Smart City in Italia

Smart City in Italia

Spesso l'idea di Smart City è associata al concetto di città del futuro e fa riferimento soprattutto alle grandi realtà, basti pensare a Milano o ai progetti Smart City avviati a Torino e Verona.

Nella realtà, la città intelligente, è vista come distante nel tempo e nella pratica per cui stenta ancora a decollare in ampie parti del paese.

Il concetto di Smart City va oltre le innovazioni tecnologiche. Racchiude in sé un nuovo modo di vedere la realtà urbana, improntato sul benessere dei cittadini, sulla sicurezza, l’efficienza energetica e su una reale partecipazione del cittadino alla vita della città.

Com’è la situazione smart city in Italia

L'indagine dell'Osservatorio Internet of Things mostra che il 42% dei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto Smart City negli ultimi tre anni.

A crescere non è solo il numero di iniziative avviate ma anche il livello di maturità ed il livello di innovatività dei progetti, che sfruttano sempre più le funzionalità abilitate dalle tecnologie disponibili: IoT, big data, machine learning e non solo.

L’obiettivo dei progetti Smart City è far diventare le città economicamente e socialmente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, mantenendo alta la qualità della vita e rispondendo alle esigenze e ai bisogni dei propri cittadini.

Le enormi quantità di informazioni disponibili contenute nei Big Data permettono di soddisfare le esigenze della popolazione in modo razionale, rendendo la vita urbana più inclusiva e vivibile.

Qui sta la chiave per passare da un modello economico lineare, produzione, consumo, scarto a un modello circolare basato sul riutilizzo, la condivisione e l’estensione della vita del prodotto, perché è nelle città che si concentra la maggior parte della popolazione mondiale e degli sprechi.

Smart city e smart land

Un ulteriore segnale evolutivo dei progetti Smart City in Italia è l’approccio sempre più integrato con cui vengono gestite le iniziative. Infatti, nonostante la maggior parte delle sperimentazioni avvenga ancora in modo indipendente e non coordinato, è significativo il numero di comuni che gestisce le iniziative in modo congiunto. E questo accade non solo nelle grandi città, dove già si segnalano programmi di ampio respiro, ma anche nelle piccole realtà.

Parallelamente iniziano a diffondersi anche progetti nati dalla collaborazione tra diversi enti, che in questo modo condividono rischi e benefici. In questo caso si parla di smart land.

Smart Land, che significa letteralmente territorio intelligente, è un ambito territoriale più amplio della singola città nel quale è possibile sperimentare politiche diffuse e condivise orientate ad aumentare la competitività e attrattività del territorio con un’attenzione specifica alla coesione sociale, alla innovazione, alla diffusione della conoscenza, alla creatività, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’ambiente, naturale, storico-architettonico, urbano e alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini.

Difficoltà di avvio dei progetti Smart City

La Smart City in Italia è ancora in fase embrionale sono tante le sperimentazioni avviate, ma rimangono poco integrate tra loro e in molti casi senza una chiara strategia di sviluppo del territorio. L’indagine svolta sui Comuni italiani evidenzia come difficoltà: risorse economiche scarse, mancanza di competenze adeguate e, soprattutto, modelli di governance poco chiari.

La maggior parte delle iniziative si blocca dopo la prima fase di sperimentazione.

Per approfondire il tema delle barriere che ostacolano l’avvio dei progetti, l’Osservatorio Internet of Things ha sviluppato lo Smart City Journey, un modello per l’analisi di quattro variabili: maturità dei comuni, maturità dell’offerta, utilizzo dei dati raccolti e Partnership Pubblico-Privato. I risultati sono in linea con quanto già emerso dall’indagine: il livello di maturità dei comuni è molto più basso rispetto a quello dell’offerta, i comuni non sono in grado di sfruttare adeguatamente i dati e il numero di collaborazioni con attori privati è ancora ridotto.

I progetti delle città intelligenti in Italia

Italian Smart Cities diventata poi Agenda Urbana è la piattaforma nazionale promossa e realizzata da ANCI che raccoglie le esperienze progettuali implementate dalle città italiane nell'ottica smart. All’interno della piattaforma le città raccontano le proprie iniziative innovative, i bisogni a cui rispondono, i costi sostenuti, gli impatti avuti sulla qualità della vita delle persone e le condizioni di replicabilità in altri contesti urbani.

La Piattaforma è realizzata sulla base del lavoro di analisi svolto dall'Osservatorio Smart City, è uno strumento operativo di mappatura, raccolta e catalogazione degli interventi progettuali sulle città intelligenti in tutto il territorio nazionale.

Ha l'obiettivo di offrire un supporto a Comuni di ogni dimensione sia in termini di idee ed esperienze da replicare, sia per la creazione di una rete di soggetti in grado di promuovere innovazione nei territori, sul portale si possono consultare le schede tecniche di oltre 1300 progetti.

 ICity Rank 2020

L’ ICity Rank, è un rapporto nel quale Forum PA individua e analizza diversi ambiti della vita urbana. Questi indicatori descrivono e misurano diversi aspetti, sintetizzati in indici dimensionali o di ambito. 

Nel 2020 la ricerca di Forum PA ha indagato il percorso di trasformazione digitale delle città italiane, analizzando le performance dei 107 comuni capoluogo su 8 indicatori aggiornati al 2020:

  1. accessibilità online dei servizi pubblici;
  2. disponibilità di app di pubblica utilità;
  3. adozione delle piattaforme digitali;
  4. utilizzo dei social media;
  5. rilascio degli open data;
  6. trasparenza;
  7. implementazione di reti wifi pubbliche e tecnologie di rete intelligenti.
  8. L’indice di trasformazione digitale, media aritmetica degli 8 indicatori settoriali, permette di costruire il ranking delle città più digitali d’Italia.

La classifica vede le prime dieci città: Firenze, Bologna, Milano, Roma Capitale, Modena, Bergamo, Torino, Trento, Cagliari e Venezia, con un livello di digitalizzazione “molto avanzato”, seguite da un gruppo di altre 15 di livello avanzato: Parma, Reggio Emilia, Palermo, Pavia, Brescia, Genova, Lecce, Cremona, Prato, Bari, Pisa, Verona, Vicenza, Bolzano e Forlì.

Nel ranking ci sono poi 23 città con un livello “discreto”: Rimini, Mantova, Livorno, Monza, Piacenza, Siena, Ravenna, Treviso, Udine, Perugia, La Spezia, Napoli, Ferrara, Novara, Pordenone, Padova, Trieste, Lodi, Arezzo, Pesaro, Ancona, Verbania, Lecco. Troviamo 24 capoluoghi di livello “intermedio” e altri 27 con una digitalizzazione solo avviata.

Chiudono la classifica 8 città con ritardi critici, quasi tutte del Sud: Taranto, Avellino, Caserta, Carbonia, Nuoro, Enna, Chieti e, ultima, Agrigento.

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