Pierre Gianadda da venerdì 28 giugno al 24 novembre.
Creata in partenariato tra il Musée Rodin e la Fondation Giacometti di Parigi, partendo dalle loro importanti collezioni, la mostra «Rodin-Giacometti» proposta alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny è la prima a sottolineare, sondare e studiare i parallelismi, gli echi e le possibili derivazioni tra le opere dei due artisti, attraverso oltre 130 lavori selezionati con grande attenzione.
Nel 1984 la Fondation Gianadda espose Rodin. I bronzi più spettacolari, i marmi i disegni e gli acquarelli che incantarono un pubblico molto vasto. L’omaggio sorprendente al genio di Rodin rappresentò il primo grande exploit della Fondazione e di quello slancio che si sarebbe prolungato fino ad oggi. Due anni più tardi, nel 1986, per commemorare i vent’anni dalla scomparsa di Alberto Giacometti e la nascita della Fondazione a lui dedicata, a Martigny fu proposta una significativa retrospettiva di questo immenso scultore del XX secolo, originario dei Grigioni. Ora, nel 2019, la Fondation Pierre Gianadda riunisce le opere di questi due geni: quelle del precursore Rodin (1840-1917) con i suoi riferimenti all’arte antica, alla mitologia, ma segnate dal rifiuto dell’accademismo, e quelle di Giacometti (1901-1966) con quelle figure che tengono a distanza, ieratiche, assolute, come scolpite nell’eternità.
Alberto GIACOMETTI Homme qui marche II, 1960 gesso, 188,5 x 29,1 x 111,2 cm Fondation Giacometti, Parigi © 2019, ProLitteris, Zurich
Giacometti sulle tracce di Rodin. Quando Giacometti arriva a Parigi nel 1922, Rodin è scomparso da cinque anni. A partire dal 1890 e soprattutto dopo la sua mostra al Pavillon de l’Alma a Parigi, Rodin è considerato un grande scultore, espressione della scultura moderna. Giacometti segue alla Grande Chaumière i corsi di Bourdelle, studente e assistente di Rodin. Nel luglio 1939, l’inaugurazione pubblica postuma del Monument à Balzac di Rodin riafferma, quarant’anni dopo il completamento dell’opera, l’importanza dell’artista. Giacometti assiste all’evento e nella sua gioventù legge numerosi testi riguardanti Rodin. In occasione di una visita al fonditore Rudier, che si occupò delle fusioni di Rodin, all’inizio degli anni Cinquanta, Giacometti sottolinea il suo interesse per il processo creativo del maestro. Dopo la guerra, Giacometti torna a lavorare da modello e insiste sempre più sulla modellazione delle sculture come Rodin. Un giorno d’autunno del 1950, Giacometti, trovandosi nel parco di Eugène Rudier a Vésinet, non può fare a meno di andare a porsi sotto lo sguardo di Eustache de Saint Pierre, uno dei valorosi Bourgeois de Calais, portando una nota di leggerezza e di umore latino in mezzo a questo gruppo di eroi della storia francese. Questa incursione dello scultore svizzero in una delle opere più emblematiche di Rodin Mostra una volta ancora la sia ammirazione per questo genio.
Auguste RODIN L’Homme qui marche, grand modèle, 1907 gesso, 219 x 160 x 73,5 cm Musée Rodin, Paris © Musée Rodin – photo Hervé Lewandowski
I temi della mostra: Modellato e materia, L’uso dell’incidente, I gruppi, Deformazione, Di fronte all’arte antica, Il problema del basamento, Le serie, L’uomo che cammina.
La mostra, a cura di Catherine Chevillot, direttrice del Musée Rodin, Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti, e Hugo Daniel, sarà aperta fino al 24 novembre tutti i giorni dalle 9 alle 19.