Vaccini a rilento e Regioni in ordine sparso. Il punto tra burocrazia e digitalizzazione mancata

Il governo chiede un criterio comune per distribuire le dosi di vaccino AstraZeneca. Ma, mentre pian piano vengono coinvolti i medici di famiglia nella somministrazione, le regioni continuano le loro campagne in ordine sparso, dai criteri di chiamata per la somministrazione fino al modello di consenso informato. Frattanto, continuano le consegne con il contagocce.

Il Regno Unito ha somministrato il 30% delle dosi, 20 milioni di vaccinati su 60 milioni di abitanti, al ritmo di oltre 360 mila somministrazioni al giorno, il triplo della media italiana; gli Stati Uniti con Moderna sono a poco dopo il 22%; Israele ha superato il 93% e in pratica ha dato la prima dose a tutti e 8,5 i milioni di abitanti. La Turchia (80 milioni di abitanti) con Sinovac e il Marocco con Astrazeneca sono al 10%. Nell'Unione europea Danimarca, Polonia, paesi baltici e slavofoni hanno vaccinato l'8-10% delle popolazioni; Germania e Spagna si avvicinano all'8%; noi e la Francia siamo sotto il 7% di dosi somministrate, 4,4 milioni - l'Italia con 1,4 milioni di vaccinati (richiamo completato). Le nostre stesse regioni tra loro hanno differenze: Trentino ed Alto Adige hanno utilizzato l'85% delle dosi consegnate, la Campania il 78%, la Lombardia - partita per ultima - i due terzi, il Lazio il 60% come la Sicilia, la Calabria il 55%. Se però analizziamo per marche, il tasso di utilizzazione di AstraZeneca crolla al Sud, in Basilicata è zero, per crescere fino al 95% della Toscana. Questo perché non dappertutto sono convocate Forze armate e popolazione scolastica, né il piano vaccinale nazionale dà indicazioni di dettaglio da seguire. Da questo mese si passa per i medici di famiglia, categoria con cui a margine del protocollo nazionale sei regioni hanno firmato accordi per somministrare vaccini ed altre 14 no.

Ma una volta mobilitato tutto il personale sanitario, e acquistati i vaccini fuori dalle lentezze dell'Unione europea c'è la burocrazia, terzo incomodo: spazi da reperire, informatizzazione carente, e consenso informato. Quest'ultimo potrebbe portare con sé alcuni "no" inattesi. Al paziente da vaccinare viene sottoposto un modello molto dettagliato e diverso a seconda della regione. Quello laziale arriva a 12 pagine, 6 di domande-risposte con le accettazioni delle procedure (attesa in sala per 15 minuti etc) e i dettagli operativi della vaccinazione, 3 di informativa su effetti collaterali e reazioni allergiche e 3 di scheda anamnestica. Firmano anche i due sanitari vaccinatori. Il modello lombardo, solo per l'utente, riassume scritto in piccolo gli stessi concetti in due pagine, ri-assemblando dei passaggi. Il modello toscano, due pagine, fa precedere la batteria di firme alla scheda anamnestica ben leggibile e dettagliata. In quel quarto d'ora di domande e risposte, c'è il tempo perché il vaccinando rinunci per perplessità improvvise? 

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