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Amnesty International Italia
Organizzazioni senza scopo di lucro
Roma, Lazio 15.374 follower
Ogni ingiustizia ci riguarda.
Chi siamo
Siamo un Movimento globale di persone che hanno a cuore i diritti umani e che lavorano insieme per promuoverli e difenderli ovunque nel mondo. Siamo indipendenti dai governi, da qualsiasi ideologia politica, interesse economico o credo religioso e ci battiamo ogni giorno per le persone, qualsiasi siano i loro nomi e ovunque si trovino, quando libertà, verità, giustizia e dignità sono negate. Tutte le nostre azioni sono basate su fatti documentati grazie ai nostri ricercatori sul campo, che verificano e segnalano le violazioni dei diritti umani. Attraverso la pressione sulle istituzioni, la mobilitazione della società civile, i progetti di Educazione ai diritti umani, le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di raccolta firme, diamo voce a chi non ha voce. Dal 1961, abbiamo contribuito a ridare libertà e dignità a migliaia di persone, salvando 3 vite al giorno.
- Sito Web
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https://www.amnesty.it/
Link esterno per Amnesty International Italia
- Settore
- Organizzazioni senza scopo di lucro
- Dimensioni dell’azienda
- 51-200 dipendenti
- Sede principale
- Roma, Lazio
- Tipo
- Non profit
- Data di fondazione
- 1976
- Settori di competenza
- fundraising, marketing, raccolta fondi, Comunicazione, eventi culturali, Educazione ai diritti umani, Advocacy e Lobby
Località
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Principale
Via Goito, 39
Roma, Lazio 00185, IT
Dipendenti presso Amnesty International Italia
Aggiornamenti
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Oggi si terrà l’udienza decisiva per la possibile archiviazione per suicidio delle indagini sulla morte di Mario Paciolla. Una morte avvenuta in circostanze sospette. Nel 2018 Mario lavorava come osservatore Onu per monitorare gli accordi di pace tra il governo colombiano e un gruppo armato. Ma l’11 luglio 2020 telefona preoccupato ai genitori e racconta di aver discusso con i suoi superiori. La notte del 14 luglio chiede a sua madre di aiutarlo a comprare i biglietti l’Italia. Il suo corpo viene trovato il 15 luglio con un cappio al collo e dei tagli sui polsi. L’appartamento viene ripulito con la candeggina e alcuni indumenti sono buttati. La morte di Mario viene classificata come suicidio dopo un‘autopsia fatta da un medico delle Nazioni Unite in assenza di un legale. La notizia del suicidio viene postata sui social ancora prima dell’autopsia. L’ipotesi non convince famiglia e amici. Sotto la spinta della famiglia, in Colombia si apre un’inchiesta per omicidio, archiviata poco dopo. A Roma, la procura apre un’indagine contro ignoti per omicidio e viene eseguita una seconda autopsia: i risultati mostrano una serie di ambiguità, legittimando i sospetti dei familiari. Siamo accanto alla famiglia di Mario nella richiesta di giustizia e contro l'archiviazione del caso.
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Insieme a Sport 4 Society, abbiamo conferito il premio “Sport e diritti umani” 2025 a Elena Linari, calciatrice di fama internazionale, capitana della Nazionale italiana e calciatrice dell’AS Roma, per il suo costante impegno nella tutela dei diritti umani e contro ogni forma di discriminazione. “Da sempre attiva per la tutela dei diritti e contro ogni discriminazione, Elena Linari è stata tra le 100 calciatrici di tutto il mondo a denunciare alla FIFA gli accordi con il regime dell'Arabia Saudita, opponendosi con coraggio al tentativo di trascinare il calcio sul terreno dello sportwashing” Riccardo Cucchi
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Sette anni fa Marielle Franco e Anderson Gomes venivano uccisi a sangue freddo a Rio de Janeiro. Nonostante la condanna dei due assassini alla fine del 2024, molte domande rimangono ancora aperte. È necessario che tutte le persone coinvolte, incluse le autorità che hanno ostacolato il processo, siano chiamate a risponderne. Sette anni dopo continuiamo a chiedere giustizia per Marielle e Anderson. Sette anni dopo continuiamo a chiedere: chi ha ordinato di uccidere Marielle Franco?
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Anche quest'anno al Career Day for Social Impact della Luiss Guido Carli University abbiamo incontrato tante persone appassionate di diritti umani e determinate a fare la differenza. Sono stati momenti preziosi di scambio di idee di condivisione della nostra mission e dei nostri valori. Aiutaci a tenere accesa la fiamma dei diritti umani, insieme a te possiamo lavorare per un mondo più giusto. Scopri le posizioni aperte: https://bit.ly/3lIcwob
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Hai mai sentito lo slogan “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”? Sono parole che spesso risuonano nelle manifestazioni, che trasformano piazze e strade in luoghi di lotta di donne e ragazze pronte a rischiare tutto per vivere in un mondo che sia davvero giusto e sicuro. Dall’Italia al Canada, dalla Russia all’Afghanistan si intrecciano le tante vite di donne che non rimangono in silenzio, ma alzano la voce per urlare al mondo che la loro lotta è inarrestabile. Abbiamo raccontato le loro storie qui: https://bit.ly/4bypVrP
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Il 25 marzo 1911 scoppia un incendio a New York nel palazzo dove si trova la Triangle Waist Company, azienda che produce camicette e in cui lavorano moltissime giovani immigrate. I proprietari scappano, lasciando morire chi stava dentro: su 149 vittime, 129 sono donne. Nei giorni successivi, in molte scendono in strada per chiedere giustizia e diritti. Questa storia è raccontata in “Per mille camicette al giorno” proprio da una delle camicette esposte in vetrina che dà voce a quello che successe durante l’incendio e alla lotta delle lavoratrici nei giorni che seguirono. Per molti anni, a questo terribile evento, insieme a quello - falso - dell’incendio nell’industria tessile Cotton, è stata ricondotta l’origine dell’Otto marzo. Oggi però sappiamo che la storia dell'Otto marzo è più articolata e complessa. Una storia che si muove in tutto il mondo, dalle strade di New York a quelle di Pietrogrado quando, il 23 febbraio 1917, corrispondente all’8 marzo del calendario gregoriano, le lavoratrici tessili entrarono in sciopero. Il libro, che patrociniamo, è contenuto nel nostro Amnesty Kids per le scuole medie. Scopri di più e richiedilo qui: https://bit.ly/3sxvHnK
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Oggi siamo state a Roma Tre con le ragazze e ai ragazzi del liceo Tullio Levi Civita e insieme a Italiani senza cittadinanza per il dialogo aperto "Cittadinanza: i tuoi diritti, il tuo futuro". Durante l'incontro, la nostra Martina Chichi ha parlato delle discriminazioni collegate alla cittadinanza per fornire spunti di riflessione in vista del referendum che si terrà nei prossimi mesi.
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Oggi ci è venuta a trovare Maysoon Majidi, attivista curdo-iraniana che ha trascorso 302 giorni in carcere in Italia perché ingiustamente accusata di "scafismo". Dopo dieci mesi di detenzione e un processo problematico, lo scorso 5 febbraio è stata assolta e ora può ‘tornare a vivere’, come ci ha detto lei stessa. Una bellissima notizia, anche se Maysoon non avrebbe mai dovuto essere incarcerata per aver cercato, nel nostro paese, salvezza dal regime oppressivo iraniano. Se vuoi sapere di più sulla sua storia ti aspettiamo il 7 marzo alle 18.30 a Roma a Spin Time. Con lei, anche altre storie di donne e lotte da tutto il mondo.
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