Trasmissione di cellule tumorali attraverso la placenta e tra gemelli monocoriali

Trasmissione di cellule tumorali attraverso la placenta e tra gemelli monocoriali

Il cancro ha un’origine clonale (una singola cellula mutata si duplica trasmettendo la mutazione) ed evolve attraverso la selezione di cellule che gradualmente si adattano ai diversi “ecosistemi” dei tessuti. La mutazione si espande a macchia d’olio in seguito alle mutazioni ereditate dalle cellule figlie, e continua in un’espansione proliferativa. Le cellule modificate si diffondono nell’organismo ospite compromettendo la normale funzionalità dei tessuti.

Per una colonia cancerogena, la prova più ardua è la trasmissione. Gli altri caratteri sono selezionati durante la crescita del cancro nell’ospite o paziente: per esempio le cellule cancerogene possono fuggire dall’azione del sistema immunitario modificando o perdendo gli antigeni di istocompatibilità (ovvero glicoproteine presenti sulla superficie delle cellule che, a contatto con il sistema immunitario di un individuo diverso, suscitano una forte risposta immunitaria).

Data la natura mutevole del cancro in risposta alle grandi pressioni selettive date dal corpo dell’ospite, ci si chiede: ma il cancro può essere trasmesso? La risposta alla domanda è sì, come è già capitato ad altre specie. Le cellule cancerogene possono infatti essere trasmesse da un ospite ad un altro attraverso morsi, rapporti sessuali o (come succede per i molluschi) attraverso l’azione degli animali filtratori.

Per quanto riguarda la specie umana, è possibile che il cancro sia trasmesso tra individui, anche se, e per fortuna, si tratta di un evento molto raro. Ciò avviene in circostanze altamente artificiose in cui le due principali restrizioni sono violate: viene fornita una via di sangue per la trasmissione e il riconoscimento immunitario viene eluso.

L'unica via naturale disponibile per il trasferimento di cellule tumorali tra individui è attraverso la placenta.

Trasferimento di cellule cancerogene dalla madre al feto

La trasmissione transplacentare di un cancro materno al feto è estremamente rara. Uno su 1000 nati vivi comporta una madre con cancro, ma solo in un numero molto piccolo di casi (16 casi in 100 anni) è stata registrata la trasmissione materna fetale.In tutti i casi registrati, il cancro del bambino era dello stesso tipo della madre. Nella maggior parte dei casi si è trattato di melanoma o leucemia / linfoma. Ciò potrebbe riflettere la capacità intrinseca dei tipi di cellule coinvolti a migrare, infiltrarsi e metastatizzare. Addirittura, in un caso oggetto di studi, il linfoma materno e infantile condivideva la stessa traslocazione cromosomica (spostamento di geni all’interno del cromosoma che alterano la natura del cromosoma stesso, creando una mutazione e conseguente formazione di cellule cancerogene). Il sistema immunitario del feto è strutturato in modo da eliminare tutto ciò che venga dall’esterno (ad esclusione dei nutrienti e degli anticorpi che riceve dalla madre, ma che vengono riconosciuti e lasciati entrare). Perché allora un feto dovrebbe tollerare un cancro materno che è, a tutti gli effetti, un corpo proveniente dall’esterno? Una possibilità è che il sistema immunitario in via di sviluppo sia preferenzialmente tollerabile, fatto dovuto ad un’esposizione precoce alla malattia. Esistono prove che le normali cellule materne umane che si incrociano nel feto in via di sviluppo possono indurre una stabile mancanza di risposta agli antigeni materni attraverso l'attivazione di cellule T regolatrici tollerogeniche.Un'altra possibilità è la selezione naturale delle varianti antigeniche. Le cellule di cancro materno che crescevano nella prole infantile erano quindi probabilmente immunologicamente invisibili.Poiché i normali globuli rossi migrano facilmente a livello transplacentare, perché la trasmissione del tumore materno-fetale dovrebbe essere così infrequente?La spiegazione può, in parte, essere che solo un modesto numero di cellule fluiscono facilmente nella circolazione fetale e la probabilità che questa popolazione migratoria includa cellule tumorali può essere molto bassa.Diffusione della leucemia nell’utero da gemello a gemelloA seconda della tempistica della scissione di un embrione precoce, i gemelli monozigoti condividono una singola placenta monocorionica o si sviluppano in due placente diclorioniche separate. Negli anni 1880, Schatz descrisse le anastomosi vascolari nelle placente monocoriali, ovvero comunicazioni fra vasi sanguinei responsabili della sindrome da trasfusione feto fetale. La sindrome TTTS è dovuta alla trasfusione non bilanciata tra i due gemelli tramite anastomosi vascolari di tipo artero venoso. Una conseguenza di questa caratteristica è la migrazione delle cellule ematiche tra feti in via di sviluppo nell'utero e la conseguente mal distribuzione delle cellule del sangue nei due gemelli. La condivisione ineguale del sangue tra gemelli si traduce nella sindrome trasfusionale gemello-gemello relativamente comune in cui vi è una significativa mortalità.La leucemia linfoblastica acuta è il tipo di leucemia prevalente nei bambini, oltre ad essere la neoplasia più comune in età pediatrica. La diagnosi si basa su evidenti segni clinici; è plausibile, però che la sintomatologia compaia solo dopo un periodo di latenza, durante il quale l'attività del midollo osseo e degli organi emopoietici extramidollari evolve in senso tumorale, portando alla proliferazione e alla immissione nel sangue circolante di elementi cellulari immaturi (linfoblasti). Proprio l'insorgere così precoce della fase sintomatica supporta l'ipotesi che il momento iniziale possa risalire al periodo embrionale. Ma una caratteristica sorprendente del cancro nei gemelli è il suo alto tasso di concordanza della leucemia.Le prime osservazioni cliniche su coppie di gemelli con leucemia hanno portato all'idea che la leucemia possa sorgere in un gemello nell’utero, e poi si diffonde al co-gemello tramite anastomosi intraplacentare.In questi casi si è vista una condivisione da un gemello all’altro di mutazioni leucemiche acquisite, così come a diffondersi sono state le cellule tumorali primordiali, le cellule “pre-leucemiche” al co-gemello all’interno della placenta.

Questo si verifica solo in quei gemelli monozigoti che hanno una placenta singola o monocoriale.

Ulteriori mutazioni possono verificarsi dopo la nascita, indipendentemente nei gemelli, che convertono il clone pre-leucemico nascosto in una leucemia clinica conclamata.

Nelle coppie gemelle discordanti, il co-gemello che rimane libero da leucemia conserva tuttavia cellule pre-leucemiche segrete che condividono la stessa lesione genetica iniziale del gemello, ma sono effettivamente "congelate" nella loro evoluzione clonale.

Il trasferimento di cellule leucemiche o pre-leucemiche, quando si presentano nell’utero, è probabilmente universale quando i gemelli sono sia monozigoti che monocoriali.

Non ci sono prove che le cellule tumorali solide pediatriche, sebbene spesso di origine embrionale o fetale, si diffondano tra i gemelli in questo modo. Ciò potrebbe riflettere il fatto che solo le leucemie (tumori liquidi) vengono trasmesse tramite il sangue in una fase precoce della loro storia evolutiva clonale e prenatale.


I rari casi di trasmissione del cancro negli esseri umani sono quindi eventi molto rari. Sebbene il cancro presenti un grande potenziale di trasmissione, la traiettoria evolutiva viene attenuata poiché non si tratta di trasmissione seriale e si interrompe con il primo destinatario. Il cancro può essere considerato come un parassita, ma non di grande successo; inoltre non presenta rischi per la salute pubblica. Le cellule tumorali maligne possiedono, però, un grande potenziale di trasmissione. La placenta è un organo che offre loro la possibilità di diffondersi ma, fortuna per noi, è una possibilità che viene sfruttata ancora molto raramente dal cancro.

Federica Godi


Bibliografia:

Mel Greaves and William Hughes Cancer cell transmission via the placenta

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