Bellissima la storia di Silvia Veronese, grazie Eleonora Chioda per averla raccontata. Vincente e d'ispirazione il suo approccio alla vita, anche a quella professionale: "ogni lasciata è persa"! #opportunità #donna #lavoro #competenze #stem Laura Basili Ilaria Cecchini Giulia Bertoli STEAMiamoci STEM Women Congress Italia
Giornalista. Curo Beautiful Minds per Italian Tech. Ideatrice e coautrice di Silicon Valley e del bestseller Startup. Ex direttrice responsabile di testata. Speaker. Modero eventi dedicati all’innovazione. 101er
Sta sviluppando un sensore che applicato sulla pelle fa le analisi del sangue in tempo reale e in modo continuo. Il potenziale di questa tecnologia è enorme. Applica l’intelligenza artificiale agli human data, trasformando i dati biologici sotto l’epidermide in informazioni utili sulla salute. Lei è Silvia Veronese, scienziata, matematica, manager, imprenditrice. È tra le 50 donne più influenti del mondo tech. La sua carriera è straordinaria. Ha creato una startup dopo l’altra. Da oltre 20 anni a Palo Alto, in California, ha lavorato con premi Nobel, inventori, professori di Stanford, pionieri. Tra questi Philippe Kahn, l’uomo che ha trasformato gli smartphone in macchine fotografiche e Mike Lynch, l’imprenditore morto nella tragedia del veliero. La sua è una storia piena di passione per le materie scientifiche. «Ho avuto la fortuna di avere un insegnante che credeva in me e me lo dimostrava continuamente davanti a tutti». E di voglia di usare il cervello per aiutare gli altri. La sua ultima avventura è una biotech. Si chiama #X10e. «Sono tre simboli matematici a me cari (“e” è considerata la costante matematica più importante, con il p greco). Punteremo a scoprire il cancro e altre patologie semplicemente con un sensore sulla pelle» «Il nostro corpo rilascia circa 30 gigabyte di dati al giorno, ma nessuno li misura completamente. Questi dati si chiamano human data. Sono la nostra descrizione personale in forma di dati. Un millimetro sotto la superficie della pelle ci sono potenzialmente le stesse informazioni che potremmo ottenere da un’analisi del sangue. Stiamo sviluppando una tecnologia che combina l’ AI con una metodologia semplice per estrarre questi dati. Al fianco di Silvia Veronese c’è RonJon Nag, professore di medicina a Stanford e luminare nel campo della longevity. Riavvolgiamo il nastro. Di Verona, si laurea in matematica a Pavia, poi fa un PhD. Nel 1996 parte per New York con solo due valigie. La chiamata arriva dall’IBM e da Enrico Clementi («un uomo che era candidato al premio Nobel»). «Vieni qui: ti diamo tutto quello che vuoi». Era l’inizio della rivoluzione informatica. Insieme, i due costruiscono il primo calcolatore in parallelo. Poi arriva in Silicon Valley, crea startup, le vende, fonda una società di consulenza. Viene assunta da Hewlett-Packard per dirigere un team di Cybersecurity. Poi entra nel gruppo Thales, dove diventa capo dei ricercatori che si occupano di AI Cosa ha fatto la differenza per te? «Avevo una compagna di università che mi diceva: ogni lasciata è persa. Lei si riferiva alle feste, io l’ho applicato alla vita. Ho una passione che non si spegne. Vedo nell’intelligenza artificiale un sacco di potenziale. Mi piace cercare l’opportunità, connettere, scoprire, e poi aiutare... Ai giovani che incontro dico: dedicatevi alla scienza, ma non dimenticate le arti e l’umanesimo». ✍ Silvia è #BeautifulMinds di questa settimana