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Associazione Antigone

Associazione Antigone

Organizzazioni senza scopo di lucro

Dal 1991 ci occupiamo di carceri, giustizia, diritti umani e prevenzione della tortura

Chi siamo

Ci occupiamo di diritti e garanzie nel sistema penale e penitenziario. Lo facciamo attraverso un'attività di studio, ricerca, monitoraggio, advocacy e supporto legale. Dal 1998 monitoriamo tutte le carceri italiane con il nostro osservatorio sulle condizioni di detenzione. Ogni anno pubblichiamo un rapporto indipendente sulla sistema penitenziario. Dal 2008 monitoriamo anche tutti gli istituti penali per minorenni e, ogni due anni, pubblichiamo un apposito rapporto. Sempre dal 2008, con il nostro difensore civico, offriamo supporto legale gratuito ai detenuti. Lo stesso facciamo attraverso numerosi sportelli legali presenti nelle stesse carceri. Nel tempo ci siamo fatti promotori di leggi, come quella per l'istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, quella per introdurre nel codice penale il reato di tortura.

Sito Web
www.antigone.it
Settore
Organizzazioni senza scopo di lucro
Dimensioni dell’azienda
2-10 dipendenti
Sede principale
Roma
Tipo
Non profit
Data di fondazione
1991

Località

Dipendenti presso Associazione Antigone

Aggiornamenti

  • Nei giorni scorsi siamo nuovamente tornati a visitare il carcere di Sollicciano a Firenze. La terza visita nell'arco di poche settimane. Stavolta accompagnati da Magistratura Democratica. Quello che abbiamo trovato è ciò che avevamo già riscontrato, raccontato e denunciato: muri coperti di muffa, celle infestate da cimici, situazioni detentive drammatiche. Per questo abbiamo rivolto un appello diretto al presidente della Regione Toscana e al capo Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria affinché il carcere venga chiuso e riaperto solo dopo un'importante attività di ristrutturazione.

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    Sovraffollamento a livelli preoccupanti, strutture in alcuni casi fatiscenti️, pochi percorsi di reinserimento e un dato allarmante: 9 suicidi in un solo anno. È la situazione delle carceri dell'Emilia-Romagna, così come fotografata da un report della nostra sede regionale che ha ripercorso un anno di visite nei 10 istituti per adulti e nell'Istituto Penale per Minorenni di questa regione. Si va dal tasso di affollamento superiore al 171% nel carcere di Bologna, ai 3 suicidi avvenuti nel carcere di Parma, fino alla carenza cronica di spazi e opportunità in quello di Modena. Una situazione che non può essere ignorata e che richiede interventi urgenti. Leggi il report completo: https://lnkd.in/dy8AF8WQ

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  • Un anno fa presentammo il nostro settimo rapporto sulla giustizia minorile. Già dal titolo, "Prospettive minori", avevamo voluto segnalare il pericolo di un ritorno a un triste passato, quando si abusava della carcerazione minorile. Eravamo di fronte al rischio che i minori siano trattati dentro e fuori dagli istituti di pena come gli adulti, spazzando via decenni di riflessioni nel mondo sociale, giuridico e pedagogico. Purtroppo, questo sta accadendo. Oggi il sistema della giustizia minorile è in tragico affanno. Il sovraffollamento che in Italia rappresenta una piaga devastante nel mondo della detenzione per adulti è diventato strutturale anche in quella dei minori, attenuato solo dai trasferimenti dei giovani adulti nelle carceri dei maggiorenni. Trasferimenti che, purtroppo, mettono a rischio il percorso di reinserimento sociale di questi ragazzi. Il dl Caivano ha impresso un approccio totalmente punitivo, aumentando enormemente il numero degli ingressi in IPM, anche in custodia cautelare e per reati, come quelli legati alle droghe, di lieve entità. Ma il problema non è solo di natura penale, quanto anche di natura comunicativa. Nelle narrazioni dei media sembra di assistere ad un mondo giovanile fuori controllo, mentre i dati ci dicono che sia il numero generale di reati, sia quello degli omicidi, vive una fase oscillante, come abbiamo già assistito negli anni precedenti. Questa narrazione costante però comporta un cambiamento della percezione dei cittadini sul tema, portando a risposte di natura penale e securitaria non necessarie. Leggi la newsletter completa: https://lnkd.in/d5DbQDvj Iscriviti per riceverla direttamente sulla tua mail: https://lnkd.in/dz8YRA-J

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  • Lunedì scorso è stato pubblicato il rapporto 2025 sullo Stato di Diritto curato dalla Civil Liberties Union for Europe. Alla parte sull'Italia, seguita dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD), abbiamo collaborato anche noi, in particolare sulla parte riguardante la giustizia. Abbiamo così potuto segnalare quanto la situazione dell'Italia desti preoccupazione in merito a varie leggi già approvate, come il dl Caivano, e altre che sono in discussione, ad esempio il ddl Sicurezza. Del resto, su quest'ultimo provvedimento, voci preoccupate si erano alzate sia in sede Consiglio d'Europa che Nazioni Unite. Abbiamo segnalato anche di come il sovraffollamento sia diventato un problema endemico, costituendo di fatto ragione di trattamenti inumani e degradanti generalizzati, ma anche di come gli episodi di tortura nelle carceri mettano a rischio la tutela della persona. Il rapporto (per ora solo in lingua inglese) è consultabile a questo link: https://lnkd.in/eR9nfUha

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    Oggi o domani alla Camera dei Deputati ci sarà un dibattito straordinario sul carcere. Ad anticiparlo, nelle ultime 24 ore, altri due suicidi, uno nel carcere di Verona (dove già domenica si era ucciso un altro uomo) e uno nel carcere di Foggia (dove si è tolto la vita un uomo recluso da due giorni). Con loro il drammatico conteggio fa segnare già 20 persone suicidatesi da inizio 2025. Questo in un quadro di gravissimo sovraffollamento, con 16.000 persone in più dei posti disponibili. A Verona, dove nell'ultimo anno e mezzo si sono suicidate 9 persone, il tasso di affollamento è superiore al 175%, con quasi 600 persone per poco più di 300 posti. Con strutture detentive spesso fatiscenti e nelle quali non sono garantiti i servizi minimi. Per questo, già nei giorni scorsi, abbiamo ricordato alcuni punti urgenti su cui si deve intervenire: - misure straordinarie per ridurre i numeri nelle carceri per adulti e in quelli minorili; - un nuovo regolamento che innovi la vita interna a partire dalle proposte avanzate dalla Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario, presieduta dal Prof. Marco Ruotolo; - liberalizzazione delle telefonate per garantirne una fruizione quotidiana, quanto meno per i detenuti di media sicurezza; - assunzione di 10 mila giovani operatori che vadano a lavorare nelle carceri, in diversi ruoli, per dare man forte agli attuali operatori che spesso soffrono di forte stress a causa di un lavoro che produce grande burnout. Inoltre abbiamo chiesto: - alle Regioni di fare investimenti straordinari nella formazione professionale; - alle ASL di andare a verificare con visite ispettive se le condizioni carcerarie siano o meno rispettose di standard minimi igienico sanitari; - ai giornalisti di chiedere di andare a visitare in che condizione drammatica sono le strutture penitenziarie come Sollicciano o Beccaria o la Dozza o Regina Coeli e al Ministero di autorizzare accesso e riprese in un'ottica di totale trasparenza; - alle università di chiedere di aprire corsi e alle scuole di aprire sezioni di liceo.

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  • Alcuni giovani adulti (ragazzi tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso un reato da minorenni), attualmente reclusi in diversi IPM saranno trasferiti in una apposita sezione del carcere per adulti della Dozza. Dovranno rimanere separati dal resto della popolazione detenuta, saranno in carico al dipartimento della giustizia minorile, ma fisicamente saranno lì. Con il rischio che questo costituisca un isolamento per loro. Come si farà con la scuola, con le attività lavorative o ricreative che seguivano? Si costringeranno operatori e volontari a raddoppiare il proprio impegno per raggiungere tutti? Peraltro siamo nel paradosso che per ovviare al sovraffollamento negli IPM provocato dalle scelte del governo, si cerca posto nel sistema detentivo per gli adulti che, anche per le scelte del governo, è alle prese con livelli di sovraffollamento non più gestibili.

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  • I partiti di opposizione hanno chiesto di indire una seduta straordinaria alla Camera dei Deputati per discutere della situazione delle carceri. Una richiesta che accogliamo favorevolmente. Ormai da mesi ricordiamo come sia assolutamente necessario che si discuta ai più alti livelli e in Parlamento di quanto sta accadendo nelle carceri e si prendano decisioni che portino il sistema nella legalità. Siamo ad un punto critico da cui è necessario uscire attraverso una serie di provvedimenti urgenti che non possono più essere rimandati senza mettere a rischio la dignità di chi in carcere è recluso, ma anche di chi in carcere lavora. Dopo il record negativo dello scorso anno di 89 suicidi, sono già 16 quelli avvenuti nel 2025. Le persone detenute in carcere a fine febbraio erano 62.165 per una capienza regolamentare di 51.323 unità, ma reale di 46.836 posti. Questo significa che, alla fine del mese scorso, in carcere c'erano 15.329 persone senza un posto, per un tasso di affollamento del 132,7%. Molte strutture detentive versano poi in condizioni totalmente degradate a livello igienico-sanitario. Carceri con muffe e infiltrazioni diffuse, fredde per l'assenza di riscaldamenti e acqua calda in inverno, con un caldo soffocante in estate, in alcuni casi con mancanza di luce nelle sezioni. Carceri dove si sta in celle così malmesse fino a 20 ore al giorno di fila. Carceri dove non si può telefonare ai propri cari se non 10 minuti a settimana. Un contesto che produce tensione, che mette a dura prova tanto le persone detenute che gli operatori che si ritrovano a dover vivere quotidianamente questo stato di profondo abbandono e di assenza di dignità, con un impatto anche sulla recidiva, che in Italia continua ad essere attorno al 70%. Del resto, come può una persona affidata a questo contesto uscire dal carcere avendo costruito un percorso alternativo e diverso rispetto a quello criminale? Qui il nostro comunicato con alcune proposte urgenti: https://lnkd.in/dhHp3JH3

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  • Con il nostro osservatorio visitiamo dal 1998 tutte le carceri italiane. A volte quello che ci capita di documentare sono condizioni di detenzione indegne e indecorse. Come quelle del carcere fiorentino di Sollicciano. Dopo la visita di dicembre, in cui avevamo trovato una condizione drammatica, venerdì scorso siamo tornati nell'istituto sperando di poter registrare qualche miglioramento, ma la situazione da allora ad oggi se possibile è ulteriormente peggiorata. Erano 534 le persone presenti a fronte di una capienza regolamentare di 497 posti, di cui però solo 361 sono realmente disponibili, per una mancanza di spazi evidente e esasperante. Le celle ospitano fino a tre persone in un letto a castello a tre piani che arriva quasi al soffitto e, per fare un esempio, abbiamo trovato una persona ospitata da due mesi nel reparto di isolamento, che ormai è usato prevalentemente come reparto di primo ingresso, perché non c’è spazio altrove. Ma come è noto il problema di Sollicciano non è solo la mancanza di spazio, ma anche le condizioni fatiscenti in cui versa. Abbiamo visto infiltrazioni e muffa ovunque, anche in spazi ristrutturati da poco, anche nelle postazioni del personale di polizia penitenziaria. E le condizioni in cui versano molte celle sono indegne. La muffa nera è quasi ovunque e in alcune celle il nero è il colore dominante delle pareti, più che celle le camere sembrano grotte. In molte manca il mobilio e dove c’è è fatiscente. Molte celle sono senza luce, o è senza luce il bagno, mentre resta ancora senza luce il corridoio della seconda sezione, dove dopo il tramonto ci si muove con le torce. Come l'ASL ed il Comune di Firenze possano considerare quel luogo come idoneo al suo scopo resta un mistero. E servirebbe un intervento immediato in tal senso da parte di tutti gli organi preposti. Evidenti gli sforzi del personale per contenere tensioni ed incidenti, cercando quantomeno di spiegare ai detenuti che protestano quali sono le condizioni oggettive dell’istituto e le misure in programma per farvi fronte. Resta inoltre, nonostante le difficoltà, il regime a custodia aperta in gran parte dell’istituto ed è consentito a quasi tutti i presenti di telefonare tutti i giorni. Una cosa non comune, ma che non cambia il quadro di fondo. Le condizioni dell’istituto sono indegne, per chi vi è detenuto, per chi ci lavora, e per l’Amministrazione penitenziaria italiana, che è chiamata ad “ospitare” qui persone che hanno violato la legge, in una condizione di sostanziale e strutturale illegalità.

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  • Vivere in un carcere è difficile per chiunque. Spesso tuttavia, per una serie di motivi, è più difficile per una donna che per un uomo. In Italia le donne attualmente detenute sono poco più di 2.700. Su una popolazione reclusa che ha superato le 62.000 unità, si tratta del 4,4%. Una piccola percentuale, una minoranza nella minoranza, una categoria ancor più trascurata di quella delle persone detenute nel loro complesso. È paradossale che la maggior parte dei problemi che vivono le donne in carcere dipenda dalla loro scarsa vocazione criminale, dal fatto che sono poche e che commettono reati generalmente meno gravi di quelli commessi dagli uomini. Susanna Marietti ne ha scritto nel suo blog su Il Fatto Quotidiano

  • Per l'8 marzo il governo ci regala un nuovo reato, quello di femminicidio. Ma il diritto penale non è mai servito a formare coscienze. Non sono i reati a costituire un deterrente rispetto al comportamento criminale, ormai ce lo dicono decenni di studi, analisi, esempi. Cosa particolarmente vera nel caso dei femminicidi, laddove la causa va ricercata in quelle dinamiche di potere patriarcale insito nelle nostre società. Il reato di femminicidio è in tal senso espressione di una deteriore cultura punitivista. Alle donne non servirà a nulla. Quello che serve è lavorare sull'educazione degli uomini. Un lavoro forse più lungo, ma l'unico che può dare quei risultati che il populismo penale non è capace invece di ottenere.

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