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NFT, flop per la vendita del primo tweet di Jack Dorsey

Costato 3 milioni di dollari, è stato rivenduto per meno di 7 mila dollari
NFT, flop per la vendita del primo tweet di Jack Dorsey

Non tutte le ciambelle riescono col buco e neppure i non-fungible token. Per informazioni chiedere a Sina Estavi, imprenditore di criptovalute iraniano dall'oscuro passato salito alla ribalta l'anno scorso per aver acquistato l'NFT del primo tweet firmato nel 2006 da Jack Dorsey. Un vezzo che gli è costato 2,9 milioni di dollari, considerato da Estavi un trampolino di lancio per assicurarsi lauti guadagni futuri, con la rivendita dello stesso token.

Il problema è che la sua strategia si è rivelata fallace. Le offerte per rivendere il token si sono fermate a 0,09 Ethereum, cifra pari a circa 280 dollari. A trasformare la compravendita in un clamoroso flop, però, è stato soprattutto il prezzo stimato da Estavi, convinto di poter ricavare almeno 48 milioni di dollari dalla cessione dell'asset digitale.

Aveva anche anticipato la volontà di donare in beneficienza il 50% degli introiti a un'associazione statunitense, suscitando la reazione dello stesso Dorsey, che gli ha suggerito di devolvere l'intera somma. Estavi ha ribattuto che parte degli eventuali ricavi sarebbero stati destinati a sostenere altri progetti del mercato cripto, settore che gli ha riservato finora gioie e dolori.

Al di là dell'NFT del primo tweet, da lui definito "un pezzo di storia umana sotto forma di un bene digitale" e paragonato alla Gioconda di Leonardo da Vinci per il suo valore simbolico, e delle offerte che sono leggermente salite toccando l'apice di 2,2 Ethereum, corrispondenti a circa 6.850 dollari, Estavi ha ben altri problemi da risolvere. L'exploit ottenuto grazie agli investimenti nel mondo cripto ha presentato un conto inaspettato: l'arresto e nove mesi di prigione in Iran.

Il fermo è stato eseguito nel maggio dell'anno scorso, con l'accusa di "turbare il sistema economico" tramite CryptoLand, l'exchange di proprietà di Estavi. La conseguenza, oltre al carcere, è stato il crollo del suo progetto Bridge Oracle, con token azzerati e gli investitori che hanno perso i soldi e sono in attesa di essere rimborsati.

A questi ultimi, per ora, restano le promesse di Estavi: "Voglio che la comunità cripto in tutto il mondo mi sostenga e che tutti noi ci sosteniamo a vicenda, in modo che possiamo continuare ad essere potenti", ha riferito a CoinDesk, assicurando che uno dei suoi primi obiettivi è restituire il denaro alle persone.

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