Vittima sacrificale!
Vittima sacrificale!
Il fine di tutte le immagini artistiche è mitologico, universale, poetico, poietico, estetico ed estatico.Il mito dell'arte è fondato sul darsi e l'offrirsi emotivamente da parte dell'artista, è legato alla capacità d'abbandono della mente.Il mito non è altro che messa in scena della vita dello stesso artista, è la determinazione di un'immagine complessa che educa al sacro e invita a capire chi siamo (solo sputo d'universo), si tratta soltanto di un atto di fede.L'uomo non artista è un costrutto d'illusione, pensa d'avere potere e che la rappresentazione della natura sia un fatto tecnico e specialistico, nella migliore delle ipotesi si tratta d'artista materialis, di fatto un professionale "non vedente" che vive una dimensione artistica fatta d'apparenze oggettive, una vittima del mercato dell'arte che riduce tutto a merce di scambio.L'artista naturale, sa invece sottrarsi al ruolo di vittima sacrificale, sa che il suo lavoro messo in circolo è rituale simbolico del darsi, sa essere cedevole dinanzi al proprio destino, rinuncia al controllo della sua produzione, si muove in processione vedendo il mito che inscena ritualmente, le immagini che esistono sono soltanto quelle che vive come eventi concreti (le altre, quelle imposte l'ingabbiano).Le immagini (ci ho messo troppo tempo a comprenderlo), seguono leggi che non hanno nulla a che vedere con la semantica e la semiotica di causa-effetto, bene-male, vero-falso o giusto-sbagliato, sono determinate da leggi circolari (non lineari) di ritmo, armonia e bellezza, stare dentro questo ritmo rende l'artista mistico, creativo e divino, altri approcci all'arte non m'interessano.