"Assassini!''. Così il re di Spagna Felipe IV e il premier spagnolo Pedro Sanchez sono stati contestati a Paiporta, una dei Paesi più colpiti dall'alluvione nella regione di Valencia dove si registrano finora oltre duecento morti. Come si vede dalle immagini diffuse in diretta dalla televisione spagnola Rtve, la tensione al passaggio dei reali è altissima e i cittadini scesi in strada hanno gettato fango contro il re. Il dispositivo di sicurezza tenta di proteggere la delegazione reale, dopo che il protocollo è stato violato. Le persone hanno oltrepassato il cordone che era stato stabilito attorno ai reali. Per garantire la sicurezza stanno intervenendo agenti della Polizia Nazionale a cavallo, oltre a membri della Guardia Civil. Un gruppo di persone grida in coro "dov'è Pedro Sánchez?". Il re vuole continuare la visita e cerca di ascoltare un cittadino dopo averne consolato un altro. I vestiti del re sono macchiati di fango. #esteri #spagna #valencia
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La Ragione - leAli alla libertà è un quotidiano d'opinione di ispirazione liberaldemocratica ed europeista diretto da Fulvio Giuliani in qualità di Direttore Responsabile e Davide Giacalone come Direttore Editoriale. Ogni giorno idee, approfondimenti, proposte e analisi. In edicola dal martedì al sabato a 50 cent, gratis online su sito e App #LaRagione
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Vi abbiamo mostrato le loro immagini, immersi nel fango che a Valencia ha sommerso tutto. Vi abbiamo raccontato di come, i volontari che gestivano il rifugio per cani El Refugio de Maria, si siano rifiutati di evacuare per non abbandonarli. E di come per loro in tanti si siano mobilitati. E ora vi mostriamo i cani in salvo, seppure in un capannone, messo a disposizione da chi non si è voltato dall’altra parte. Altri cani sono stati accolti temporaneamente da alcune famiglie. Ma tutti, sono salvi. Anche se il rifugio è distrutto, anche se ora, sarà tutto da ricostruire. E chissà quando. Intanto, il sogno di questi volontari è che almeno alcuni di questi cani trovino adozione. Che non tornino mai più in nessun rifugio, ma che abbiano finalmente una casa. Dopo l’inferno di fango. Di Annalisa Grandi @adoptavalencia #animali #Valencia
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Ormai una delle poche costanti della nostra quotidianità, sia “fisica“ che online, sembra essere l’ossessiva ricerca di un ‘nemico’. Del bersaglio sul quale sfogare non si sa bene quali e quante frustrazioni, volontà represse, insoddisfazioni personali e collettive. Come possiamo mai meravigliarci del livello a cui si è abbassata la nostra politica - in una tragicomica caccia all’urlo, al tema fintamente epocale e in realtà buono per 36 ore al massimo - se siamo noi i primi a interpretare il prossimo come un pungiball. Un comodo bersaglio su cui riversare i nostri fallimenti, le nostre piccole difficoltà e frustrazioni quotidiane. Guardatevi intorno, a cominciare dai social regolarmente trasformati in arene anche per chi cerca un approccio razionale, magari molto fermo, ma non aggressivo. Siamo così abituati all’idea di attaccare e mordere che confondiamo l’avere un’idea e difenderla con onestà intellettuale con un’insana volontà di dare lezioni al prossimo. A tutti i costi. Accade ogni giorno, ma mi ha molto colpito la reazione di alcuni - sulle diverse piattaforme - al francamente innocuo e dimenticabile mio commento sulla polemica Max Pezzali-Claudio Cecchetto. Per quanto avessi scritto dell’evidente “leggerezza“ del tema, non sono mancati i censori e i maestrini dalla penna rossa. Quelli del “ma come puoi mai scrivere di un tema del genere“, con toni che andavano dall’indignato al vagamente schifato. Non si può esercitare la suprema arte dell’indifferenza, di fronte a ciò che non ci appassiona? Dobbiamo per forza bollare, giudicare, silurare, pur di affermare una nostra non meglio precisata superiorità di contenuti, ragionamenti? Senza farci mancare un pizzico di moralismo, visto che ci siamo. Per farla molto breve, converrebbe sempre farsi una semplice domanda, prima di lanciare il contro qualcuno: siamo così certi di avere qualcosa da insegnare agli altri? Riscopriamo l’ascolto, il fondamentale esercizio del dubbio. di Fulvio Giuliani
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"E’ un cimitero”. Così i sommozzatori dell’Unità militare di emergenza (Ume) hanno definito il parcheggio del centro commerciale Bonaire ad Aldaya, non lontano da Valencia. Lo hanno riferito al giornale Diario. es fonti vicine ai soccorritori, che hanno trovato decine di cadaveri nel parcheggio sotterraneo da 5.800 posti auto sommersi dall’acqua e dal fango portati dall’alluvione di martedì scorso. #valencia #spagna #alluvione
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In Arabia Saudita prende vita l’ennesimo progetto avveniristico e futuristico, dopo NEOM arriva The Mukaab(il cubo). Si tratta di una colossale costruzione a forma di cubo concepita come l’edificio più grande del mondo in grando di contenere 20 Empire State Building. L’impresa architettonica della società New Murabba costerà almeno 1 trilione di dollari e rimanda chiaramente all’iconografia della Kaaba (Al-Ka’bah), il santuario sito al centro della Mecca intorno al quale si raccolgono i fedeli musulmani che hanno l’obbligo di recarvisi almeno una volta nella vita, qualora ne abbiano le facoltà economiche. The Mukaab si presenta con pareti dorate alte 400 metri e larghe 360 al suo interno, invece, nasconde un intero ecosistema grande un terzo delle dimensioni di Manhattan dove si accede a un mondo futuristico che grazie al supporto dell’AI promette di riprodurre una serie di paesaggi mozzafiato. Visionando il render si può avere un assaggio dell’enorme ambizione di questo progetto, un mondo alieno che sembra uscito dalla realtà virtuale di qualche videogioco, con ologrammi di ogni genere inclusi faraglioni fluttuanti stile Avatar, architetture organiche gaudiane con una torre centrale che svetta verso il cielo come una pianta di fagiolo magico, ascensori panoramici e statue ciclopiche da fare invidia al Colosso di Rodi. L’atrio centrale dovrebbe accogliere una città palpitante e briosa con attività all’aperto come gare automobilistiche e altre attrazioni turistiche, alberghi, oltre 104.000 unità residenziali e centri commerciali con spazi verdi accessibili, un istituto politecnico ultratecnologico, un teatro e molto altro ancora. Tutto questo nel pieno rispetto delle norme ecologiche di sostenibilità senza scontentare lo spirito del tempo e dovrebbe vedere la luce per il 2030, anche se gli esperti sono molto scettici. Leggi l'articolo completo di Angelo Annese su sito e app 👇🏻 https://lnkd.in/dWGZUMqD
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Se queste sono le premesse, il Gp di Brasile, terz’ultima prova del Mondiale in programma domani alle ore 19, potrebbe essere la gara dell’anno. La McLaren al momento è la gara da battere sul circuito di Interlagos: uno-due con Norris e Piastri nella Sprint Race, davanti alla ritrovata Red Bull di Max Verstappen (ma potrebbe essere penalizzato per un'infrazione durante la virtual safety car) che appare migliorata rispetto ai deludenti Gp di Usa e Messico. Per la Ferrari, quarta e quinta con Leclerc e Sainz, c’è sicuramente un gap di prestazioni con la McLaren, evidente nella Sprint con il monegasco che ha lottato a lungo con Norris per il secondo posto, poi si è difeso da Verstappen, accettando il sorpasso dall’olandese, quando la vettura ha perso aderenza, apparendo poco gestibile sul tracciato a causa del deterioramente degli pneumatici. La certezza è che ci sono diversi piloti in pochi decimi di secondo, anche sul passo gara. Domani ci sarà da divertirsi, aspettando un balzo in avanti della Rossa sull’usura delle gomme. di Nicola Sellitti #formula1 #ferrari #norris #sport
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Londra – Il 10 giugno 1829 si tenne la prima edizione della celebre “Boat Race” tra Cambridge e Oxford. L’idea nacque da due ex studenti della Harrow School: Charles Wordsworth del Christ Church College di Oxford e Charles Merivale del St. John’s College di Cambridge. Durante le vacanze estive a Cambridge – dove il padre di Wordsworth insegnava al Trinity College – i due amici decisero di sfidarsi in una gara di canottaggio. Quella prima competizione fu vinta agevolmente da Oxford e l’imbarcazione della storica vittoria è ancora oggi visibile al “River & Rowing Museum” di Henley. Dal 2025 la celeberrima competizione subirà una svolta significativa: sarà rinominata “The Chanel J12 Boat Race”. Chanel sostituirà infatti Gemini (l’exchange di criptovalute fondato dai gemelli Winklevoss) come sponsor principale. Questo nuovo capitolo prende vita grazie alla partnership a lungo termine fra Chanel e The Boat Race Company Ltd, che vedrà la casa di moda francese diventare sponsor principale e cronometrista ufficiale della gara. Gabrielle ‘Coco’ Chanel, fondatrice del marchio, era un’appassionata di sport: praticava tennis, caccia, pesca ed equitazione insieme al suo compagno, il duca di Westminster. Nel 2000 il marchio ha lanciato l’orologio unisex J12, ispirato alle imbarcazioni da regata J Class dei primi anni del secolo scorso. Prodotto in Svizzera con movimenti automatici della Kenissi, l’orologio rappresenta la perfetta sintesi fra precisione meccanica e performance sportiva. È quindi il simbolo ideale di questa nuova collaborazione con un evento prestigioso come la “Boat Race”. L’annuncio arriva dopo che Chanel ha esteso per altri tre anni la partnership con l’Università di Cambridge. Dal 2021 il marchio collabora infatti con esperti dell’università, tra cui l’Institute for Sustainability Leadership, l’Institute for Manufacturing e la Cambridge Judge Business School. Clicca sul link per leggere l'articolo completo di Melania Guarda Ceccoli: https: //https://lnkd.in/d_c7DTEs #regata #sport #università #Oxford #Cambridge #storia #cocochanel
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La notizia della cancellazione del Gran Premio di motociclismo a Valencia è di quelle da rimarcare. Ha prevalso il buonsenso, finalmente. Si è discusso diverse volte dell’opportunità che si tengano eventi sportivi in presenza di tragedie come quella accaduta a Valencia, con una regione in ginocchio, centinaia di morti per l’alluvione, case distrutte, un dolore diffuso, insopportabile. Con la cancellazione si è arrivati alla logica ma non scontata soluzione. E va sottolineata la capacità dei piloti di fare blocco e dire «A Valencia non si deve correre», perché se è vero che la pista non è stata toccata dall’alluvione, le strade intorno al circuito sono in condizioni pessime e soprattutto le risorse economiche che andrebbero impiegate per consentire il flusso di tifosi sugli spalti alle gare potrebbero invece essere dirette all’emergenza dei cittadini valenciani. Da Márquez a Bagnaia e a Martín, il coro non ha stonato. Il campione del mondo italiano aveva definito «eticamente scorretta» l’eventuale disputa della corsa. È stata un’onda che per fortuna ha travolto il parere del presidente della Federazione internazionale, Jorge Viegas. Lo spettacolo che va avanti. Stavolta no e per fortuna si allontana lo spettro del calcio: a Bologna, nonostante l’alluvione, il Milan ha spinto per giocare contro gli emiliani, sia pur a porte chiuse. Del resto 23 anni fa si giocò Roma-Real Madrid di Champions League la sera dell’11 settembre. «The show must go on». Stavolta no. di Nicola Sellitti
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Sono impressionanti le immagini di un time-lapse pubblicato su Tik Tok e divenuto virale, in cui si vede l'ora e il progressivo e rapido peggioramento delle condizioni metereologiche a seguito del fenomeno Dana abbattutosi in Spagna questa settimana. In meno di 50 minuti Valencia si trasforma e diventa apocalittica. Di Matilde Testa #valencia #clima #esteri
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Possiamo umilmente e sommessamente chiedere ai protagonisti di questa faida apertasi sulle ceneri degli anni ‘90 di smetterla? Grazie al sorprendente e oggettivamente clamoroso successo che la serie sugli 883 (un gran colpo di Sky, in un campo di battaglia sempre più complesso e popolato da tutti i colossi dello streaming mondiale), non c’è giorno senza che i protagonisti di questa piccola epopea italiana non si mandino a quel paese a mezzo stampa. Lo so, lo so: cosa volete che sia una lite fra Max Pezzali e Claudio Cecchetto, con tutto quello che accade al mondo. Ancora, ma che ti metti a scrivere di questa storia un po’ da portineria, eccetera… e invece no. Perché a queste conclusioni ci arriviamo tutti, eppure se per una volta fossero proprio i protagonisti di una polemica ormai esplosa a chiuderla lì? A dare il segnale che non è obbligatorio mandarsi a stendere per giorni e giorni? Non ne guadagneremmo, ricordandoci che a litigare son bravi tutti, ma è a far la pace che bisogna esser bravi. Perché se hai sbagliato lo devi riconoscere e, se hai ragione, devi saper fare un passo verso l’altro. Si può tendere la mano o semplicemente ignorarsi e magari salvare il ricordo di quello che è stato. Umile suggerimento che riguarda anche mogli, fidanzati di ieri e di oggi, figli, congiunti, fan e ovviamente non solo i protagonisti di questa piccola-grande lite sulle ceneri di un clamoroso successo italiano. Almeno pensateci, almeno provateci. di Fulvio Giuliani